La vittoria solitaria di Tadej Pogacar al Giro di Lombardia 2022 © RCS Sport
Professionisti

Che parta la musica, qui si Poga alla grande!

Tadej Pogacar vince un altro Lombardia, battuto un valente Enric Mas in volata, anche Mikel Landa sul podio. Corsa accesa troppo tardi, commoventi Alejandro Valverde e Vincenzo Nibali

08.10.2022 19:29

Non ne ricordiamo troppe di corse malinconiche come il Giro di Lombardia a cui abbiamo assistito oggi. Già di suo è la gara delle lacrime, solitamente metaforiche a significare il dispiacere per una stagione ciclistica che finisce; viene soprannominata “Classica delle Foglie Morte”, a evocare pure Prévert e Montand e tutta la tristezza di quella meravigliosa canzone; ma oggi in particolare salutava le carriere, terminate all'arrivo di Como, di un paio di grandissimi come Vincenzo Nibali e Alejandro Valverde.

Questo il contesto in cui abbiamo assistito a un Lombardia per larga parte molto noioso, vivacizzato (ma era meglio di no) solo dalle cadute, oltre che dalla consueta fuga dalla distanza. Il finale però è stato all'altezza della Monumento che vorremmo sempre vedere, con il duello a viso aperto tra i principali protagonisti annunciati. Su tutti, l'immaginifico Tadej Pogacar, un ragazzo per il quale abbiamo davvero finito le parole: secondo Lombardia di fila per lui, terza Monumento in carriera, 16esima vittoria stagionale di un 2022 in cui il 24enne di Klanec è andato a segno in febbraio e marzo, poi in giugno e luglio, quindi in settembre e ottobre; ha mancato dei mesi, è vero, ma questo solo perché è una pippa madornale (del resto ha pure perso il Tour…).

Scherzi a parte, Pogacar è la più grande risorsa che il ciclismo oggi abbia, coccoliamocelo più che possiamo perché un corridore con la sua forza, la sua attitudine e la sua capacità di arrivare a tutti è manna dal cielo. E che abbia avversari alla sua altezza è motivo di felicità per tutti.

Quel che non è stato troppo all'altezza oggi è stato forse il percorso, un po' piallato rispetto al solito e con un Muro di Sormano che sarebbe stato piuttosto utile ai fini dello svolgimento tattico. Mauro Vegni, direttore di RCS Sport, ha detto nei giorni scorsi che, venendo troppo lontano dal traguardo, sarebbe stato inutile. Quando, ai piedi del Civiglio (quindi a 20 km dalla fine dlla corsa), abbiamo contato circa 80 corridori nel gruppo dei migliori, due paroline all'indirizzo del mitologico Mauro ci son venute in mente.

La cronaca della corsa

Ultima gara in carriera per diversi corridori tra cui Vincenzo Nibali (Astana Qazaqstan) e Alejandro Valverde (Movistar), opportunamente omaggiati in partenza, il Giro di Lombardia 2022 misurava 253 km con partenza da Bergamo e arrivo a Como. Assente di spessore, il Muro di Sormano, con la cui discesa evidentemente gli organizzatori non hanno voluto avere a che fare. Fuga partita nei primi chilometri (ai -243) con Christian Scaroni (Astana Qazaqstan), Simone Ravanelli (Drone Hopper-Androni) e Alex Tolio (Bardiani-CSF), poi rientrano ai -225 Lawson Craddock (BikeExchange-Jayco), Alessandro De Marchi (Israel-Premier Tech), Kenny Elissonde (Trek-Segafredo), Luca Covili (Bardiani), Davide Bais (Eolo-Kometa) e Natnael Tesfatsion (Drone Hopper). Kamil Malecki (Lotto Soudal) e Fernando Barceló (Caja Rural-Seguros RGA), pure loro usciti in caccia, hanno invece mancato l'aggancio.

De Marchi è passato per primo sul Forcellino di Bianzano ai -223, poi ai -219 è emerso dal gruppo pure Aurélien Paret-Peintre (AG2R Citroën) che sulle rampe del Ganda, ai -209, è riuscito a chiudere il gap dai primi, andando a completare il drappello di 10 fuggitivi, destinato a raggiungere un vantaggio massimo di 5'10" in cima al Ganda al km 50 (ai -203).

