Saeid Safarzadeh sul percorso olimpico di Tokyo e Jack Rootkin-Gray con il trofeo del Ringerike GP © Saeid Safarzadeh e Saint Piran
Mondo Continental

Iran e Gran Bretagna, l'età dell'oro è finita

Saeid Safarzadeh è ancora un corridore vincente, ma i tempi in cui gli iraniani dominavano le corse asiatiche sono lontani. La Saint Piran è rimasta l'unica opzione per gli élite britannici rimasti fuori dal professionismo

06.09.2023 23:20

Trentunesimo appuntamento con la rubrica Mondo Continental. In questa puntata: Muur Classic Geraardsbergen, Tour of Iran, Tour of Bulgaria, In the Footsteps of the Romans, Lillehammer GP, Gylne Gutuer, GP de Plouay, Saeid Safarzadeh, l'ultimo grande iraniano e la Saint Piran, l'unico porto sicuro rimasto ai britannici.

Era prevista in settimana anche la prima edizione della Ocean Cup China PingTan International, corsa di un giorno cinese, ma la gara è stata annullata a causa del maltempo.

Le corse della settimana

Muur Classic Geraardsbergen

Filippo Magli vince la Muur Classic Geraardsbergen © Smart Energy Systems MuurClassic

In Belgio è andata in scena la Muur Classic Geraardsbergen, corsa di un giorno belga all’esordio nel calendario internazionale, la cui prima edizione risale, però, addirittura al 1912. Quest’anno le squadre al via erano venti: tre ProTeams (Bolton Equities Black Spoke, Green Project-Bardiani e Flanders-Baloise), un pro Team di ciclocross (la Pauwels Sauzen-Bingoal), tredici Continental, una selezione nazionale statunitense e due formazioni dilettantistiche locali.

Il percorso era caratterizzato da un circuito di circa trenta chilometri da ripetere sei volte, con l’arrivo posto sul Muur di Geraardsbergen, uno dei tratti in pavé più iconici del mondo del ciclismo. Nei primi due giri i corridori non sono passati sotto il traguardo, ma hanno affrontato, in alternativa al Muur, un altro strappo in pavé, l’Oude Steenweg.

La corsa è stata caratterizzata da una fuga di otto atleti: Toon Vandebosch (Alpecin-Deceuninck Development), Filippo Magli (Green Project-Bardiani), Alex Colman (Flanders-Baloise), Meindert Weulink (ABLOC), Harry Birchill (Saint Piran), Gianni Marchand (Tarteletto-Isorex), Peter Schulting (VolkerWessels) e Robbe Claeys (VDM-Trawobo). A poco meno di 20 km dal traguardo, Filippo Magli, Harry Birchill e Peter Schulting hanno staccato i compagni di fuga e, a poco più di 5 km dall’arrivo, sul Denderoordberg, l’altro muro in pavé del circuito, anche Schulting ha perso contatto.

Il corridore della VolkerWessels è riuscito a rientrare sul duo di testa a 1500 metri dal traguardo, ma in volata non ha avuto le gambe per contrastare i rivali. Lo sprint ha premiato Filippo Magli, che ha conquistato così la prima vittoria UCI in carriera, superando Harry Birchill e succedendo nell’albo d’oro della corsa a Mathieu Van Der Poel.

Alle spalle di Peter Schulting, cronometrato con 3” di ritardo, si sono piazzati due corridori che sono usciti dal gruppo, raggiungendo e superando gli altri reduci della fuga: Tom Van Asbroeck, corridore della Israel-Premier Tech in gara con il ramo Continental del team, ha chiuso quarto a 41”, davanti a Jakub Kaczmarek (HRE-Mazowsze Serce Polski), staccato di 47”. Dietro di loro hanno concluso Meindert Weulink, Gianni Marchand e Alex Colman, tutti uomini che avevano fatto parte dell’attacco di giornata.

Tour of Iran (Azarbaijan)

Il podio finale del Tour of Iran (Azarbaijan) © Terengganu Polygon

In settimana si è disputato il Tour of Iran (Azarbaijan). La corsa si è svolta interamente nella parte settentrionale del paese, limitandosi quasi esclusivamente ad Azerbaigian Occidentale e Azerbaigian Orientale, le due regioni al confine con l’omonimo stato che ha per capitale Baku. La città più importante della zona, Tabriz, è stata sede di partenza di tre delle cinque tappe e sede di arrivo dell’ultima. Al via si sono schierate quindici squadre: tredici Continental e le selezioni nazionali di Iran e Iraq. A sorpresa due delle tre formazioni UCI del paese, la DFT CCN Meshkin Shahr e la Omidnia, non hanno partecipato.

