
Bentornato Álvaro! Hodeg torna a vincere dopo tre anni e mezzo
Vittima di un gravissimo incidente in allenamento a dicembre 2021, il colombiano non era più riuscito a vincere. Dopo il lungo digiuno si è laureato campione panamericano
Tredicesimo appuntamento dell’anno con Mondo Continental. In questa puntata: Belgrade Banjaluka, Tour of the Gila, Campionati Panamericani, Rutland-Melton CiCLE Classic, Tour of Bostonliq e Álvaro Hodeg, di nuovo vincente dopo quasi quattro anni di digiuno
Le corse della settimana
Belgrade Banjaluka

In settimana si è disputata la Belgrade Banjaluka, corsa a tappe di quattro giorni che prende il via dalla capitale serba, prima di spostarsi, dalla seconda frazione, in Bosnia-Erzegovina. Quest’anno al via c’erano ventidue squadre: dodici Continental, sette formazioni dilettantistiche, le selezioni nazionali di Serbia e Macedonia e una rappresentativa dei Balcani.
La prima frazione, molto breve e quasi completamente priva di difficoltà altimetriche, si è rivelata la più veloce della storia della corsa, con una media superiore ai 53 km/h. Come da pronostico si è conclusa in volata e il più rapido è stato Tobiasz Pawlak (Voster ATS). Il polacco ha superato Dušan Rajović (Nazionale Serbia) e Nikiforos Arvanitou (Selezione Balcani) e si è preso la prima maglia di leader.
Anche la seconda tappa era abbastanza semplice e terminava con un minicircuito finale di 4 km da ripetere tre volte. È stata nuovamente volata e Dušan Rajović si è preso la rivincita, centrando la classica accoppiata tappa e maglia. Il serbo, tesserato per la Solution Tech-Vini Fantini, ha avuto la meglio su Patryk Stosz (Voster ATS) e Mihajlo Stolić (United Shipping).
La terza frazione era la più impegnativa della corsa, con una salita di 4 km che terminava ai -3 e l’ultimo km che tornava a tendere all’insù. Non c’è stata molta selezione, ma nello sprint ci sono stati diversi buchi e soltanto i primi sei sono stati accreditati dello stesso tempo. Il campione neozelandese Paul Wright (Factor) ha lanciato la volata da lontano ed è riuscito a resistere alla rimonta del capoclassifica Dušan Rajović, che ha, comunque, incrementato il proprio margine nella generale. Nikiforos Arvanitou ha completato il podio di giornata.
L’ultima tappa presentava l’unica difficoltà, comunque tutt’altro che insormontabile, a metà percorso e nel finale prevedeva quattro giri di un circuito di 5 km. Nessuno è riuscito a sfuggire al controllo nel gruppo e, ancora una volta, tutto si è concluso con una volata generale. Dušan Rajović si è confermato il più forte e si è imposto per la seconda volta, battendo i polacchi Bartłomiej Proć (Run&Race-Wibatech) e Radosław Frątczak (Voster ATS).
Con due vittorie e due secondi posti, Dušan Rajović ha, ovviamente, conquistato il successo finale, con 22” su Paul Wright e 24” sul miglior giovane della corsa, Nikiforos Arvanitou. Adam Kuś (Monogo Lubelskie Perła Polski) si è laureato re degli scalatori, mentre la classifica degli sprint intermedi ha premiato Cătălin-Luca Câmpean (United Shipping). La ATT Investments, infine, si è aggiudicata la graduatoria a squadre.
Tour of the Gila

In settimana è andata in scena la trentasettesima edizione del Tour of the Gila, che anche quest’anno è l’unica corsa a tappe internazionale a disputarsi negli Stati Uniti. Nei cinque giorni di gara, tredici formazioni dilettantistiche (poi diventate dodici perché il Team Gesprom Evolution non ha preso il via) hanno sfidato cinque Continental.
