Merhawi Kudus con i tifosi eritrei al termine del Presidential Cycling Tour of Türkiye © Terengganu
Mondo Continental

Merhawi Kudus, la rinascita malese di un ex predestinato

Dopo dieci anni tra i professionisti, in cui il suo talento non è mai del tutto sbocciato, il corridore eritreo si è accasato alla Terengganu e si sta ritrovando

02.05.2024 22:20

Dodicesimo appuntamento dell’anno con Mondo Continental. In questa puntata: Tour of the Gila, Le Tour de Bretagne Cycliste, Int. Raffeisenbank Kirschblütenrennen, GP Vorarlberg, Grand Prix de la Somme Conseil Départemental 80, Omloop van het Waasland, Campionati Nazionali e Merhawi Kudus, che sta ripagando la fiducia della Terengganu. La Rutland-Melton CiCLE Classic è stata annullata per maltempo.

Le corse della settimana

Tour of the Gila

Il podio finale del Tour of the Gila
Il podio finale del Tour of the Gila © Mitchell Clinton/Tour of the Gila

In settimana è andata in scena la trentaseiesima edizione del Tour of the Gila, che quest’anno è l’unica corsa a tappe internazionale a disputarsi negli Stati Uniti. Nei cinque giorni di gara dieci formazioni dilettantistiche hanno sfidato sei Continental.

La prima frazione prevedeva l’arrivo in salita più impegnativo della corsa, con il traguardo situato ad oltre 2000 metri di altitudine, ma nel resto del percorso non c’erano asperità. Come da pronostico il Team Medellín ha mostrato una notevole solidità di squadra, piazzando ben cinque corridori nelle prime sette posizioni. Ad imporsi è stato Wilmar Paredes, che ha battuto in una volata a due uno degli intrusi, lo statunitense Tyler Stites (Project Echelon). Il podio è stato completato da un altro corridore della formazione colombiana, Walter Vargas, staccato di 13”. 

La seconda tappa era molto più semplice, con la presenza di diverse salite non troppo lunghe e abbastanza pedalabili. Circa cinquanta corridori sono arrivati a giocarsi il successo in volata e la Project Echelon ha dominato, mettendo tre uomini ai primi quattro posti: la vittoria è andata a Scott McGill, con Tyler Stites terzo e Cade Bickmore quarto. Ad evitare il monologo della formazione statunitense ci ha pensato Wilmar Paredes, che ha chiuso secondo, conservando, quindi, la testa della classifica.

La terza frazione, una cronometro di 26 km dal percorso ondulato, ha fatto grandi distacchi, ridisegnando la classifica generale. Tyler Stites ha fatto segnare il miglior tempo e ha conquistato, di conseguenza, la maglia di leader. Walter Vargas ha pagato 10”, mentre il canadese Jonas Walton (Ecoflo Chronos) ha completato il podio di giornata, con 37” di ritardo. Wilmar Paredes è affondato a 3’25”, ma in classifica generale è sceso solo in quarta posizione, visto che gli altri corridori che erano andati bene sull’arrivo in salita hanno fatto molta fatica.

La quarta tappa consisteva in un classico criterium americano: un circuito cittadino lungo meno di 2 km da ripetere per quaranta volte. L’inevitabile volata di gruppo ha premiato Cade Bickmore (Project Echelon), già vincitore sullo stesso percorso lo scorso anno, che ha superato Luca Haines (California) e Brody McDonald (Aevolo). In classifica generale non ci sono stati cambiamenti.

L’ultima frazione era la più dura, con diverse salite impegnative disseminate lungo il percorso, e tantissimi chilometri sopra quota 2000. Wilmar Paredes si è confermato il corridore più forte in gara sui percorsi duri e, a differenza della prima tappa, ha staccato tutti. Il sorprendente Ian López (Aevolo) ha chiuso secondo a 1’09”, mentre il leader della generale Tyler Stites ha completato il podio di giornata a 1’28”.

