Wout van Aert tutto solo sui Campi Elisi nell'ultima tappa del Tour de France © Profilo X Le Tour de France
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Tour de France, la vie en Wout: Van Aert stacca Pogacar e trionfa a Parigi

Sotto una pioggia battente, il belga sfodera uno dei numeri più belli della carriera, piazzando la stoccata decisiva negli ultimi metri della rampa di Montmartre. 2° uno splendido Ballerini, 6° Trentin. Festa per Jonathan Milan in maglia verde

27.07.2025 20:15

Ci voleva un giorno così, dopo un Tour de France a due velocità. Ci voleva una giornata di vera gloria per un campione che ha ingoiato così tanti bocconi amari da rassegnarsi completamente alle delusioni. Il successo nella tappa di Siena dell'ultimo Giro d'Italia è stata la prima tappa di un percorso di riscatto che è idealmente proseguito sulla discesa del Colle delle Finestre, dove ha scortato Simon Yates fino al più impensabile dei ribaltoni. Infine, un'altra pennellata d'autore: un allungo secco, deciso per staccare nientemeno che Tadej Pogačar, a cui non sarebbe dispiaciuto abbinare alla sua quarta maglia gialla un ulteriore trionfo sulle strade bagnate di Parigi. E invece, come se il tempo si fosse fermato ai giorni (neppure troppo lontani) in cui era considerato un fenomeno a tutto tondo, Wout Van Aert ha firmato un numero sensazionale: all'attacco con altri 5 corridori sul primo strappo di Montmartre, il belga della Visma-Lease a Bike ha atteso l'ultimo passaggio sulla salita olimpica per involarsi verso una vittoria da brividi sui Campi Elisi. Un risarcimento per le tante sconfitte della carriera? Forse no. Di sicuro, però, un gesto tecnico da conservare tra i ricordi più belli del 112° Tour de France. E il pugno sul manubrio poco prima del traguardo racchiude tutto: gioia, tenacia, ostinazione, persino un po' di rabbia per le tante occasioni che il destino gli ha tolto. Alle sue spalle, Davide Ballerini si è aggiudicato un 2° posto che non può essere amaro, pensando agli altri corridori con i quali ha duellato nel finale. 6° Matteo Trentin, molto bravo a seguire le ruote dei primissimi, ma in evidente debito d'ossigeno nel finale. 

La cronaca della 21ª e ultima tappa del Tour de France

Altro che passerella a beneficio dei velocisti: la 21ª e ultima frazione del 112° Tour de France (Mantes-la-Ville - Parigi-Campi-Elisi, 132,3 km) concederà un'ultima, ambitissima chance ai cacciatori di traguardi così come agli uomini di classifica, che avranno a disposizione un trampolino inedito per la Grande Boucle: la Côte de Butte Montmartre (4ª categoria, 1100 metri al 5,9% media e punte in doppia cifra a metà salita), da affrontare per tre volte, l'ultima delle quali a meno di 6 km dal traguardo. Il resto della tappa è pura scenografia: i due GPM di 4ª categoria posizionati nella prima parte del percorso - la Côte de Bazemont (1,7 km al 7% medio) e la Côte du Pavé des Gardes (700 metri con una pendenza del 9%) - sono gli unici, risibili ostacoli sulla strada verso la capitale francese. Tuttavia, la grande suggestione esercitata dalla prova in linea dei Giochi olimpici ha convinto gli organizzatori del Tour a rinunciare al classico carosello in nome di una corsa dura e selettiva: dopo aver affrontato per tre volte il classico giro panoramico tra le bellezze parigine, infatti, la carovana affronterà l'anello conclusivo da 13,5 km con la scalata a Montmartre, oltretutto senza l'ansia della classifica: il meteo capriccioso ha convinto la giuria a neutralizzare gli ultimi 51 km di corsa.

Come d'abitudine, l'ultimo giorno del Tour inizia con le foto di rito: una dopo l'altra, sfilano la UAE Emirates-XRG - che ha scortato lo sloveno Tadej Pogačar (UAE Emirates-XRG) fino al podio più alto del Tour e alla maglia a pois; la Lidl-Trek, che ha condiviso con l'italiano Jonathan Milan (Lidl-Trek) la gioia della maglia verde, e la Red Bull-BORA-Hansgrohe, che ha raggiunto l'ultimo gradino del podio e la maglia bianca con il tedesco Florian Lipowitz (Red Bull-BORA-Hansgrohe). C'è tempo anche per una serie di scatti dedicati ai connazionali in gruppo: festeggiano tanto gli australiani, quanto i 9 italiani che raggiungeranno Parigi. L'unico diversivo fino all'ingresso nella Ville Lumière lo offre - guarda un po' - la maglia gialla, che si incarica di pilotare il gruppo per qualche chilometro con i compagni di squadra alla sua ruota. Anche questo è Tour.

