Nils Sinschek vince la seconda tappa del ToQL, foto gentilmente concessa e scattata a costo della vita da Adrian Hoe
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Nils Sinschek fa il Grande Balzo in Avanti

Diario dal Tour of Qinghai Lake 2023: la fuga che mette nel sacco gli scalatori, gli Yak un po' mascotte, un po' pranzo e cena e un po' combustibile, le danze tibetane a oltre 3000 metri sul livello del mare

dal nostro inviato

Il Grande Balzo in Avanti fu quel piano economico con il quale Mao voleva trasformare la Cina da Paese agricolo e arretrato a un Paese moderno e industriale. Le zone rurali vennero messe al centro del piano di sviluppo che uniformando le campagne e le città voleva superare le "tre grandi distinzioni" (san de chabie): quella tra operai e contadini, quella tra città e campagna e quella tra lavoro manuale e intellettuale. Nessuno doveva essere destinato per nascita a vivere in una di queste condizioni: anche in questo consisteva la Rivoluzione Culturale.

Il Grande Balzo in Avanti oggi lo ha fatto Nils Sinschek, passista veloce olandese della ABLOC che la natura aveva relegato a un destino di onesto gregario con licenza per le fughe, ma non certo per andare all'attacco nella secondo tappa del Tour of Qinghai Lake 2023, che scollina ai 3828 s.l.m. della Lajishan Mountain, sopravvivere al contrattacco degli scalatori, scollinare con i primi quattro e battere i due compagni di fuga superstiti con un allungo nel finale.

Nils si era già lanciato in fuga ieri per fare incetta di punti e abbuoni nei traguardi volanti del circuito di Xining, certo più adatto alle sue caratteristiche, e anche oggi, dopo la partenza da Duboa, ha avuto il via libera dal suo capitano Mārtiņš Pluto (secondo ieri) per provare (e riuscire) a vincere i due traguardi volanti che gli sarebbero valsa la maglia verde della la classifica a punti, quella indossata stamattina dallo stesso Pluto, in quanto il vero detentore Timothy Dupont (Tarteletto-Isorex) era già leader della generale.

Dei componenti della fuga a quattro pochi avevano speranze di resistere al rientro degli scalatori su una salita di 20 km, eppure sono stati lui e il norvegese Anton Stensby (Coop-Repsol) a riuscire a tenere a portata i contrattaccanti Wilmar Paredes Zapata (Medellín-EPM) e Alessio Nieri (Green Project-Bardiani CSF-Faizanè), che dopo essere usciti dal gruppo, hanno scollinato in quest'ordine la Lajishan Mountain, tagliando il Gpm al cospetto del tempio buddhista più importante del Qinghai. Il duo nordeuropeo ha poi ripreso i due scalatori con una discesa fatta a rotta di collo, per formare un quartetto che ha perso presto lo sfortunato Nieri per una foratura, e ha infine oltrepassato il ponte sul Fiume Giallo ai -4 dal traguardo di Guide. 

Passaggio del gruppo sul Gpm, di fronte al tempio di Laji

Lì Nils Sinschek, fin lì partigiano della resistenza al ritorno del gruppo, ha salutato i compagni, aiutato dal rifiuto da parte di Stensby di collaborare con un Paredes già capace di piazzarsi ottavo nella volata di ieri e già sicuro di avere la maglia a pois di miglior scalatore in cassaforte, e ha tagliato per primo il traguardo, cogliendo la prima vittoria in carriera e il secondo podio consecutivo per la ABLOC, squadra olandese che porta scritto sui telai delle biciclette “NO EXCUSE”. Sul podio una pioggia di spumante rappacifica Stensby, secondo e complice della rivolta contro gli scalatori, e Paredes, vittima principale del complotto, che si consola con la maglia a pois e prolunga i festeggiamenti con l'olandese, che si prende le altre due maglie (punti e generale), e Xianjing Lyu (China Glory), quinto all'arrivo (preceduto dal Green Project Enrico Zanoncello, che ha regolato la volata del gruppo), ma primo nella classifica di miglior asiatico.

Sinschek scende quasi deluso dal podio, perché alla prima vittoria da professionista ha rotto il tappo dello spumante (o qualsiasi cosa sia quello che lo speaker chiama “champagne cinese”) dovendo farsi prestare la bottiglia da Stensby. Oltre alle bottiglie e alle maglie gli vengono consegnate due mascotte: se al Tour de France ci sono i leoncini, al ToQL ci sono quelli che oggi ho realizzato essere due simpatici pupazzi di Yak, le capre di vari colori e dimensioni che popolano le montagne del Qinghai e del Tibet, così che quando mi sono seduto a cena, trovando la stessa carne piena di nervi simile a quella di agnello che accompagnava i noodles del pranzo, non ho potuto che trarre le mie conclusioni.

Yak sulla Lajishan Mountain

A pochi chilometri dalla vetta della Lajishan Mountain ci eravamo fermati davanti alla prima di tante strutture buddhiste circondate dalle caratteristiche sequenze di bandiere sacre tibetane, e nell'avvicinarmi mi sono reso conto che era circondata da deiezioni di Yak: mi hanno spiegato che spesso vengono raccolte perché quando seccano sono un buon combustibile, utile in un'area povera di legna.

Temevo che le minoranze tibetane, per motivi facilmente immaginabili, potessero non apprezzare il passaggio di questa corsa, invece sono stato colpito da come sulla strada che saliva e scendeva dal tempio di Laji si potessero trovare centinaia di paesani in abiti tradizionali danzare anche ore prima del passaggio della corsa. Certo, quelli sulla discesa non credo abbiano potuto essere molto apprezzati dai fuggitivi e dal gruppo degli inseguitori, che si è sciroppato 1700 metri di dislivello negativo a più 70 km orari, ma di sicuro più che dal nostro fotografo Adrian (quello che quotidianamente mi passa le foto), il quale mentre era in sella alla sua moto a fare scatti panoramici del gruppo dai pendii del passo, è stato raggiunto da un messaggio WeChat che lo implorava di scendere a rimontare la testa della corsa, perché non ci sarebbe stato nessuno a fotografare lo sprint: quando si è seduto accanto a me nel trasporto della stampa mi ha detto di non aver mai avuto così paura in dieci anni che è del mestiere.

Mentre guardavo le danze dei tibetani, certo con più tempo e calma di Adrian, non potevo non notare che i contadini e gli allevatori delle montagne non fossero meno imperterriti e eccitati di quanto lo fossero ieri i cittadini di Xining. Non so quanto sia riuscita la grande uniformazione che si aspettava Mao dal Grande Balzo in Avanti, ma non mi sembra troppo ingenuo pensare che, ad unire per qualche giorno all'anno un popolo che per decenni ha visto tutt'altro che pace, possa essere riuscita ancora una volta una corsa in bicicletta.

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Paolo Armentini
Inseguo sogni e utopie dal 1990. Non sapendo né correre, né scrivere, né insegnare, provo a fare le tre cose, sia mai che me ne esca una giusta.