La gara ha preso il via da Tabriz con una tappa abbastanza semplice. Lungo il percorso era prevista una sola salita breve e non troppo impegnativa, la cui cima era posta ad oltre 50 km dal traguardo. Come prevedibile, tutto si è deciso con uno sprint di gruppo: il più veloce è stato Lucas Carstensen (Roojai Online Insurance). Il tedesco ha preceduto Jarri Stravers (Universe) e Georgios Bouglas (Matrix Powertag).

La seconda frazione era decisamente più ondulata della prima, con una salita lunga, ma molto pedalabile, a metà percorso come principale asperità di giornata. Le difficoltà non hanno fatto grande selezione ed è stata nuovamente volata: ancora una volta ha trionfato Lucas Carstensen, che, tra l’altro, aveva già vinto sullo stesso percorso nel 2022. Alle spalle del ventinovenne, che ha ovviamente conservato la maglia di leader, si sono piazzati il corridore di casa Ali Labib Shotorban (Mes Sungun-Azad) e Sarawut Sirironnachai (Thailand Continental).

La terza tappa era molto più dura, con una lunga salita a metà percorso e gli ultimi tre chilometri che tendevano costantemente all’insù, anche se con pendenze non impossibili. Circa quaranta uomini si sono giocati la tappa in volata: ad imporsi è stato Jambaljamts Sainbayar (Terengganu Polygon), bravo a mettersi alle spalle Georgios Bouglas e Daniil Marukhin (Vino SKO). Lucas Carstensen ha chiuso ottavo e ha conservato la testa della classifica.

La quarta frazione prevedeva salite più impegnative rispetto alle tappe precedenti, con entrambi i GPM di giornata piazzati oltre i 2000 metri di altitudine. Nonostante la grande distanza che separava le asperità di giornata dal traguardo, quattro corridori sono riusciti a beffare il gruppo: lo sprint fra i fuggitivi ha premiato Anatoliy Budyak (Terengganu Polygon), che ha battuto Daniil Marukhin, consolatosi con la maglia di leader, e Saeid Safarzadeh (Tianyoude Hotel). Anton Kuzmin (Almaty Astana Motors) ha chiuso quarto con 2” di distacco, mentre il gruppo, regolato da Jambaljamts Sainbayar, ha perso 21”.

La corsa si è conclusa con la tappa regina, che prevedeva una salita lunga e pedalabile poco dopo il via, uno strappo un po’ più impegnativo a 40 km dal traguardo e l’arrivo in cima ad una salita di 3,2 km all’8%. Lo stesso percorso era già stato affrontato nell’edizione 2022 e l’esito è stato identico, con Saeid Safarzadeh a staccare tutti e Anatoliy Budyak a provare, vanamente, a chiudere il gap. Quest’anno sono stati 23 i secondi che l’iraniano ha messo fra sé e l’ucraino. Anton Kuzmin ha completato il podio di giornata, con 30” di ritardo.

La classifica generale ha ricalcato l’ordine d’arrivo dell’ultima frazione, con Saeid Safarzadeh vincitore con 21” su Anatoliy Budyak e 42” su Anton Kuzmin. Il campione nazionale iraniano ha potuto fregiarsi anche del titolo di miglior scalatore della corsa. Rudolf Remkhi (Almaty Astana Motors), settimo a 1’15”, ha conquistato la maglia di miglior giovane, Mehdi Sohrabi ha vinto la graduatoria degli sprint intermedi e la Terengganu Polygon si è imposta fra le squadre. 

Tour of Bulgaria e In the Footsteps of the Romans

Il podio finale del Tour of Bulgaria © ATT Investments

Nel giro di poco più di una settimana si sono disputate entrambe le corse a tappe bulgare facenti parte del calendario UCI: il Tour of Bulgaria e la In the Footsteps of the Romans. Quindici squadre hanno disputato entrambe le gare: otto Continental, le selezioni nazionali di Serbia e Macedonia e cinque formazioni dilettantistiche. Al via del Tour of Bulgaria erano presenti anche altre tre Continental, una selezione nazionale locale e due formazioni dilettantistiche, mentre la start list della In the Footsteps of the Romans è stata completata da un ulteriore club non affiliato all’UCI.

Il Tour of Bulgaria si è aperto con un cronoprologo lungo soltanto un chilometro nelle vie della capitale Sofia. A far registrare il miglior tempo è stato Tilen Finkšt (Adria Mobil), salito così a quota tre successi stagionali. Alle spalle dello sloveno, con 1” di ritardo, si è piazzato Filippo Fortin (Maloja Pushbikers). Il podio di giornata è stato completato dallo slovacco Lukáš Kubiš (Dukla Banska Bystrica), staccato di 3”.

La seconda giornata di gara era divisa in due semitappe. La prima, lunga 70 km, presentava diverse difficoltà nella parte centrale del percorso, ma il gruppo di testa, seppur selezionato, è rimasto comunque abbastanza folto. In volata è stata festa italiana, con Filippo Fortin vincitore davanti a Michele Gazzoli (Astana Qazaqstan Development). Il terzo posto è andato, invece, al polacco Patryk Stosz (Voster ATS). Grazie agli abbuoni, Fortin ha conquistato la maglia di leader.