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Florian Lipowitz, Jonas Vingegaard e Tadej Pogačar nei primi chilometri dell'ultima tappa del Tour © Profilo X Le Tour de France

Gli UAE scortano il gruppo fino al primo passaggio sul rettilineo d'arrivo. Poi, inizia la sarabanda degli scatti: il primo a provarci è il francese Bruno Armirail (Decathlon AG2R La Mondiale), imitato dallo statunitense Sepp Kuss (Visma-Lease a Bike), dal francese Alexis Renard (Cofidis) e dal belga Jonas Rickaert (Alpecin-Deceuninck). Dopo un ulteriore tentativo del colombiano Santiago Buitrago (Bahrain-Victorious) e del norvegese Jonas Abrahamsen (Uno-X Mobility), ai -55 si avvantaggia lo statunitense Quinn Simmons (Lidl-Trek) in compagnia di Florian Lipowitz. Il gruppo concede ai due attaccanti un vantaggio massimo di una decina di secondi prima di serrare i ranghi in vista della prima ascesa a Montmartre, dove si assiste all'allungo del francese Julian Alaphilippe (Tudor) e del belga Arnaud De Lie (Lotto). A metà salita, ecco l'allungo di Pogačar, seguito dal belga Wout van Aert (Visma-Lease a Bike) e da altri 4 corridori, tra i quali l'italiano Davide Ballerini (XDS-Astana) e l'altro belga Jenno Berckmoes (Lotto). Una volta conclusa la discesa, i battistrada rallentano il passo, concedendo a una quindicina di uomini l'opportunità di rientrare. Un rallentamento che invoglia il francese Bastien Tronchon (Decathlon) a riprovarci in vista del terzultimo passaggio sugli Champs-Elysées, ma senza successo.

Gli uomini di testa - tra i quali si segnalano il ceco Pavel Bittner (PicNic PostNL), l'eritreo Biniam Girmay (Intermarché-Wanty), l'italiano Matteo Trentin (Tudor), il norvegese Jonas Abrahamsen (Uno-X Mobility) e lo sloveno Matej Mohoric (Bahrain) - affrontano il penultimo giro con un margine di 25" sui primi inseguitori, compresi Lipowitz e Milan. Tuttavia, l'accordo tra gli attaccanti - pilotati dai Visma - vanifica fin da subito qualsiasi ipotesi di ricongiungimento: l'ultima tappa sarà un affare ristretto ai 27 corridori al comando.

A metà della seconda Butte de Montmartre, Pogačar mette in fila il gruppo, portandosi dietro Ballerini, van Aert, Trentin e lo statunitense Matteo Jorgenson (Visma), ai quali si accoda in fondo alla discesa Mohoric. Il sestetto guadagna subito una decina di secondi sugli altri inseguitori, ampliando ulteriormente le distanze all'inizio dell'ultimo giro: 25" ai -15, 32" ai -12,5. Poco prima dell'ultimo transito a Montmartre, Jorgenson prova per tre volte ad allungare sul resto della compagnia, ma senza successo: Mohoric e Trentin riportano tutti sotto ai piedi dell'ultima salita del Tour. Dove van Aert riesce a fare la differenza, distanziando addirittura la maglia gialla poco prima della cima. Il fuoriclasse belga inizia la sua personale cronometro per scongiurare il rientro dello sloveno che, tuttavia, paga già una decina di secondi ai -4. Non solo: il campione del mondo viene raggiunto ai -3 da Mohoric, Ballerini e Jorgenson, mentre Trentin ha inesorabilmente perso contatto dai primi cinque. In ogni caso, la tendenza è favorevole al 30enne belga, che conquista in perfetta solitudine il suo 2° successo stagionale (il 51° in massima serie) davanti a Ballerini (a 19"), che ha regolato facilmente Mohoric, Jorgenson e Pogačar. Trentin (6° a 26") ha preceduto De Lie (a 1'14"), scortato dal francese Kévin Vauquelin (Arkéa-B&B Hotels), dall'olandese Mike Teunissen (XDS-Astana) e dal belga Dylan Teuns (Cofidis). Milan ha tagliato il traguardo a 5'08" in compagnia del britannico Geraint Thomas (INEOS Grenadiers), all'ultima recita sulle strade francesi prima del ritiro. 