Molto solido su tutti i terreni, Tyler Stites ha conquistato il successo finale. Il Team Medellín si è dovuto accontentare degli altri due gradini del podio, occupati da Walter Vargas e da Wilmar Paredes (che si è aggiudicato anche la maglia di miglior scalatore), staccati rispettivamente di 54” e 1’46”, e del primo posto nella graduatoria a squadre. Jonas Walton, quarto nella generale, è stato il miglior giovane della corsa, mentre la classifica a punti è andata, come lo scorso anno, a Cade Bickmore.

Le Tour de Bretagne Cycliste

Alexis Guerin vince la seconda tappa del Tour de Bretagne
Alexis Guerin vince la seconda tappa del Tour de Bretagne © Gurvan Sevenou/Tour de Bretagne

In Francia si è disputata la cinquantottesima edizione del Tour de Bretagne, corsa a tappe di sette giorni che vedeva al via venticinque squadre: ventuno Continental e quattro formazioni dilettantistiche francesi.

La prima frazione non era particolarmente impegnativa, nonostante la quasi totale assenza di pianura. Il finale prevedeva un circuito di 7 km da ripetere cinque volte, con l’arrivo in leggera salita. Sul traguardo si è assistito ad una volata di gruppo compatto, che ha premiato Tim Torn Teutenberg (Lidl-Trek Future). Il tedesco, recente vincitore della Roubaix under 23, si è messo dietro Liam van Bylen (Lotto Dstny Development) e Noah Hobbs (Groupama-FDJ Continentale).

La seconda tappa era più impegnativa, con il finale caratterizzato da cinque giri di un circuito di 9 km che presentava una salita di 2,5 km. Alexis Guerin (Philippe Wagner/Bazin) ha dato spettacolo: il francese è uscito dal gruppo al primo giro, ha raggiunto e staccato il fuggitivo Baptiste Veistroffer (Decathlon AG2R Development) e, sebbene il suo massimo vantaggio sia stato di 1’10”, ha resistito al rientro del gruppo, tagliando il traguardo in solitaria e conquistando anche la maglia di leader. Tibor Del Grosso (Alpecin-Deceuninck Development), partito all’inseguimento a - 3, ha chiuso secondo a 10”, precedendo di un soffio il gruppo, che è stato regolato da Vlad van Mechelen (Development DSM-Firmenich).

La terza frazione prevedeva, nel finale, cinque giri di un circuito di 8 km, caratterizzato da una salita di 1700 metri, in cima alla quale era situato il traguardo. La gara si è accesa ad una cinquantina di km dal traguardo, quando un gruppo di quindici corridori si è avvantaggiato nettamente. Negli ultimi 11 km Jakob Söderqvist (Lidl-Trek Future) ha attaccato più volte, riuscendo prima a selezionare il drappello di testa e poi a rimanere da solo. Lo svedese ha centrato l’accoppiata tappa e maglia, distanziando di 29” i due più immediati inseguitori Théo Laurans (Morbihan Adris Gwendal Oliveux) e Morné Van Niekerk (St.Michel-Mavic-Auber93).

La quarta tappa era una delle più semplici: il circuito finale di 6,5 km (come al solito da ripetere cinque volte) prevedeva solo uno strappo di 800 metri. La volata è stata scongiurata dalla grande impresa di Baptiste Veistroffer, protagonista di una fuga di quasi 160 km, gli ultimi 29 dei quali in solitaria. Il ventitreenne è riuscito a resistere ed è andato a conquistare il primo successo UCI in carriera. Il gruppo ha chiuso con un ritardo di 15” ed è stato regolato da Liam van Bylen davanti a Lewis Bower (Groupama-FDJ Continentale). In classifica generale non ci sono state novità.

