Laporte salta Herregodts proprio sul rettilineo d'arrivo © Intermarché-Circus-Wanty
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Con Laporte ricomincia la festa Jumbo-Visma in Francia

Christophe vince la prima tappa del Critérium du Dauphiné battendo allo sprint Matteo Trentin. Ripreso a 25 metri dall'arrivo il fuggitivo Rune Herregodts. Andrea Bagioli settimo

04.06.2023 18:07

Ci sono certe situazioni in cui il tifo di tutti gli appassionati è indirizzato verso un unico protagonista. Oggi, nel Giro del Delfinato, quel protagonista, è stato Rune Herregodts, ultimo fuggitivo di un tentativo promettente ad arrendersi al ritorno fagocitante del gruppo, dominato sempre e solo da un'unica casacca: quella giallonera della Jumbo-Visma, che, dopo aver vinto il Giro con Primoz Roglic, affiancato dalle “seconde linee”, sta preparando nel dettaglio il Tour de France, centro di gravità permanente della stagione del team olandese. Di Herregodts, dicevamo, gran pedalatore e particolarmente incline nell'impegnarsi in azioni con poche possibilità di riuscita. Tutti speravano che ce la facesse, che riuscisse in qualche modo, tra la discesa umida e la selezione già marcata dietro - nonostante fosse solamente la prima tappa - a resistere alla furibonda rimonta del plotone, anche solamente per vivere quel brivido che nasce quando un copione già scritto non viene eseguito.

E invece non ce l'ha fatta; ha alzato bandiera bianca di fronte al vincitore Laporte, ma soprattutto davanti alla sua compagine, capace già ad un mese dal Tour de France di sembrare ingiocabile per tutte le altre. Ormai è dal 2020 che i gialloneri sono il miglior team in Francia e, ad occhio e croce, dopo solamente una tappa di una gara di preparazione, pare che anche in questo 2023 l'andazzo sia segnato. Sei settimi della squadra qui presente andranno alla Grande Boucle e (quasi) tutti viaggiano già su ritmi che altri possono solamente osservare da una consona distanza. Gli altri due componenti della Jumbo al Tour saranno Sepp Kuss, scalatore che quando serve è sempre al posto giusto, cioè nei ben poco folti drappelli comprendenti solamente la crema degli uomini di classifica mondiali, e Wout van Aert, del quale sarebbe superfluo elencare i pregi e di cui va solamente annotato il fatto che correrà il Giro di Svizzera tra una settimana. In attesa di qualcuno che possa spodestarli non rimane altro che ammirarli - anche - per la loro compattezza e per lo spirito di squadra che mettono sulla strada ogniqualvolta sia richiesto.

La cronaca della prima tappa del Critérium du Dauphiné

A poco meno di un mese dalla partenza di Bilbao scatta l'ultima parte della rincorsa al Tour de France. Il Critérium du Dauphiné 2023 segna l'inizio delle prove generali in vista della Grande Boucle. Otto giorni in cui molti tra coloro che vorranno rendersi protagonisti a luglio sono chiamati a dare segnali importanti in vista del grande appuntamento stagionale. Il Delfinato si apre con una tappa di 158 chilometri da Chambon-sur-Lac a Chambon-sur-Lac molto ondulata e non adattissima agli sprinter puri (non tantissimi in realtà quelli qui presenti), i quali però possono nutrire speranze di vittoria in caso di uno scenario non eccessivamente selettivo. In totale sono cinque i gran premi della montagna, tutti di quarta categoria: il primo da valicare è la Côte du Mont-Dore (1.8 km al 5.5%) dopo una trentina di chilometri, seguito a stretto giro di posta dalla Côte de La Stèle (1.9 km al 5%). Entrati nel circuito finale di Chambon-sur-Lac - lungo 23 km - a settanta chilometri dalla fine, rimane da affrontare per tre volte la Côte du Rocher de l'Aigle (1km al 7.3%), posizionata a 11 km dalla linea d'arrivo. Il rettilineo finale non è completamente piatto e neppure semplicissimo planimetricamente: bisogna stare attenti a non lanciare troppo presto la volata ma al contempo è imperativo mantenere le posizioni di testa del gruppo già da lontano dall'arrivo.