La gara si è aperta con una cronometro di 26 km dal percorso molto ondulato, anche se le salite presenti non erano eccessivamente dure, e con pochissima pianura. A far segnare il miglior tempo è stato Eric Brunner (Competitive Edge), attuale campione panamericano di ciclocross. Il ventiseienne ha preceduto di 4” Owen Wright (Canel’s-Java) e di 17” Caleb Classen (Project Echelon), andando a indossare la prima maglia di leader.
La seconda frazione prevedeva l’arrivo in salita più impegnativo della corsa, con il traguardo situato ad oltre 2000 metri di altitudine, ma nel resto del percorso non c’erano asperità. Il più forte è stato l’ex corridore della Petrolike José Ramón Muñiz (Olinka Specialized). Il messicano ha tagliato il traguardo con 6” di margine su Kieran Haug (Project Echelon), che si è consolato con la maglia di leader, e 28” su Robinson López (GW Erco Shimano).
La terza tappa prevedeva diverse salite, ma tutte abbastanza brevi e con pendenze pedalabili. Circa sessanta corridori sono arrivati a giocarsi il successo in volata e l’Olinka Specialized ha centrato il secondo successo consecutivo con Fausto Esparza. Il diciannovenne ha superato il colombiano Brandon Rojas (GW Erco Shimano) ed Eric Brunner. Kieran Haug ha conservato la maglia di leader.
La quarta frazione consisteva in un classico criterium americano: un circuito cittadino lungo meno di 2 km da ripetere per quaranta volte. L’inevitabile volata di gruppo ha premiato Eric Brunner, che ha costretto Brandon Rojas ad accontentarsi nuovamente della piazza d’onore. José Ramón Muñiz ha completato il podio di giornata, mentre Kieran Haug è rimasto in testa alla classifica generale.
L’ultima tappa doveva essere la più dura, ma, a causa di forti raffiche di vento, è stata accorciata di oltre cinquanta chilometri e sono state rimosse le salite più dure. I distacchi fra i primi sono stati limitati, ma, comunque c’è stata un po’ di selezione: si è imposto Robinson López, che ha battuto Adam Lewis (Skyline). Kieran Haug ha chiuso terzo, con un ritardo di 2”.
Il taglio di percorso ha fatto sì che non ci fossero modifiche sostanziali nella generale e, così, Kieran Haug ha conquistato il successo finale (guidando la Project Echelon alla vittoria nella graduatoria a squadre), con 22” su Eric Brunner e 1’09” su José Ramón Muñiz. Jonas Walton (Project Echelon), sesto a 2’29”, è stato il miglior giovane della corsa, Fausto Esparza ha vinto la classifica a punti e Robinson López è stato il re degli scalatori.
Campionati Panamericani

A Punta del Estre, in Uruguay, sono andati in scena i Campionati Panamericani di ciclismo su strada. Pur essendo aperti a tutti i paesi del continente, come spesso accaduto in passato, una nazione importante come il Canada ha scelto di non partecipare, mentre gli Stati Uniti si sono presentati solo alle gare femminili.
In campo maschile, la prova a cronometro ha visto élite e under 23 in gara sullo stesso percorso e con lo stesso chilometraggio, ma con due classifiche separate, mentre la gara in linea dei big misurava circa 50 km in più e si disputava il giorno successivo rispetto a quella dei giovani.
Nella cronometro under 23, c’è stato il dominio dell’argentino Mateo Kalejmann, che ha, così, migliorato il bronzo dello scorso anno. Il ventenne ha fatto segnare un tempo che gli sarebbe valso la medaglia d’argento nella prova élite e ha rifilato distacchi abissali a tutti. Sul podio con lui sono saliti due colombiani della GW Erco Shimano: Juan Diego Quintero ha pagato ben 2’10”, mentre Freddy Avila è finito addirittura a 3’01”.
