Tadej Pogacar tra Enric Mas e Mikel Landa sul podio del Lombardia 2022 © RCS Sport
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Gloria a Tadej nel giorno degli addii di Nibali e Valverde

Le pagelle del Giro di Lombardia: Pogacar si merita solo tanti applausi, l'onore delle armi al duellante Mas. Anche Landa gioisce per il podio mentre il ciclismo saluta due figure indimenticabili. Bocciati Vingegaard e Alaphilippe

08.10.2022 20:15

Tadej Pogacar – 10
Ha vinto nel modo più complicato, da super-favorito e da super-controllato. Con talento, forza, lucidità e una grande squadra ha bissato il successo dello scorso anno e ha finalmente piazzato quell’acuto di primissimo piano che fino ad ora gli era mancato in una stagione comunque contraddistinta da diversi colpi di classe, da numerose vittorie (l’odierno è il sedicesimo primo posto nel 2022!) e soprattutto dalla sua solita polivalenza: onnipresente dalla Strade Bianche al Lombardia passando per Fiandre e Tour.
La sua gara non offre particolari spunti di riflessione, data l’apparente facilità con la quale è arrivato braccia alzate al traguardo di Como dopo una volata stradominata. Se non altro però ci sottolinea ancora una volta la sua straordinaria freddezza in corsa e le capacità tattiche dello sloveno, sempre attento e nelle prime posizioni quando era importante esserlo e mai furioso nel duello con Mas. Anche quando lo spagnolo si è rifiutato di collaborare Tadej ha continuato del proprio passo per mantenere a debita distanza gli inseguitori, senza tuttavia disperdere troppe energie e dare vantaggi al rivale, approfittando poi per quanto ha potuto anche della collaborazione di Landa, i cui interessi si sovrapponevano a quelli del fenomeno. Insomma, oltre alle gambe eccezionali c’è anche una testa che funziona come poche altre.

Enric Mas – 8.5
Il finale di stagione da sogno si conclude con il secondo posto al Giro di Lombardia, il massimo risultato ottenibile alla luce dei rapporti di forza in corsa. Che fosse la minaccia più concreta per Pogacar in salita lo sapevano tutti e il buon Enric non ha disatteso i pronostici, dando filo da torcere allo sloveno con i due scatti sull’ultimo San Fermo, non riuscendo però a disfarsi della scomodissima compagnia di Tadej, apparso sempre in totale controllo della situazione. Anch’egli ha poco da rimproverarsi dal punto di vista tattico, poiché ha cercato di sfruttare al meglio le carte che aveva a disposizione, dando pochi cambi e rimanendo passivo per la maggior parte del tempo, ma alla fine i valori in volata sono rimasti quelli di sempre. Anche lo sprint lanciato da dietro e cercando di sorprendere Pogi non è risultato una cattiva idea, ma a illudere i tifosi dello spagnolo è stata più l’inquadratura frontale che la realtà dei fatti, che ha visto il portacolori della Movistar venire distanziato piuttosto nettamente dal vincitore.

Mikel Landa – 8
Sorpresa di giornata senza alcun dubbio, Mikel era reduce da una Vuelta deludente, conclusa in leggero crescendo sì, ma ugualmente deludente. Prontissimo alla ruota di Pogacar nel momento del forcing di Formolo è stato anche il migliore a gestirsi sul Civiglio, rientrando sui due imbattibili in testa e tenendo lontani coloro i quali rappresentavano una minaccia per il suo podio (terzo già al Giro, quest’anno l’Italia gli ha regalato grandi gioie…). Una prestazione del genere in una classica di primo piano è quasi un unicum della sua carriera, chissà che non sia replicabile in futuro.

Sergio Higuita – 7
Il campione colombiano è rimasto fregato dall’accelerata di Davide Formolo (7, ha aperto la strada a Tadej ed è stato sempre presente al fianco del proprio capitano anche nelle fasi più frenetiche), sennò forse sarebbe potuto rimanere con Landa e giocarsi la terza piazza. La sua forma oggi era davvero ottima e infatti gli ha consentito di ripartire con Rodríguez a caccia del terzetto di battistrada anche dopo esser stato ripreso dal resto degli inseguitori sul Civiglio. Alla fine il quarto posto può renderlo soddisfatto della propria esperienza lombarda, ma forse un piccolo rammarico per l’occasione sfuggita resta. La certezza è che, al di là del secondo posto alla Tre Valli dell’altro giorno, nelle classiche lunghe e dure è ormai uno dei primi al mondo dietro ai campioni di questo tempo.