Anche la quinta frazione si presentava adatta ai velocisti: nei cinque giri del circuito finale, lungo 9 km, erano presenti solo un paio di strappetti di poco conto. Ancora una volta, però, il gruppo è stato beffato: otto uomini sono evasi dal plotone ad una ventina di km dal traguardo e hanno mantenuto un piccolo vantaggio fino alla fine. Lo spunto migliore è stato quello di Matys Grisel (Lotto Dstny Development), che ha battuto Antoine Hue (CIC U Nantes Atlantique) e Manuel Oioli (Q36.5 Continental). Nel gruppo, giunto a soli 4” dai battistrada, c’è stata una caduta a 50 metri dall’arrivo. Jakob Söderqvist ha conservato la maglia di leader.

Come le precedenti, la sesta tappa non era impegnativa: i cinque giri del circuito finale, lungo 10 chilometri, non presentavano particolari difficoltà. Stavolta i pronostici sono stati rispettati e il gruppo è arrivato compatto al traguardo: Matys Grisel ha sfiorato la seconda vittoria consecutiva, ma si è dovuto arrendere al sorprendente Antonin Souchon (VC Pays de Laudéac). La terza posizione è andata a Zeno Moonen (Wanty-ReUz). In classifica non ci sono stati cambiamenti.

L’ultima frazione era abbastanza semplice nella prima parte, ma il circuito finale (come sempre da ripetere cinque volte), lungo 6 chilometri, era caratterizzato da uno strappo in pavé di 700 metri nel finale. Proprio all’imbocco dello strappo, all’ultimo chilometro, Jesse Kramer (Visma|Lease a Bike Development) ha attaccato, guadagnando qualche metro sul gruppo. Il ventenne ha tenuto duro ed è riuscito a resistere alla rimonta di Viktor Soenens (Soudal-Quick Step Devo) e Lewis Bower, andando, così, a vincere.

Jakob Söderqvist ha conquistato il successo finale, con 34” su Morné Van Niekerk e 37” su Jesse Kramer. Tim Torn Teutenberg ha vinto la classifica a punti, mentre la Soudal-Quick Step Devo si è aggiudicata la graduatoria a squadre, imponendosi anche in quella riservata agli scalatori, con Federico Savino, e quella dei giovani, con Viktor Soenens. Baptiste Veistroffer, infine, si è portato a casa la maglia degli sprint intermedi e quelle della combinata.

Int. Raffeisenbank Kirschblütenrennen e GP Vorarlberg

Lukáš Kubiš vince nettamente l'Int. Raffeisenbank Kirschblütenrennen
Lukáš Kubiš vince nettamente l'Int. Raffeisenbank Kirschblütenrennen © Elkov-Kasper/Reinhard Eisenbauer

In Austria è andata in scena la sessantaduesima edizione dell’Int. Raffeisenbank Kirschblütenrennen, corsa di un giorno che, nonostante una lunga storia, faceva proprio quest’anno il sui esordio nel calendario UCI. Al via erano presenti diciassette Continental e sette formazioni dilettantistiche, per un totale di ventiquattro squadre.

Il percorso si snodava intorno all’abitato di Wels, sede della Felt Felbermayr, ed era abbastanza impegnativo, vista la presenza di tantissimi strappi. Dopo quattro giri di un circuito di 34,5 km, si entrava in un secondo anello di 15 km, da ripetere due volte. La gara si è accesa ad una trentina di km dall’arrivo, con l’attacco di Emanuel Zangerle (Felt Felbermayr), Jonas Rapp (Hrinkow Advarics), Sebastian Putz (Tirol KTM), Richard Riška (ATT Investments), Tomáš Obdržálek (Elkov-Kasper) e Roger Kluge (Rad-Net Oßwald). Ai -18 i sei battistrada sono stati raggiunti da Jaka Primožič (Hrinkow Advarics), Alexander Konychev (Vorarlberg) e Lukáš Kubiš (Elkov-Kasper), mentre il resto del gruppo ha perso l’attimo e ha dovuto dire addio ai sogni di vittoria.