Tutto secondo pronostico nella prova contro il tempo riservata agli élite: il colombiano Walter Vargas (Team Medellín-EPM), grande favorito della vigilia, ha rispettato i pronostici e ha conquistato il titolo per la sesta volta in carriera. Alle spalle del trentatreenne, con 1’57” di ritardo, ha concluso il suo connazionale Rodrigo Contreras (Nu Colombia), mentre la lotta per il terzo posto è stata serratissima: il brasiliano Diego de Jesus Mendes ha conquistato il bronzo con 2’12” di ritardo, superando di poco gli uruguaiani Thomas Silva (Caja Rural-Seguros RGA) ed Eric Fagúndez (Burgos Burpellet BH), l’ecuadoriano Jonathan Caicedo (Petrolike) e il bermudiano Kaden Hopkins, finiti tutti a meno di 10” dal podio.
Il percorso delle prove in linea di quest’anno era del tutto priva di difficoltà altimetriche e strizzava decisamente l’occhio ai velocisti. Nella gara riservata agli under 23 è andato tutto secondo pronostico e ben sessanta dei settanta partenti sono arrivati insieme nel finale: lo spunto vincente è stato quello del colombiano Jonathan Guatibonza (Nu Colombia), già vincitore in stagione di una tappa della Jamaica International Cycling Classic. L’ex corridore della UAE Team Emirates Gen Z ha avuto la meglio sul connazionale Cristian Vélez (GW Erco Shimano) e sull’idolo di casa Ciro Pérez (Mg.K Vis Costruzioni e Ambiente).
Nonostante un percorso di oltre 200 km, anche la prova in linea élite ha visto un gruppo molto numeroso presentarsi compatto nel finale. La volata è stata condizionata da una caduta, ma alla fine si è imposto comunque il corridore di maggior spessore, il colombiano Álvaro Hodeg (Team Medellín-EPM). Il ventottenne è stato accompagnato sul podio da due costaricensi, il ventiquattrenne Sebastian Brenes (Canel’s-Java) e il ventisettenne Jason Huertas. L’ecuadoriano Cristian Pita (Huansheng-Vonoa) si è dovuto accontentare della medaglia di legno, mentre il campione uscente, il venezuelano Leangel Linarez (Tavfer-Ovos Matinados-Mortágua) si è fermato al sesto posto, battuto anche dall’argentino Leonardo Cobarrubia. Il primo dei professionisti al traguardo è stato Thomas Silva, nono.
Rutland-Melton CiCLE Classic

In una Gran Bretagna in cui il ciclismo è in grande crisi (quest’anno non c’è neanche una Continental registrata nel paese), oltre al Tour of Britain c’è una corsa di un giorno che resiste nel calendario UCI: si tratta della Rutland-Melton CiCLE Classic, che nel 2024 era stata annullata per maltempo. Quest’edizione, invece, è stata baciata dal sole. Al via si sono presentate ben trentatré squadre: quattro Continental, le selezioni nazionali di Gran Bretagna e Scozia, due rappresentative regionali e venticinque formazioni dilettantistiche.
La corsa ha un profilo che ricorda quello del Tro Bro Leon, con tanti strappi e ben undici settori di sterrato. La gara ha preso una chiara fisionomia dopo il primo passaggio a Somerberg, a circa 120 km dal traguardo: undici corridori, fra cui molti dei favoriti della vigilia, si sono avvantaggiati e, nonostante l’enorme distanza dall’arrivo e un vantaggio che, per larghi tratti, non si è dilatato, nessun altro è riuscito a tornare davanti. Il drappello di testa ha perso per strada degli elementi e si era ridotto a sei unità, quando, ai -5, Ben Granger (Mg.K Vis Costruzioni e Ambiente) ha attaccato. Il britannico ha aperto subito un gap importante sugli inseguitori ed è stato subito chiaro che non sarebbe più stato raggiunto.
Il ventiquattrenne, protagonista nelle ultime gare professionistiche italiane, ha conquistato il suo primo successo UCI in carriera, anticipando di 23” i primi inseguitori. Il belga Mathis Avondts (Parkhotel Valkenburg) ha vinto la volata per il secondo posto davanti ai padroni di casa Dylan Hicks (Raptor) ed Edward Morgan (Muc-Off-SRCT). L’irlandese Adam Kelly, compagno di squadra del vincitore, ha chiuso quinto, mentre 5” più tardi è arrivato il secondo portacolori della Parkhotel Valkenburg, Otto van Zanden.
