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Losanna nell'alto dei cieli, è il tempo degli dei

09.07.2022 19:41

Il ciclismo è in piena era del cinghiale bianco. L'ottava tappa del Tour de France vinta da Wout Van Aert su Michael Matthews e Tadej Pogacar: non ci sono più frazioni interlocutorie, i big lottano sempre, gli appassionati gongolano


Può essere che tra qualche anno il Tour de France 2022 verrà ricordato come una sorta di spartiacque per il ciclismo o di picco irraggiungibile, ma di sicuro verrà ricordato. Quella corsa in cui non ci fu proprio spazio per i comprimari, in cui i big battagliarono ogni giorno, in cui lo spettacolo fu elevatissimo grazie alla lucida follia di un gruppetto di fuoriclasse stratosferici, due su tutti: Wout Van Aert e Tadej Pogacar. Tadej Pogacar e Wout Van Aert. Due tappe vinte per ciascuno, quattro giorni in giallo Wout e tre (finora) Tadej, una tendenza a dare spettacolo che non esageriamo nel definire iperbolica, la capacità di essere sempre presenti nel cuore della corsa e (quasi) sempre letali al momento di colpire.

Wout è partito con tre secondi posti prima della perla di Calais, un assolo lanciato su una salitella a pochi chilometri dal traguardo; poi la grande sarabanda della miniRoubaix con la sua altalena di situazioni, prima male poi benissimo, quindi la giornata insensata di Longwy nella quale la figura del RollingStone di Herentals, pur nella sconfitta e nella perdita della maglia gialla, si è stagliata come quella di un titano nella corsa. Unico giorno a spasso ieri verso LPDBF, e oggi riecco qui il magnifico 27enne a vincere a Losanna l'ottava tappa in carriera alla Grande Boucle.

A Van Aert fa il controcanto Pogacar, terzo nella crono d'apertura, all'attacco sul pavé verso Arenberg, vincitore a Longwy dove ha plasticamente raccolto il testimone di conduttore dello show proprio da WVA, a segno ieri a La Planche dopo una volata a morsi con Jonas Vingegaard, e oggi ancora terzo in una frazione di cui la gran parte dei suoi colleghi si sarebbe ampiamente disinteressata. E invece non solo Tadej ha sprintato al meglio delle proprie possibilità, ma strada facendo ha pure fatto lavorare la squadra per tenere a tiro la fuga, e per scremare il gruppo dei migliori sulla rampa finale. Non si nasconde mai questo gentil satanasso, fa delle cose che dovrebbero finire su tutte le prime pagine e invece incredibilmente in giro per il mondo si parla ancora troppo poco di lui (in rapporto a quanto se ne dovrebbe parlare). Ha dalla sua il tempo per far accorgere di lui la gran parte della popolazione mondiale, mentre nel ciclismo non c'è forse più nessuno che non abbia capito chi o cosa è Pogacar.

La confluenza delle carriere di questi sommi pedalatori, e ovviamente anche di altri (lo stratosferico gruppetto cui accennavamo in apertura, da Mathieu Van der Poel a Julian Alaphilippe, da Egan Bernal a Remco Evenepoel, e altri ce ne sono), fa sì che il ciclismo sia in pieno big bang come probabilmente poche altre volte nella storia. Picco irraggiungibile, questo Tour, allora? Vedremo se il seguito sarà all'altezza della prima settimana. O spartiacque per il ciclismo? Questo ce lo auguriamo, non solo della Boucle in questione ma di tutto quel che stiamo vedendo in questi anni '20: che quest'attitudine cambi la testa del corridore medio, che l'attendismo venga messo alla porta, che la via scelta per il successo sia sempre quella del bel gioco e non del catenaccio. In questo Wout e Tadej (e Mathieu, e Julian, e, e, e...) sono un esempio per tutti (non solo ciclisticamente parlando, diremmo se volessimo fare un po' di retorica), sono una certezza assoluta, sono la giustificazione a tutto il tempo che negli anni abbiamo perso guardando corse brutte: aspettavamo due così, due come loro, e gare di questo genere, mai banali e mai scontate. Noi appassionati aspettavamo che per il ciclismo tornasse l'era del cinghiale bianco; la nostra fiducia è stata finalmente ripagata.