Ai -6 Zangerle, Primožič, Konychev e Kubiš si sono avvantaggiati, ma i loro compagni di fuga (con l’eccezione di Rapp che aveva perso contatto) li hanno ripresi al cartello dei 2 km al traguardo. Dopo alcuni velleitari tentativi di allungo si è arrivati allo sprint, che non ha avuto storia: Lukáš Kubiš si è dimostrato nettamente più veloce e si è tolto tutti di ruota. Alle spalle dello slovacco hanno concluso Emanuel Zangerle e Roger Kluge, mentre Sebastian Putz e Alexander Konychev si sono dovuti accontentare dei piazzamenti ai piedi del podio.

Tre giorni dopo è stata la volta del GP Vorarlberg, corsa di un giorno rientrata nel calendario UCI lo scorso anno. La start list è stata impreziosita dalla presenza di un ProTeam, la Corratec-Vini Fantini, che ha affiancato diciassette Continental e sette formazioni dilettantistiche.

Il percorso, con partenza e arrivo nel piccolo comune di Nenzing, presentava un primo circuito di 17,5 km da ripetere otto volte, seguito da un secondo di 7 km, di cui erano in programma tre giri, caratterizzato da un’impegnativa salita di 1800 metri. Undici corridori si sono ritrovati al comando a 8 km dall’arrivo: il trio della Corratec-Vini Fantini composto da Kristian Sbaragli, Valentin Darbellay e Lorenzo Quartucci, le coppie della Felt Felbermayr (Hermann Pernsteiner e Riccardo Zoidl) e della Hrinkow Advarics (Jaka Primožič e Jonas Rapp), Michael Boroš (Elkov-Kasper), Jannis Peter (Vorarlberg), Marco Schrettl (Tirol KTM) e Martin Messner (WSA KTM Graz).

Il ProTeam italiano ha provato a sfruttare la superiorità numerica, lanciando all’attacco Quartucci ai -7, ma sull’ultimo strappo il corridore toscano è stato ripreso. Nessuno ha fatto la differenza e i dieci corridori (Rapp si era staccato) si sono ricompattati al termine della discesa. Darbellay si è sacrificato per i compagni più veloci, ma lo sprint ha premiato Jaka Primožič, bravo a saltare negli ultimi metri il vincitore dello scorso anno Michael Boroš. Martin Messner ha chiuso terzo, lasciando giù dal podio la Corratec, che non è andata oltre il quarto posto di Kristian Sbaragli e il sesto di Lorenzo Quartucci. In mezzo a loro si è piazzato Marco Schrettl.

GP de la Somme Conseil Départmental 80

Il podio del GP de la Somme
Il podio del GP de la Somme © Promotion Sport Picardie/Pierre Willemetz

In Francia è andato in scena il GP de la Somme Conseil Départmental 80, una corsa di un giorno giunta alla trentasettesima edizione, entrata nel calendario UCI come gara a tappe nel 2001. Quest’anno al via erano presenti venti squadre: tre Continental (la britannica Saint Piran, la svedese Motala AIF e la ruandese May Stars), sedici formazioni dilettantistiche e la nazionale militare francese. A causa della contemporaneità con altri eventi, nessuna delle compagini francesi di terza divisione era presente al via.

Come lo scorso anno, il percorso di gara era strutturato in maniera abbastanza insolita, con innumerevoli strappetti nei primi centoquaranta chilometri e un tracciato molto più agevole negli ultimi quaranta, con una sola salitella intorno ai -20. Il vento ha recitato un ruolo molto importante e nel finale si è avvantaggiato un gruppetto di una quindicina di uomini, che in seguito si è ulteriormente ridotto.

Alla fine la vittoria è andata a Corentin Devroute (SCO Dijon-Matériel-Vélo.com), ventenne francese che aveva come miglior risultato a livello UCI un quarantaduesimo posto. Al secondo posto si è piazzato un corridore decisamente più noto, Kévin Le Cunff (VC Rouen 76): il trentaseienne, vincitore della Boucles de l’Aulne nel 2018, è campione olimpico e mondiale in carica nel paraciclismo categoria C4. Nicolas Silliau (Hexagone-Corbas Lyon) ha chiuso in terza posizione, relegando ai piedi del podio Gari Lagnet (SCO Dijon-Matériel-Vélo.com) e Thibaud Bridron (Guidon Chalettois). In una gara dominata dalle formazioni dilettantistiche, Ville Merlöv (Motala AIF), sesto, è stato il miglior rappresentante di un team Continental.