L’altra semitappa era più impegnativa, con uno strappo nella parte iniziale una salita di oltre venti chilometri nella parte centrale. Quattordici corridori hanno fatto la differenza in salita e si sono giocati la vittoria: Tomáš Jakoubek (ATT Investments) ha provato a sfruttare la superiorità numerica della sua squadra, anticipando la volata, ma Michele Gazzoli è riuscito a rimontarlo negli ultimi metri. Félix Stehli (EF Education-NIPPO Development) ha completato il podio di giornata. Jakoubek si è consolato con la leadership in classifica generale.

La seconda tappa prevedeva una salita di tredici chilometri, la cui cima era situata a meno di 30 km dal traguardo. Non c’è stata grandissima selezione in gruppo, ma tre corridori sono riusciti a distanziare il plotone: Mateusz Grabis (Voster ATS) è tornato alla vittoria dopo cinque anni di digiuno, precedendo di 2” Michal Schuran (ATT Investments), che si è consolato con il primato in classifica generale, e di 23” Liam Bertazzo (Maloja Pushbikers), che aveva provato un disperato inseguimento nel finale. Il gruppo, composto da una quarantina di unità, ha tagliato il traguardo con 48” di ritardo.

La terza frazione era la più semplice e, pur non essendo interamente pianeggiante, non presentava alcun GPM. Come da pronostico tutto si è concluso con una volata di gruppo: ad imporsi è stato il polacco Patryk Stosz, che ha preceduto nettamente Red Walters (XSpeed United) e Félix Stehli. Michal Schuran ha mantenuto senza patemi la testa della classifica generale.

Anche la quarta tappa prevedeva un percorso privo di GPM, ma gli ultimi cinque chilometri di gara erano tutti in leggera pendenza. All’ultima curva, a 200 metri dal traguardo, c’è stata una maxicaduta che ha coinvolto, tra gli altri, molti dei favoriti di giornata (Fortin, Stosz, Finkšt, Stehli), e ha cambiato le carte in tavola. Ad approfittare dell’occasione è stato il campione grenadino Red Walters, che ha regalato al paese caraibico una storica vittoria in Europa. Sul podio di giornata sono saliti Simon Nagy (Dukla Banska Bystrica) e Mihajlo Stolić (Lotus).

L’ultima frazione prevedeva la principale asperità (una salita di tredici chilometri) all'inizio, uno strappo a metà percorso e un finale che tendeva leggermente all’insù. Ancora una volta è stata volata: si è imposto nuovamente Michele Gazzoli, bravo a precedere Félix Stehli e il campione nazionale slovacco Matúš Štoček (ATT Investments).

A ventisette anni Michal Schuran ha conquistato la prima vittoria UCI, imponendosi nella classifica generale. Il ceco, che si è preso anche la maglia di miglior scalatore, ha preceduto di 27” Michele Gazzoli e di 29” Félix Stehli: entrambi sono riusciti a salire sul podio finale grazie agli abbuoni conquistati nell’ultima volata. Luca Jenni (EF Education-NIPPO Development), ottavo a 38”, si è aggiudicato il titolo di miglior giovane, mentre il re degli sprint intermedi è stato Zsolt Istlstekker (Epronex-Hungary). La Voster ATS, infine, ha vinto la graduatoria a squadre.

Dopo un giorno di riposo è iniziata la In the Footsteps of the Romans, corsa a tappe di due giorni. La prima frazione prevedeva un circuito di sedici chilometri da ripetere otto volte, comprendente la salita di Bansko, la principale stazione sciistica bulgara. Nonostante un percorso tutt’altro che pianeggiante, è stata una volata di gruppo a decidere l'esito: a vincere è stato Filippo Fortin, che ha preceduto di poco Patryk Stosz e Tilen Finkšt.

La seconda tappa aveva le stesse sedi di partenza e arrivo della prima, ma con un percorso diverso. Oltre alla salita di Bansko era previsto anche lo strappo di Eleshtnitsa, da ripetere tre volte. L’arrivo era lo stesso del giorno precedente e ancora una volta si è imposto Filippo Fortin. Il trentaquattrenne ha avuto la meglio su Lukáš Kubiš e Ádám Kristóf Karl (Epronex-Hungary).

In una corsa caratterizzata da due volate in due tappe, sono stati decisivi gli abbuoni: la vittoria finale è ovviamente andata a Filippo Fortin, che ha preceduto di 14” Patryk Stosz e Lukáš Kubiš. Il miglior giovane è stato Mihajlo Stolić, sesto a 20”, la maglia dei GPM è andata a Matthew King (XSpeed United) e la classifica degli sprint intermedi ha premiato Toby Perry (EF Education-NIPPO Development). La graduatoria a squadre ha visto ben undici formazioni con lo stesso tempo: la XSpeed United l’ha spuntata grazie alla somma dei piazzamenti.

