
Vuelta, l'edizione 2025 si conclude alle porte di Madrid per le proteste del pubblico
Un gruppo di manifestanti irrompe in strada a 57 chilometri dalla fine. Situazione fuori controllo nei pressi dell'arrivo: distrutto il podio delle premiazioni
La realtà irrompe ancora una volta sulle strade della Vuelta di Spagna: l'edizione 2025 si è conclusa alle porte di Madrid per le proteste dei manifestanti filopalestinesi, che hanno occupato le strade adiacenti alla zona del traguardo, dove un gruppo di contestatori ha tentato di sfondare le transenne. Non solo: dalle immagini televisive si evince che i facinorosi hanno distrutto il podio delle premiazioni, per forza di cose annullate. Questi episodi sono stati preceduti da un'invasione a 57 chilometri dal traguardo, fortunatamente senza conseguenze serie per i corridori.
Madrid invasa dai manifestanti filopalestinesi: la Vuelta finisce con 57 km di anticipo
Una decisione inevitabile, visto il clima incandescente che si respira nella capitale spagnola. Non solo una pericolosissima incursione di alcuni spettatori - che brandivano uno striscione filopalestinese - a pochi chilometri dall'ingresso nel circuito conclusivo, ma soprattutto l'invasione della zona d'arrivo. Il cordone di sicurezza predisposto dalla Guardia Civil - che aveva schierato oltre 2000 agenti per le strade toccate dalla carovana - non ha scongiurato le azioni dei dimostranti, che non hanno risparmiato neppure il podio delle premiazioni. A quel punto, la direzione di corsa non ha potuto fare altro che annullare la tappa - partita un'ora e mezza prima da Alalpardo - e assicurare agli atleti la possibilità di salire sulle ammiraglie.

Di conseguenza, la Vuelta 2025 si è conclusa con uno spazio bianco: nessun vincitore di tappa, niente festa per i protagonisti dell'edizione numero 80, la più tormentata della storia.
Uno scenario nient'affatto imprevedibile
Le proteste che hanno accompagnato la corsa fin dal giorno della cronosquadre di Figueres hanno trasceso l'obiettivo originario - la sacrosanta denuncia dei massacri perpetrati dall'esercito israeliano a Gaza - mettendo a serio rischio l'incolumità dei corridori e dei suiveurs. Solo il caso ha voluto che nessuno ne pagasse le conseguenze.
D'altra parte, però, sorprende la pervicacia degli organizzatori che - nonostante fossero stati già costretti a cancellare gli arrivi a Bilbao e Mos/Castro de Herville, cui si è aggiunta l'amputazione della cronometro di Valladolid - hanno comunque accettato la sfida di un finale potenzialmente esplosivo nella metropoli madrilena. Una sottovalutazione consapevole dei rischi o il tentativo di onorare fino in fondo la tradizione e il prestigio della Vuelta? Difficile dare una risposta. Tuttavia, c'è un'altra questione che non può essere ignorata, anche se la stagione è quasi finita: fino a che punto il mondo del ciclismo potrà tollerare la presenza in gruppo della Israel-Premier Tech, senza che questa sia percepita come un fattore di pericolo per l'intera carovana? Come abbiamo visto, la rimozione del nome dalle maglie non ha affatto sopito il malessere della piazza. Di grazia: per quanto tempo ancora la questione resterà senza risposta? La parola alle massime istituzioni dello sport mondiale. Sempre che non siano rimaste senza voce.

