I corridori della Victoire Hiroshima alla parenza della Mine AKIYOSHI-DAI Karst International Road Race © Victoire Hiroshima
Mondo Continental

Victoire Hiroshima, quando una squadra rappresenta una città

La formazione giapponese non è solo una squadra ciclistica, ma organizza anche diversi eventi nella città di Hiroshima. Focus sul suo capitano Benjamin Dyball, superstar in Asia

08.11.2023 22:59

Trentottesimo appuntamento con la rubrica Mondo Continental. In questa puntata: Giochi Panamericani, Tour du Faso, Mine AKIYOSHI-DAI Karst International Road Race, Benjamin Dyball, l'australiano d'Asia, e la crescita della Victoire-Hiroshima, simbolo della città.

Le corse della settimana

Giochi Panamericani

Jhonatan Narvaez vince la prova in linea dei Giochi Panamericani © Comité Olimpico Ecuatoriano

A Santiago, capitale del Cile, sono andati in scena i Giochi Panamericani, delle piccole Olimpiadi che hanno cadenza quadriennale e sono riservate agli atleti del continente americano. Le gare che hanno riguardato il ciclismo su strada maschile sono state le due più classiche: la cronometro individuale e la corsa in linea.

La cronometro prevedeva un circuito di 20 km da ripetere due volte e ha visto al via quindici corridori, in rappresentanza di nove nazioni. A conquistare la medaglia d’oro è stato il grande favorito Walter Vargas (Team Medellín – EPM), unico corridore a completare la prova ad oltre 51 km/h di media. Il colombiano, che in carriera ha vinto per quattro volte il titolo continentale della specialità, si è preso, così, il titolo che gli mancava. Alle sue spalle, staccato di 33”, si è piazzato Richard Carapaz (EF Education-EasyPost), che ha regalato l’argento all’Ecuador. La medaglia di bronzo è andata alle Bermuda: Conor White, fresco vincitore del titolo caraibico della specialità, ha chiuso terzo a 1’11”, relegando ai piedi del podio l’uruguayano Eric Fagundez (Burgos-BH) e il connazionale Kaden Hopkins (Vendée U).

La prova in linea presentava un circuito di 17 km, con una salita di 3 km al 5%, da ripetere nove volte. Hanno partecipato quarantadue corridori, in rappresentanza di sedici nazioni. La lotta per le medaglie si è ristretta rapidamente a dodici uomini, poi ridottisi a sette. Jhonatan Narváez (INEOS Grenadiers) è andato via in solitaria, ma, non avendo guadagnato abbastanza, ha scelto di rialzarsi alla fine del penultimo giro. Nel corso dell’ultimo giro è stato Eduardo Sepúlveda (Lotto Dstny) a tentare l’assolo. L’argentino ha messo in seria difficoltà gli inseguitori e l’Ecuador, unica nazionale con due corridori nel gruppetto, ha dovuto sacrificare Richard Carapaz alla causa di Narváez. Il campione olimpico è riuscito a chiudere sul battistrada a poco più di 2 km dal traguardo. 

Una volta che i corridori al comando si sono ricompattati, il brasiliano Nicolas Sessler (Global6) ha provato un allungo, ma il suo attacco non ha avuto fortuna. Carapaz si è rimesso in testa per preparare la volata del compagno di squadra e Jhonatan Narváez lo ha ricompensato al meglio, imponendosi nettamente. Un bravissimo Eduardo Sepúlveda si è preso la medaglia d’argento davanti ad Eric Fagundez. Il padrone di casa Martin Vidaurre (Trinity) si è dovuto accontentare del quarto posto, davanti a Nicolas Sessler e ad un deludentissimo Orluis Aular (Caja Rural-Seguros RGA), che, pur essendo sulla carta il più veloce, ha sbagliato completamente lo sprint. Un esultante Richard Carapaz ha concluso settimo, leggermente staccato.

Tour du Faso

Un raggiante Paul Daumont festeggia la vittoria nella corsa di casa © Tour du Faso

Dopo essere saltata nel 2022, in Burkina Faso si è disputata la trentaquattresima edizione del Tour du Faso, la gara più longeva del continente africano, entrata nel calendario UCI nel 1999. Al via si sono schierate tredici squadre: dieci selezioni nazionali, una formazione dilettantistica belga e due compagini regionali locali. Le altimetrie delle dieci tappe erano tutte molto simili, con percorsi prevalentemente pianeggianti, ma la corsa si è rivelata comunque abbastanza selettiva.