L'ottava tappa del Tour de France 2022 prevedeva un terzo sconfinamento dopo il Grand Départ danese e la visita in Belgio con la partenza di Binche: gli ultimi 75 km dei complessivi 186.3 della Dole-Losanna si sono infatti svolti in Svizzera. Non hanno preso il via Geoffrey Bouchard (AG2R Citroën) e Vegard Stake Laengen (UAE Emirates) a causa di positività al covid. La frazione è partita con un primo attacco di Kristian Sbaragli (Alpecin-Deceuninck) al km 1, un secondo di (ma va'!) Magnus Cort Nielsen (EF Education-Easypost) al km 3, e un terzo di Mattia Cattaneo (Quick-Step Alpha Vinyl), Fred Wright (Bahrain Victorious) e Frederik Frison (Lotto Soudal) al km 7; ecco, questo era l'attacco giusto.

Giusto e anche un po' fortunato, perché al km 9 una caduta in gruppo ha coinvolto tanti grossi calibri e ha quindi di fatto bloccato eventuali ulteriori tentativi, per cui il trio ha avuto buon gioco per prendere il largo fino ai 3'30" di vantaggio massimo toccati dopo 35 km. Tanti coinvolti nel ruzzolone, dicevamo: Tadej Pogacar (UAE), Geraint Thomas (INEOS Grenadiers), Nairo Quintana (Arkéa Samsic), Romain Bardet (DSM), Rigoberto Urán (EF), Ben O'Connor (AG2R), Enric Mas (Movistar), David Gaudu (Groupama-FDJ), Peter Sagan (TotalEnergies) e svariati altri. Al km 15 Taco van der Hoorn (Intermarché-Wanty) è uscito tutto solo con l'idea di portarsi sui primi, ma il progetto è tramontato rapidamente. Il gruppo ha rallentato vistosamente per aspettare i reduci della caduta, i quali sono via via rientrati tutti, con ammaccature e abrasioni, tranne Kevin Vermaerke (DSM) che si è ritirato.

Il problema per quelli più doloranti era che la strada a un certo punto si metteva a salire, e ciò ha causato evidenti difficoltà a O'Connor ma pure a Gianni Moscon (Astana Qazaqstan), che ha finito per ritirarsi pure lui (per il long covid che non lo abbandona). Il traguardo volante di Montrond al km 47 non è stato conteso dai fuggitivi, ma il quarto posto era ambìto e nella volata del gruppo Jasper Philipsen (Alpecin) ha preceduto Wout Van Aert e Christophe Laporte (Jumbo-Visma) e Fabio Jakobsen (Quick-Step). Vantaggio di assoluta sicurezza per WVA nella classifica a punti.

C'era molto da scalare nella giornata, quattro Gpm (non tanto difficili) compresa la rampa d'arrivo; quello della Côte du Maréchet (4a) ai -113 è stato vinto da Frison, il quale è stato invece preceduto da Cattaneo sulla Côte des Rousses ai -85; intanto il vantaggio dei primi tre scendeva pericolosamente, appena 1' ai -75, sin troppo pure per il gruppo che infatti ha rilasciato un po' di corda ai battistrada i quali in breve si sono riportati a +2'10"; ai -60 Frison s'è staccato e al comando son rimasti in due, al Gpm della Côte de Pétra Félix ai -49 di nuovo Cattaneo è transitato per primo.

Con BikeExchange-Jayco e Jumbo a tirare sulla salitella, momento Peter Sellers per Thibaut Pinot. Il momento Peter Sellers è quello in cui ti capitano una serie di cose paradossali, buffe, assurde (tipo Hollywood Party, tipo ispettore Clouseau, insomma ci siamo capiti) nel breve volgere di pochi istanti. Cadere in salita è sicuramente meno frequente che farlo in discesa o in pianura, ed è proprio ciò che è accaduto all'uomo simbolo della Groupama. Dopodiché, mentre si riaccodava al gruppo, Thibaut ha beccato in piena faccia un sacchetto del rifornimento della Trek: si sarà distratto un attimo e non avrà visto l'addetto a bordo strada (e dire che era pure abbastanza grande), fatto sta che s'è preso questa botta cinematografica e si è dovuto fermare di nuovo per qualche secondo. È poi rientrato sulla successiva discesa e per fortuna era bella lunga, perché Pinot ci ha impiegato quindici chilometri: proprio in quel momento infatti - per completare il momento Peter Sellers del francese - la Jumbo aveva ripreso a forzare il ritmo per rimettere nel mirino Cattaneo e Wright.

