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Un cane morde un uomo e a Saint-Étienne arriva la fuga

15.07.2022 20:41

Mads Pedersen vince la 13esima tappa del Tour davanti a Fred Wright e Hugo Houle. Nella fuga pure Filippo Ganna, sesto. Top ten anche per Luca Mozzato e Andrea Pasqualon, classifica invariata e domani si va a Mende


Domani ci sarà un'altra botta di adrenalina con la scalata verso Mende e la possibilità di riveder battagliare Jonas Vingegaard e Tadej Pogacar per un nuovo capitolo della sfida che ci sta regalando il Tour de France più entusiasmante del nuovo millennio, ma oggi era giusto che gli uomini di classifica tirassero il fiato dopo le Alpi; che poi, tirare il fiato con le medie di questa Grande Boucle (anche oggi oltre i 45) è un po' un'ipotesi azzardata.

Comunque sia, oggi spazio alla fuga, pur se nel contesto di una tappa che ha ugualmente saputo essere intrigante, con un lungo inseguimento che a tratti sembrava destinato al successo ma che invece si è infranto contro la superiorità degli uomini all'attacco e pure un goccio di insipienza di qualche squadra che avrebbe dovuto muoversi prima in gruppo. Non sarebbe comunque stato facile annullare una fuga che vedeva coinvolti tra gli altri un certo Filippo Ganna e un certo Stefan Küng. Pippo, dopo i problemi fisici causati da una caduta di inizio Tour, si sta riprendendo, e se oggi voleva tranquillizzarci in tal senso ci è riuscito in pieno. Dopodiché, nel finale gli son mancate le gambe per rispondere all'attacco di Mads Pedersen, e pazienza, potrà pur sempre riprovare qualcosa nei prossimi giorni, se proprio s'annoia a fare solo il gregario da qui alla crono di sabato prossimo.

Pedersen, abbiamo detto: il Campione del Mondo di Harrogate sta vivendo un 2022 di notevole consistenza, basti pensare che ha già fissato il record di vittorie stagionali, con questa sono 7 e in Francia peraltro si sta trovando particolarmente a proprio agio (già a segno all'Étoile de Bessèges, alla Parigi-Nizza e due volte al Circuit Sarthe). Il 26enne nato a Tølløse ha messo insieme anche tanti piazzamenti e ha dato forte l'impressione di una continuità che in passato gli aveva forse fatto un po' difetto.

Possiamo passare direttamente alla cronaca. Dopo l'esperienza memorabile delle tappe alpine degli scorsi giorni il Tour de France 2022 è ripartito oggi senza Warren Barguil (Arkéa Samsic), fermato dal covid, e con la 13esima frazione da Le Bourg d'Oisans a Saint-Étienne, 192.6 km sui quali era impresso il marchio "fuga", come tutte le volte che s'arriva nella città della Loira, per la 26esima volta sede di tappa; l'ultima volta, nel 2019, ci vinse - per dire - Thomas De Gendt. Insomma la fuga a Saint-Étienne non fa notizia, come il famoso cane che morde un uomo.

Com'era facilmente preventivabile, i tentativi di evasione sono stati molteplici e l'avvicendarsi di attacchi ha tenuto la media altissima in avvio. Nessuno riusciva a prendere il largo, sicché sulla Côte de Brié ai -163 Filippo Ganna (INEOS Grenadiers) ha portato via di forza, con un'accelerazione di un chilometro almeno, un terzetto: con lui Stefan Küng (Groupama-FDJ) e Matteo Jorgenson (Movistar).

Tre treni notevoli ma il gruppo non mollava la presa, ai -153 è uscito un drappellone di 19 all'inseguimento, al suo interno c'erano tra gli altri Damiano Caruso (Bahrain-Victorious), Mattia Cattaneo (Quick-Step Alpha Vinyl), Alberto Bettiol (EF Education-EasyPost) e Luca Mozzato (B&B Hotels-KTM), ma al plotone tutto ciò non andava bene, quindi la Alpecin-Deceuninck, assente davanti, ha tirato fino a riprendere i 19 ai -147.

Ganna e gli altri erano nel mirino, a quel punto ai -144 sono usciti Fred Wright (Bahrain), Mads Pedersen e Quinn Simmons (Trek-Segafredo) e Hugo Houle (Israel-Premier Tech) e si sono riportati sul terzetto di testa ai -142, procedendo a questo punto con un minimo di laissez-faire da parte del gruppo maglia gialla. Owain Doull (EF), partito con un attimo di ritardo rispetto a Pedersen e soci, è rimasto per un po' intercalato (fino ai -136) e quando è stato ripreso era la Lotto Soudal a tirare (con Philippe Gilbert) e i primi avevano raggiunto il minuto e mezzo di margine. La media della prima ora si fissava in 51.6 km/h.

