
Il CIO attacca Sànchez e difende Israele: “Rispetta la Carta Olimpica”
Il CIO respinge la richiesta di Sánchez di escludere Israele, ma mantiene le sanzioni contro Russia e Bielorussia: ecco come si giustifica il Comitato Olimpico Internazionale
Il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) ha ribadito ieri la propria posizione sul ruolo di Israele nello sport, affermando che il Comitato olimpico israeliano “rispetta la Carta Olimpica” e che i suoi atleti, insieme a quelli palestinesi, hanno “convissuto pacificamente durante i Giochi Olimpici di Parigi”. La dichiarazione arriva in risposta a richieste come quella avanzata dal premier spagnolo Pedro Sánchez, che nei giorni scorsi aveva chiesto l’esclusione sia di Israele sia della Russia dalle competizioni sportive internazionali “fino a quando non cesserà la barbarie”.

Il CIO rivendica una linea di neutralità
La presidente del CIO, Kirsty Coventry, ha sottolineato che “tanto il comitato olimpico nazionale di Israele come quello di Palestina sono riconosciuti e hanno gli stessi diritti”, ricordando che entrambi sono parte integrante del movimento olimpico. Il CIO, pioniere nel riconoscimento sportivo della Palestina fin dal 1996, rivendica così una linea di neutralità che punta a salvaguardare lo sport come spazio di incontro, pur in un contesto internazionale segnato da conflitti.
Il richiamo all’autonomia dello sport era stato centrale anche nella dura presa di posizione della Unione Ciclistica Internazionale (UCI), due giorni fa, dopo le proteste che hanno segnato l’ultima edizione della Vuelta a España 2025. La corsa iberica è stata interrotta più volte da manifestazioni pro-Palestina, fino all’arresto improvviso della tappa finale a Madrid, con episodi che hanno messo a rischio l’incolumità dei corridori. L’UCI ha parlato di “grave violazione della Carta Olimpica e dei principi fondamentali dello sport”, condannando la “strumentalizzazione politica” della corsa e criticando apertamente il governo spagnolo per il sostegno espresso verso i manifestanti.
La differenza di trattamento tra Israele e Russia/Bielorussia
Non manca però chi evidenzia una contraddizione nella posizione assunta dall’organismo con sede a Losanna. Se da un lato Israele continua a essere riconosciuto pienamente come membro della famiglia olimpica, dall’altro il CIO mantiene in vigore le sanzioni contro Russia e Bielorussia, i cui atleti a Parigi 2024 hanno gareggiato solo come “indipendenti neutrali” a causa della guerra in Ucraina e degli scandali di doping.
Il CIO giustifica questa differenza sostenendo che non è Israele in quanto stato ad aver violato le regole sportive, mentre la Russia è stata sanzionata non solo per motivi geopolitici ma anche per “attacchi diretti al sistema sportivo internazionale” (doping di Stato, manipolazione dei controlli, uso politico delle federazioni, violazione della tregua olimpica nel 2022).
Per l’organismo con sede ad Aigle, la posizione di Sánchez e del suo esecutivo contraddice i valori olimpici di unità, rispetto e pace e rischia di mettere in dubbio la capacità della Spagna di ospitare grandi eventi sportivi internazionali.
Il CIO ha ricordato che continuerà a lavorare con entrambi i comitati olimpici, israeliano e palestinese, “per mitigare l’impatto del conflitto sugli atleti”, mentre l’UCI, guardando al suo Congresso annuale della prossima settimana, ha ribadito il proprio “costante appello al dialogo e alla pace”, annunciando la presenza dei rappresentanti delle federazioni palestinese, israeliana, russa e ucraina.

