Da sinistra a destra: Fem van Empel, Puck Pieterse, Shirin van Anrooij e Silvia Persico impegnate nella CDM a Benidorm © Getty Images
Ciclocross

La nuova generazione che manda in pensione quella vecchia

Pagelle della stagione di ciclocross femminile: Van Empel, Pieterse e Van Anrooij irrompono sulla scena mondiale relegando al ruolo di comparse Brand, Alvarado e Marianne Vos. Silvia Persico trascina il movimento italiano

01.03.2023 10:45

Fem van Empel: 10
Che la perfezione non esista è assioma riconosciuto unanimemente, ma la stagione di Fem qualche dubbio ce l’ha fatto venire. Protagonista dall’inizio alla fine dell’anno, la giovane ma già affermata neerlandese ha messo insieme numeri spaziali, qui riassunti in pochi ma efficaci dati: su 24 gare disputate ne ha portate a casa ben 16, ovvero esattamente i due terzi; spiccano, oltre al Mondiale casalingo di Hoogerheide, l’Europeo di Namur e il Koppenbergcross, ma anche le conquiste delle classifiche generali di Coppa del Mondo e X2O, che nel computo dei successi portano il totale a 18, quasi il 70%. A far risaltare ulteriormente la sua splendida annata, i tanti piazzamenti raccolti qua e là, tra cui anche un deludente - pensate un po’ - bronzo al campionato nazionale. Escludendo il ritiro per caduta in Val di Sole, questo è il suo peggior risultato stagionale insieme all’altro terzo posto raccolto in quel di Zonhoven, al termine di una prova per lei tecnicamente maledetta.
Ciò che va oltre alle spicce cifre sono le sensazioni che ha lasciato ogniqualvolta abbia indossato il dorsale sulla schiena: una superiorità spesso talmente evidente da risultare quasi noiosa l’ha resa dominatrice non meno della freddezza palesata in situazioni di equilibrio. In ogni caso la cifra tecnica dei suoi successi è equamente divisibile fra una potenza unica nel panorama mondiale (o quasi) ed una caparbietà e forza mentale dai pochi pari; queste doti, unite ad una tecnica ottima seppur non eccellente, consegnano agli occhi degli spettatori la dimensione di Fem van Empel, la crossista simbolo del 2022-2023. Per lei che quest’anno ha davvero vinto tutto, non dovrebbe essere un problema trovare nuovi stimoli e motivazioni nei prossimi mesi, visto che la prima stagione su strada con la casacca della Jumbo-Visma e i duelli in MTB con note avversarie sono all’orizzonte. L’attenzione però, si presume, rimarrà alta anche nel ciclocross: nel 2023-2024 Fem avrà pur sempre un’iride da nobilitare e un campionato nazionale da conquistare per la prima volta. Inoltre, la rivalità con le ormai storiche connazionali e coetanee le fornirà ulteriore energia e impulso a performare sempre al meglio nella disciplina invernale.

Puck Pieterse: 9
Rimanendo in ambito orange e proprio con coloro che sono nate nel 2002, un giudizio lusinghiero non può essere negato a Puck Pieterse. Lei che aveva trascorso tutta la passata stagione a raccogliere esclusivamente piazzamenti e vedersi puntualmente battuta dalle rivali, per poi avere la meglio nell’ora più importante a Fayetteville, è finalmente riuscita in questo 2022-2023 a sbloccarsi anche tra le élite. Alla vittoria impressionante di Overijse ne sono seguite molte altre, su tutte quella a Zaltbommel con cui si è laureata campionessa dei Paesi Bassi, ma anche molti altri podi di rilevanza non trascurabile, e qui la mente non può che andare all’argento iridato di Hoogerheide, giornata in cui Pieterse ha avuto la conferma di quel che si sapeva già da mesi: a parte Van Empel (e Van Anrooij) nessun’altra atleta può al momento rivaleggiare con lei e difficilmente nel futuro prossimo si osserverà un netto cambio di paradigma. Il passaggio ad annata in corso dalle under alle élite è stato quantomeno azzeccato – nel frattempo aveva passeggiato a Namur conquistando la maglia a stelle di categorie – e ha testimoniato il desiderio di nuove sfide di Puck, interessata ora, dopo aver vinto quasi tutto nelle categorie giovanili, a conquistare anche il mondo delle grandi. Nei percorsi dal tanto dislivello e dalle condizioni impervie è già la numero uno e tecnicamente non c’è nessuna che possa tenerle testa. Sotto altri aspetti, la corsa a piedi per esempio, ma anche quelli tattici, può migliorare ulteriormente e cercare nei prossimi anni di sottrarre alla connazionale Van Empel il trono di regina del ciclocross. Intanto, tra la primavera e l’estate, anche lei si impegnerà con la sua Alpecin-Fenix sia su strada che soprattutto su MTB, disciplina in cui può puntare a traguardi ambiziosi.