Ai -132 una foratura ha fermato Jorgenson ma lo statunitense è stato bravo a rientrare sui primi; il problema vero, suo e di quelli che erano con lui, era che la Lotto insisteva, sempre con Gilbert, e alla fuga non è stato concesso un margine superiore ai 2'. Addirittura il Col de Parménie è stato preso dai battistrada ai -118 con appena un minuto e mezzo di margine. In salita (e questa misurava 5 km) il gruppo ha rallentato per non far staccare i velocisti (l'obiettivo della Lotto era appunto di portare Caleb Ewan alla volata), e qui i primi hanno potuto riallungare fino ai 2'35" rilevati in cima ai -113: il vantaggio massimo fin lì.

Superato il secondo Gpm di giornata, il gruppo è naturalmente tornato ad avvicinarsi, con pure un accenno di ventagli ai -108 (presto rientrati); il vento però continuava a soffiare, per cui, pur senza azioni orientate al far casino, il plotone si è ugualmente spezzato in tre, così, naturalmente, ai -85. Per fortuna degli staccati, ai -82 una svolta a destra e una successiva salitella permettevano il ricompattamento. La rampetta ha permesso ai fuggitivi - che erano di nuovo scesi a 1'30" di vantaggio - di riguadagnare terreno, in un elastico costante con gli inseguitori che li ha visti risalire a 2'10" di margine, per poi aumentare ancora nel lungo mangia&bevi discendente verso Vienne.

Ai -72 in una curva a sinistra Caleb Ewan è caduto picchiando il ginocchio (e coinvolgendo peraltro un compagno). L'australiano, molto dolorante, è ripartito ma ormai il gruppo era andato via a due minuti, e per di più la Quick-Step e la Alpecin avevano preso in mano la situazione tirando al posto della Lotto in un momento in cui la fuga era arrivata a +2'30". Ma Caleb s'è ripreso, non s'è perso d'animo e, tra una scia prolungata e un dietromacchina occasionale, è riuscito a riportarsi ai -58 su un gruppetto - comprendente Peter Sagan (TotalEnergies) - che si era staccato dal plotone e al cui interno il velocista ha trovato qualche compagno di squadra. Il ritardo dal gruppo principale oscillava tra i 30" e i 40" quando si è arrivati al terzo Gpm di giornata, la Côte de Saint-Romain-en-Gal ai -50, con la fuga avente 2' di margine.

In salita però Ewan, dopo essere arrivato a 25" dal ricongiungimento, ha gettato la spugna, staccandosi. Fine dei giochi per lui. Con Ewan fuori causa, anche Fabio Jakobsen si è staccato a 4 km dalla vetta facendo quindi eclissare la Quick-Step dalle prime posizioni; tra l'altro il velocista olandese aveva già perso contatto una prima volta sulla rampetta precedente ai -82. Sicché, quando anche la Alpecin si è spostata dalla testa del gruppo, a metà salita, l'andatura è calata sensibilmente, con Jumbo-Visma e INEOS a presidiare le prime posizioni.

La fuga ha ripreso vigore anche grazie agli sforzi di Simmons, che ha tirato al servizio di Pedersen per mezza salita per poi staccarsi a 47.5 km dal traguardo. Al Gpm dei -44 i sei rimasti al comando (Pedersen, Küng, Houle, Jorgenson, Ganna e Wright in quest'ordine) sono scollinati con 3'25", ma avevano avuto fino a 3'40" poco prima, senonché sull'ultima parte di salita la BikeExchange-Jayco ha preso il comando del gruppo avendo pur sempre un Michael Matthews da giocarsi nel caso in cui Dylan Groenewegen (pur ammirevolmente resistente fin lì in salita) avesse dovuto prima o poi staccarsi.

La spinta della BikeExchange, seppur tardiva, ha dato risultati nell'immediato (un primo minuto limato in 10 km), intanto il vento continuava a stressare il gruppo (già sfilacciato dalle salitelle) causando spesso buchi e piccoli frazionamenti. In ogni caso gli sforzi dei BikeExchange sono arrivati lì ma non oltre, e più giù di 2'15" non son riusciti a portare il gap; del resto tra i primi non è che mancassero locomotive di un certo livello... A 14 km dalla fine gli australiani si sono arresi e fatti da parte: nessuno avrebbe più ripreso la fuga.

