
Kazushige Kuboki, dal keirin in pandemia alle medaglie mondiali
Nel 2020 e nel 2021, per supplire alla mancanza di corse in Asia, il giapponese si è spostato sul folto programma di gare di keirin in patria. Da allora ha migliorato molto il suo livello anche nelle gare endurance
Trentesimo appuntamento dell’anno con Mondo Continental. In questa puntata: Tour de Serbie, Giochi Centroamericani e Kazushige Kuboki, un big del settore endurance della pista.
Le corse della settimana
Tour de Serbie

Rientrato in calendario nel 2024 dopo un anno di assenza, anche in questa stagione si è disputato il Tour de Serbie, corsa a tappe di tre giorni, giunta alla sessantaquattresima edizione. Quest’anno si sono schierate ai nastri di partenza tredici squadre: cinque Continental, altrettante formazioni dilettantistiche e le selezioni nazionali di Serbia, Bosnia e Montenegro.
La prima giornata di gara comprendeva due semitappe. La prima era sostanzialmente pianeggiante, ma nel finale presentava uno strappo di 1 km al 7%, che si concludeva ai -3. C’è stata una certa selezione e il Team United Shipping ha gestito al meglio il finale: Mihajlo Stolić si è imposto con 1” di margine sul compagno di squadra Nikiforos Arvanitou e su Lorenzo Cataldo (Gragnano). La seconda semitappa prevedeva una salita (che si concludeva ai -15), ma il gruppo è rimasto molto numeroso: Lorenzo Cataldo è stato il più veloce e si è messo alle spalle il professionista della Solution Tech-Vini Fantini Đorđe Đurić (Nazionale Serbia) e il leader della generale Mihajlo Stolić, che ha mantenuto la testa della classifica.
La seconda frazione era completamente priva di difficoltà altimetriche e l’esito è stato il più prevedibile, la volata di gruppo. L’ordine d’arrivo, almeno per le prime tre posizioni, è stato identico a quello della seconda semitappa della giornata precedente: Lorenzo Cataldo ha vinto ancora, battendo nuovamente Đorđe Đurić e Mihajlo Stolić. Grazie alle due vittorie consecutive, il corridore toscano è passato anche in testa alla classifica generale.
Anche l’ultima tappa era quasi completamente pianeggiante, ma il finale tendeva leggermente all’insù. Ancora una volta tutto si è deciso con una volata di gruppo e Mihajlo Stolić è riuscito a pareggiare i conti con Lorenzo Cataldo, precedendolo sul traguardo. Il podio di giornata è stato completato da Mattew-Denis Piciu (MENtoRISE), che in questa stagione ha rappresentato la Romania sia ai Campionati del Mondo che agli Europei.
Lorenzo Cataldo ha conquistato il successo finale, beffando il Team United Shipping, che ha occupato gli altri due gradini del podio con Mihajlo Stolić, staccato di 1” e miglior giovane della corsa, e Nikiforos Arvanitou, che ha pagato 20”. L’indonesiano Julian Abi Manyu (ASC Monsters) ha vinto la classifica degli sprint intermedi, mentre la graduatoria a squadre ha premiato la MENtoRISE.
Giochi Centroamericani

In Guatemala, sono tornati a disputarsi (dopo otto anni) i Giochi Centroamericani, delle mini Olimpiadi riservate agli atleti dei paesi non insulari dell’America Centrale. Le nazioni partecipanti sono sette: oltre ai padroni di casa, ci sono Belize, Costa Rica, El Salvador, Honduras, Nicaragua e Panama.
Per il ciclismo su strada erano previste le due gare classiche: la cronometro individuale e la corsa in linea. Nella prova contro il tempo si è imposto il favorito della vigilia, il panamense Franklin Archibold. Il ventottenne ha fatto segnare un tempo migliore di 20” rispetto a quello del costaricano Donovan Ramírez. Il podio è stato completato dall’idolo di casa Sergio Chumil (Burgos Burpellet BH), staccato di 52”. Il campione uscente, l’altro guatemalteco Manuel Rodas, si è fermato al quarto posto, con un ritardo di 1’55”.