Shirin van Anrooij: 9
La terza portatrice della rivoluzione giovanile del cross femminile (quello maschile ne ha incontrata una ancora più netta tra il 2014 e il 2017 con l’avvento di Van Aert, Van der Poel, Sweeck, Aerts, Vanthourenhout, Iserbyt che si sono uniti al vertice della disciplina ad un giovane Van der Haar consacratosi giusto il biennio precedente; ma oltre a loro anche Merlier, Vermeersch ed altri che si stanno imponendo anche nel ciclismo su strada). A differenza delle due succitate, però, Shirin ha preferito rimanere ancora un po’ tra le under con l’obiettivo di compiere un ulteriore passo verso quella che sarebbe una tripletta dal sapore storico particolare: prima donna a vincere il titolo mondiale sia da junior che da under 23 che soprattutto da élite (lo scalino che le manca da salire è proprio quello più impegnativo). In parallelo ha anche potuto affermarsi come migliore crossista nelle gare sabbiose al piano superiore, detronizzando in tutte le occasioni sia Pieterse che Van Empel. Durante il periodo di Natale, inoltre, le sue prestazioni, che già normalmente le consentivano di ottenere agevolmente un podio e di duellare con le altre 2002 per la vittoria, hanno subito un incremento vertiginoso, consentendo all’allieva di Sven Nys di raccogliere vittorie in serie. Con il passaggio tra le élite a partire dalla prossima stagione le sue sfide con Fem e Puck caratterizzano anche le gare più prestigiose e come abbiamo ormai compreso Shirin è crossista da grandi appuntamenti.

Ceylin Del Carmen Alvarado: 8             
L’anno della rinascita. In poche parole sono condensati i mesi vissuti dalla caraibica, reduce da un paio di stagioni davvero terribili dopo che nel 2019-2020 era salita sul tetto del mondo. Al di là dei risultati – pur ottimi – raccolti, ciò che è davvero importante è il suo essersi del tutto ritrovata, aver nuovamente raggiunto con costanza un livello che le appartiene per natura dato il suo talento innato per il ciclocross. Non sempre è riuscita a star dietro alle tre succitate, anzi, davvero raramente ha potuto anche solamente tentare di metter loro i bastoni fra le ruote, ma approfittando dei – tanti, a dire il vero – spazi vuoti lasciati da Van Empel, Pieterse e Van Anrooij ha messo insieme la bellezza di sedici podi (tra cui cinque vittorie, spiccano Middelkerke e Niel) e ha trionfato per la seconda volta in carriera nel Superprestige (la prima fu ovviamente nel 2019-2020). Inoltre è salita sul podio sia all’Europeo di Namur che al campionato neerlandese di Zaltbommel, seconda in entrambe le occasioni, dimostrando un buon rapporto con le gare da maglia e medaglia. L’aver corso molto più delle giovani connazionali le ha sicuramente tolto qualcosa negli scontri diretti, ma comunque sarebbe stato difficile migliorare i propri piazzamenti, anche alla luce dell’andamento del Mondiale di Hoogerheide (concluso al quinto posto) dove, pur dopo un lungo periodo di riposo e dunque completamente fresca, Ceylin non è nemmeno andata vicino a tenere le ruote di Van Empel e Pieterse. Da ciò che ha ritrovato in questa stagione, e cioè potenza nei segmenti pianeggianti, agilità in salita e buon passo a piedi, e dalla tecnica sublime che non l’ha mai abbandonata, si può partire per raggiungere vette inesplorate nelle prossime annate.