Qualche chilometro di scatti e controscatti e già dopo una decina di chilometri prende piede la fuga di giornata. Cinque i battistrada che alimentano il tentativo della prima frazione: Dorian Godon (AG2R Citroën Team), Rune Herregodts (Intermarché-Circus-Wanty), Brent Van Moer (Lotto Dstny), Fabio Van Den Bossche (Alpecin-Deceuninck) e Donovan Grondin (Arkéa-Samsic). Il quintetto, rispetto ad altre fughe a cui siamo stati abituati in questi primi mesi del 2023, è formato da ottimi pedalatori capaci di tenere per lunghi chilometraggi elevate velocità; proprio per questo non vanno sottovalutati.

Ad occuparsi dell'inseguimento - vantaggio che non raggiunge mai vette superiori ai quattro primi - sono BORA-hansgrohe con Ryan Mullen in funzione dello sprint di Sam Bennett e la Jumbo-Visma con Dylan van Baarle che vuole favorire la volata di Christophe Laporte. Per il vincitore della Parigi-Roubaix 2022, caduto malamente ad Arenberg, c'è anche la necessità di mettere un bel po' di fatica nelle gambe in vista del Tour de France in cui sarà chiamato ad un grande lavoro di gregariato per il capitano Jonas Vingegaard, grande favorito anche in questo Delfinato. In questa fase di relativa calma che si protrae fino all'imbocco del circuito conclusivo si segnalano le cadute di Ethan Hayter (INEOS Grenadiers), Mathieu Burgadeau (TotalEnergies) e Hugo Page (Intermarché) ai -79 e poi nuovamente quella dello stesso Hayter, finito nuovamente a terra ai -71 e costretto a ritirarsi. La prima tappa perde subito uno dei potenziali favoriti, tormentato in questo 2023 dai problemi fisici. Pochi chilometri più tardi, rispettivamente ai - 66 e ai -56 abbandonano il Critérium du Dauphiné anche Page e Antwan Tolhoek (Trek-Segafredo).

Ai -50 il ritardo del gruppo è di 2'40": necessario un cambio di marcia da parte del plotone. Anche davanti però non si scherza: all'inizio della seconda tornata Grondin prima e Van Den Bossche poi salutano gli altri fuggitivi. L'andatura di Godon, Herregodts e Van Moer è troppo elevata per il pistard francese dell'Arkéa e per quello belga dell'Alpecin. Dietro invece sono volti nuovi a dar linfa all'inseguimento: Nils Politt (BORA) e Attila Valter (Jumbo) subentrano ai compagni di squadra e lungo le ondulazioni della seconda tornata aumentano il passo, coadiuvati da Dries Devenyns (Soudal Quick-Step). Sotto il loro ritmo si staccano, fra gli altri, Hugo Hofstetter (Arkéa), un corridore sulla carta adattissimo alla frazione odierna, Thomas De Gendt (Lotto) e lo stesso Dylan Groenewegen (Jayco-Alula), velocista decisamente troppo debole in salita per mirare alla vittoria odierna; per sua stessa ammissione l'obiettivo di questo Delfinato non è tanto centrare un successo di peso quanto più affinare la gamba in ottica Tour de France. In ogni caso il “pitbull” dei Paesi Bassi tenta di resistere attorniato da diversi compagni di squadra che hanno il compito di mantenere la coda del plotone ad una distanza recuperabile. 