La prova in linea prevedeva quattordici giri di un circuito di 10 km, caratterizzato da un paio di strappi molto duri. L’unico professionista in gara, Sergio Chumil, si è dimostrato superiore alla concorrenza: il guatemalteco ha staccato tutti nel corso del penultimo giro e ha tagliato il traguardo in solitaria. Il trionfo dei padroni di casa è stato completato dal secondo posto di Juan Mardoqueo Vásquez, che ha chiuso a 35”. Il costaricano Gabriel Rojas si è preso la medaglia di bronzo, con un ritardo di 1’30”, liberandosi nel finale della compagnia dell’honduregno Héctor Menéndez, che ha chiuso a 1’37”.
Le Continental tra i big

Al Tour of Holland hanno partecipato cinque delle Continental di casa: BEAT, Diftar, Metec-SOLARWATT, Parkhotel Valkenburg e VolkerWessels. Il miglior rappresentante del ciclismo di terza divisione nella classifica generale è stato Jakob Söderqvist, corridore della Lidl-Trek Future, in gara con il ramo WorldTour del team. Anche le formazioni di casa, però, si sono fatte valere: la VolkerWessels ha fatto il colpaccio nella quarta tappa con Timo de Jong, poi anche ottimo settimo in classifica, mentre nella Diftar si è esaltato Rick Ottema, sesto nella generale.
Otto Continental hanno preso parte alla Japan Cup: le locali Aisan, Kinan, Shimano, Team UKYO, Astemo Utsunomiya Blitzen, VC Fukuoka e Victoire Hiroshima sono state accompagnate dalla slovena Pogi Team Gusto Ljubljana. A ottenere il miglior risultato è stato il Team UKYO: Alessandro Fancellu si è dimostrato ancora una volta uno dei migliori esponenti del ciclismo di terza divisione e si è piazzato quinto, a soli 40” dal vincitore Lenny Martinez.
Alla Veneto Classic, le Continental al via erano sei: la messicana Petrolike e le italiane Biesse-Carrera, General Store-Essegibi, MBH Bank Ballan, Mg.K Vis Costruzioni e Ambiente e Padovani Polo. Nessuno ha davvero entusiasmato e alla fine il migliore è stato Federico Iacomoni: il portacolori della Biesse-Carrera, però, non è andato oltre la trentatreesima posizione. Ha fatto meglio Mattia Negrente, corridore della XDS Astana Development, in gara con il ramo WorldTour del team, che si è piazzato diciannovesimo.
Alcuni corridori di formazioni Continental hanno disputato la Chrono des Nations: il migliore è stato, come l’anno scorso, Miguel Heidemann. Il corridore della REMBE|rad-net, però, non è riuscito a replicare l’ottavo posto del 2024 e si è dovuto accontentare della sedicesima piazza.
Nei Campionati del Mondo di ciclismo su pista, le formazioni Continental hanno raccolto diverse medaglie. Il quartetto danese dell’inseguimento a squadre ha regalato un oro sia alla ColoQuick, grazie a Tobias Hansen, che alla BHS-PL Beton Bornholm, con un Niklas Larsen capace di arrivare anche al bronzo nella madison. Hanno preso un argento nelle prove individuali la Aisan, con Kazushige Kuboki nell’omnium, e la Parkhotel Valkenburg, con Yanne Dorenbos nello scratch. Il gruppo australiano arrivato secondo nell’inseguimento a squadre era composto da tre uomini della CCACHE x BODYWRAP (Conor Leahy, James Moriarty e Liam Walsh), uno della Groupama-FDJ Continentale (Blake Agnoletto) e uno della Atom 6-Decca (Oliver Bleddyn). Hanno conquistato un bronzo la VC Rouen 76, con Clément Petit nella corsa a punti, e la Diftar, con Yoeri Havik nell’eliminazione. I quattro neozelandesi bronzo nell’inseguimento a squadre erano, invece, divisi equamente fra MitoQ-NZ (Marshall Erwood e Keegan Hornblow) e St.George (Nick Kergozou e Tom Sexton).