La Movistar si è incaricata di tirare il gruppo in questa fase, supportata poi anche dalla Jumbo-Visma, e le note di cronaca si sono a questo punto diradate. Purtroppo non sono mancate le cadute, e su un tratto di discesa prima della Forcella di Bura, intorno al km 100, è andato giù Mikel Nieve (Caja Rural), che si è ritirato. Non un abbandono qualsiasi, perché il bravissimo 38enne spagnolo era pure lui (come i più celebrati Nibali e Valverde) all'ultima gara della carriera: proprio un brutto modo di lasciare il ciclismo pedalato. Nella stessa caduta è stato coinvolto Lorenzo Fortunato (Eolo), che si sarebbe ritirato più avanti, ai -104.

Sulla discesa successiva, quella della Forcella di Bura ai -139, un altro ritiro eccellente: Domenico Pozzovivo (Intermarché-Wanty) è andato giù a propria volta, rialzandosi abbastanza sanguinante e abbandonando la corsa. Su questa picchiata il gruppo si è peraltro frazionato, salvo poi ricompattarsi quando la picchiata s'è fatta meno tecnica.

Anche il Berbenno, ultima salita della prima parte del percorso, è stato superato dai battistrada uniti, che hanno scollinato ai -132 con 2' e spiccioli di vantaggio. Dopodiché venivano una cinquantina di chilometri interlocutori, e qui i dieci fuggitivi hanno ripreso un po' di margine, andando di nuovo a superare i 3'. Il destino della fuga era comunque abbondantemente segnato, Tolio si è temporaneamente staccato su uno strappetto ai -105, poi è rientrato, poi hanno perso contatto Tesfatsion e Craddock dai -96  ai -93, quindi ai -86 Tolio ha mollato definitivamente, e a -72 anche gli altri nove sono stati raggiunti dal gruppo, proprio a un passo dal Ghisallo.

Qui era la INEOS Grenadiers che faceva un gran ritmo con Pavel Sivakov, ma appena approcciata la salita la squadra di Adam Yates si è fatta da parte, lasciando di nuovo la prima fila agli Jumbo (con Chris Harper); la UAE Emirates era subito dietro, in pratica le squadre dei due grandi rivali del Tour, Jonas Vingegaard e Tadej Pogacar, presidiavano le prime posizioni. Il gruppo si è selezionato ma nemmeno troppo, tra quelli che hanno pagato dazio Alberto Bettiol (EF Education-EasyPost) e il campione italiano Filippo Zana (Bardiani); il ritmo Jumbo non è che non abbia permesso scatti, ma quantomeno li ha sconsigliati. Solo nel finale di scalata la UAE ha aumentato il ritmo con João Almeida, sta di fatto che non meno di 80 corridori hanno scollinato più o meno insieme il Ghisallo ai -61. "Più o meno" nel senso che proprio in cima c'è stato un piccolo sfilacciamento, con gente come Julian Alaphilippe (Quick-Step Alpha Vinyl) leggermente staccata.

I compagni di Pogacar hanno continuato a menare in discesa, ma ciò non ha impedito il rientro di quelli che avevano perso il passo a fine Ghisallo. Anzi, addirittura - ai -43 - pure il gruppetto di Bettiol è riuscito a riportarsi sotto. La selezione che era mancata in salita c'è però stata, sorprendentemente, sulla discesa subito precedente il San Fermo della Battaglia ai -30: qui, tra una tirata dei Quick-Step e un'estemporanea di Nibali, nella prima parte del gruppo son rimasti appena 30 uomini.

Sul San Fermo (primo passaggio) ai -29.5 Davide Formolo (UAE) ha preso il comando delle operazioni e la situazione è rimasta sostanzialmente immutata, sul successivo Civiglio ai -20 è andato in testa Matteo Fabbro (Bora-Hansgrohe), e il suo ritmo (a beneficio di Aleksandr Vlasov e Sergio Higuita) ha fatto vittime eccellenti: di nuovo Alaphilippe, e pure un fin lì brillante Nibali. C'erano ancora una ventina di unità nel drappello di testa ma l'entropia aumentava metro dopo metro.