Tour of Bostonliq

Per il secondo anno consecutivo, in Uzbekistan si è disputato il Tour of Bostonliq, una corsa a tappe di tre giorni. Al via erano presenti quindici squadre: sei Continental, le selezioni nazionali di Arabia Saudita, Kazakistan, Turkmenistan e Uzbekistan, tre rappresentative regionali locali e due emiratine.
La corsa si è aperta con una cronometro di 30 km, del tutto priva di difficoltà altimetriche. Il percorso era molto simile a quello della tappa inaugurale dello scorso anno e il vincitore è stato lo stesso: Tegsh-bayar Batsaikhan (Roojai Insurance). Il ventiseienne ha avuto la meglio sul duo della Li Ning Star composto da Cristian Raileanu, staccato di 3”, e Josh Kench, finito a 10”.
La seconda frazione non era particolarmente impegnativa, con un primo tratto in linea, seguito da tre giri e mezzo di un circuito di 30 km. Un attacco di uomini importanti ha messo nel sacco i primi due della classifica generale, che sono arrivati al traguardo con diversi minuti di ritardo. Nel finale due dei fuggitivi si sono avvantaggiati sui compagni di avventura e si sono giocati il successo: si è imposto il giovane Nikita Tsvetkov (Nazionale Uzbekistan), che ha avuto la meglio su Rashid Alblooshi (UAE Ministry of Defence). Andreas Miltiadis (Roojai Insurance) ha completato il podio di giornata, con un ritardo di 16”. Josh Kench è passato in testa alla classifica generale.
L’ultima tappa era più impegnativa e presentava l’arrivo in cima a una salita abbastanza lunga, anche se con pendenze irregolari. Gli ultimi 1500 metri, però, salivano costantemente intorno al 10%. A vincere è stato nuovamente Nikita Tsvetkov, che si è confermato il più interessante prospetto del ciclismo uzbeko. Il ventenne ha preceduto di 1” Tegsh-bayar Batsaikhan e Rudolf Remkhi (Vino-North Qazaqstan).
Josh Kench ha conquistato il successo finale, regalando alla Li Ning Star la terza corsa a tappe della stagione. Il neozelandese ha preceduto di 17” Andreas Miltiadis e di 1’07” Nikita Tsvetkov. La Roojai Insurance si è aggiudicata la graduatoria a squadre.
Le Continental tra i big

Vorarlberg e JCL Team Ukyo sono state le uniche Continental a prendere parte al Tour of the Alps, ma, nonostante vari tentativi di fuga, non sono riuscite a lasciare il segno: Colin Stüssi è stato il migliore in classifica generale, con un venticinquesimo posto a oltre mezz’ora da Michael Storer che non entrerà nella storia, mentre Nahom Zeray ha centrato il miglior risultato di tappa, concludendo diciannovesimo nella seconda frazione.
Molto più ampia la partecipazione di compagini di terza divisione alla Vuelta Asturias: erano al via la spagnola Illes Balears Arabay, la portoghese Anicolor/Tien 21, la guamaniana EuroCyclingTrips-CCN, la rumena MENtoRISE Teen CCN, la tedesca MYVELO, la filippina Victoria Sports e la canadese XSpeed United. Un corridore ha fatto nettamente meglio dei pari categoria: Alexis Guerin. Il francese della Anicolor/Tien 21 è riuscito a concludere al terzo posto finale, grazie alla grande prestazione nell’ultima frazione, in cui ha ottenuto il medesimo piazzamento.
L’UCI ha annunciato una novità di ciclomercato abbastanza sorprendente: l’austriaco Markus Freiberger, che aveva annunciato il ritiro alla fine del 2022 (ma la cui ultima gara internazionale risale addirittura al 2019) tornerà in gruppo. Il ventinovenne rientrerà con la maglia della Hrinkow Advarics, la stessa squadra in cui aveva militato negli ultimi cinque anni di carriera (2018-2022).
