Jonas Vingegaard e Tadej Pogacar, lotta fiera alla Parigi-Nizza © Team Jumbo-Visma
La Tribuna del Sarto

Chi parla di doping ha idea dei margini di crescita della dottrina dell'allenamento?

La periodizzazione è una figlia giovane delle teorie della preparazione, i cui limiti inesplorati sono amplissimi e presuppongono che ad esempio la doppietta Giro-Tour torni a essere scenario plausibile. Con buona pace dei sospettosi per forza

10.03.2023 22:37

Questo inizio stagione è stato caratterizzato dalla partenza sprint dei più forti ciclisti del momento. Pogačar e Vingegaard hanno strapazzato gli avversari in Spagna, Evenepoel con qualche fatica in più ha vinto l’UAE tour, Julian Alaphilippe ha già siglato il successo alla sua prima corsa dell’anno in una gara di seconda fascia (Faun-Ardèche Classic,1.pro) contro avversari di tutto rispetto; ultimo ma non ultimo, Pidcock alle Strade Bianche è giunto primo in Piazza del Campo. Senza dimenticare che lo stesso folletto inglese, Van Aert e Van del Poel ci hanno regalato una splendida stagione invernale di ciclocross.

Questo ha aperto un dibatto tra gli appassionati, da un lato stupiti e meravigliati di avere i propri beniamini già al top della forma nel mese di febbraio e nella speranza di godere una stagione battagliata per la sua intera durata; d’altra allo stupore si unisce perplessità: ci si chiede che senso abbia correre forte già adesso per poi sparire dalla circolazione a maggio per preparare il Tour. Questo discorso non riguarda Evenepoel che correrà il Giro d’Italia e forse proprio per questo motivo è meno brillante in questo momento rispetto ad altri top rider.

Non mancano come sempre i sospetti di doping, ma a questo ci abbiamo fatto l’abitudine. Qualsiasi scelta faccia un corridore, qualsiasi prestazione esprima, il sospetto gratuito è sempre presente.

È chiaro che ogni appassionato sia desideroso di vedere i più forti ciclisti al mondo correre tutte le gare più importanti della stagione, specie Giro e Tour, e questo non vale egoisticamente solo per il tifoso italiano e per il nostalgico del ciclismo che fu. È dunque naturale fare paragoni con il passato prossimo e più remoto.

Pogačar è l’antitesi del corridore del precedente decennio, nel quale il vincitore del Tour de France era solitamente assente o al più comparsa nelle grandi classiche, Nibali escluso.
- Che grande ciclista è stato Vincenzo! -
Se, invece, volgiamo lo sguardo più indietro, si può sognare un ritorno al ciclismo degli anni ‘50-’60-'70 in cui i più forti si confrontavano (quasi) ogniqualvolta ce ne fosse l’occasione.

La chiave per leggere questi fenomeni credo si debba cercare nello sviluppo della scienza dell’allenamento. Lo sport, ed il ciclismo in particolare, ha vissuto una rivoluzione dietro l’altra in questo settore, queste inevitabilmente hanno cambiato radicalmente il modo e le tattiche di corsa e, secondo opinione di molti, alzato notevolmente il livello medio.

La rivoluzione più grande nello scibile dell’allenamento avviene con la nascita della teoria della periodizzazione, è questo più di altro che condiziona la scelta ed il numero di corse a cui partecipare e con che stato di forma farlo. Oggi ai più appare banale sapere che bisogna variare la preparazione durante l’anno, o quadriennio se l’obiettivo è olimpico, al fine di giungere al picco di forma durante l’evento clou della stagione. Quindi potrebbe stupire sapere che la prima atleta a mettere in pratica queste tecniche fu la rumena Mihaela Peneș solo nel 1964, quando vinse l’oro olimpico nel lancio del giavellotto alle Olimpiadi di Tokyo.

La scienza dell’allenamento è una dottrina giovane dai margini inimmaginabili.

L’inventore della teoria della periodizzazione fu Tudor Bompa, allenatore rumeno della nazionale sovietica. In quel periodo storico oltrecortina vi fu un ingresso massiccio del sapere nello sport, sia con la sperimentazione di teorie rivoluzionarie: la periodizzazione, appunto, oppure l’aver introdotto un approccio olistico alla preparazione dello sportivo (innovazione del capo allenatore della Germania dell’Est, Dietrich Harre); sia con il ricorso all’utilizzo massiccio di sostanze chimiche dopanti.

Da allora lo sport è entrato in una nuova epoca, non più semplice gara sportiva ma anche laboratorio scientifico.

Il ciclismo fino agli anni '70 non aveva ancora pienamente assorbito queste teorie, anche perché acerbe, ma ha iniziato una progressiva trasformazione della preparazione atletica del corridore. Negli anni successivi l’arrivo del cardiofrequenzimetro e del potenziometro forniranno uno strumento prezioso ad allenatori e preparatori, fino a giungere ai sofisticati strumenti moderni in grado di digitalizzare ogni parametro del corpo 24 ore al giorno.

Questa attuale trasformazione del ciclismo, indubbiamente più spettacolare rispetto al decennio precedente ma anche con più alti, duraturi e distribuiti durante l’anno livelli di forma atletica, non è solo dovuta alla presenza di una generazione di corridori straordinari ed alla loro mentalità, ma ad un affinamento continuo dell’allenamento ed alimentazione e, aggiungo, ad una stretta importate data al consumo di sostanze dopanti (piuttosto, oggi più del doping è preoccupante l’eccesso di magrezza e lo stress che può determinare patologie mentali).

Quello che osserviamo dunque è il risultato di un fenomeno: il progresso scientifico messo al servizio della preparazione atletica, e non è quindi detto che questo sviluppo non possa nel breve-medio termine portare i corridori a correre abitualmente Giro-Tour e le grandi classiche. Al momento nessuno si sente sicuro di reggere un picco di forma sufficiente a vincere tutto per tutto l’anno, ma aumentano i periodi in cui alcuni corridori sono in grado di farlo.

È giusto invece chiedersi che non debba essere il calendario ad adeguarsi al progresso del sapere, affinché si dia la possibilità ai più forti corridori di provare la doppietta Giro-Tour senza rinunciare alle classiche e al Mondiale.

Da un lato la scienza ha indubbiamente tolto un’aura romantica e genuina allo sport moderno, d’altro canto il laboratorio scientifico dello sport ed i suoi progressi possono e devono essere utili anche in ambito medico. Oggi le stesse teorie e strumenti di allenamento possono essere applicati ai pazienti, facilitati dal fatto che il costo della tecnologia utile a monitorare i parametri è alla portata di molti. Sono sempre più numerosi ed interessanti gli studi presenti in letteratura, in ambito neurologico ad esempio, che utilizzano comodi device al polso per registrare dati oppure tecniche riabilitative derivate dall’allenamento sportivo.

La diffusione di queste metodologie e tecnologie ha già cambiato il modo in cui si vive e guarda lo sport (compresa la gestione degli stati di forma durante la stagione), oltre al modo in cui monitoriamo la nostra salute; è giunto il tempo di riflettere su questi aspetti, senza l’assillo continuo del sospetto del doping, ma cogliendo il buono da esso, compresa una prestazione straordinaria di Pogačar e Vingegaard in una corsa di secondo piano a febbraio.

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