Silvia Persico: 7.5
La stagione stradale si sta piano piano prendendo sempre più spazio all’interno del calendario della bergamasca e non deve quindi sorprendere il numero, basso, di cross disputati (appena undici, ma conditi da ben sei vittorie e dieci top five, peggior piazzamento il sesto posto a Diegem). La qualità di questi, però, è sempre alta e gli obiettivi principali sono rimasti quelli del 2022, ovvero Campionato Nazionale e Campionato del Mondo. In quel di Ostia ha confermato il tricolore senza alcun patema, mentre a Hoogerheide ha peggiorato di una posizione il piazzamento di Fayetteville, ma non per questo si può parlare di calo nel confronto con la scorsa stagione. La concorrenza, infatti, era addirittura più di livello rispetto alla rassegna americana, e in generale il rendimento tenuto da Persico nei suoi due mesi di attività è stato di gran lunga migliore rispetto al 2021-2022 in cui era cresciuta con il trascorrere delle corse ma non si era costantemente piazzata nelle prime cinque in tutti i cross più prestigiosi delle festività natalizie, centro di gravità permanente della stagione fiamminga. Ha inoltre dato prova più volte di essere irresistibile in percorsi non troppo tecnici ma dove la potenza e la capacità di rilanciare sono fondamentali. La prova di Benidorm (Spagna, fine gennaio) è in particolare una buona rappresentazione e sintesi dell’annata di Silvia; terminata in quarta piazza, è stata l’unica capace di reggere il passo delle tre fuori categoria di cui si è parlato sopra. In vista del prossimo anno e soprattutto del Mondiale 2024 di Tabor, a cui la nuova portacolori della UAE punterà sicuramente, come ci ha confessato poco tempo fa il CT Daniele Pontoni nell’intervista che ci ha concesso, una conferma ce l’abbiamo: l’Italia avrà sicuramente da giocarsi una carta da medaglia, che, nelle giuste condizioni, può anche sognare qualcosina in più, e chissà che…  

Lucinda Brand: 6
La regina assoluta e assolutista degli ultimi due inverni è stata destituita e già questo, considerando che le aspettative erano ovviamente altissime, basterebbe per darle un’insufficienza. C’è però un evento che rappresenta senz’altro lo spartiacque della sua stagione ed è proprio per questo che non è giusto bocciarla senza possibilità di appello; il 22 ottobre, nella ricognizione della prima prova europea di CDM in quel di Tabor, Lucinda si ruppe il polso destro, interrompendo bruscamente dopo poco più di un mese l’attività da crossista. Fino ad allora, però, aveva tenuto testa ad una fantasmagorica Van Empel, che pure era uscita vincitrice nella maggior parte dei duelli stagionali ma non da dominatrice. Brand, insomma, sembrava destinata a lottare per tutto l’inverno con le arrembanti 2002, ma quell’infortunio ha messo una pietra tombale su questa speranza. Troppo complicato, poi, nel bel mezzo della stagione, seppur puntando dichiaratamente a CN e Mondiali già dal rientro novembrino, rimettersi in sesto con gli allenamenti e recuperare tutto l’arretrato. Oltretutto, proprio quando sembrava aver ripreso un buon colpo di pedale, con l’eccezione della pessima partenza che è stata una costante della sua stagione, la malattia l’ha rallentata, costringendola a ripartire quasi da zero a metà dicembre. Una rincorsa tutt’altro che ideale per il Campionato Mondiale, dove però Brand ha tirato fuori gli artigli dimostrandosi una leonessa che raramente manca gli obiettivi che si era prefissata. Con quell’agognato bronzo, Lucinda ha raddrizzato una stagione fino ad allora nettamente negativa, soprattutto perché l’aveva vista lontana dai livelli di Van Empel e compagnia. Dal 2023 le si chiederà però di ritrovare la gamba che le aveva permesso di stravincere tutto negli ultimi due anni e sistemare alcuni problemi nella guida che sono tornati a galla dopo un triennio molto positivo.

