L'andamento approssimativo delle ultime due settimane del Giro d'Italia 2026
Giro d'Italia

L'ultima conquista di Vegni: i Piani di Pezzè al Giro 2026

Inizia a delinearsi il ricciolo della Corsa Rosa, in particolare il tappone dolomitico: vediamo insieme l'inedito arrivo sopra Alleghe e il futuro di RCS dopo il pensionamento di Vegni

21.10.2025 15:56

A circa 48 ore dalla presentazione del percorso del Tour de France 2026 e in attesa dell'ufficialità sulla partenza dalla Bulgaria che dovrebbe arrivare entro fine mese, è giunta l'ora di rimettere insieme un po' di notizie sul percorso del Giro d'Italia 2026 - a partire da quella dell'arrivo in salita inedito a Piani di Pezzè - e approfondire le parole che Mauro Vegni ha concesso ai nostri microfoni in occasione dell'ultimo Giro di Lombardia.

 

La fine di un'era

Il ritiro di Mauro Vegni non è soltanto un banale cambio di direzione. È veramente la fine di un'epoca, la conclusione di un altro dei romanticismi che pian piano il ciclismo va perdendo, come succede per ogni cosa che si ammoderna e si adegua ai tempi. Non si tratta di una considerazione sdolcinata da nostalgici, ma un fatto concreto con cui confrontarsi per parlare di ciclismo da adesso in avanti: Mauro Vegni non sarà sostituito da nessuno e sarà l'ultimo dei direttori del Giro - nell'accezione di deus ex machina che fino a oggi ha contraddistinto questo titolo - di sempre. Già lo avevamo intuito dalle voci di corridoio, e lo ha detto con molta eleganza sempre in occasione del Lombardia ai microfoni di Bicisport: “credo che l'azienda vada verso una frammentazione della mia attività, declinandola su diversi soggetti”. In sostanza, il prossimo direttore di corsa del Giro, plausibilmente Stefano Allocchio, lo sarà banalmente nell'accezione regolamentare, mentre l'organizzazione della gara (di cui il disegno del percorso sarà solo un tassello come un altro) sarà questione collettiva dell'azienda, senza la firma indelebile di un Direttore (con la D maiuscola) per come noi abbiamo inteso Vegni, Zomegnan, Castellano, Torriani e Cougnet.

È una svolta che il Tour de France ha già compiuto da tempo, delegando la tracciatura del percorso a Thierry Gouvenou, che ha da molti anni come unico compito quello di stabilire le poche parti di tracciato che non siano già state assegnate in nome del Dio Quattrino. Quello che noi chiamiamo direttore del Tour, ovvero Christian Prudhomme, ha nei fatti un ruolo molto più simile a quello che in RCS Sport svolge Paolo Bellino (amministratore delegato e direttore generale), che non ai compiti di Mauro Vegni. Non è un caso che già da qualche anno anche il percorso del Giro arrivi ad una forma più o meno conclusa soltanto all'ultimo minuto componendo un puzzle con le candidature economicamente più sostanziose entro le quali il buon Mauro ha avuto spesso ben poco margine di manovra per lasciare sul percorso la sua impronta. Ormai una candidatura non riguarda più soltanto la località di partenza e di arrivo, ma anche le località entro le quali si deve transitare. In sintesi, l'anno scorso Vegni poteva scegliere se transitare o meno da San Pellegrino in Alpe, ma non poteva scegliere quanto lontano metterlo dal traguardo, perché il tracciato degli ultimi 50 km era praticamente obbligato

È forse anche con l'amaro in bocca di chi si sente questo ruolo cucito addosso sempre più stretto che Mauro Vegni ha deciso di (o è stato convinto a) lasciare. Crediamo di non fantasticare troppo se leggiamo in questa chiave uno dei passaggi fondamentali dell'intervista che ci ha rilasciato, quando gli abbiamo chiesto se ci fosse ancora il suo "zampino” sul percorso del prossimo anno e lui ci ha risposto “Eh sì, è tutto mio”, con la stessa espressione e lo stesso affetto di chi ha cresciuto un figlio e vorrebbe ancora dirgli, come Cat Stevens, “it's not time to make a change”.

Come questo si tradurrà nei fatti ce lo ha lasciato intendere nella risposta successiva, in cui è stato abbastanza esplicito nel dire che un Giro senza le grandi vette è un Giro a cui manca qualcosa e quindi un Giro che deve chiudere un'epoca, nel senso che abbiamo spiegato prima, è giusto che incarni l'identità della Corsa Rosa. C'è da attendersi che Mauro voglia togliersi qualche sfizio per rendere l'ultimo percorso con la sua firma (e forse l'ultimo con la firma di chiunque) davvero “tutto suo”.

 

Piani di Pezzè, una prima quasi assoluta

Alla luce di quanto detto fin qui, non sappiamo esattamente quanto sia di Vegni l'idea di arrivare nella località a monte di Alleghe e all'ombra del Monte Civetta, anche se va detto che l'interesse per la tappa è della provincia di Belluno nel suo complesso e quella dei Piani di Pezzè era solo una delle possibili opzioni, che pare abbia battuto sul campo quella di un arrivo in Val Visdende poco distante da Sappada. La notizia l'ha pubblicata alcuni giorni fa il Corriere delle Alpi. Sarà una salita inedita per il Giro d'Italia, che già era arrivato ad Alleghe nel 1975. Per i Piani di Pezzè, invece, l'unico precedente nobile è rappresentato dal tappone del Giro d'Italia dilettanti 1992, che vide il successo di Marco Pantani che chiuse definitivamente i giochi per la classifica finale. Lo “zampino” di Vegni qui lo vedremo probabilmente nel tracciato che precederà l'ascesa finale, forse con l'unica indicazione di non sconfinare troppo dalla provincia di Belluno che ha pagato per la tappa. Acquisiscono qui importanza le parole di Mauro sulle vette alte e storiche e su tutte vengono in mente Giau e Falzarego che costituirebbero un'accoppiata perfetta da anteporre ad una salita piuttosto ripida, ma certamente non estrema e peraltro piuttosto breve, che ben si presta a non intimorire che vuole attaccare più da lontano.

