
110 km al giorno per andare al lavoro: la vita di Martino Caliaro, frontaliere su due ruote
Ex ciclista professionista e Re del Cuvignone, ogni giorno supera la frontiera svizzera in bici: “Mi fa stare bene e batto il traffico”
C’è chi si lamenta per la tangenziale, chi impreca in coda in autostrada e chi, ogni mattina, sceglie di pedalare. Martino Caliaro, ex ciclista professionista classe ’86, frontaliere per necessità e pedalatore per scelta, macina 110 chilometri al giorno in sella alla sua bici per andare e tornare dal lavoro.
Martino Caliaro, il Re del Cuvignone
Dal Varesotto alla Svizzera, su e giù per i tornanti che ormai sono diventati il suo regno. Letteralmente: sui social è conosciuto come “il Re del Cuvignone”. Un titolo conquistato sul campo — o meglio, in salita. Nel 2015 Martino, originario di Ceresolo (Laveno Mombello), ha deciso di mettersi alla prova con un’impresa fuori dal comune: scalare il Passo del Cuvignone per 250 volte nel corso dell’anno. E non si è fermato lì: in un altro anno ha toccato quota 300 ascese.
Da allora, quei tornanti sono diventati molto più di un campo di allenamento: “Una volta smesso con il professionismo ho provato a fare altre gare amatoriali, ma non era più il mio ambiente. Quando ho smesso, volevo che la bicicletta fosse un piacere. Così ho deciso di allenarmi su una salita, il Cuvignone, dove si allenavano tanti campioni.”
Tornitore e frontaliere su due ruote

Oggi Martino lavora in Svizzera come tornitore specializzato nella produzione di protesi per il corpo umano. Il suo è un mestiere di precisione, che richiede concentrazione e manualità. Eppure, ogni giorno, ci arriva pedalando. “Mi fa stare bene, mi tengo in forma, non inquino l’ambiente ed evito code, traffico e tutto il resto”, racconta. Sveglia prima dell’alba, colazione leggera, poi via: 55 chilometri all’andata, altri 55 al ritorno, attraversando frontiere e stagioni.
Una distanza che per molti è da record su Strava, per lui è solo un lunedì. “C'è chi mi fa i complimenti, e chi invece mi prende per matto”. Ma il bilancio è positivo: mentre molti passano il tragitto a scrollare lo smartphone o ad ascoltare clacson, Martino costeggia il lago e attraversa i boschi. “Quel tratto accanto all’acqua è qualcosa di fantastico. Invece detesto le gallerie buie e, soprattutto, molti automobilisti che non rispettano chi va su due ruote.”
Pedalare come stile di vita
Pedalare, per lui, è uno stile di vita, non un passatempo. E se qualcuno pensa che sia una follia prendere la bici ogni giorno per andare al lavoro, il ciclista di Ceresolo ha un messaggio chiaro: “Anche solo per fare 5 km al giorno, la bici è un movimento completo: aiuta a stare bene con il proprio corpo e con il fisico. Ci vorrebbero più incentivi da parte dello Stato a chi non usa la macchina per andare al lavoro.”