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Bettiol sogna in grande, Matthews lo sveglia male

16.07.2022 18:33

Tour de France, a Mende un bravissimo Alberto deve arrendersi alla maggior sapienza e resistenza di Michael. Altra battaglia tra Tadej Pogacar e Jonas Vingegaard sia in avvio di tappa che nel finale, la maglia gialla si difende bene


Magari Jonas Vingegaard lo vincerà, questo Tour de France 2022, e in fondo lo meriterebbe pure per quanto sta facendo vedere. Ma una cosa è certa: Tadej Pogacar glielo farà sudare come si deve, farà penare l'avversario in una tortura cinese di continua pressione mentale e fisica. Attaccherà a 180 km dall'arrivo di una tappa da fuga (true story: oggi in avvio di frazione) e/o proverà a staccarlo ogniqualvolta troverà sotto le ruote una strada utile per i suoi propositi (true story: oggi nel finale), e il danese potrà fare solo una cosa: resistere ogni volta, tenere alta la guardia nell'attesa di avere magari una nuova chance di staccare lui lo sloveno come accaduto sul Granon.

Oppure le cose potranno andare diversamente e una volta o l'altra, sui Pirenei o chissà dove, Pogacar riuscirà a mandare a gambe all'aria la maglia gialla e andrà a vincere il suo terzo Tour di fila. Da tutto questo ragionamento stiamo tenendo fuori la prova contro il tempo di sabato prossimo, sulla carta nettamente favorevole a Tadej, perché - crono o non crono - il 23enne di Klanec non risparmierà una goccia di energia per provare a ribaltare la classifica già sulle montagne. E mai come stavolta siamo nel giusto se diciamo "non abbiamo visto ancora niente", e mentre lo diciamo ovviamente gongoliamo.

Come ha gongolato tantissimo, oggi a Mende, Michael Matthews, per aver vinto finalmente dopo una marea di piazzamenti, solo al Tour quattro secondi, un terzo, tre quarti e un quinto dopo le sue ultime affermazioni datate 2017. In questi anni Bling si è costruito una discreta fama di perdente di successo, fama che non viene in verità mandata in archivio dopo la giornata di oggi (verranno altre battute d'arresto e anche brucianti), ma se c'è uno che, per costanza di intenti, merita almeno ogni tanto di timbrare, questo è il 31enne di Canberra.

Entrato nella corposa e faticosa fuga di giornata, Matthews non era certo tra i primi nomi - dei 23 all'attacco - su cui avresti puntato 10 euro, e lui era il primo a esserne consapevole, tant'è vero che ha attivamente lavorato per selezionare il drappello di testa: meno siamo, meglio li controllo, avrà pensato mentre se ne andava solitario a 53 km dal traguardo. Poi l'hanno ripreso in tre, uno (Andreas Kron) ha forato sul più bello, gli altri due (Felix Grossschartner e Luis León Sánchez) Matthews li ha addirittura staccati sulla Montée Laurent Jalabert. Sentiva a quel punto la vittoria già in pugno, ma ha dovuto subire il ritorno di un Alberto Bettiol oversize.

Il toscano della EF Education-EasyPost aveva abbondantemente lavorato per i compagni presenti con lui nella fuga (Neilson Powless e Rigoberto Urán) e invece le gambe migliori della squadra le aveva lui, come s'è visto chiaramente in un finale in cui per un attimo Alberto ha pure staccato Matthews, ma senza distanziarlo a sufficienza, sicché ha poi subìto il ritorno e il contrattacco dell'australiano. Grande la delusione per il 28enne di Castelfiorentino, ma se non altro Bettiol si può consolare con la conferma di essere un top mondiale quando ha la luna giusta. Semmai, dovrà lavorare per aumentare nel corso di una stagione le giornate in cui... è in giornata.

Oltre a Matthews, l'altro vincitore della giornata è Louis Meintjes, che con tenacia ha preso il treno della fuga e si è trovato a guadagnare fin quasi un quarto d'ora, sfiorando la maglia gialla virtuale, e rientrando in ogni modo in classifica (dal 13esimo al settimo posto a 4'24" dal primo), poi rimbalzerà indietro, o cercherà altre fughe, chi lo sa, ma oggi ci è piaciuto vedere il suo sorriso finalmente sereno dopo la delusione del secondo posto all'Alpe d'Huez due giorni fa.