A 8.4 km dalla fine Cattaneo si è rialzato e poco dopo Wright ha preso la Côte du Stade Olympique ai -5 con poco meno di 20" di margine. Pogacar presidiava le prime posizioni del gruppo mentre di tirare il primo chilometro di salita s'è incaricato Mikaël Chérel (AG2R); ai -4 è passato a tirare Patrick Konrad (Bora) e ai -3.5 Wright è stato raggiunto. Konrad ha proseguito col suo lavoro fino ai 1500 metri, e ai 3 addirittura sul suo impulso si era formato un buco tra i primi 4, ovvero l'austriaco, Rafal Majka (UAE), Pogacar e Jonas Vingegaard (Jumbo), e tutti gli altri a partire da Alexis Vuillermoz (TotalEnergies) che è stato l'anello debole, ma Van Aert ha chiuso rapidamente il buco in prima persona.

Majka ha fatto una trenata dai 1500 ai 300 metri, praticamente fino a quando Guillaume Martin (Cofidis) non ha lanciato lo sprint di un gruppo composto da non più di 30 unità. A Martin ha risposto Bob Jungels (AG2R) ma ancor meglio ha fatto Michael Matthews (BikeExchange-Jayco), uscito prepotentemente ai 200 metri. Stavolta Bling, a differenza di Longwy, è riuscito a tenersi dietro Pogacar, ma doveva fare i conti anche con l'altro fenomeno che sta infiammando il Tour 2022, ovvero Van Aert. Wout aveva prima cercato un varco inesistente alle transenne, poi per riposizionarsi aveva addirittura dovuto smettere di pedalare ai 250 metri, stretto tra Martin e Andreas Kron (Lotto), ma quando è ripartito l'asfalto al suo passaggio s'è più o meno sciolto.

Il RollingStones di Herentals ha trovato strada ai 100 metri e ha sparato tutto superando Matthews ai 25 metri. Piazza d'onore per l'australiano, poi Pogacar, Kron, Alberto Bettiol (EF), Aleksandr Vlasov (Bora), Benjamin Thomas (Cofidis), Vingegaard, Jungles e Tom Pidcock (INEOS), e questa è la top ten. Nel primo gruppo (di 26) tutti gli uomini più o meno di classifica a eccezione di Louis Meintjes (Intermarché) che ha pagato 7", Urán (11"), Aurélien Paret-Peintre (AG2R), 18" per lui.

La generale dice Pogacar, 39" il vantaggio su Vingegaard, 1'14" su Thomas, 1'22" su Adam Yates (INEOS), 1'35" su Gaudu, 1'36" su Bardet, 1'39" su Pidcock, 1'41" su Neilson Powless (EF), 1'47" su Mas, 1'59" su Daniel Martínez (INEOS), 2'10" su Quintana, 2'45" su Vlasov, 2'49" su Primoz Roglic (Jumbo), 3'02" su Martin, 3'08" su Paret-Peintre, 3'24" su Urán 3'37" su Damiano Caruso (Bahrain), 4'27" su Luis León Sánchez (Bahrain), 4'32" su Toms Skujins (Trek), 4'49" su Alexey Lutsenko (Astana), 6'10" su Warren Barguil (Arkéa) e 6'16" su Meintjes. Cattaneo, che dopo la fuga ha pagato 6'16" al traguardo, è scivolato di 15 posizioni fino alla 34esima a 10'18" dalla maglia gialla.

Domani la nona tappa partirà dall'UCI e la cosa non vi paia stramba: il via sarà da Aigle, cittadina sede dell'Unione Ciclistica Internazionale, e nel trasferimento verso il km 0 si costeggerà il World Cycling Centre. Dopodiché si dovranno coprire 192.9 km per raggiungere Châtel dopo essere rientrati in Francia ai -20. Quattro Gpm, i primi due trascurabili, poi il Col de la Croix (8 km al 7.6%, scollinamento ai -61 dopodiché picchiata nuovamente su Aigle e ripassaggio dal WCC, quindi ai -25 l'approccio al Pas de Morgins, 15 km al 6% che precedono una discesina e un'ultima rampetta verso il traguardo. Potrebbe aver ragione una fuga, visto che oggi non c'è stato verso, oppure potremmo assistere a qualche provocazioncella tra i big. O entrambe le cose, se vogliamo.
Notizia di esempio
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Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!