Lillehammer GP e Gylne Gutuer

Il podio del Gylne Gutuer © Restaurant Suri-Carl Ras

Nel weekend sono andate in scena due corse di un giorno in Norvegia: il Lillehammer GP e il Gylne Gutuer, entrambe entrate nel calendario UCI nel 2018. Le stesse venti squadre hanno preso parte alle due gare: sei Continental, undici formazioni dilettantistiche e tre selezioni regionali norvegesi.

Il Lillehammer GP presenta da diversi anni un impegnativo arrivo in cima ad Hafjelltoppen (circa 9,5 km al 7%). L’ascesa finale è preceduta da altre quattro salite, la più dura delle quali è quella di Saksumdal, da affrontare due volte.

Quest’anno la corsa poteva contare su un chiaro favorito, il giovanissimo Johannes Kulset (Uno-X Dare Development). Il diciannovenne, fresco di top ten al Tour de l’Avenir, era sulla carta nettamente il più forte scalatore in gara e le altre squadre hanno cercato di metterlo nel sacco con attacchi da lontano. La mossa più importante l’ha messa in atto la Restaurant Suri-Carl Ras: Christian Ingemann Lindquist e Daniel Stampe si sono presentati in testa ai piedi dell’ultima salita con un ottimo vantaggio sul gruppo tirato dalla Uno-X Dare Development.

I due corridori danesi hanno proseguito di comune accordo fino a quando Stampe non è più riuscito a reggere il ritmo del compagno di squadra. Christian Ingemann Lindquist ha proseguito da solo, mentre dietro Johannes Kulset ha demolito il gruppo inseguitore, con un passo rivelatosi insostenibile per tutti gli altri. Il ventiseienne della Restaurant Suri-Carl Ras, però, è risultato irraggiungibile ed è riuscito a portare a casa la vittoria. Johannes Kulset, che aveva iniziato la salita con oltre 3’ di ritardo, ha chiuso secondo a 35”, mentre il terzo posto è andato, a sorpresa, a Eivind Broholt Fougner (Lillehammer CK), staccato di 51”.

Il Team Coop-Repsol è rimasto ai piedi del podio con Cedric Bakke Christophersen, quarto a 1’06” e Magnus Wæhre, quinto a 1’08”. Mathias Bregnhøj (Leopard TOGT) ha chiuso sesto a 1’09”, mentre l’altro protagonista di giornata, Daniel Stampe ha terminato la corsa in settima posizione, a 1’32” dal compagno di squadra.

Il Gylne Gutuer proponeva un percorso diviso in due parti: si partiva con un circuito di circa ventuno chilometri da ripetere per tre volte, per poi passare a quattro giri di un altro anello da ventiquattro chilometri. La caratteristica di entrambi i circuiti era la presenza dello sterrato: alla fine erano ben quaranta i settori da percorrere. Fortunatamente per i corridori in gara quest’anno non ha piovuto: nel 2021, a causa del maltempo, la corsa diventò durissima e fu portata a termine soltanto da dieci corridori. 

A differenza del Lillehammer GP, sono stati i favoriti della vigilia a giocarsi la vittoria. In nove sono rimasti davanti nel finale e, nonostante tanti attacchi negli ultimi chilometri, la corsa si è decisa allo sprint. Andreas Stokbro (Leopard TOGT) ha deciso di lanciare una volata lunga e nessuno è riuscito a contrastarlo: il danese ha conquistato così la sua seconda vittoria stagionale, confermandosi una volta in più uno dei migliori velocisti del panorama Continental nordeuropeo.

Al secondo posto si è piazzato Rasmus Bøgh Wallin (Restaurant Suri-Carl Ras), che ha pagato un errore nel posizionamento ad inizio volata. Il ventisettenne ha comunque confermato di essere pronto al ritorno fra i professionisti, previsto per il 2024 con la maglia della Uno-X. Il podio è stato completato da Kristoffer Skjerping (Kjekkas IF), vincitore della corsa nel 2019. Il trentenne, che in passato ha corso anche nel WorldTour con la Cannondale, è tornato ad un buon livello quest’anno dopo alcune stagioni in cui si era allontanato dal ciclismo.

Per il secondo giorno consecutivo, il Team Coop-Repsol ha mancato di poco l’appuntamento con il podio: la presenza di tre uomini nel gruppo di testa non è stata sufficiente a centrare un risultato migliore del quarto posto di Anton Stensby. Nel plotoncino che si è giocato la corsa erano presenti anche Magnus Bak Klaris (Restaurant Suri-Carl Ras), Daniel Årnes (Uno-X Dare Development), Cedric Bakke Christophersen, Gustav Frederik Dahl (Restaurant Suri-Carl Ras) e il campione uscente André Drege (Coop-Repsol), che hanno chiuso nell’ordine.