La cronaca. È inutile dire che anche la 14esima tappa del Tour de France 2022, da Saint-Étienne a Mende per 192.5 km, è iniziata - e proseguita a lungo - con una furente battaglia per organizzare una fuga. Evitiamo di riportare tutti i vari tentativi, ma il punto è che a un certo momento si è trovato all'attacco - non si sa come, forse per inerzia o forse per indole - Tadej Pogacar (UAE Emirates), marcato a uomo da Wout Van Aert (Jumbo-Visma), mescolato ad altri che cercavano la via dell'evasione.

Eravamo sulla Côte de Saint-Just-Malmont, nemmeno 10 km percorsi (e 184 all'arrivo), e la maglia gialla Jonas Vingegaard (Jumbo) si è ritrovata a dover andare a chiudere in prima persona. Intorno un delirio d'anarchia, ovviamente gruppo polverizzato, e poi non contento ai -182 Tadej che riparte, Jonas che richiude, e la questione per il momento finisce lì. In tutto questo, Caleb Ewan (Lotto Soudal), menomato dalla caduta di ieri, già alla deriva; tanti staccati tra cui Primoz Roglic (Jumbo); il gruppo maglia gialla ridotto a 50-60 unità; i tentativi di fuga che si moltiplicavano. Tutto molto bello!

Il Gpm ai -178 è stato affare di Neilson Powless (EF Education-EasyPost) che si era avvantaggiato con Chris Juul-Jensen (BikeExchange-Jayco), dopodiché altri rimescolamenti, momenti di protagonismo della Bahrain-Victorious (pure con Damiano Caruso), e si è dovuta aspettare la Côte de Châtaignier (Gpm ai -153) per avere il nucleo della fuga che di lì a poco, dopo 40 km di battaglia, si sarebbe finalmente composta.

L'iniziatore è stato Franck Bonnamour (B&B Hotels-KTM) con un'azione solitaria sulla salitella, su di lui sono rientrati alcuni contrattaccanti tra i quali la maglia a pois Simon Geschke (Cofidis) che però s'è fatto fregare il Gpm in una serrata volata da Quinn Simmons (Trek-Segafredo). Allo scollinamento gli ultimi a capire che la fuga buona stava partendo sono emersi di forza dal gruppo e di lì a poco (ai -149) avevamo in testa 23 uomini e cioè i citati Bonnamour, Geschke e Simmons, poi Marc Soler (UAE), Daniel Martínez (INEOS Grenadiers), Benoît Cosnefroy (AG2R Citröen), Felix Grossschartner, Lennard Kämna e Patrick Konrad (Bora-Hansgrohe), Gregor Mühlberger (Movistar), Luis León Sánchez (Bahrain), Stefan Küng e Thibaut Pinot (Groupama-FDJ), Louis Meintjes (Intermarché-Wanty), Powless, Alberto Bettiol e Rigoberto Urán (EF), Andreas Kron (Lotto), Simmons e Bauke Mollema (Trek), Jakob Fuglsang, Krists Neilands e Michael Woods (Israel-Premier Tech) e Michael Matthews (BikeExchange).

Da qui la cronaca diventa facile: gruppo maglia gialla (non più di 40 unità) rialzato, gruppone Roglic rientrato ai -146 dopo aver avuto oltre 2' di ritardo, Ewan scortato da tre compagni (Reinardt Janse Van Rensburg, Tim Wellens e Frederik Frison) a sperare di restare nel tempo massimo (che sarebbe stato di 48'46"), e i 23 a volare via lontano. Il traguardo volante di Yssingeux (-142) è stato vinto da Matthews e il gruppo è passato a 6'40".

Ai -130 Fuglsang, forse scontento del troppo affollamento davanti, ha forzato ed è rimasto per una cinquina di chilometri al comando con Urán, Sánchez e Küng, ma poi i battistrada si sono riunificati. Meintjes tra i 23 era il più avanti in classifica, 13esimo a 15'46" da Vingegaard, sicché giocava la carta del rientro in top ten e non gli andava malissimo, dato che il vantaggio ha continuato a salire quasi per tutta la tappa.

In cima alla Côte de Grandrieu, terzo Gpm di giornata ai -57, Geschke ha sprintato su Simmons il quale ha poi tirato dritto per un po'. In contropiede è scattato Matthews ai -53, ha preso una ventina di secondi e le scaramucce susseguenti a questa azione hanno sparpagliato i componenti del gruppetto dei fuggitivi. A questo punto il gruppo maglia gialla era prossimo ai 12' di ritardo dai primi, mentre Ewan coi suoi era a 22', forse il fuori tempo massimo l'avrebbe evitato.