Il ritratto della settimana: Kazushige Kuboki

Solo quattro corridori hanno conquistato almeno una medaglia in una specialità individuale nelle ultime quattro edizioni dei Campionati del Mondo su Pista: ai fenomeni della velocità Harrie Lavreysen e Jeffrey Hoogland, si aggiungono due rappresentanti del mondo endurance. Uno è Elia Viviani, che ha concluso la carriera con un’altra splendida medaglia d’oro, e l’altro è un suo coetaneo, Kazushige Kuboki. Dopo il titolo nello scratch conquistato nel 2024 (che seguiva gli argenti ottenuti nelle due stagioni precedenti), il giapponese ha scelto, quest’anno, di concentrarsi sull’omnium ed è tornato dal Cile con un’altra medaglia d’argento.
Il trentaseienne ha, così, regalato un’ultima soddisfazione alla Aisan, la squadra che lo ha accolto quest’anno e che ha già fatto sapere che non conterà su di lui per il 2026. In questa stagione, Kuboki non ha combinato molto su strada, ottenendo una sola top ten internazionale (un sesto posto in una tappa del Tour of Japan), ma su pista si è fatto valere anche al di fuori dei Mondiali: ha chiuso al terzo posto l’omnium nell’unica prova della Coppa delle Nazioni, ha vinto il titolo nazionale nell’inseguimento individuale e nell’eliminazione e ha conquistato due medaglie d’oro (inseguimento individuale e americana) ai Campionati Asiatici. Nonostante i due successi, la rassegna continentale gli ha lasciato anche un retrogusto amaro: i titoli, infatti, potevano essere quattro, ma il corridore nipponico si è dovuto accontentare dell’argento sia nello scratch (in cui è stato sorprendentemente battuto dall’uzbeko Dmitriy Bocharov), sia nell’inseguimento a squadre (in cui il Giappone è stato clamorosamente squalificato in finale dopo aver ripreso gli avversari).
In gioventù, prima di diventare ciclista, Kazushige Kuboki aveva giocato a calcio e a basket e aveva anche praticato l’ateltica leggera. Iniziò seriamente con il ciclismo solo nel 2005 e si fece notare già tra gli juniores, ottenendo i migliori risultati su strada. Al primo anno nella categoria, chiuse all’ottavo posto il campionato nazionale, ma è nella stagione successiva che fece un notevole passo avanti: vinse, infatti, una tappa del Tour de l’Abitibi, corsa canadese valida per la Coppa delle Nazioni. In seguito chiuse al quarto posto la prova in linea dei Campionati Interscolastici e fu conquistò la medaglia di bronzo nella cronometro dei Campionati Asiatici.
Nel 2008, al primo anno da under 23, entrò a far parte della Nihon University, disputando le sue prime corse UCI: soffrì il passaggio alla vita universitaria e non riuscì a ottenere risultati esaltanti, fermandosi a un ottavo posto di tappa al Jelajah Malaysia. Nella stagione seguente, invece, arrivò decimo alla H.H. Vice President Cup e nono nel prologo del Tour de Okinawa. Iniziò, inoltre, a ottenere i primi piazzamenti su pista, sia a livello nazionale che continentale. Nel 2010 disputò una sola corsa UCI su strada, il Tour of South China Sea, e conquistò tre titoli nazionali su pista: si impose, infatti, nell’inseguimento individuale, in quello a squadre e nella corsa a punti.
L’anno successivo, l’ultimo da under 23, il giapponese lasciò ancora una volta un po’ da parte la strada, ma fu convocato in nazionale per l’Universiade, in cui concluse la prova in linea su strada senza particolari sussulti. Ai campionati nazionali di categoria fu secondo nella cronometro e terzo nella prova in linea. Su pista, invece, centrò le prime medaglie ai Campionati Asiatici: fu medaglia di bronzo nell’inseguimento individuale, in quello a squadre e nell’americana.