Annemarie Worst: 6
Un po’ come per Alvarado, anche Worst ha vissuto una stagione in ripresa, seppur non netta come quella della connazionale e sebbene i problemi fisici non l’abbiano del tutto abbandonata. Tra il Campionato Europeo di Namur di inizio novembre, concluso con un ritiro, e la prova di Exact Cross a Mol, lo Zilvermeercross, di fine dicembre, la portacolori della 777 ha passato quasi due mesi ai box per un brutto infortunio al ginocchio. Una volta tornata, però, è riuscita a rimettersi in sesto e riprendere il filo con i buoni risultati ottenuti nelle prime settimane di corsa. Dovendole trovare una pecca evidente rispetto al 2020-2021 e al 2021-2022, il suo inverno è mancante di una vittoria in una delle tre grandi challenge o di una prestazione maiuscola come quella fornita al Mondiale di Ostenda; le medaglie per lei stanno a zero, infatti, e anche i piazzamenti nelle generali delle varie classifiche non sono di vertice, in gran parte a causa dello stop succitato. Nonostante ciò, però, un miglioramento complessivo c’è stato e il lieve peggioramento dei risultati in alcuni ambiti si può quasi pienamente ascrivere all’arrivo delle nuove leve che si sono subito imposte a capo del circus.

Denise Betsema: 5
Parola d’ordine stanchezza. Da dicembre in avanti l’atleta della Pauwels è sembrata trascinarsi una gara dietro fino all’epilogo della stagione, senza mai riuscire ad incidere con qualche acuto. In un ciclocross femminile dove ormai le big partecipano quasi solo alle gare di Coppa e le atlete come Brand e Alvarado sono anch’esse costrette di conseguenza a selezionare gli obiettivi, per Betsema non è più possibile sostenere quasi 40 gare a stagione senza che la brillantezza ne risenta. Via via che l’annata è entrata nel vivo lei si è sempre più allontanata dal vertice della disciplina ed è arrivata nei mesi di dicembre, gennaio e febbraio a faticare per battere, nemmeno sempre, atlete che a parità di condizione non avrebbe problemi a lasciarsi alle spalle. Nemmeno nelle sue gare sabbiose si è avvertito un cambio di tendenza; dopo il mese di novembre il calo è stato tanto netto quanto prevedibile, visto che i segnali di stanchezza erano visibili già da tempo e le annate passate fungevano da indizio. Praticamente assente anche la sua quasi proverbiale spinta da seduta in piano e abilità nei percorsi con i “panettoni”. Da rivedere il suo calendario in vista del 2023-2024, l’intento di correrle tutte è sicuramente nobile, ma purtroppo non paga dividendi sul piano sportivo.

Marianne Vos: 4.5
Lo scenario da sogno sarebbe stato vederla sfidare le nuove leve della nazione dei tulipani, ma purtroppo l’infortunio all’arteria pelvica che l’aveva già limitata un paio d’anni fa si è messo di traverso ai suoi piani (e anche a quelli del pubblico, che sicuramente si sarebbe divertito osservando una vera e propria sfida generazionale tra la più grande di tutti i tempi e tre potenziali eredi). Marianne è stata quindi obbligata a trascinarsi per gran parte della stagione, prima di decidere saggiamente di interrompere anzitempo il suo programma ed andare sotto i ferri anche in vista delle classiche di primavera. I buoni finali che è riuscita a tirar fuori in talune prove, come a Maasmechelen, Beekse Bergen e il Duinencross, facevano sperare in una ripresa, ma, come detto, di fronte a un problema fisico così grave non c’è stato nulla da fare, nemmeno con la classe unica di Vos. Solamente a Kortrijk, favorita da un percorso non fangoso, scorrevole, poco tecnico e adattissimo al suo profilo di crossista a mezzo gas, è riuscita addirittura ad imporsi davanti ad Alvarado e onorare almeno in un’occasione la sua ottava maglia arcobaleno di una carriera splendida e infinita. Vos non ha più nulla da dimostrare, ma sarebbe bello rivederla almeno per un ultimo inverno al top, come nel 2021-2022, a cercare di rimettere al proprio posto le giovani connazionali quasi altrettanto ricche di classe.