Già nella prima tappa è andata via una fuga di cinque corridori, che hanno staccato il gruppo di 32”. A vincere la tappa è stato il campione nazionale del Burkina Faso Paul Daumont (Nazionale Burkina Faso), che ha centrato così la prima vittoria nella corsa di casa. Alle sue spalle si sono piazzati Rutger Wouters (Team Flanders), El Houcaine Sabbahi (Nazionale Marocco), Clovis Kamzong (Nazionale Camerun). Tiémoko Diallo (Nazionale Mali) ha chiuso quinto, con un ritardo di 4”.

Nella seconda frazione sono rimasti davanti quindici corridori, che si sono giocati la vittoria allo sprint: si è imposto nuovamente Paul Daumont, che ha preceduto il duo del Team Flanders composto da Wannes Heylen e Rutger Wouters. Due dei protagonisti del giorno precedente hanno perso contatto: Clovis Kamzong è riuscito a limitare i danni, perdendo solo 23” e salvando la quarta posizione in classifica; Tiémoko Diallo è invece naufragato a 7’28”.

La terza tappa si è conclusa con una volata di gruppo, che ha visto il successo di Rutger Wouters, bravo a battere i rappresentanti della nazionale marocchina Achraf Ed Doghmy ed El Houcaine Sabbahi. Il corridore belga ha anche conquistato la maglia di leader, strappandola a Paul Daumont, che con il quarto posto di giornata è rimasto senza abbuoni.

Anche la quarta frazione non ha lasciato spazio a fughe: il gruppo è arrivato compatto al traguardo ed Achraf Ed Doghmy è stato il più veloce. Alle sue spalle si sono piazzati Paul Daumont e Rutger Wouters. Grazie agli abbuoni il burkinabé ha riconquistato la testa della classifica generale.

Nella quinta tappa sono stati circa quindici corridori a giocarsi il successo: la volata ha premiato ancora una volta l’idolo locale Paul Daumont, che si è messo alle spalle Abou Sanogo (Nazionale Costa d’Avorio) e Achraf Ed Doghmy. El Houcaine Sabbahi, terzo in classifica alla partenza, è rimasto escluso dal gruppo di testa e ha perso 1’27”, scivolando fuori dalla top ten.

Paul Daumont ha conquistato il quarto successo parziale, imponendosi in volata anche nella sesta frazione, conclusasi con una volata di gruppo sostanzialmente compatto. Alle spalle del leader della classifica generale si sono piazzati Achraf Ed Doghmy e Wannes Heylen.

Anche la settima tappa si è conclusa con una volata di gruppo, ma questa volta Paul Daumont non è andato oltre il sesto posto. Il vincitore di giornata è stato Adil El Arbaoui (Nazionale Marocco), che ha superato la coppia del Team Flanders composta da Sam Van De Mieroop, visto quest’anno a livello Continental con la Universe, e Rutger Wouters.

L’ottava frazione era la più ondulata della corsa, ma non presentava comunque asperità insormontabili. Quindici corridori si sono giocati la vittoria e ancora una volta è stato Paul Daumont ad esultare. Il ventiquattrenne ha avuto la meglio su Abou Sanogo e Rutger Wouters. Ben quattro corridori della top ten hanno perso contatto e il crollo più fragoroso è stato quello di Wannes Heylen, che ha perso oltre 6’, scivolando dal quarto al diciottesimo posto in classifica.

La nona tappa ha visto una fuga andare in porto, con quattro corridori che sono riusciti a beffare il gruppo, anticipandolo sul traguardo di 15”. La volata per la vittoria ha premiato Boureima Nana (Régional du Centre), che ha beffato il più esperto Oussama Khafi (Nazionale Marocco), Sadikou Jérémie Kossoko (Nazionale Camerun) e Rémi Sowou (Nazionale Benin). 

La corsa si è conclusa con un’altra volata di un gruppo piuttosto numeroso: Achraf Ed Doghmy ha conquistato la sua seconda vittoria, superando Abou Sanogo e El Houcaine Sabbahi. Forte di un grande vantaggio in classifica generale, Paul Daumont non ha avuto bisogno di correre rischi e si è accontentato della sesta posizione.