Solo dopo la laurea, nel 2012, esordì nel mondo Continental, firmando per la Matrix Powertag. Gareggiò più frequentemente su strada e ottenne dei buoni risultati, centrando il primo podio UCI: chiuse, infatti, in terza posizione la classifica finale del Tour de Hokkaido, dopo un quinto e un quarto posto nelle ultime due tappe. Fu anche quinto nel campionato nazionale a cronometro e, a fine stagione, disputò la prima vera gara professionistica in carriera, la Japan Cup. Su pista, invece, conquistò il titolo nazionale nella corsa a punti.
Nella stagione seguente, Kuboki fu confermato dalla Matrix Powertag e disputò un buon numero di corse. Salì sul podio della cronometro dei campionati nazionali (terzo) e fece bella figura al Jelajah Malaysia, con un terzo posto di tappa e il quinto in classifica generale. Vinse, inoltre, due prove nel calendario nazionale. Su pista fu nuovamente protagonista ai Campionati Asiatici, con la medaglia d’argento nell’inseguimento a squadre e il bronzo nell’omnium.
Nel 2014 cambiò squadra e si accasò al Team UKYO. Su strada fece vedere le cose migliori al Tour de Hokkaido, con un secondo posto di tappa, il quarto nella generale e il successo nella classifica a punti. Fu anche terzo in una tappa del Tour of Iran e si tolse la soddisfazione di esordire in Europa, disputando la Volta a Portugal. Su pista si laureò campione nazionale nell’omnium e fece parte del quartetto dell’inseguimento a squadre che conquistò la medaglia di bronzo agli Asian Games.
Confermato dal Team UKYO, su strada il corridore nipponico conquistò la prima vittoria UCI in carriera, laureandosi campione nazionale nella corsa in linea. Si impose, inoltre, a più riprese nel calendario nazionale. Su pista vinse tre titoli giapponesi (inseguimento individuale, a squadre e corsa a punti), centrò un’altra medaglia d’argento ai Campionati Asiatici (nell’inseguimento a squadre) e partecipò per la prima volta ai Campionati del Mondo: disputò la corsa a punti e si classificò undicesimo.
Nel 2016 passò professionista con la maglia della Nippo-Vini Fantini. Ebbe la possibilità di debuttare in una corsa WorldTour, disputando l’Amstel Gold Race, e ottenne come migliori piazzamenti su strada un terzo posto di tappa al Tour of Japan e l’ottavo in classifica generale al Tour of China II. Su pista conquistò un altro argento nell’inseguimento a squadre ai Campionati Asiatici e partecipò, per la prima volta, ai Giochi Olimpici, prendendo parte all’omnium. Nella stessa specialità fu presente anche ai Campionati del Mondo.
L’anno successivo, il secondo da professionista con la Nippo-Vini Fantini, Kuboki decise di mettere da parte la pista e si concentrò sulla strada. Partecipò a un'altra prova WorldTour, l’Abu Dhabi Tour, e disputò diverse corse in Europa. Nelle gare più competitive, però, non riuscì mai a lasciare il segno e dovette accontentarsi di ottenere buoni risultati in Asia (furono otto le top ten stagionali).
Nel 2018 tornò in patria, firmando con la Bridgestone Anchor, una Continental che raggruppava quasi tutti i migliori pistard del paese. Tornò nei velodromi e diede spettacolo ai campionati giapponesi, vincendo ben cinque titoli (inseguimento individuale, a squadre, americana, corsa a punti e omnium). Su strada, invece, ottenne tre top ten di tappa al Tour of Japan, una al Tour de Kumano e, soprattutto, vinse il titolo nazionale nella cronometro. Si impose anche in diverse gare del calendario dilettantistico locale.
