Fiera battaglia tra Remco Evenepoel e Primoz Roglic in Catalogna © Volta a Catalunya
Lo Stendino di Gambino

In Europa si corre, in Italia si pensa ai Jalisse

Fiumi di parole tra vecchie glorie del nostro ciclismo, ma per i risultati su strada tocca rivolgersi ai soliti noti: Ganna e Ciccone. Intanto Evenepoel e Roglic ci hanno regalato preamboli di un grande Giro

28.03.2023 23:06

In questo periodo si stanno disputando molte corse in contemporanea in giro per l'Europa. Avevo spiegato sette giorni fa come questa pletora di gare fosse figlia dei programmi  diversificati dei vari campioni, ognuno alla ricerca della forma ideale per i propri obiettivi stagionali. In Italia, intanto, la settimana scorsa è stata incentrata su nostalgici Amarcord che hanno rispolverato antiche e mai sopite ruggini. Pur essendo stato testimone in prima persona degli strascichi di tutto ciò, volutamente non ne parlerò. Al ciclismo italiano serve tutto tranne che ricordare aspetti sgradevoli di vecchie rivalità che possono solo generare un clima negativo, fiumi di parole di cui oggettivamente si può fare a meno.

Intanto, sulle strade catalane è andata in scena una gustosa anticipazione del prossimo Giro d'Italia. Remco Evenepoel e Primoz Roglic hanno dato vita a una sfida mozzafiato, continuazione di quanto avvenuto alla Vuelta nel settembre scorso e, si spera, preludio di quanto accadrà a maggio sulle strade italiane. Si sa ancora troppo poco della tenuta sulle tre settimane del giovane campione del mondo fiammingo per esprimere un giudizio sul metodo con cui sta preparando la corsa rosa. Al contrario, l'approccio del campione di Trbovlje ricalca quello del 2019 quando, con quattro anni in meno sulle spalle, raccolse successi a raffica prima di presentarsi alla partenza di Bologna per dominare la prima metà della gara prima di sgonfiarsi sulle grandi montagne, conservando per un'inezia il terzo posto finale.

In Catalogna erano anche presenti i due corridori schierati in seconda fila nella griglia di partenza dei favoriti della festa di maggio. Geraint Thomas si è nascosto nel senso più autentico del termine, concludendo 45esimo a 31'02" dal vincitore. Io resto dell'idea che il conquistatore del Tour de France 2018 sia il principale indiziato per vestire l'ultima maglia rosa sui Fori Imperiali nel tramonto capitolino di domenica 28 maggio. Il gallese dovrà, ovviamente, vaccinarsi contro la malasorte che lo ha bersagliato a raffica nelle sue quattro precedenti campagne italiane. Ha, invece, battagliato fino alla fine sul Montjuich João Almeida, che ha chiuso sul gradino più basso del podio a 2'11” da Roglic. Il portoghese si è confermato un lottatore che non puoi dare mai per morto. Potrebbe benissimo conquistare la prima maglia rosa nella crono inaugurale sulla Costa dei Trabocchi. Nel 2020, nell'unica edizione autunnale della corsa più dura del mondo, tenne il simbolo del primato per ben 15 tappe prima di concludere a Milano al quarto posto nella generale. Difficile che vinca il Giro ma la sua presenza sul podio è una concreta possibilità.

Filippo Ganna sta bene. È questa la notizia più importante per noi italiani, dopo la caduta di domenica scorsa alla Gand-Wevelgem, in vista della Dwars door Vlaanderen di domani che il verbanese correrà come ulteiore test preparatorio alla Parigi-Roubaix pasquale. Il granatiere piemontese, nel frattempo, è entrato, per la prima volta, nella top 30 del ranking UCI, risultando così il primo azzurro in graduatoria con il suo 29esimo posto. Lo seguono il bergamasco Lorenzo Rota, 46esimo, con Giulio Ciccone 57esimo. Sembrano lontani i giorni in cui Diego Ulissi e Sonny Colbrelli, rimasto in forza alla Bahrain Victorious nello staff tecnico, stazionavano nei primi dieci posti della graduatoria globale.

Alla fine dei conti, l'intenso marzo ciclistico ha registrato per l'Italia due sole vittorie, quelle di Ganna nella frazione d'apertura della Tirreno-Adriatico seguita dal successo di Ciccone in Catalogna, il secondo della stagione per il teatino, già trionfatore in Spagna a febbraio in una tappa della Vuelta Valenciana.  Sperare in un  aprile un po' più munifico non costa niente anche se, a me, basterebbe una vittoria: la sorpresa all'interno dell'uovo di Pasqua. A buon intenditor.....

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