Mattatore della corsa con cinque vittorie di tappa, Paul Daumont ha riportato il Burkina Faso al successo nella corsa di casa dopo cinque anni. Il ventiquattrenne, vincitore anche della classifica a punti, ha preceduto di 25” Rutger Wouters e di 1’00” Achraf Ed Doghmy. La forte nazionale marocchina si è imposta nella graduatoria a squadre, mentre il miglior giovane è stato un corridore locale, Sauturnin Yameogo (Régionale de l’Ouest).

Mine AKIYOSHI-DAI Karst International Road Race

Benjamín Prades vince la Mine AKIYOSHI-DAI Karst International Road Race © Yosuke Suga/JCL Team Ukyo

In Giappone è andata in scena la Mine AKIYOSHI-DAI Karst International Road Race, corsa di un giorno all’esordio nel calendario UCI. Al via erano presenti undici Continental nipponiche (assente la Matrix Powertag), la coreana LX, la nazionale taiwanese, una selezione regionale locale e due formazioni dilettantistiche, per un totale di sedici squadre.

Il percorso prevedeva quattro giri di un circuito di 31 km, con l’arrivo situato in cima ad una salita di 3 km al 5% medio, ma molto irregolare, con alcuni tratti durissimi e altri in contropendenza. La gara si è accesa già nel primo giro, con un attacco di sedici corridori che ha costretto le squadre dei favoriti, JCL Team Ukyo e Victoire Hiroshima, a lavorare con grande impegno in gruppo. Il percorso si è rivelato molto impegnativo e sia il drappello di testa che quello inseguitore si sono ridotti moltissimo. Alla fine del terzo giro c’è stato il ricongiungimento: il gruppo, che non contava più di una decina di corridori, ha ripreso gli ultimi due reduci della fuga, Masahiro Ishigami (Aisan) e Genki Yamamoto (Kinan). 

Nel corso dell’ultimo giro, a circa 20 km dal traguardo, Benjamin Dyball (Victoire Hiroshima) ha attaccato e davanti sono rimasti in sei. A 2,5 km dall’arrivo c’è stata ancora un’accelerazione dell’australiano e hanno resistito soltanto Benjamín Prades (JCL Team Ukyo) e Thomas Lebas (Kinan). Nel finale il francese ha cercato di anticipare, ma ha finito per tirare la volata agli altri due: Prades ha saltato agevolmente anche Dyball ed è andato a bissare il successo dello scorso anno (quando la corsa faceva parte del calendario nazionale). Dyball si è dovuto accontentare del secondo posto a 1”, con Lebas terzo a 7”. 

Ai piedi del podio, con 15” di ritardo, ha chiuso Nathan Earle (JCL Team Ukyo), autore di una splendida rimonta nel finale: l’australiano, infatti, non faceva parte del sestetto che era stato in testa negli ultimi 20 km. Junsei Tani (Utsunomiya Blitzen) ha terminato la corsa in quinta posizione, precedendo di poco Masahiro Ishigami, il migliore fra i protagonisti della fuga del primo giro.

Le Continental tra i big

Kane Richards sul podio insieme al duo della Jayco AlUla composto da Lukas Pöstlberger e Zdeněk Štybar © ARA|Skip Capital

Ad Hong Kong si è disputata l’ultima corsa professionistica dell’anno: la Sun Hung Kai Properties Hong Kong Challenge. Al via erano presenti undici Continental: le cinesi The Hurricane & Thunder e Wuzhishan, la filippina 7Eleven Cliqq-Air21, l’australiana ARA|Skip Capital, la guamaniana EuroCyclingTrips, la mongola Ferei Mongolia, l’indonesiana Nusantara, la thailandese Roojai Online Insurance, la malese Terengganu Polygon, la neerlandese Universe e la canadese XSpeed United. L’unica formazione locale, la HKSI, ha invece gareggiato come nazionale di Hong Kong.

Cinque rappresentanti del ciclismo di terza divisione hanno centrato la top ten e l’ARA|Skip Capital è salita addirittura sul podio grazie al secondo posto di Kane Richards. La Roojai Online Insurance ha piazzato due uomini tra i primi dieci: Polychronis Tzortzakis e Tegsh-bayar Batsaikhan hanno chiuso rispettivamente in quinta e in nona posizione. Hanno raccolto buoni piazzamenti anche la XSpeed United, con Red Walters sesto, e la Terengganu Polygon, con Aiman Cahyadi settimo.