Confermato dalla Bridgestone, nella stagione seguente il giapponese disputò un eccellente Tour of Japan, chiudendo nella top five le prime quattro tappe e vincendo allo sprint l’ultima. Anche in una corsa di livello superiore come il Tour de Langkawi riuscì a farsi notare, con un terzo posto nella seconda frazione. Su pista vinse altri quattro titoli nazionali (inseguimento individuale, a squadre, corsa a punti e americana) e tornò sul podio dei Campionati Asiatici, con l’argento nell’inseguimento a squadre e il bronzo nell’americana.
Ai Campionati Asiatici di ciclismo su pista 2020, disputati stranamente a ottobre dell’anno precedente, vinse la sua prima medaglia d’oro, facendo parte del quartetto dell’inseguimento a squadre, e fu anche argento nell’americana. Con il calendario dell’Asia Tour praticamente azzerato dalla pandemia, si concentrò sulla pista, tornando ai Campionati del Mondo e partecipando a diverse gare di keirin in patria.
Con l’Asia Tour ancora quasi completamente fermo, il corridore nipponico si mantenne in allenamento con le gare di keirin anche l’anno successivo: si registrò ufficialmente come corridore di keirin e ottenne diverse vittorie, riuscendo anche a salire le gerarchie di una specialità che in Giappone ha un seguito enorme. A livello internazionale, invece, fece bene nella prova di Hong Kong della Coppa delle Nazioni, concludendo al terzo posto sia l’inseguimento a squadre che lo scratch, specialità in cui fu anche quinto ai Campionati del Mondo. A fine stagione fu invitato dall’UCI a partecipare alla Track Champions League, in cui riuscì a chiudere in seconda posizione una delle prove a Londra.
Nel 2022, sempre in maglia Bridgestone, tornò a disputare delle gare internazionali su strada, trovando anche la vittoria nella prima tappa del Tour de Kumano. Su pista conquistò la sua prima medaglia mondiale, chiudendo al secondo posto lo scratch, vinse due ori ai Campionati Asiatici (inseguimento a squadre e americana), si prese quattro titoli nazionali (inseguimento individuale, a squadre, americana e omnium) e fu secondo nell’americana della prova di Glasgow, in Coppa delle Nazioni.
Nella stagione seguente, il corridore della Bridgestone vinse per la seconda volta in carriera la frazione conclusiva del Tour of Japan, dopo essersi accontentato della piazza d’onore nella quarta tappa. Su pista si confermò argento mondiale nello scratch, vinse tre titoli ai Campionati Asiatici (inseguimento individuale, a squadre e americana), conquistò due ori agli Asian Games (inseguimento a squadre e omnium) e si laureò campione nazionale nel solito inseguimento a squadre e nell’americana.
Lo scorso anno si è tolto la più grande soddisfazione della carriera, laureandosi campione del mondo nello scratch. Per la seconda volta in carriera ha preso parte ai Giochi Olimpici, chiudendo in quinta posizione l’americana, in sesta l’omnium e in decima l’inseguimento a squadre. Ha vinto il titolo giapponese nell’inseguimento individuale e si è aggiudicato due medaglie d’oro ai Campionati Asiatici (inseguimento a squadre e americana). Ha centrato anche due podi nella Coppa delle Nazioni, finendo secondo nell’omnium a Milton e terzo nell’americana a Hong Kong. Su strada ha disputato, a livello internazionale, solo il Tour of Japan, raccogliendo un terzo e un quarto posto di tappa.
Andando a medaglia per il quarto anno consecutivo ai Campionati del Mondo, Kazushige Kuboki può essere considerato a tutti gli effetti uno dei grandi della pista (almeno nel settore endurance). A trentasei anni è ancora super competitivo e non è da escludere che voglia arrivare fino ai Giochi Olimpici di Los Angeles 2028. Al momento il suo futuro non è ancora ufficialmente definito, visto che si sa soltanto che lascerà la Aisan, ma, visto lo status raggiunto su pista (unico corridore giapponese ad aver vinto un titolo mondiale nel settore endurance della pista), è impensabile che nessuna delle tante Continental nipponiche sia interessata a ingaggiarlo.