A quel punto l'accordo tra i primi s'è rotto. Pedersen è scattato a 12.5 km dalla fine, ai piedi della salitella che portava a La Talaudière; Wright e Houle hanno chiuso subito sul danese, Ganna per un attimo ha perso contatto pure da Küng e Jorgenson, poi è rientrato su di loro ma c'erano da chiudere oltre 10" sui primi tre. Entro la fine della rampetta i primi hanno raddoppiato il margine, ma pure dopo non hanno smesso di guadagnare terreno. Ai -8 una macchina della giuria ha rischiato di stendere Ganna, per fortuna il riflesso del verbanese è stato all'altezza del pericolo. I tre inseguitori hanno provato per un po' a insistere, ma quelli davanti non li si prendeva. Nemmeno quando nel finale i battistrada hanno cominciato a guardarsi, rallentare, traccheggiare, c'è stato un sensibile riavvicinameno.

Ai 3 km è stato Wright a spezzare l'equilibrio, ma Pedersen ha chiuso senza troppi problemi; ancor meno patemi ha dato a Mads il tentativo appena accennato da Houle ai -2. Il canadese è poi rimasto in testa per tutto l'ultimo chilometro, con l'iridato 2019 a ruota e l'altro più dietro. Pedersen non ha voluto perder tempo e si è lanciato già ai 300 metri, prendendo subito margine e chiudendo di fatto la contesa. Wright si è piazzato secondo e Houle terzo, poi a 30" Küng ha preceduto Jorgenson e Ganna è stato cronometrato a 32". Il gruppo - neutralizzato un tentativo di anticipo di Nils Politt (Bora-Hansgrohe) ai 1500 metri - è arrivato a 5'45" e Wout Van Aert (Jumbo... ma non l'avevamo ancora citato oggi?!) ha conquistato il settimo posto davanti a Florian Sénéchal (Quick-Step), Luca Mozzato, Andrea Pasqualon (Intermarché-Wanty) e Alberto Dainese (DSM), alle cui spalle ha chiuso, 12esimo, Tadej Pogacar (UAE Emirates). La strappata di Politt ha stiracchiato il plotone che ha tagliato il traguardo con qualche buco qua e là, ma gli uomini di alta classifica sono arrivati bene o male tutti insieme.

E infatti la generale è proprio uguale a ieri, perlomeno per le prime 23 posizioni (il ritiro di Barguil fa scalare tutti dalla 24esima in giù): Jonas Vingegaard (Jumbo) è in giallo con 2'22" su Pogacar, 2'26" su Geraint Thomas (INEOS), 2'35" su Romain Bardet (DSM), 3'44" su Adam Yates (INEOS), 3'582 su Nairo Quintana (Arkéa), 4'07" su David Gaudu (Groupama), 7'39" su Thomas Pidcock (INEOS), 9'32" su Enric Mas (Movistar), 10'06" su Aleksandr Vlasov (Bora), 10'33" su Alexey Lutsenko (Astana Qazaqstan), 14'50" su Steven Kruijswijk (Jumbo), 15'46" su Louis Meintjes (Intermarché), 17'54" su Valentin Madouas (Groupama), 21'50" su Primoz Roglic (Jumbo), 22' su Bob Jungels (AG2R Citroën), 24'55" su Sepp Kuss (Jumbo), 27'29" su Neilson Powless (EF), 31'48" su Rafal Majka (UAE), 38'37" su Luis León Sánchez (Bahrain), 39'52" su Thibaut Pinot (Groupama), 42'07" su Caruso e 42'28" su Patrick Konrad (Bora), il 23esimo appunto.

Domani si torna a parlare di classifica con la 13esima tappa, da Saint-Étienne a Mende per 192.5 km, con la celebre Côte de la Croix Neuve (ribattezzata da diversi anni Montée Laurent Jalabert) a concludere una frazione piena di salitelle, trabocchetti, sicuri imprevisti. Facile che la corsa si divida in due con la fuga davanti e i big a battagliare (si spera) dietro: se non prima, almeno sui tre chilometri della durissima Montée (che scollina a 1500 metri dal traguardo) lo scontro a viso aperto sarà inevitabile: come antipasto dei prossimi Pirenei, ci si potrebbe accontentare.
Notizia di esempio
Bettiol sogna in grande, Matthews lo sveglia male
Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!