Le bici del team israeliano prodotte da Factor per il Tour de France 2025 ©Israel–Premier Tech via IG
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Factor alla Israel: "O si cambia il nome e la bandiera o ce ne andiamo"

Il produttore di bici che sponsorizza il team rompe gli indugi: “Senza un cambio di nome e di bandiera non continueremo”. Premier Tech pronta a restare, ma il futuro del team è da riscrivere

La presenza nel ciclismo professionistico (e come le classifiche danno praticamente per certo, nel World Tour dal prossimo anno) della Israel Premier Tech diventa un problema sempre più pesante. La formazione con licenza israeliana, finanziata dal miliardario canadese-israeliano Sylvan Adams e dall’uomo d’affari americano Ron Baron, è finita al centro delle polemiche a causa delle proteste pro-Palestina esplose durante la Vuelta a España.

In Spagna, la presenza della squadra aveva scatenato manifestazioni contro il genocidio a Gaza e contro la partecipazione proprio della formazione israeliana. Ci sono state tappe accorciate, una corsa conclusa senza vincitore e addirittura l’annullamento dell’ultima giornata per via dei disordini, nonostante un ingente dispiegamento di forze dell’ordine. In quella occasione, la squadra era arrivata a togliere il nome “Israel” dalle divise per proteggere i propri corridori.

La maglia della Israel-Premier Tech senza la scritta Israel  ©Israel-Premier Tech via X
La maglia della Israel-Premier Tech senza la scritta Israel  ©Israel-Premier Tech via X

“O si cambiano nome e bandiera o ce ne andiamo”

Lo sponsor tecnico Factor Bikes, attraverso il suo fondatore Rob Gitelis, ha imposto una condizione chiara per continuare a finanziare la squadra. In un’intervista esclusiva a Cyclingnews, Gitelis ha dichiarato:
“Ho già detto al team: senza un cambio di nome, senza un cambio di bandiera, noi non continueremo”.

Il riferimento è esplicito: non basta togliere “Israel” dalle maglie come già fatto alla Vuelta, ora serve una vera e propria disassociazione dall’identità nazionale. Secondo quanto riportato, anche il proprietario Sylvan Adams avrebbe accettato in linea di principio di rinunciare al nome, pur sperando inizialmente di mantenere la bandiera israeliana.

A spiegare la posizione dell’azienda è stato ancora Gitelis:
“Non è più una questione di giusto o sbagliato. È diventata troppo controversa per il nostro marchio, e la mia responsabilità è verso i miei dipendenti e i miei azionisti, per garantire loro il massimo spazio per far crescere l’azienda e renderla profittevole. Aggiungere un ulteriore livello di conflitto o complessità, semplicemente non possiamo più accettarlo”.

E ha aggiunto:
“Non è più una questione personale del tipo io sostengo questo o quello. C’è semplicemente un certo livello di controversia che non possiamo permettere di avere intorno al marchio”.

Marco Frigo alla Vuelta a España 2025 ©noa_toledo_arnonphoto
Marco Frigo alla Vuelta a España 2025 ©noa_toledo_arnonphoto

Un rebranding totale e tempi stretti

Cyclingnews riferisce che nome e bandiera della squadra sono già stati provvisoriamente modificati, anche se la nuova denominazione non è ancora stata ufficializzata. Una delle ipotesi è Premier Tech-Factor, ma al momento nessuna conferma è stata rilasciata.

Il processo è complesso, come ha spiegato lo stesso Gitelis:
“Penso che tutti capiscano che dopo la Vuelta la questione è diventata molto più urgente e seria. Queste cose richiedono tempo, registrare le squadre, lavorare con l’UCI, ma credo che l’azione debba partire immediatamente. Parliamo di un rebranding completo del team, se avverrà. È un’operazione molto significativa, così come lo spostamento dei contratti dei corridori in un altro Paese”.

Il calendario UCI indica il 15 ottobre come scadenza per registrare la nazionalità delle squadre, in base al finanziatore o al main sponsor. La finestra temporale è quindi stretta.

Gitelis ha poi sottolineato che le rischieste imposte a Israel-Premier Tech rappresentano solo il punto di partenza:
“Questi termini sono solo i requisiti minimi assoluti. Ci saranno altre considerazioni da fare, anche se non sono entrato nei dettagli su cosa saranno”.

Difficoltà a celebrare e identità in crisi

Lo sponsor Factor ha ammesso che da tempo vive con disagio la propria vicinanza a una squadra così politicamente esposta:
“Questa non è una cosa iniziata una settimana fa, dieci giorni fa o un mese fa. Va avanti da quasi due anni. Per gli ultimi due anni abbiamo trovato difficile usare e valorizzare la squadra al livello che avremmo voluto. Siamo stati sensibili politicamente, perché è un periodo complicato”.

Una sensibilità che ha spinto l’azienda a celebrare solo i corridori e non più la squadra:
“È difficile celebrare la vittoria del team, quindi abbiamo celebrato la vittoria dell’atleta. Quando Stevie (Stephen) Williams ha vinto la Freccia Vallone l’anno scorso, abbiamo celebrato Stevie Williams, non Israel-Premier Tech. Non siamo stati in grado di valorizzare la squadra come avremmo voluto”.

La crisi esplosa alla Vuelta, con tappe accorciate o interrotte a causa delle manifestazioni e con la squadra costretta a togliere “Israel” da divise e mezzi, sembra quindi aver accelerato un processo già avviato. Quello che fino a ieri era il progetto bandiera di Sylvan Adams, nato come celebrazione dello Stato di Israele nel ciclismo mondiale, si avvia ora a una trasformazione radicale.

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