Omloop van het Waasland

Samuel Leroux resiste al ritorno del gruppo e vince l'Omloop van het Waasland
Samuel Leroux resiste al ritorno del gruppo e vince l'Omloop van het Waasland © Omloop van het Waasland/Rita Thienpondt

In Belgio è andata in scena la cinquantottesima edizione della Omloop van het Waasland, corsa di un giorno che faceva il suo rientro nel calendario UCI, dal quale mancava dal 2015. Al via erano presenti venticinque squadre: quattordici Continental e undici formazioni dilettantistiche.

La gara è iniziata con cinque giri di un circuito di quindici chilometri nella zona di Lokeren, caratterizzato da quattro settori di pavé. In seguito è stato percorso un tratto in linea di 18 chilometri con due settori di ciottolato, attraverso il quale i corridori hanno raggiunto l’abitato di Kemzeke. Intorno alla sede di arrivo, otto giri di un secondo circuito di 11 chilometri, con il pavé di Heerbaan come unica difficoltà, hanno condotto i partecipanti al traguardo.

L’arrivo in volata era la soluzione più probabile e, effettivamente, il gruppo si è presentato compatto nel finale. All’ultimo chilometro, però, la Van Rysel-Roubaix ha regalato un colpo di teatro: Norman Vahtra ha fatto il buco al compagno di squadra Samuel Leroux, che ha così guadagnato diversi metri di vantaggio sul plotone. Il ventinovenne ha resistito alla rimonta del gruppo ed è andato a conquistare la seconda vittoria stagionale. 

Pierre Barbier (Philippe Wagner/Bazin) è stato il più veloce sul traguardo, ma il suo sprint gli è valso solo la seconda posizione. La grande giornata della Van Rysel-Roubaix è stata completata dal terzo posto di Rait Ärm, che ha costretto Coen Vermeltfoort (VolkerWessels) e Tristan Scherpenbergh (Philippe Wagner/Bazin) ad accontentarsi dei piazzamenti ai piedi del podio.

Campionati Nazionali

Il podio del campionato panamense a cronometro
Il podio del campionato panamense a cronometro © Panamá es Cultura y Valores

Sebbene la stagione sia nel vivo, si sono disputati i campionati nazionali in varie nazioni. A Panama, l’unica Continental del paese, la Panamá es Cultura y Valores, aveva dominato nelle ultime tre stagioni e quest’anno nulla è cambiato: nella cronometro Franklin Archibold si è imposto nettamente ed è stato accompagnato sul podio dai compagni di squadra Christofer Jurado e Bolivar Espinoza, staccati rispettivamente di 1’13” e 1’53”. Un altro membro del team, Hassan Chan, ha chiuso al quinto posto e ha conquistato il titolo under 23, con 59” sul compagno Christopher Vargas e 2’11” su Michael Caballero.

Nella prova in linea Franklin Archibold si è reso protagonista di un altro show e ha staccato nettamente tutti gli altri. Contrariamente agli ultimi anni, la Panamá es Cultura y Valores non ha monopolizzato il podio perché Pablo Vasquez (Rali-Giant) è riuscito a concludere la gara in seconda posizione, pur con un ritardo enorme (4’46”). A 4’47” Christofer Jurado ha completato il podio. Per la prima volta, inoltre, la formazione Continental ha perso il titolo under 23: Christopher Vargas, infatti, è stato battuto in una serratissima volata a due da Michael Caballero. Kevin Almanza ha terminato in terza posizione, staccato di 18”.