Inge van der Heijden: 7.5
L’annata dell’affermazione definitiva. Seconda nel SP e quarta nella CDM, le è mancato solamente un successo di peso. Alle spalle dei mostri sacri è senz’altro la più competitiva al mondo, capace di primeggiare non solo nei percorsi sabbiosi a lei tanto cari, ma anche in quelli veloci e poco impegnativi e in quelli fangosi, incontrando qualche difficoltà in più di fronte alle “lunghe salite” presenti in alcuni circuiti del circus. La sua nuova sfida, oltre a sbloccarsi in CDM, SP o X2O, sarà anche, ora che è stata trovata la costanza a livelli elevati, compiere un ulteriore passetto in avanti che la porti – solamente sui “suoi” tracciati è chiaro – al livello di Van Empel, Van Anrooij e Pieterse.

Aniek van Alphen: 6.5
Anch’essa instancabile quanto e persino più di Betsema, ha preso parte a quaranta gare, un numero quasi inimmaginabile nell’epoca moderna del ciclocross femminile. Ma al di là della quantità, ciò che fa brillare la sua stagione sono gli innumerevoli piazzamenti in top ten, con pochissime eccezioni all’interno di un filotto di quinti, sesti, settimi, ottavi, noni e decimi posti. A coronare il tutto, e a riequilibrare la sfortuna materializzatasi nel contagio Covid che le ha impedito di prendere parte al Mondiale di Hoogerheide particolarmente sentito dalle neerlandesi, la vittoria nel Superprestige di Boom, la sua prima in una challenge, ottenuta battendo Betsema, Van Anrooij (!) e Alvarado. La più grande dote di Aniek è sicuramente l’abilità tecnica; grazie alla buona guida, la portacolori della 777 può permettersi di perdere qualcosina in altri fondamentali della disciplina limitando comunque i danni.

Kata Blanka Vas: 4
Il buon inizio di stagione e il bronzo europeo a Namur non possono salvare un 2022-2023 disastroso per la magiara. Dal periodo natalizio in poi si è assestata su un livello di gran lunga inferiore a quello che il suo talento le consentirebbe di raggiungere, facendo registrare un peggioramento preoccupante rispetto alle stagioni precedenti, in linea con la tutt’altro che esaltante estate stradale. A lei, che fino a dodici mesi fa sembrava destinata a dover duellare per lustri con le quasi coetanee dei Paesi Bassi, questo passo indietro multiplo deve far riflettere sulle scelte effettuate negli ultimi anni che, per ora, non hanno dato i frutti sperati, tutt’altro. Vas è appesantita in ogni percorso e la corsa a piedi rimane un tallone d’Achille a cui è davvero difficile rimediare. La attendiamo nuovamente in campo a ottobre, nella speranza che nel frattempo abbia almeno ritrovato il giusto colpo di pedale.

Laura Verdonschot: 7
Da qualche tempo sembrava ormai finita nel dimenticatoio a causa di un calo molto preoccupante del suo rendimento, ma questa stagione l’ha riabilitata come crossista di alto livello, seppur non ovviamente di primissima fascia. La ripresa è partita dai tanto a lei cari cross sabbiosi come Anversa e Koksijde, unici contesti in cui si è fatta valere anche negli anni bui, ma si è presto allargata ai tracciati più disparati, basti vedere i piazzamenti raccolti nel post-Mondiale, tutti all’interno della top ten.