Alcune Continental hanno ottenuto buone soddisfazioni dal ciclocross: è il caso della Alpecin-Deceuninck Development, che nei recenti Campionati Europei ha messo a segno la doppietta nella prova riservata agli under 23, con Jente Michels e Emiel Verstrynge. Possono sorridere anche due formazioni baltiche: la Tartu2024 ha conquistato il titolo estone della disciplina con Markus Pajur, mentre in Lituania la Kaunas ha festeggiato il terzo successo consecutivo di Venantas Lašinis.

 

Il corridore della settimana: Benjamin Dyball

Benjamin Dyball © JCL - Japan Cycle League

Negli ultimi anni Benjamin Dyball si è imposto come uno dei dominatori del calendario asiatico, in cui ha conquistato ben quattordici delle sue sedici vittorie UCI. Ultimamente l’australiano è balzato agli onori della cronaca, grazie alla vittoria del Taiwan KOM Challenge, durissima ed affascinante corsa non appartenente al calendario UCI. Il trentaquattrenne, già due volte secondo e una volta terzo in passato, ha finalmente centrato il successo, battendo contestualmente il record del tracciato, che apparteneva a Vincenzo Nibali, vincitore della prova nel 2017.

In questa stagione, la prima con la maglia della Victoire Hiroshima, non è riuscito a trovare la vittoria a livello UCI, ma si è comunque ben comportato nelle corse impegnative e il recente secondo posto alla Mine AKIYOSHI-DAI Karst International Road Race non è stato il primo risultato di spessore del suo 2023. Già al Tour of Japan era stato grande protagonista: era stato secondo sia nella tappa regina, sia nella classifica generale. Ha chiuso, poi, al quinto posto sia il Tour de Kyushu (in cui ha ottenuto anche un terzo posto nell’ultima frazione), sia l’Oita Urban Classic. Fuori dal Giappone, invece, è stato quarto nella cronometro valida per i Campionati Oceanici.

Partito dalla mountain bike, Benjamin Dyball iniziò a farsi notare su strada nel 2009, al secondo anno da under 23, quando vinse una tappa del Tour of Bright, corsa dilettantistica australiana, e prese parte ai Campionati Oceanici per la prima volta. L’anno successivo mostrò ottimi segnali di crescita nelle corse dilettantistiche del suo paese, conquistando diverse vittorie, tra cui la classifica generale del Canberra Tour, ed ebbe la possibilità di correre in Italia, senza, però, riuscire a lasciare il segno.

Nel 2011 iniziò alla grandissima la stagione, laureandosi campione nazionale under 23 con una grande azione solitaria. Fece il suo esordio nel mondo Continental con la Jayco-AIS ed ebbe la possibilità di disputare molte gare in Europa, ottenendo anche un buon decimo posto al Palio del Recioto.

Terminato il percorso da under 23, per il primo anno da élite fu ingaggiato dalla Genesys Wealth Advisers, ma i risultati non furono brillantissimi. Le cose andarono molto meglio nel 2013: confermato dalla squadra, che nel frattempo aveva cambiato nome in Huon Salmon, l’australiano riuscì a centrare dei risultati importanti. Fu secondo nella classifica generale della New Zealand Cycle Classic (battuto solo dal compagno di squadra Nathan Earle) e nella prova a cronometro dei Campionati Oceanici (in cui perse l’oro per soli 3”). Iniziò, inoltre, a mostrare un certo feeling con l’Asia, conquistando la prima vittoria UCI in carriera, aggiudicandosi l’iconico arrivo sul Monte Fuji al Tour of Japan.

Nel 2014 e nel 2015 rimase nel team, che aveva nuovamente cambiato nome in Avanti, ottenendo qualche vittoria nel calendario australiano, senza riuscire a ripetersi a livello UCI. Nelle corse del calendario internazionale ottenne qualche top ten, ma non andò mai davvero vicino al successo.

Per dare una svolta alla sua carriera, decise di spostarsi in Europa e firmò con la neonata Continental irlandese Dynamo Cover, formazione con grandi ambizioni per gli anni seguenti. In realtà la squadra non vide mai la luce e Dyball si ritrovò a piedi con la stagione alle porte. Ebbe la possibilità di disputare qualche gara con la maglia della nazionale e si tolse la soddisfazione di conquistare la medaglia di bronzo nella cronometro dei Campionati Oceanici. Venne ingaggiato dalla AC Bisontine, formazione dilettantistica francese, con cui vinse diverse gare del calendario nazionale transalpino.