Carlos Rodríguez – 7.5
Altro esame di maturità passato a pieni voti per il campione spagnolo dopo Vuelta e San Sebastian. Il quinto posto odierno, oltre ad avere un valore specifico importante già di suo, ci conferma che questo ragazzo in futuro potrà combinare grosse cose non solo nei grandi giri, ma anche nelle classiche vallonate e qui al Lombardia. A suo favore va anche un’abilità nei lunghi sforzi con pochi pari, la quale in questi anni rappresenta un grande vantaggio nella scena ciclistica mondiale.

Alejandro Valverde – 7
Giudicarlo senza farsi prendere dalla commozione per il ritiro è complicato, ma anche oggi il murciano ci ha dato un motivo per valutare la sua corsa non solo per l’aspetto emotivo ma anche per quello tecnico. Il piazzamento finale rispecchia probabilmente il suo valore in gara, non tra i più brillanti in salita ma velocissimo allo sprint (un po’ insicuro durante la lotta per le posizioni prima dei punti focali del tracciato, ma è comprensibile che non abbia voluto prendersi rischi proprio all’ultima competizione della carriera). Utile ai fini del risultato di squadra anche nel frangente in cui si è mosso da stopper per favorire il compagno Mas al comando.

Bauke Mollema, Rudy Molard, Adam Yates, Romain Bardet – 6.5
Chi più chi meno, con la top ten di oggi hanno tutti dato seguito a buone prestazioni del recente passato e a una tradizione nobile nelle classiche di elevata difficoltà, contesto che li vede spesso protagonisti e ottimi piazzati, se non addirittura vincitori.

Andrea Piccolo – 7.5
Il talento di questo ragazzo è impossibile da non notare e anche oggi, alla prima esperienza in una classica monumento, non è stato una comparsa. Già a fine agosto alla Bretagne Classic aveva dato prova di saper gestire le lunghe distanze e oggi contro una concorrenza ancor più qualificata non ha sfigurato minimamente, anzi, ha battuto i ben più blasonati Vingegaard, Alaphilippe e financo il suo capitano in EF Uran. Il futuro che lo attende è radioso, sta alla sua squadra saper gestire ed esaltare le enormi doti di questo ragazzo.

Jonas Vingegaard – 5
Una piccola scusante che gli si può concedere è la totale mancanza della squadra a guidarlo nelle fasi salienti e che gli è costata la ruota di Pogacar all’imbocco del Civiglio. Tuttavia, visto com’è saltato subito dopo la prima accelerazione per riportarsi su Mas, Landa e Pogi, qualsiasi aiuto precedente dei compagni sarebbe risultato inutile; oggi a mancare non era solo il team, ma soprattutto le gambe. Probabilmente il Giro di Croazia non è bastato a rimetterlo in sesto dopo il lungo stop post-Tour, eppure oggi alla partenza sembrava credere nel successo, tanto da mettere la propria Jumbo a tirare insieme a UAE e Movistar. Esperienza per l’anno prossimo, quando non basterà più farsi vedere solo al Tour, ma Jonas sarà chiamato a raccogliere vittorie anche in primavera e in autunno. Da sottolineare, a proposito di Jumbo, l’ottimo lavoro svolto da Chris Harper, all’addio in giallonero.

Julian Alaphilippe – 5
Anche il francese è stato invisibile, sofferente e mai nei giochi nemmeno per un piazzamento tra i quindici. Si chiude qui un’annata sfortunatissima che potrà però spronarlo alla rivincita per il 2023.

Vincenzo Nibali – 6
Ci ha fatti emozionare ancora una volta, per l’ultimo giorno, quando tra Ghisallo e prima scalata al San Fermo sembrava in grande giornata, marcava i favoriti e reagiva prontamente alle punture di spillo di Bagioli. Questo è quanto bastava ai suoi tifosi per lasciare Vincenzo conservando fino all’ultimo un bel ricordo. Poco importa se poi il Civiglio ha decretato il tramonto dei sogni. 

Che parta la musica, qui si Poga alla grande!
ORA e sempre, Filippo Ganna!