Formolo ha ripreso a trenare ma il suo lavoro in questo caso è stato di breve durata: perché già ai -19 a Tadej la gamba è scappata via. E lui ovviamente l'ha seguita, aggredendo la corsa come tutti si aspettavano. Anche i suoi avversari se l'aspettavano, una svolta del genere: ma solo Enric Mas (Movistar) e Mikel Landa (Bahrain-Victorious) sono stati in grado di tenere lo scatto dello sloveno. Jonas Vingegaard ha preso un buco (non colpa sua) e ha dovuto fare una trenata tutta in fuorisoglia per rientrare da solo, peccato che proprio mentre il danese stava per rimettersi in scia, Pogacar è ripartito e stavolta solo Mas l'ha tenuto.

Vingegaard ha pagato il fuorigiri rimbalzando pesantemente indietro, superato da Higuita mentre il resto del mondo era più indietro: Romain Bardet (DSM), Adam Yates (INEOS), Rigoberto Urán (EF) e un infinito Alejandro Valverde (Movistar). Intanto l'andatura dei primi era ondivaga, Mas non dava cambi e Landa riusciva così a rientrare, ai 18.5. Ma è durato poco, Mikel, dato che sul successivo controrilancio di Mas ha riperso contatto.

Poco male, l'alavese è rientrato in discesa ai -15, e sempre in picchiata c'è stato un generale ricompattamento dietro: Higuita, Yates, Vingegaard, Valverde, Bardet ma pure Carlos Rodríguez (INEOS), Rudy Molard (Groupama-FDJ) e la coppia Trek Bauke Mollema-Giulio Ciccone, con l'abruzzese a spendersi per il compagno. Il problema di tutti gli inseguitori era rappresentato dai 40" di ritardo che si erano costituiti sul Civiglio e che non sarebbero più diminuiti; nemmeno quando ai -9 Higuita e Rodríguez sono evasi prima del secondo San Fermo della Battaglia: qualcosa i due campioni nazionali (di Colombia e di Spagna rispettivamente) hanno guadagnato sugli altri, quanto al limare sui primi, praticamente nulla.

Sul San Fermo è stato Pogacar a tirare per due terzi di salita, finché a un chilometro dalla vetta (ai -6) Mas è scattato. Pogi ha chiuso, Landa ha perso terreno ma ha trovato ancora la forza di rientrare un'ultima volta, prima che la seconda rasoiata di Enric (ai -5.4) chiudesse definitivamente la partita per il buon Mikel, destinato al terzo posto. Gli altri due non si sono più scollati l'uno dall'altro e sono arrivati a giocarsi la vittoria sul rettilineo finale accanto al Lago di Como.

Mas è stato bravissimo a lanciarsi per primo, con un anticipo ai 180 metri che gli ha dato l'impressione di potersela giocare; anzi no, non era un'impressione, il 27enne maiorchino se l'è giocata davvero, e Pogacar ha dovuto metterci quel di più d'impegno per conquistare una volata che sulla carta poteva sembrare scontata. In ogni caso Tadej ha vinto, pronostico rispettato e palmarès - già mostruoso - ulteriormente arricchito. Per Mas la soddisfazione di un piazzamento di prestigio oltre che della consapevolezza di potersela giocare alla pari con cotanto avversario.

Landone ha chiuso a 10", a 52" sono arrivati Higuita e Rodríguez, e a 1'24" Valverde ha chiuso col sesto posto una gloriosa carriera, precedendo nello sprintino Mollema, Molard, Bardet e (cronometrato a 1'26") Yates. Subito fuori dai 10, 11esimo e primo di un gruppetto a 1'58", un sorprendente e promettente Andrea Piccolo (EF); Ciccone ha chiuso 15esimo a 2'01" (arrivato insieme a un Vingegaard scoppiato nel finale), Fabbro 22esimo a 2'14" e Nibali 24esimo a 2'17".

Ashleigh manda di traverso la torta ad Annemiek
Grazie, Vincenzo!
Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!