In vista del 2017 venne annunciato da una nuova Continental francese, la MG Sportgagne, ma anche in questo caso, la squadra non vide mai la luce. Iniziò, quindi, la stagione con la St.George, ottenendo subito un gran terzo posto nella cronometro dei Campionati Nazionali e, centrando, in seguito, l’argento, sempre contro il tempo, nei Campionati Continentali. Terminate le corse in Oceania, tornò all’AC Bisontine, vincendo a ripetizione nel calendario dilettantistico francese. Questi risultati convinsero la Delko Marseille ad ingaggiarlo come stagista, ma la collaborazione con il team provenzale terminò alla fine della stagione.

Nell’anno successivo, quindi, Dyball continuò la sua avventura con la St.George, disputando un calendario interamente asiatico. La scelta si rivelò vincente e le vittorie UCI furono cinque: una tappa e la classifica generale sia al Tour of Thailand che al Tour de Banyuwangi Ijen e una frazione al Tour de Siak. Non furono solo i successi a rendere indimenticabile la stagione dell’australiano, che dimostrò una regolarità nelle corse a tappe che in carriera gli era sempre mancata, finendo quasi sempre sul podio: chiuse, infatti, al secondo posto il Tour de Kumano, il Tour of Taihu Lake e il Tour of Fuzhou e al terzo il Tour de Langkawi e il Tour de Siak.

Affermatosi come uno degli uomini di riferimento del calendario asiatico, nel 2019 fu ingaggiato da una delle più importanti squadre del continente, la malese Sapura. Prima di concentrarsi sul calendario asiatico, si laureò bicampione oceanico, imponendosi sia nella cronometro che nella prova in linea. In seguito vinse il prologo del Tour de Tochigi (poi chiuso in terza posizione) e ricompensò la squadra per la fiducia, vincendo la tappa regina e la classifica generale del Tour de Langkawi, grande obiettivo della formazione malese. In seguito si distinse in un altro dei più importanti appuntamenti dell’Asia Tour, il Tour of Qinghai Lake, in cui vinse la cronometro e chiuse al terzo posto la classifica generale. Prima di chiudere la stagione si impose anche in una frazione del Tour of Indonesia.

Nel 2020 ebbe la grande chance tra i professionisti: i suoi grandi risultati in Asia non erano passati inosservati e la NTT decise di portarlo nel WorldTour. Ancora una volta, di fronte ad una grande occasione, Dyball dovette fare i conti con la sfortuna: lo scoppio della pandemia fermò la stagione ancora prima che lui potesse esordire e a fine stagione l’australiano non riuscì a rendere secondo le attese, ma si tolse almeno la soddisfazione di esordire in una classica Monumento, il Lombardia, e in un grande giro, la Vuelta.

Non confermato dalla formazione sudafricana, scelse di tornare in Asia e firmò con il Team Ukyo, ma nella prima stagione con la formazione giapponese non riuscì mai a correre a causa delle restrizioni. Le cose sono andate diversamente nel 2022: confermato dal team, Benjamin Dyball ha dimostrato di essere ancora un corridore di valore. Ha vinto il Tour de Taiwan (con un successo parziale) e ha ottenuto eccellenti risultati nelle principali corse nipponiche: è stato secondo al Tour of Japan (con vittoria nella tappa regina) e, soprattutto, terzo nella Japan Cup al cospetto di tanti corridori del WorldTour.

Quest’anno ha deciso di passare alla Victoire Hiroshima e, in una stagione che non lo ha ancora visto esultare a livello UCI, avrà un’ultima occasione domenica al Tour de Okinawa. Non si sa ancora cosa farà nel 2024: un ritorno tra i professionisti è improbabile, ma l’ipotesi di trovarlo ancora una volta tra i protagonisti dell’Asia Tour è tutt’altro che campata in aria.