GP de Plouay

Pierre Thierry vince il GP de Plouay © Freddy Guérin/DirectVelo

Il GP de Plouay, versione dilettantistica della Bretagne Classic-Ouest France, ha fatto quest’anno il salto nel calendario UCI come corsa di categoria 1.2, aprendo anche a compagini di livello più alto. Al via di questa edizione erano presenti un ProTeam (la Green Project-Bardiani), otto Continental, diciotto formazioni dilettantistiche e una selezione regionale bretone, per un totale di ventotto squadre. Il percorso consisteva negli ultimi dodici chilometri della Bretagne Classic, con gli strappi di Rostervel, Le Lezot e Kerscoulic, da ripetere in circuito per quindici volte.

Già nel secondo giro è nata una fuga numerosa, che ha preso un vantaggio importante sul gruppo. A 66 km dal traguardo, quattro componenti del gruppo di testa, Théo Delacroix (St.Michel-Mavic-Auber 93), Hannes Wilksch (Tudor U23), Pierre Thierry (Morbihan Fybolia GOA) e Baptiste Vadic (Vendée U) hanno staccato gli ex compagni di fuga. Ai -50 Vadic ha ceduto di schianto, lasciando via libera agli altri tre.

Nonostante il vantaggio sul gruppo non abbia superato mai i due minuti, nessuno è stato di rientrare sul trio di testa. A 9,5 km dall’arrivo, Pierre Thierry ha sferrato l’attacco decisivo, involandosi verso il secondo successo UCI della sua stagione. Théo Delacroix ha tagliato il traguardo con 29” di ritardo, superando agevolmente Hannes Wilksch, cronometrato a 34”, nella volata per il secondo posto. Oliver Knight (AVC Aix-en-Provence) si era lanciato in un vano inseguimento solitario, che gli ha comunque permesso di chiudere la gara al quarto posto, con un distacco di 55”. Il gruppo è arrivato a 1’05” dal vincitore ed è stato regolato da Florian Dauphin (Cre’Actuel-Marie Morin-U 22), che ha preceduto Jon Rye-Johnson (CC Étupes) e Ilan Larmet (Dinan Sport).

Le Continental tra i big

Eder Frayre, decimo alla Maryland Classic © Eder Frayre

Pur essendo soltanto alla seconda edizione, la Maryland Cycling Classic è la più importante corsa di un giorno del continente americano. Quest’anno hanno partecipato sei Continental: le statunitensi Hagens Berman Axeon, L39ION of Los Angeles, Project Echelon e Skyline, la canadese Toronto Hustle e la colombiana Medellin-EPM. Il messicano Eder Frayre, portacolori della L39ION of Los Angeles è riuscito a centrare un ottimo decimo posto, seppur distanziato di 5’04” dal vincitore. Nello stesso gruppo era presente anche Tyler Stites: il corridore della Project Echelon ha chiuso in quattordicesima posizione.

Nonostante sia già settembre, l’UCI ha registrato sul proprio sito una nuova squadra, la Canel’s. La formazione messicana è già stata in possesso di una licenza Continental tra il 2017 e il 2021, mentre lo scorso anno aveva continuato l’attività come compagine dilettantistica. Il roster 2023 è composto da undici corridori: otto messicani, fra cui il campione nazionale a cronometro Ignacio Prado ed altri uomini dal passato importante come Eduardo Corte ed Efrén Santos, il cileno Pablo Alarcón, l’irlandese Cormac McGeough, vincitore quest’anno di una tappa del Tour de Beauce, e il colombiano Heiner Parra, che nel biennio 2014-2015 ha corso fra i professionisti con la Caja Rural.

In settimana ci sono state altre novità di ciclomercato: dopo aver disputato alcune gare dilettantistiche con il team, Alejandro Osorio è stato registrato nella GW Shimano-Sidermec di Gianni Savio anche sul sito UCI. Il campione rumeno Serghei Tvetcov, che in passato ha corso per il manager piemontese, terminerà la stagione con la Continental cinese Hengxiang. Il trentaquattrenne aveva corso nella prima parte del 2023 con i Denver Disruptors, squadra del circuito nazionale statunitense. 

L’ex campione bulgaro a cronometro Nikolay Genov ha firmato per i marocchini della Sidi Ali-Unlock, squadra in cui troverà il connazionale Yordan Andreev. Il ventiseienne britannico James McKay, sorprendente terzo classificato della Rutland-Melton CICLE Classic, farà il suo debutto nel mondo Continental con la Saint Piran. L’australiano Taj Mueller è tornato nella terza divisione del ciclismo dopo l’esperienza alla XSpeed United nel biennio 2020-2021. Il ventiduenne correrà con la EuroCyclingTrips. Il Team Medellín - EPM, infine, ha ingaggiato Diego Galeano e David Gonzalez, due giovani colombiani.