Tra i vari contrattacchi dopo l'allungo di Matthews, quello buono l'ha messo a segno (al secondo tentativo) Kron, che ha portato via Grossschartner e Sánchez. I tre hanno raggiunto Bling ai -42 e prima che se ne accorgessero avevano già preso un buon margine: hanno approcciato il quarto Gpm della tappa, la Côte de la Fage ai -35, con circa 50" di vantaggio sui 19 intercalati e 13'50" sul gruppo. Il lavoro di Bettiol sulla salita ha ridotto il disavanzo dei secondi facendo però staccare diversi corridori, poi si è coagulato un drappellino da cui hanno provato a scattare a turno Urán, Fuglsang, Soler al Gpm (ai -30), fatto sta che alle spalle dei quattro di testa si avvicinavano appunto Soler, Martínez, Meintjes, Bettiol, Kämna, Konrad, Pinot, Urán e Fuglsang. Fuori gioco Mühlberger, Simmons, Geschke, Cosnefroy, Powless, Mollema, Neilands, Woods, Bonnamour e Küng.

Ai -26 Kron, causa foratura, stava per cadere ma s'è salvato, però ha perso il treno dei primi e pure dei secondi: ciao. Il gruppo, incurante di Meintjes, vedeva il quarto d'ora di ritardo, e il sudafricano accarezzava la gialla virtuale. Solo quando il gap del plotone dai tre al comando è arrivato a 14'40" ai -35, la Jumbo ha deciso di alzare un po' il ritmo sulla Côte de la Fage con Primoz Roglic e poi Wout Van Aert, e tanto è bastato a selezionare il gruppo ad appena 21 unità; tra i corridori che hanno subito patito il cambio di ritmo, gente di media classifica come Valentin Madouas (Groupama) e soprattuto Thomas Pidcock (INEOS), ottavo della generale, il quale però sarebbe stato riportato sotto dal compagno Dylan Van Baarle ai -22.

Ai -16, coi tre di testa di nuovo a +40", Geschke, Mühlberger, Simmons e Kron sono rientrati sul drappello di Bettiol, poi ai -5 sono arrivati da dietro pure Mollema, Powless, Bonnamour e Woods, e a questo punto Bettiol ha forzato sicché Sánchez, Grossschartner e Matthews hanno preso la Côte de la Croix Neuve ai -4.4 con mezzo minuto scarso. Simmons e poi Woods hanno tirato la prima parte dei tre chilometri della Montée Laurent Jalabert e il gruppetto di 17 si è di nuovo selezionato, in difficoltà pure Meintjes. Con Woods resistevano solo il suo capitano Fuglsang, Pinot, Kämna con Konrad, Bettiol con Urán.

Davanti era Matthews a dettare le regole e a 3.5 km dalla fine ha staccato Sánchez e Grossschartner: 15" il suo margine al momento. Contemporaneamente, nel secondo gruppetto è partito fortissimo Bettiol, Konrad ha provato a seguirlo ma non ce n'era per nessuno. Rinforzando via via l'andatura, il toscano ha raggiunto Matthews a 2800 metri dal traguardo (1400 dal Gpm), ha respirato e 200 metri dopo ha piazzato la rasoiata. Matthews ha tenuto coi denti, ha perso qualche metro, poi si è riavvicinato, ma a un chilometro dalla vetta è andato in apnea. Si è staccato ma non ha mollato la presa, è rimasto lì a vista Bettiol e ai -2 l'ha ripreso ed è a propria volta scattato: Alberto era al limite dopo il prolungato tentativo di distanziare l'australiano e ha accusato il colpo, pesantemente: in pochi secondi Bling è fuggito via definitivamente.

Matthews è andato a vincere la sua quarta tappa al Tour de France, a distanza di 5 anni dall'ultima e dopo una sequela beffarda di piazzamenti in queste stagioni. A 15" è transitato Bettiol, scuotendo la testa dalla delusione; a 34" è arrivato Pinot che aveva staccato tutti gli altri (magari partendo un po' prima se la sarebbe potuta giocare), poi a 50" Soler, a 58" Konrad e Fuglsang, a 1'06" Grossschartner, a 1'12" Kämna, Geschke e Meintjes, a 1'17" Urán e poi via via, più o meno uno alla volta, tutti gli altri fuggitivi (tranne Neilands, unico a venir ripreso dal plotone ai -5).