Il ritratto della settimana: Álvaro José Hodeg

Dopo sette stagioni nel WorldTour, Álvaro José Hodeg è stato costretto a scendere nel mondo Continental e ha firmato con la più importante delle formazioni del suo paese, il Team Medellín-EPM. Al momento, l’unica gara disputata con la nuova maglia è stata il Tour of Hainan, corsa a tappe cinese in cui ha raccolto un quinto posto nella prima frazione e un settimo nell’ultima. Visto il percorso privo di difficoltà altimetriche e l’impossibilità di affidarsi ai professionisti, impegnati nelle corse europee, la nazionale colombiana ha scelto di puntare su di lui per i Campionati Panamericani e la scelta si è rivelata vincente.
Il ventottenne era di gran lunga il corridore di maggior spessore al via e ha legittimato il ruolo di favorito, conquistando la medaglia d’oro e ritrovando quella vittoria che gli mancava da più di tre anni e mezzo. Per un velocista che in carriera ha saputo battere gente come Tim Merlier, Jasper Philipsen, André Greipel e Sam Bennett, mettersi alle spalle Sebastian Brenes e Jason Huertas dovrebbe sembrare quasi automatico, ma le lacrime versate nell’intervista post gara dimostrano che questo successo rappresenta molto più di quello che dice l’ordine d’arrivo.
Il colombiano, infatti, vinse ben quindici corse nei suoi primi quattro anni da professionista, ma fu vittima di un grave incidente nel dicembre 2021 e da allora non era più riuscito a essere competitivo, non andando mai oltre il quinto posto in corse internazionali. Anche se la concorrenza non era di altissimo livello, il titolo panamericano ha un valore simbolico altissimo: oltre a rappresentare il ritorno alla vittoria dopo anni difficili, lo porterà, per i prossimi dodici mesi, a vestire una maglia rappresentativa, cosa che gli darà certamente la spinta morale che gli serviva. A ventotto anni, non è troppo tardi per pensare di tornare ai massimi livelli.
Álvaro Hodeg ha origini scozzesi: il suo cognome, infatti, deriva da un’errata trascrizione di Hodge all’arrivo della sua famiglia in Colombia. Da bambino giocava a calcio, ma si spostò verso il ciclismo dopo un infortunio al ginocchio. Nella categoria junior si dedicò principalmente alla pista: vinse due titoli panamericani nella velocità a squadre e il titolo colombiano nella stessa specialità, nel chilometro e nel keirin.
Per il passaggio tra gli under 23 si accasò in una formazione dilettantistica, la Coldeportes-Claro, mettendo un po’ da parte l’attività nei velodromi. Nel primo anno nella categoria disputò una sola corsa internazionale, la prova in linea di Campionati del Mondo, che non portò a termine. Anche nella seconda stagione tra gli under 23 fu impegnato principalmente in gare dilettantistiche e si portò a casa tre vittorie di tappa nella Vuelta a Chiriquí. Ancora una volta la sua unica corsa UCI fu la prova in linea dei Campionati del Mondo, in cui raccolse un onorevole dodicesimo posto.
Nel 2017 il colombiano fece il suo esordio nel mondo Continental, con la Coldeportes-Zenù, limitandosi, con il suo team, ad apparizioni in gare del calendario dilettantistico (vinse una tappa della Vuelta al Valle del Cauca). Nelle corse UCI si mise in luce con la maglia della nazionale: al Giro d’Italia under 23 conquistò la maglia blu dell’intergiro, mentre al Tour de l’Avenir centrò uno splendido successo di tappa. Entrato in orbita Quick Step, disputò diverse gare belghe con una formazione satellite (arrivando anche al secondo posto nel GP Stad Sint-Niklaas) e, a fine anno, prese parte a diverse gare professionistiche come stagista nel team WorldTour.
Nella stagione successiva passò a tutti gli effetti alla Quick Step e si dimostrò subito pronto, imponendosi per tre volte nel massimo circuito: conquistò, infatti, tappe alla Volta a Catalunya, al Tour de Pologne e al Presidential Tour of Turkey. Fuori dal calendario WorldTour, riuscì a imporsi in altre due occasioni: fu il più veloce in una frazione del Deutschland Tour e, soprattutto, in una corsa di un giorno belga, la Handzame Classic. Chiuse anche al terzo posto una gara di buon livello come il GP Fourmies.