Il corridore della settimana: Saeid Safarzadeh

Saeid Safarzadeh premiato come miglior asiatico al Tour of Qinghai Lake © Tour of Qinghai Lake

Fino a non molto tempo fa, i corridori iraniani dominavano le corse asiatiche, dimostrandosi spesso ossi durissimi anche per i professionisti europei. Negli ultimi anni le cose sono, però, molto cambiate: tanti big locali sono stati squalificati per doping, altri erano avanti con gli anni e si sono ritirati, i giovani non hanno mantenuto le promesse e gli uomini che nel 2019 avevano fatto vedere le cose migliori hanno dovuto interrompere la loro carriera per via della pandemia e non sono più tornati competitivi. 

Nel 2015 il Tour of Iran aveva visto ben dodici corridori di casa nelle prime dodici posizioni, mentre nelle ultime due edizioni un solo corridore ha raggiunto la top ten. In entrambi i casi è stato Saeid Safarzadeh a tenere alto l’onore dei locali, con un secondo posto nel 2022 e la vittoria di quest’anno. Il corridore della Tianyoude Hotel non è un giovane in rampa di lancio, ma l’ultimo reduce del periodo d’oro del ciclismo iraniano: ai tempi non era il più quotato, ma poi si è ritagliato sempre più spazio, fino a diventare nettamente il migliore nel periodo successivo alla sospensione per la pandemia.

Saeid Safarzadeh ottenne i primi risultati a livello UCI nel 2005 (fu sesto nel campionato nazionale e nono nella classifica finale del Tour of Milad du Nour), ma negli anni successivi le sue apparizioni nelle parti alte degli ordini d’arrivo furono abbastanza rare, con il secondo posto in una tappa dell’Azerbaijan Tour (l’attuale Tour of Iran) 2007 come miglior risultato.

Nel 2012 ci fu la svolta della sua carriera: a ventisei anni entrò per la prima volta in una formazione Continental. Fu, infatti, ingaggiato dalla Tabriz Petrochemical, di gran lunga la più importante squadra iraniana. Questa nuova avventura gli permise di ampliare il suo calendario e di partecipare a diverse gare all’estero: prese parte, ad esempio, al Tour of Qinghai Lake, dove aiutò il compagno Hossein Alizadeh a conquistare il successo finale.

Nel 2013 l’iraniano partecipò a sei corse a tappe UCI, cinque delle quali furono vinte da suoi compagni di squadra. Nonostante fosse costretto a compiti di gregariato, riuscì a concludere in top ten due corse dominate dal compagno Ghader Mizbani: il Tour de Filipinas, in cui fu sesto, e il Tour of Iran, chiuso in nona posizione. L’ottavo posto al campionato nazionale (vinto dal solito Mizbani) fu l’altro risultato di spessore di una stagione sicuramente positiva.

L’anno successivo Safarzadeh decise di cambiare squadra per provare a giocarsi le sue carte senza la presenza di leader troppo ingombranti. Con la maglia della Tabriz Shahrdari non riuscì a fare il salto di qualità sperato e fece vedere le cose migliori in Indonesia, con il settimo posto del Tour of Singkarak e il decimo del Tour de Banyuwangi Ijen. 

Nel 2015 le cose andarono meglio: Safarzadeh conquistò la prima vittoria UCI in carriera, aggiudicandosi in solitaria la seconda tappa del Tour of Iran (Azarbaijan). Nella gara che vide dodici iraniani ai primi dodici posti della classifica generale, lui chiuse in settima posizione la classifica generale, portandosi a casa anche la maglia riservata al miglior scalatore. 

L’anno successivo la Tabriz Shahrdari si rinforzò molto, ingaggiando diversi dei big dell’altra squadra della città. Safarzadeh perse il suo status di leader e ottenne un quinto posto (al campionato nazionale) come miglior risultato. Nelle corse a tappe fece vedere le cose migliori in Cina, con il sesto posto al Tour of Fuzhou e il sedicesimo al più prestigioso Tour of Qinghai Lake.

Nel 2017 tornò alla vittoria, imponendosi, per la seconda volta in carriera, in una tappa del Tour of Iran. Nella corsa di casa fu ottavo e primo fra gli iraniani, ma non il migliore della Tabriz Shahrdary perché il kazako Ilya Davidenok chiuse la corsa al secondo posto. In seguito fece bene anche al Tour of Singkarak, in cui corse in appoggio al compagno Khalid Khorshid, poi vincitore, e finì comunque a ridosso della top ten.

L’anno seguente conquistò due delle tre vittorie stagionali della Tabriz Shahrdary, laureandosi per la prima volta campione nazionale e centrando la terza vittoria di tappa in carriera al Tour of Iran. Nella corsa di casa non riuscì ad essere troppo competitivo in classifica (fu solo tredicesimo), ma vinse per la seconda volta la maglia di miglior scalatore. Si aggiudicò la graduatoria dei GPM anche al Tour of Mevlana, una gara turca.

