L'ultima vittoria italiana nel 2023: Martina Fidanza ieri alla Ronde de Mouscron © Ceratizit-WNT
Lo Stendino di Gambino

In Italia la bici è rosa ma non è blu

Tralasciamo, in sede di bilancio trimestrale, la situazione del ciclismo maschile nel nostro paese e tuffiamoci a respirare aria buona tra le ragazze

11.04.2023 20:46

Messa in archivio la Parigi-Roubaix, con tre delle cinque classiche monumento già disputate, è possibile fare, a mo' di trimestrale, un primo bilancio della stagione 2023. Invito chi non legge lo Stendino a guardarsi i pezzi precedenti per evitare ulteriori ripetizioni di concetti sulla situazione a livello élite maschile che, oramai, annoiano perfino il sottoscritto. Per i miei pochi, e un po' folli, fedeli, invece, entro nel dettaglio della metà del cielo giusta, quella che, da qualche anno a questa parte, non ci lesina soddisfazioni: il movimento femminile.

Meritano, infatti, tutta la nostra riconoscenza le ragazze azzurre, a volte vincenti ma sempre protagoniste nei grandi appuntamenti di stagione. Ciò che rende ancor più doveroso il plauso è il fatto che queste atlete siano competitive in un contesto che le vede penalizzate dal livello organizzativo delle gare, decisamente più basso in Italia rispetto agli altri paesi dove il ciclismo è tradizionalmente consolidato. Per essere chiari, delle cinque classiche monumento solo tre si corrono anche a livello femminile. Secondo voi, quali sono le due che ancora mancano? Esatto, proprio Milano-Sanremo e Giro di Lombardia.

Il Giro delle Fiandre fu il primo a mettere in scena una versione in rosa. Avvenne nel 2004 con la vittoria della russa Zul'fija Zabirova, già olimpionica ad Atalanta nel 1996 a cronometro. Nelle 20 edizioni disputate, per otto volte ha trionfato una ragazza proveniente dall'Olanda, decisamente il Paese dominante del movimento internazionale. Due volte, però, sul traguardo di Oudenaarde hanno risuonato le note del Canto degli Italiani, grazie a Elisa Longo Borghini nel 2015 e Marta Bastianelli quattro anni dopo. Nel 2017 fu il turno della Liegi-Bastogne-Liegi a dare il benvenuto alle signore. La Doyenne, nelle sue sei edizioni, ha mostrato una netta predilezione per le orange, sempre vittoriose, escluso nel 2020 quando s'impose la britannica Elizabeth Deignan. La campionessa del mondo in linea 2015 è stata anche la prima donna a domare l'Inferno del Nord, aperto al gentil sesso nel 2021 in occasione della sua unica disputa autunnale. Incredibile a dirsi, dopo tre edizioni, manca ancora una vittoria olandese nella regina delle classiche. Dodici mesi fa, infatti, abbiamo assistito alla splendida cavalcata solitaria di Elisa Longo Borghini mentre sabato scorso solo la prorompente superiorità della canadese Alison Jackson ha negato a Katia Ragusa la possibilità di regalarci un bis azzurro, pardon rosa.

Per dare a Cesare ciò che gli appartiene, è doveroso ricordare che nei grandi giri l'Italia compensa, a livello organizzativo, le sue carenze nelle corse monumento. Con l'esclusione del biennio 1991/92, dal 1988 il Giro d'Italia femminile si è corso 33 volte. Il primato delle vittorie è di Fabiana Luperini, cinque volte trionfatrice. La vittoria finale di Pantanina, nel 2008, canto del cigno d'una splendida carriera, ha coinciso anche con l'ultimo successo tricolore. Tra le donne, storicamente il Tour de France è stato sicuramente il parente povero rispetto al Giro. A spizzichi e bocconi, sono state disputate 12 Grande Boucle en rose, dieci delle quali tra il 1984 e il 1993, con la ripresa solo l'anno scorso, nella stagione resa indimenticabile dalla tripletta di Annemiek van Vleuten, comprendente anche la neonata Vuelta a España.

A pensarci bene, la situazione attuale del ciclismo ricalca quella dello sci alpino dove a una squadra nazionale femminile estremamente competitiva si contrappone una maschile decisamente in difficoltà. La superiorità rosa negli sport individuali è ormai un fatto certificato dalle medaglie olimpiche dell'ultimo decennio. Discorso diverso, invece, nei giochi di squadra, non per la valenza tecnica ma per l'interesse suscitato. A pochi, in realtà, interessa il fatto che la Nazionale di calcio femminile parteciperà questa estate ai mondiali di calcio che sono preclusi dal 2014 agli uomini. Questa, tuttavia, è una questione di matrice culturale che in un paese ancora fortemente maschilista come l'Italia richiederà molto tempo per essere risolta.

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