Dettaglio salita Piani di Pezzè

Come potete vedere nel dettaglio altimetrico da noi prodotto, si tratta di una salita di circa 5 km, spesso in doppia cifra, ma senza rampe da ribaltamento che la rendano lo spauracchio della tappa o tantomeno delle tre settimane di corsa. La tappa dolomitica, forse un tappone (ma aspettiamo prima di usare i superlativi), sarà inoltre la 19a, prima di chiudere la corsa al sabato in Friuli con una frazione che non si preannuncia particolarmente dura: una delibera regionale ha stanziato i fondi per la riasfaltatura delle strade e a quanto pare sarà interessata soprattutto la provincia di Pordenone, dove non sono molte le salite che possono veramente lasciare il segno. Sarebbe dunque una chiusura di Giro molto ben pensata che invoglia ad azzardare, senza il timore di attendere un mostro piazzato all'ultimo giorno: pensiamo al caso clamoroso della cronoscalata al Lussari nel 2023.

 

Il resto del tracciato

Il percorso del Giro d'Italia 2026 comincia a prendere forma nella sua interezza ed è ormai chiara la sequenza delle tappe, anche se ci sono molti spazi vuoti da riempire. Il rientro dalla Bulgaria, che ancora non sappiamo se sarà facilitato dal giorno di riposo aggiuntivo che teoricamente non sarebbe consentito dal regolamento UCI, dovrebbe avvenire in Calabria. Stando a quanto dichiara ViboSport, sarebbero in programma tre tappe nella punta dello stivale, ma ci sentiamo di interpretare che più probabilmente si tratta di tre sedi di tappa (una di queste Vibo Valentia), sufficienti a comporre una tappa interamente calabra e la ripartenza della successiva, magari verso Napoli, che plausibilmente sarà ancora nel percorso del Giro. A seguire ci si attendono montagne abruzzesi in una rapida risalita che entro la prima settimana di corsa deve già essere in Toscana.

Una tappa molto chiacchierata e per questo plausibile è la Viareggio-Chiavari, la cui collocazione nelle tre settimane è al momento ignota, ma per quanto abbiamo ricostruito finora ha senso all'inizio della seconda settimana, come 10a tappa. La stampa locale ligure ha parlato anche di coinvolgimento di tutte le province, con quelle di Savona e Imperia coinvolte nella tappa seguente diretta in Piemonte. A questo punto subentra l'ipotesi di Beppe Conti di una tappa nelle Langhe, magari una cronometro in quel di Barolo analogo a quella vista nel 2014 come da lui ipotizzato nell'ultima puntata di Radiocorsa su Rai Sport, ma è troppo presto per avere conferme specifiche. Verso la fine della seconda settimana dovrebbe svolgersi una tappa di montagna interamente valdostana, da poco messa agli atti anche dal consiglio regionale. Anche in questo caso non se ne conosce per ora la collocazione esatta, ma al momento ci appare plausibile che apre il penultimo week-end al venerdì, seguita da una frazione diretta verso il Piemonte orientale o la Lombardia prima della tappa diretta in Svizzera.

Pensiamo questo perché poi non c'è spazio per questa nell'ultima settimana e al tempo stesso non può essere all'indomani della tappa valdostana dal momento che la prima parte dovrebbe coinvolgere la provincia di Varese. Dovrebbe infatti confluire in questa frazione una precedente candidatura di questo territorio per una frazione con i passi del Cuvignone e della Forcora, che possiamo supporre saranno scalati prima di entrare in Svizzera. Come già avevamo anticipato il traguardo dovrebbe essere collocato in salita a Carì, ma ancora non sappiamo se la salita finale sarà preceduta da altre ravvicinate. Stando a quanto scrive il quotidiano locale La Prealpina la partenza avverrebbe da Castellanza, località non a caso in Provincia di Varese, dopo essere arrivati a Busto Arsizio il giorno precedente, ma forse è presto per dare per certa questa assegnazione.

L'ultima settimana inizierebbe tra Lombardia e Trentino-Alto Adige. Da tempo circolano voci dell'interesse di Bergamo per il Giro d'Italia e della volontà di arrivare a Passo San Marco, che forse però non è plausibile pensando alla logistica. È logico credere che la dura salita lombarda venga percorsa nella frazione di montagna che segue l'ultimo giorno di riposo, spesso una delle tappe regine. Non ci sono tracce di alcun tipo sulla tappa che il mercoledì avvicinerebbe la carovana al nord-est, mentre l'arrivo del giovedì dovrebbe essere posto a Pieve di Soligo, come annunciato dalla Tribuna di Treviso, non prima di avere affrontato come ogni anno il Muro di Ca' del Poggio, stavolta, forse per la prima volta, in posizione determinante nel disegno della frazione. Seguirebbero la Feltre-Piani di Pezzè e la tappa friulana a chiudere i giochi in montagna prima del traguardo finale che dovrebbe ancora essere posto nella capitale, ma si attendono anche in questo caso conferme più ufficiali, visto l'interessamento del Comune di Milano per riavere la Corsa Rosa.

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Francesco Dani
Volevo fare lo scalatore ma non mi è riuscito; adesso oscillo tra il volante di un'ammiraglia, la redazione di questa testata, e le aule del Dipartimento di Beni Culturali a Siena, tenendo nel cuore sogni di anarchia.