La neutralizzazione preventiva cristallizza la classifica generale: Tadej Pogačar (104 vittorie da professionista, 15 dall'inizio del 2025) conquista il suo 4° Tour de France, mettendo a segno un'altra doppietta di maglie gialle consecutive dopo i successi del biennio 2020-2021, davanti al danese Jonas Vingegaard (Visma-Lease a Bike, a 4'24"). 3° Florian Lipowitz a 11', seguito dal britannico Oscar Onley (PicNic PostNL, a 12'12") e dall'austriaco Felix Gall (Decathlon, a 17'12"). 

Pogačar, il re stanco di un Tour a due facce

Giù il sipario, dunque, su un Tour dai due volti: dopo 10 giorni stellari, in cui tutti i grandi protagonisti non si sono risparmiati, la corsa più importante del mondo è scivolata poco a poco nella mediocrità. Merito di un immenso campione che, tuttavia, ha dato segni di profonda insofferenza per la prima volta nella sua carriera. Difficile chiedersi cosa sia scattato nella sua mente subito dopo la doppietta sui Pirenei che ha chiuso la partita per la maglia gialla. Non c'è solo la stanchezza per una stagione vissuta sempre al massimo: Tadej Pogačar ha temuto che il ritiro prematuro di João Almeida potesse scalfire la sua acclarata superiorità. Niente di tutto questo è accaduto, sebbene la Visma-Lease a Bike abbia tentato invano di riaprire i giochi. Eppure, la rockstar del ciclismo mondiale ha vissuto in fibrillazione gran parte del Tour, stuzzicando a più riprese Jonas Vingegaard e i suoi compagni di squadra. Un atteggiamento inconsueto per un corridore che è il ritratto della gioia di pedalare in bicicletta e che, invece, ha manifestato a più riprese l'umanissimo desiderio di essere solo e soltanto Tadej. Un episodio isolato? Chissà. L'importante è che ricominci a divertirsi: lo deve anzitutto a sé stesso.

Il Tour degli italiani: Milan e Ballerini i migliori

Capitolo italiani: sapevamo fin dall'inizio che - in assenza di un uomo di classifica - le nostre ambizioni sarebbero state circoscritte ai traguardi parziali. La volata sontuosa di Jonathan Milan a Laval non ha soltanto interrotto la serie negativa di 113 tappe senza vittorie, ma ha definitivamente consacrato lo sprinter friulano sulla massima ribalta del ciclismo mondiale. E la maglia verde della classifica a punti è la più degna conferma del valore di Milan che, pur avendo sofferto sui Pirenei, ha trovato la forza di rilanciarsi nell'ultima settimana, aggiudicandosi anche la frazione di Valence e mettendo al sicuro questo splendido risultato. In verità, abbiamo temuto che Milan potesse essere il parafulmine di un intero movimento, che pure ha appena vissuto lo shock di un campionato nazionale vinto da un corridore ancora (per poco, si spera) senza un contratto da professionista. E invece, nonostante tutto, gli italiani hanno comunque onorato il Tour: lo dicono i 13 piazzamenti nelle top 10 di giornata, i 6 podi complessivi - compreso l'ottimo 3° posto di Edoardo Affini (Visma) nella cronometro di Caen - e le belle prestazioni di Ballerini, di gran lunga il migliore dei nostri alle spalle di Milan. Troppo poco, in ogni caso, per superare lo stato di inerzia del ciclismo tricolore, a cui manca un uomo che possa davvero riconquistare il favore degli appassionati e, soprattutto, riportare l'Italia sulla mappa del nostro sport. Un giudizio che non sarebbe cambiato neppure se Filippo Ganna - costretto ad abbandonare dopo 120 km di corsa per una caduta - avesse arrotondato il bilancio degli azzurri sulle strade francesi.

L'ordine d'arrivo e la classifica finale 

Results powered by FirstCycling.com

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Carmine Marino
<p>Nato a Battipaglia (Salerno) nel 1986, ha collaborato con giornali, tv e siti web della Campania e della Basilicata. Caporedattore del quotidiano online SalernoSport24, è iscritto all'albo dei giornalisti pubblicisti della Campania dal 4 dicembre '23.</p>