
Caos nei finali di Algarve e Ardèche Classic, chi ha colpa? Parlano corridori e organizzatori
Il commissario ASO Thévenot: "I corridori devono conoscere l'arrivo, l'organizzatore deve garantire la sicurezza"
Fra i temi di maggiore discussione in questo inizio di stagione 2025, un argomento che tiene banco è quanto accaduto nel giro di 10 giorni tra la 1ª tappa della Volta Algarve e la semiclassica francese Ardèche Classic. In entrambe le occasioni, seguendo le moto che precedono la testa della corsa, alcuni corridori (in Portogallo quasi tutto il gruppo) hanno clamorosamente imboccato la strada sbagliata prima del rettilineo finale.
Nel caso dell'Algarve, la decisione dell'organizzazione è stata di quella di neutralizzare il tempo e annullare la vittoria di Filippo Ganna (INEOS Grenadiers), il primo (dei pochi) a tagliare il corretto rettilineo d'arrivo. Come giustamente sottolineato dal giornalista Giovanni Battistuzzi, il finale in Portogallo avrebbe potuto assumere dimensioni tragiche, visto che il folto gruppo nella strada errata ha disputato la volata ad alta velocità.
Alla Faun Ardèche Classic, al contrario, la scelta è stata quella di convalidare il risultato, con il trionfo di Romain Grégoire (Groupama-FDJ). Nel caso specifico, una decina di corridori è arrivata a giocarsi la vittoria nei 500 metri finali e quelli in testa, giunti alla rotatoria conclusiva prima del traguardo, hanno seguito la moto nella deviazione per i mezzi che seguono la gara, perdendo così la chance di giocarsi il successo.
Le riflessioni dei corridori
Durante la Parigi-Nizza attualmente in corso il portale francese Le Gruppetto, da anni un punto di riferimento soprattutto su X, ha avuto modo di intervistare corridori e organizzatori per chiedere il loro punto di vista sui due episodi fortemente dibattuti.
Aurélien Paret-Peintre: “All'Ardèche non riesco a capire cosa sia successo. Questa corsa esiste da molti anni, è sempre stato lo stesso arrivo. Dalla rotonda dove i ragazzi hanno sbagliato la strada si può vedere la linea del traguardo. Ci eravamo passati 30 chilometri prima. Un po' mi stupisce che si possa sbagliare in quel punto. È chiaramente un errore professionale da parte dei corridori”.

Neilson Powless: “In Portogallo c'era un pescepilota davanti e forse non ha studiato l'arrivo quanto avrebbe dovuto. Può essere che l'organizzazione avrebbe potuto fare un lavoro migliore con cartelli segnaletici più grandi, qualcosa di più chiaro, ma alla fine penso che, in situazioni del genere, sono i corridori che devono conoscere la strada e non commettere errori simili. In entrambi casi, penso che sia stata principalmente colpa dei corridori. Devi conoscere la strada, almeno il finale se pensi di volerti giocare la vittoria. Su una corsa come la Parigi-Nizza, essendo una corsa World-Tour, ci sono maggiori risorse per garantire che simili errori non si verifichino frequentemente”.
Warren Barguil: “Di solito guardiamo l'arrivo, sia nel roadbook che in VeloViewer, in modo che tutti sappiano com'è l'arrivo. Adam Hansen, il nostro rappresentante sindacale, ha parlato del fatto che a volte le moto sono un po' troppo vicine. Penso che volesse lavorare su un sistema con un laser per vederle da lontano e così siano meno vicine. Ma la colpa non è nemmeno del motociclista. Molto tempo fa, al Tour de l'Avenir, ho vinto la tappa con arrivo a Valloire. Pioveva, all'ultima curva si doveva girare a sinistra e gli altri corridori sono andati tutti a destra. Avevo letto bene il roadbook, sapevo che bisognava svoltare a sinistra. Quindi penso che noi corridori dobbiamo guardare bene il percorso ed evitare di fare certi errori”.
La parola agli organizzatori
Con un articolo dettagliato pubblicato sul proprio sito, Le Gruppetto ha poi passato la parola ad Arthur Thévenot, il commissario di ASO per gli arrivi della Parigi-Nizza, che ha spiegato come si organizza la deviazione per macchine e moto: “La maggior parte dei veicoli non attraversa il traguardo, quindi dobbiamo fare attenzione che la deviazione sia visibile. Non deve sembrare un passaggio naturale per i corridori, ed è per questo che ci assicuriamo che sia il più spesso possibile ad angolo retto. I corridori devono conoscere l'arrivo, l'organizzatore deve garantire la sicurezza".
Una figura professionale che viene impiegata come supporto nella segnalazione della corretta direzione è quella dei regolatori. L'ex corridore Frank Perque svolge questo ruolo per ASO dal 2013 e racconta: “Controlliamo il percorso il giorno prima di ogni gara per anticipare i punti da tenere d'occhio. La deviazione all'arrivo è uno di questi, anche se è solo una piccola parte della nostra giornata”.
Insomma, i due grossi errori commessi errori in questo avvio di stagione, a detta di corridori e organizzatori interpellati, sembra forse propendere più verso l'errore dell'atleta. Rimane senz'altro il fatto che, come visto anche a Bessèges, avere a disposizione le risorse necessarie per garantire la massima sicurezza nelle corse non World-Tour è un problema. Tuttavia, un finale di gara sicuro e chiaro è il requisito minimo per poter organizzare la competizione ciclistica; i corridori, dal canto loro, devono sempre fare i compiti a casa.