Sulla Côte du Rocher de l'Aigle ai -33 i Soudal rinforzano il ritmo mandando in difficoltà Sam Bennett, il quale rinuncia a qualsiasi resistenza, lasciandosi sfilare e proseguendo con calma verso l'arrivo. Scollinato il GPM la strada non scende subito e allora il Wolfpack ne approfitta per aumentare il forcing nel falsopiano seguente alla salita con Devenyns, Mauri Vansevenant, Julian Alaphilippe e Andrea Bagioli in primissima fila. Il vantaggio della fuga rimane comunque cospicuo: 1'30" ai -30, a poco più di cinque chilometri dal suono della campana. Godon, Herregodts e Van Moer proseguono di buona lena e ai -23, al momento dell'ultimo passaggio sulla linea del traguardo, il loro margine si attesta sul 1'15" nei confronti degli inseguitori, dov'è sempre la Soudal a tirare. Il drappello con Groenewegen è invece molto più distante: niente da fare quest'oggi per l'alfiere della Jayco. 

Tra i -20 e i -18 è nuovamente Valter a dettare il passo nel gruppo. Un'andatura evidentemente troppo elevata sia per Remi Cavagna e il velocista Ethan Vernon (Soudal) che per Victor Campenaerts (Lotto), appena tornato dopo una lunga pausa in seguito all'orribile caduta che lo vide protagonista in marzo alla Nokere Koerse. Il gap dalla fuga è ormai risicatissimo: appena 15" ai -17 nonostante Herregodts e Godon abbiano aumentato il passo e staccato così Van Moer. Terminato il lavoro dell'ungherese la Jumbo manda a menare Steven Kruijswijk e Tiesj Benoot, mentre Nathan Van Hooydonck continua a proteggere i due capitani: quello di giornata, Laporte, e quello per la generale, Vingegaard.

All'inizio della  Côte du Rocher de l'Aigle anche i due fuggitivi più resilienti vengono messi nel mirino dal gruppo, che però procede regolarmente e senza scatti dietro al trenino Jumbo fino al termine della salita. Herregodts da solo riesce a mantenere una manciata di secondi di vantaggio fino allo scollinamento, per poi gettarsi a capofitto in discesa e nel successivo falsopiano nel tentativo disperato di restare in avanscoperta il più a lungo possibile. La discesa che termina ai -2 consente al battistrada belga di guadagnare qualche secondino sul gruppo che si presenta ai duemila metri dall'arrivo con un passivo di 15" da recuperargli. Benoot, Van Hooydonck e lo stesso Vingegaard danno tutto per ricucire il gap e far sprintare Laporte. Il danese rischia addirittura in un paio di frangenti di terminare a terra nelle concitate fasi finali prima di lascare il francese sulla ruota di Matteo Trentin (UAE Team Emirates) e di Robert Stannard (Alpecin), partito lunghissimo per andare a riprendere un Herregodts che anche ai 500 metri manteneva un margine di tutto rispetto.

L'azione del belga si disunisce però per la fatica proprio negli ultimi 200 metri, mentre Laporte, presa per qualche istante la scia di Trentin, giunge da dietro e lo sorpassa a 25 metri dall'arrivo, andandosi a prendere la terza vittoria stagionale dopo la tanto chiacchierata Gand-Wevelgem e la Dwars door Vlaanderen, concretizzando col brivido il grande lavoro di squadra. Matteo Trentin chiude secondo mentre il povero Herregodts, beffato mentre pregustava un successo clamoroso, è terzo. In top ten conclude anche un altro italiano, Andrea Bagioli, settimo. Tra gli uomini di classifica perdono terreno Enric Mas (Movistar), quarantacinquesimo a 15" da Laporte, e Mikel Landa (Bahrain-Victorious), cinquantacinquesimo a 22" dal vincitore.

Domani seconda frazione da Brassac-les-Mines a La Chaise-Dieu per un totale di 167.3 chilometri e quattro GPM: il Col de Toutée (2.2 km al 6%), il Col des Fourches (2.7 km al 6.5%) e nel finale due volte la Côte des Guêtes (1km al 8%). Il circuito conclusivo lungo 35.1 km e comprendente la salita succitata non è particolarmente impegnativo ma potrebbe nascondere insidie fastidiose per i velocisti meno resistenti come Bennett e Groenewegen. 

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