Mentre la tappa finiva per i primi, il gruppo doveva ancora imboccare la durissima rampa che porta all'aeroporto di Mende. Sulla salita è stata la UAE, con McNulty, a imporre il ritmo mentre la Jumbo si sgretolava intorno a Vingegaard. Ai -4 l'americano ha passato il testimone al compagno Rafal Majka alle cui spalle c'erano solo Pogacar, Vingegaard e i due INEOS Geraint Thomas e Adam Yates. Tutti gli altri, staccati: Romain Bardet (DSM), Enric Mas (Movistar), Nairo Quintana (Arkéa Samsic), David Gaudu (Groupama) e Aleksandr Vlasov (Bora) erano tutti insieme in un secondo gruppetto.

Ai 3.3 km l'atteso momento: Pogacar è partito forte ma Vingegaard ha risposto a tono; Thomas e Yates hanno accusato il colpo, Tadej ha insistito in maniera ossessiva praticamente fino al Gpm, alzandosi più volte sui pedali per dare più vigore alla propria azione, ma non c'è stato verso, Jonas non gli ha mollato neanche un centimetro. Alle spalle dei due straordinari protagonisti di questo duello, qualche equilibrio si modificava lungo la scalata: ai -3 Gaudu ha rilanciato l'andatura del gruppetto, Quintana e Bardet l'hanno seguito, Mas e Vlasov no.

A 2.3 km dalla fine il francese è di nuovo scattato, stavolta seguito dal solo Nairo, e ha ripreso i due INEOS per staccare pure loro (anche se in dirittura d'arrivo gli si sono rimessi in scia). Pogacar, preso atto che non avrebbe riguadagnato nulla a Vingegaard, si è predisposto per l'ormai usuale volata sportiva (sportiva nel senso che teoricamente sprintare alla fine di certe tappe per la n-esima posizione non gli serve a nulla se non all'autoentertainment), e ha preceduto Vingegaard per il 23esimo posto a 12'34" da Matthews.

A seguire sono arrivati Gaudu, Thomas e Quintana a 12'51", Yates a 12'56", Vlasov, Bardet e Mas a 13', Alexej Lutsenko (Astana Qazaqstan) a 13'24", Pidcock a 13'44", Bob Jungels (AG2R) a 13'53". Caruso ha chiuso 39esimo a 15'12". Ewan ha vinto la personale battaglia col tempo massimo chiudendo a 39'07", con oltre 9' di vantaggio sulla tagliola.

La nuova classifica: invariate le distanze (2'22") tra Vingegaard e Pogacar, si allontanano tutti gli altri, a partire da Thomas a 2'43" e proseguendo con Bardet a 3'01", Yates a 4'06", Quintana a 4'15", Meintjes e Gaudu a 4'24", Pidcock a 8'49", Mas a 9'58", Vlasov a 10'32", Lutsenko a 11'23", Steve Kruijswijk (Jumbo) a 17'16", Powless a 18'11", Jungels a 23'19", Madouas a 27'10", Sepp Kuss (Jumbo) a 27'33", Sánchez a 27'44", Pinot a 27'48", Konrad (ventesimo) a 30'52"; Roglic perde altre sei posizioni ed è 21esimo a 33'39" (ma ormai fa il gregario in tutto e per tutto), Caruso  24esimo a 44'45" ma se va bene sui Pirenei (e la sua prestazione di oggi è stata quantomeno incoraggiante) può riagganciare la top 20, a patto ovviamente di centrare una buona fuga.

Domani con la 15esima tappa vivremo una giornata più o meno rilassata, dato il percorso della Rodez-Carcassonne, 202.5 km in cui non mancano i saliscendi i quali però non sono tali da lasciar presupporre lotta tra i big (e non è previsto neanche vento, quindi non dovrebbero esserci sorprese dettate dalle condizioni ambientali). Sulla carta (sulla carta) succederà qualcosa del genere: partirà la solita fuga dopo 50 km di battaglia (o accadrà qualcosa del genere), forse poi arriverà, o forse il gruppo ricucirà per offrire una chance di volata ai velocisti più resistenti (perché non è detto che tutti gli sprinter superino indenni l'infinito mangia&bevi previsto). Tutti gli appassionati, ad ogni buon conto, sono già con la testa ai Pirenei; probabilmente pure molti dei protagonisti del Tour.
Notizia di esempio
Philipsen vince la volata, Vingegaard perde il treno
Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!