Con la chiusura della sua formazione, nel 2019 Safarzadeh tentò per la prima volta l’avventura all’estero, firmando per i cinesi della Tianyoude Hotel. A causa di un calendario molto ridotto e di alcuni problemi che lo costrinsero al ritiro dal Tour of Qinghai Lake, la stagione non fu particolarmente brillante e gli unici grandi risultati arrivarono dai campionati nazionali: l’iraniano vinse per la prima volta in carriera il titolo a cronometro e fu secondo nella corsa in linea. In realtà il vincitore Mehdi Sohrabi fu poi squalificato per doping e perse quella vittoria, ma, al momento, non risulta che il titolo sia stato riassegnato. 

Nella stagione seguente rimase alla Tianyoude Hotel, ma lo scoppio della pandemia annullò totalmente la stagione ciclistica in Cina e per lui non ci fu mai la possibilità di correre a livello UCI. Nel 2021 tornò in patria per correre con la Omidnia-Mashhad, una formazione dilettantistica: conquistò nuovamente il titolo nazionale in linea, chiuse al terzo posto la prova a cronometro e fu quarto al GP Kayseri. In estate si tolse una grandissima soddisfazione: fu lui il corridore scelto per rappresentare l’Iran ai Giochi Olimpici.

L’anno scorso è tornato nel mondo Continental con la Arvich Shargh Omidnia: con la formazione iraniana Safarzadeh ha corso soltanto la gara di casa, in cui ha conquistato una tappa, ha chiuso secondo in classifica generale e si è aggiudicato la maglia di miglior scalatore per la terza volta in carriera.

Quest’anno ha iniziato la stagione con la Arvich, vincendo una tappa del Tour of Sakarya. A luglio è tornato alla Tianyoude Hotel e i risultati sono stati subito eccellenti: ha conquistato entrambi i titoli nazionali e ha vinto la maglia di miglior asiatico al Tour of Qinghai Lake.

A quasi trentotto anni (li compirà il 21 settembre), Saeid Safarzadeh è al momento l’unico corridore iraniano di un certo spessore, ma le sue grandi prestazioni al Tour of Iran potrebbero riportare entusiasmo in un paese che ha tutte le carte in regola per tornare ai fasti di un tempo.

La squadra della settimana: Saint Piran

I corridori della Saint Piran alla partenza della prima tappa del Tour of Britain © Saint Piran

Cresciuto moltissimo nel decennio scorso, sull’onda della crescita del Team Sky e dei successi di Bradley Wiggins e Chris Froome, il movimento britannico sta attraversando un periodo di crisi, evidenziato dal calo del numero delle formazioni Continental. La chiusura della AT85 ad inizio stagione ha peggiorato ulteriormente la situazione, lasciando in gruppo soltanto due squadre di terza divisione con licenza britannica: una, la Trinity, è una squadra molto internazionale, composta esclusivamente da giovani e con un’attenzione particolare a ciclocross e mountain bike; l’altra, la Saint Piran, è una Continental più classica, con tanti élite e quasi esclusivamente composta da corridori di casa.

La compagine diretta da Steven Lampier è entrata nella terza divisione del ciclismo soltanto due anni fa (quando le Continental britanniche erano cinque) ed è, purtroppo, diventata in breve tempo l’unico possibile approdo per i corridori locali che, superati i ventitré anni, non hanno trovato posto fra i professionisti e vogliono continuare a gareggiare a livello internazionale.

Attualmente il roster della Saint Piran è composto da diciotto corridori, tra i quali figura un solo straniero. Nei primi mesi dell’anno faceva parte del team anche il canadese Evan Russell, che a giugno ha lasciato la squadra per passare alla Global6.

Il corridore più interessante è sicuramente Jack Rootkin-Gray. Il ventenne ha vinto quest’anno il Ringerike GP in Norvegia e ha fatto grandi cose con la maglia della nazionale under 23: è stato quarto nella prova in linea dei Campionati del Mondo e ha vinto una tappa della Course de la Paix GP Jeseníky. Il suo futuro nel professionismo sembra scontato.

Chi tra i professionisti ci ha già corso è Alexandar Richardson. Il trentatreenne ha vestito la maglia della Alpecin nel biennio 2020-2021, ma non ha mai avuto la possibilità di correre per sé, sempre bloccato da compiti di gregariato. In carriera ha vinto tre corse UCI e lo scorso anno ha terminato in terza posizione la prova in linea dei campionati nazionali, alle spalle di Mark Cavendish e Sam Watson.

Diversi membri della Saint Piran sono attivi anche su pista e William Tidball sta facendo bene anche su strada: il ventitreenne ha vinto quest’anno una tappa della Ronde de l’Oise e ha ottenuto altri buoni risultati nelle volate delle corse di categoria 2. In pista, invece, si è laureato il mese scorso campione del mondo dello scratch.