Nel 2019 Hodeg vinse nuovamente nel WorldTour, imponendosi in una tappa del BinckBank Tour. Al di fuori del massimo circuito inanellò successi a ripetizione: conquistò una frazione del Colombia 2.1, una del Tour of Norway, l’Heistse Pijl, due tappe e la classifica a punti dell’Adriatica Ionica Race e lo Sparkassen Münsterland Giro. Sfiorò anche il bis alla Bredene Koksijde Classic (ex Handzame), in cui si fermò al terzo posto, e partecipò per la prima volta alla prova élite dei Campionati del Mondo.
L’anno successivo, nella stagione maggiormente condizionata dalla pandemia, non conquistò successi, ma si confermò ad alto livello, con tanti buoni piazzamenti. Prima della sospensione delle gare, ottenne due terzi posti di tappa alla Vuelta a San Juan e due secondi e un terzo al Tour Colombia 2.1, mentre, dopo il rientro, concluse in seconda posizione una frazione del Tour Poitou-Charentes e una del Tour de Slovaquie. Concluse la sua stagione partecipando al primo GT della sua carriera, il Giro d’Italia: riuscì a portare a termine la corsa e ottenne il miglior risultato, un terzo posto, nella tappa con arrivo a Rimini.
Nel 2021 il colombiano ritrovò il successo, imponendosi in una tappa del Tour de l’Ain, in una del Tour de Slovaquie e al GP Marcel Kint. Fallì l’appuntamento con la vittoria nel WorldTour, fermandosi al secondo posto in una frazione del Tour de Pologne e al terzo in una del Benelux Tour. A fine stagione partecipò nuovamente ai Campionati del Mondo, ma, su un percorso non troppo adatto alle sue caratteristiche, non portò a termine la prova.
Nella stagione seguente si trasferì alla UAE Team Emirates, pronto a formare un grande terzetto di velocisti colombiani con Fernando Gaviria e Juan Sebastián Molano, ma non partecipò ad alcuna corsa. Nel precedente mese di dicembre, infatti, era stato vittima di un grave incidente in allenamento e il percorso di recupero si era rivelato molto difficile: fu sottoposto a svariati interventi chirurgici e solo all’inizio di aprile era stato in grado di tornare a camminare, dopo essere rimasto per diversi mesi sulla sedia a rotelle.
Nel 2023 Hodeg riuscì, finalmente, a tornare in gara: nel mese di aprile prese parte al Giro di Sicilia, centrando un incoraggiante ottavo posto nella seconda tappa. In una stagione in cui la priorità era ritrovare il ritmo, fu in grado di ottenere altre quattro top ten: fu quinto in una frazione del Tour de Hongrie, ottavo al GP de Fourmies e quinto e sesto in due tappe del Presidential Tour of Türkiye.
L’anno scorso è stato confermato dalla UAE, ma ha ottenuto risultati peggiori. Ha centrato subito una top ten nel WorldTour, chiudendo in settima posizione la terza tappa del Tour Down Under, ma nel resto della stagione non è riuscito a ripetersi su quei livelli: l’unico altro piazzamento nei primi dieci è stato il nono posto nella seconda frazione del Tour de Hongrie. In un’annata tutt’altro che esaltante si è tolto almeno una piccola soddisfazione: partecipando alla Parigi-Roubaix ha fatto il suo esordio in una classica Monumento.
Con il passaggio al Team Medellín-EPM, Álvaro Hodeg avrà sicuramente meno pressioni e, dopo la prima vittoria post incidente, potrà sicuramente aspirare ad altri successi, dato che non dovrà confrontarsi con gli squadroni WorldTour. Al momento non si sa in quale corsa mostrerà per la prima volta la maglia di campione panamericano: la sua squadra sta disputando la Vuelta Bantrab senza di lui e la prossima gara in calendario dovrebbe essere il GP New York City, che ha un percorso poco adatto ai velocisti.