Clara Honsinger: 5
Semplicemente invisibile. Non aiutata nemmeno dal meteo molto clemente di quest’inverno, la campionessa americana non si è mai messa in evidenza, raccogliendo buoni risultati solamente nelle sue gare, vale a dire quelle dal dislivello maggiore come Koppenbergcross, Druivencross, Gavere e GP Sven Nys. Non è comunque riuscita a bissare i podi delle scorse stagioni (alcune volte nel 2020-2021 e nel 2021-2022 aveva anche sfiorato la vittoria e a Oudenaarde era giunta prima in cima al Koppenberg), a riprova di una condizione generale non eccezionale. Miglioramenti nei tracciati scorrevoli o in partenza non se ne sono visti e infatti è finita spesso nelle retrovie. Insomma, una stagione dai risvolti esclusivamente negativi.

Zoe Backstedt: 8.5
Dopo il primo mese di attività la gallese non aveva palesato chissà quali miglioramenti, eppure, a distanza di non troppe settimane dal suo quinto posto nell’Europeo U23 di Namur, ci troviamo a descrivere una situazione completamente ribaltata. Da quando ha ritrovato il suo amatissimo fango a Merksplas e Overijse si è trasformata, prendendosi di forza un posto tra le migliori dieci crossiste al mondo anche nei percorsi filanti come Benidorm, Besançon e Hoogerheide, dove ha colto un argento meritatissimo tra le under dal peso specifico elevatissimo, restando per lunghi tratti vicina ad una Van Anrooij travolgente. Date queste premesse, per Backstedt il futuro sembra assai radioso e la sua ambizione dovrebbe essere quella di sfidare le colleghe orange al massimo livello tra qualche anno, non prima però di essersi aggiudicata l’iride anche tra le U23 a Tabor, nel 2024.

Sanne Cant: 6
Quattordicesimo titolo belga consecutivo messo in cascina, per il resto poco altro da segnalare, se non che il suo declino iniziato dopo la vittoria del Mondiale di Bogense non si è interrotto. Tanto da indurre la campionessa di Anversa a rinunciare alla rassegna iridata di Hoogerheide per preparare le classiche su strada. Miglior momento della sua stagione quello successivo allo stop dicembrino grazie al quale i suoi risultati hanno subito una crescita verticale. Il fine carriera potrebbe non essere affatto lontano.

Pauline Ferrand-Prévot: 4
Sulla scia dei grandi successi ottenuti d’estate fra mountain bike e gravel, la francese ex-campionessa del mondo si presentava ai nastri di partenza della stagione con ambizioni importanti e le prime uscite, seppur segnate dalla sfortuna, facevano ben sperare. Ben presto però il dolore all’anca è divenuto insopportabile in corsa e l’ha costretta ad interrompere anzitempo la stagione, conclusa con un nulla di fatto dopo piazzamenti che non rendono onore alla grande crossista che è stata e che, forse, alla luce di questi problemi ma anche dell’aumento della concorrenza, non sarà più.

Sara Casasola, Rebecca Gariboldi, Francesca Baroni: 7
Sara ha iniziato la stagione tra Italia e Svizzera raccogliendo ottimi risultati e sulla scia di alcuni successi è arrivata a Namur carica a mille per l’Europeo, ottenendo un quinto posto assolutamente insperato alla vigilia della corsa. Il prosieguo della stagione è stato caratterizzato da alti e bassi, ma l’exploit della Cittadella non si è più ripetuto. Al Mondiale è stata autrice di una buona gara conclusa con un onorevole dodicesimo posto.
Baroni e Gariboldi hanno fatto esperienza in Belgio – soprattutto Francesca, la quale corre proprio con una squadra belga – e hanno trovato la loro dimensione nei pressi del decimo posto delle competizioni di Superprestige e X2O, un buon livello da cui partire per cercare di migliorarsi ulteriormente nelle prossime stagioni, dato che entrambe hanno in canna prestazioni persino più brillanti.

 

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