Anche Josh Charlton sta svolgendo con profitto la doppia attività. Su strada il ventenne si sta facendo notare soprattutto a cronometro: tra gli under 23 ha vinto il titolo nazionale della specialità e ha chiuso al sesto posto i Campionati del Mondo. Su pista, invece, è stato grande protagonista ai Campionati Europei under 23, con la medaglia d’oro con il quartetto dell’inseguimento a squadre e l’argento nella prova individuale.

Gli altri pistard del team sono Rhys Britton, Charlie Tanfield e William Roberts. Il primo, ventiquattro anni, ha vinto quest’anno il titolo nazionale nell’omnium e nel 2021 è stato bronzo mondiale nello scratch. Il secondo, ventisei anni, è l’attuale campione britannico dell’inseguimento individuale, specialità che gli ha regalato anche l’oro ai Giochi del Commonwealth 2018. In carriera vanta una maglia iridata (sempre nel 2018) con il quartetto dell’inseguimento a squadre. Il terzo, venticinque anni, è stato bronzo nello scratch ai Giochi del Commonwealth dello scorso anno. Il quartetto composto da Charlton, Roberts, Tanfield e Tidball ha vinto il titolo britannico nell’inseguimento a squadre di quest’anno.

Si è già imposto a livello UCI Finn Crockett, vincitore della Rutland-Melton CICLE Classic 2022. Il ventiquattrenne, che nel 2023 ha conquistato diverse corse dilettantistiche, aveva iniziato la stagione con la AT85 e, dopo aver vestito per tre mesi la maglia della Spokes, una formazione non UCI, è approdato alla Saint Piran a fine giugno.

L’altro corridore ad aver già vinto a livello UCI è Tom Mazzone. Il trentenne, originario dell’Isola di Man, si impose nel GP de la Somme 2021, ma quest’anno ha corso poco. Nel 2023 ha gareggiato molto di più suo fratello Leon: a livello UCI il ventiseienne ha fatto le migliori cose alla Ronde de l’Oise 2022 e anche quest’anno ha centrato la sua unica top ten in una tappa della corsa francese.

Zeb Kyffin sta vivendo la miglior stagione della carriera. Prima del 2023, il venticinquenne non aveva mai ottenuto piazzamenti in top ten a livello UCI, ma quest’anno ha fatto un notevole salto di qualità, che lo ha portato a sfiorare il successo nella classifica generale della Kreiz Breizh Elites e ad entrare per altre sette volte nei primi dieci.

È andato molto vicino alla prima vittoria UCI anche Harry Birchill: il ventiduenne ha perso di poco la volata della Muur Classic Geraardsbergen da Filippo Magli, ma il secondo posto rappresenta comunque una buona base su cui costruire il futuro. La corsa belga non è stata un caso isolato: il britannico ha mostrato dei bei progressi in questa stagione e in una gara del calendario nazionale è anche riuscito ad imporsi.

L’unico straniero della squadra è l’australiano Cooper Sayers. Il ventiquattrenne è arrivato alla Saint Piran a metà della scorsa stagione, dopo un’esperienza di due anni e mezzo con la Nero Continental. All’esordio UCI nel team, in occasione del GP de la ville de Nogent-sur-Oise, si fece subito notare con un settimo posto, che, però, è rimasto il suo miglior risultato. Nel 2023 ha corso solo il campionato nazionale.

Gli altri corridori che erano nella rosa della Saint Piran già ad inizio stagione sono Adam Lewis, Bradley Symonds e Lucas Jowett. Il primo è un corridore di esperienza, che in carriera ha corso a livello Continental anche in squadre belghe e neerlandesi. Il secondo ha ventisei anni e quest’anno ha centrato la prima top ten UCI in carriera, chiudendo al settimo posto una tappa del Tour du Pays de Montbéliard. Il terzo, invece, ha solo diciotto anni ed è ancora un corridore da scoprire.

Oltre a Finn Crockett, la Saint Piran ha ingaggiato altri due corridori a stagione già iniziata: Tyler Hannay e James McKay. Hannay ha appena compiuto vent’anni ed è reduce da un’esperienza in Italia, alla Mastromarco. È arrivato a luglio e nelle corse UCI che ha disputato con la formazione britannica si è sempre ritirato; è giovane e avrà tempo per rifarsi. McKay, invece, ha ventisei anni ed è appena arrivato in squadra: si è guadagnato la prima occasione a livello Continental con ottimi piazzamenti nelle corse del calendario nazionale e uno splendido podio alla Rutland-Melton CICLE Classic.

La Saint Piran è attualmente impegnata al Tour of Britain, la più importante vetrina della stagione. In seguito dovrebbe correre all’estero, avendo in calendario corse in Francia, Belgio e Paesi Bassi.

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