La squadra della settimana: Victoire Hiroshima

I corridori della Victoire Hiroshima © Victoire Hiroshima

Se a giocarsi il successo nella Mine AKIYOSHI-DAI Karst International Road Race sono stati i favoriti della vigilia e non i fuggitivi della prima ora, il merito va soprattutto alla Victoire Hiroshima. Rimasti fuori dall’azione dei sedici, gli uomini in maglia arancione si sono messi in testa al gruppo per cercare di impedire ai battistrada di guadagnare troppo vantaggio e permettere così al capitano Benjamin Dyball di lottare per la vittoria. Alla fine, grazie all’aiuto ricevuto dal JCL Team Ukyo, la missione è stata portata a compimento e l’australiano ha chiuso al secondo posto.

La formazione nipponica ha iniziato la sua attività nel 2015 e ha preso la licenza Continental nel 2020. Dopo due stagioni con in rosa solo corridori giapponesi, lo scorso anno Ryan Cavanagh è diventato il primo straniero e ha regalato al team la prima vittoria UCI, una tappa al Tour of Japan. A fine anno l’australiano è passato alla Kinan, ma la Victoire Hiroshima ha continuato il suo processo di crescita, ingaggiando tre stranieri e vincendo un’altra tappa al Tour of Japan.

La squadra rappresenta la città di Hiroshima, dove organizza lezioni per bambini sulla sicurezza stradale e la Victoire Cycle Cup, una gara aperta a tutti, che vede anche la partecipazione dei corridori. Il roster del team, che ha anche una mascotte, Momitama Boy, è composto quest’anno da undici uomini, il cui leader indiscusso è Benjamin Dyball, unico corridore ad avere un passato tra i professionisti.

Oltre a Dyball, la Victoire Hiroshima conta su un altro australiano, Carter Bettles. Il venticinquenne ha conquistato l’unico successo stagionale della squadra, imponendosi in solitaria in una tappa del Tour of Japan. Come il suo compagno di squadra e connazionale, anche lui ha ottenuto i suoi migliori risultati in Asia, nonostante questa sia stata la sua prima esperienza in una squadra non australiana.

L’altro straniero del team è il venezuelano Leonel Quintero. Alla prima stagione nel team, il ventiseienne conosceva già il ciclismo giapponese, avendo corso per tre anni con la Matrix Powertag (anche se, a causa della pandemia, nel 2020 e nel 2021 non ha praticamente mai corso). In carriera ha vinto quattro corse UCI: tre in Venezuela e una tappa al Tour de Kumano 2022.

I giapponesi in forza alla Victoire Hiroshima non sono i corridori più noti del paese e il più conosciuto è Keisuke Aso. Il trentunenne, decimo nel campionato nazionale di quest’anno, ha ottenuto il miglior risultato in carriera all’Oita Urban Classic 2021, quando fu quinto. Al terzo anno in squadra, in passato ha vestito le maglie di altre Continental locali, la Kinan e l’Aisan.

Takuya Nakata sembrava promettere bene da giovane. Il ventisettenne era ancora under 23 nel 2018, quando fu settimo al Tour de Okinawa. In seguito, però, non è mai riuscito a ripetersi e quest’anno ha disputato soltanto due corse UCI, il campionato nazionale e il Tour de Taiwan, ritirandosi in entrambi i casi. In carriera ha vestito anche le maglie di Interpro, Shimano e VC Fukuoka.

Ha una certa esperienza anche Masayuki Shibata, approdato nel 2022 alla Victoire Hiroshima dopo un’avventura di cinque anni alla Nasu Blasen. Il ventinovenne non ha mai ottenuto risultati particolarmente roboanti, ma chiuse al dodicesimo posto il Tour of Japan 2021, quell’anno composto da sole tre tappe.

Gli altri corridori in rosa non hanno mai centrato risultati personali, ma non sono tutti allo stesso livello nelle gerarchie di squadra: il ventiseienne Yusuke Kubota è il più quotato e ha disputato tutte le gare più importanti nel 2023. Il ventenne Anshu Hirai è stato schierato al via del Tour of Japan, che ha portato a termine. Il campionato nazionale è stato, invece, l’unico appuntamento UCI per il ventenne Reon Hayashi, per il ventitreenne Kenta Miyazaki e per il venticinquenne Keisuke Nakamura: nessuno dei tre ha portato a termine la corsa.

La Victoire Hiroshima correrà un’ultima corsa nel 2023: domenica sarà al via del Tour de Okinawa, corsa piuttosto impegnativa che potrebbe regalare un’altra bella soddisfazione al team.

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