In Cile la cronometro non ha regalato sorprese: José Luis Rodriguez, che ha sempre vinto la prova quando ha partecipato, si è imposto per la settima volta, regalando alla Plus Performance-Solutos la prima vittoria UCI. Sul podio con il ventinovenne sono saliti Sebastian Carvacho e Gonzalo Eguiguren (STAMINA), staccati rispettivamente di 1’49” e 1’52”. Diego Rojas (Plus Performance-Solutos) ha conquistato il titolo under 23, facendo segnare il secondo tempo assoluto a 1’27” dal compagno di squadra. Il diciannovenne ha preceduto di 1’16” Tomas Quiroz (STAMINA) e di 1’34” Claudio Alvarez.

La STAMINA si è presa la rivincita nella prova in linea, che ha visto Francisco Kotsakis vincitore davanti a José Luis Rodriguez ed Edison Bravo. I distacchi non sono stati comunicati e non si hanno, al momento, i risultati degli under 23.

Sono pervenuti solo i risultati delle prove in linea dagli Emirati Arabi Uniti, dove i favoriti sono stati battuti da corridori poco pronosticati alla vigilia. Il ventinovenne Khaled Mayouf ha conquistato il titolo, con 1” di margine su Soudir Shir Mohamad Talal e 2” su Waleed Alnaqbi. I corridori della UAE Team Emirates Gen Z hanno clamorosamente mancato il podio, anche se Mohammad Almutaiwei e Abdulla Jasim Al-Ali, rispettivamente quarto e quinto al traguardo, con un ritardo di 38”, si sono consolati con le prime due posizioni della classifica under 23. Il terzo, Abdulaziz Alhajeri, ha pagato 1’12”.

Le Continental tra i big

Il podio finale del Presidential Tour of Türkiye, con Vinzent Dorn (in maglia rossa di miglior scalatore) e Merhawi Kudus, secondo
Il podio finale del Presidential Tour of Türkiye, con Vinzent Dorn (in maglia rossa di miglior scalatore) e Merhawi Kudus, secondo © BIKE AID

Ben dodici Continental hanno preso parte al Presidential Cycling Tour of Türkiye: oltre alle quattro locali erano presenti la belga Tarteletto-Isorex, la cinese China Glory-Mentech, la giapponese Kinan, la malese Terengganu, la polacca Mazowsze Serce Polski, la slovena Adria Mobil e le tedesche BIKE AID e REMBE Sauerland. La Terengganu ha fatto benissimo con gli eritrei Merhawi Kudus e Metkel Eyob, rispettivamente secondo e quarto sia nella tappa regina che in classifica finale. Anche la Tarteletto-Isorex ha sfiorato il successo parziale, con Timothy Dupont che ha chiuso al secondo posto la settima frazione. La BIKE AID, invece, si è tolta la soddisfazione di tornare a casa con le maglia di GPM e sprint intermedi, grazie a Vinzent Dorn.

Otto formazioni di terza divisione erano al via della Vuelta Asturias: la spagnola Illes Balears Arabay, la filippina Victoria Sports, la lussemburghese Global6, la marocchina Sidi Ali-Unlock, la messicana Petrolike, le portoghesi ABTF Betão-Feirense e Sabgal/Anicolor e la rumena MENtoRISE MLMsuperstars. La ABTF Betão-Feirense ha ottenuto i migliori risultati grazie ad Afonso Eulálio, quarto nella prima frazione e quinto in classifica. Molto bene anche Alex Molenaar, che ha permesso alla Illes Balears Arabay di centrare la top ten in tutte le tappe e di arrivare al settimo posto finale. Anche la Petrolike ha potuto festeggiare un buon piazzamento nella generale: Diego Camargo ha concluso la corsa in decima posizione.

Alla Lotto Famenne Ardenne Classic erano presenti dodici Continental: le belghe Philippe Wagner/Bazin e Tarteletto-Isorex, l’austriaca Felt Felbermayr, la canadese Ecoflo Chronos, la danese Airtox-Carl Ras, la francese Van Rysel-Roubaix, le neerlandesi Metec-SOLARWATT e VolkerWessels, la norvegese Lillehammer CK, la polacca Voster ATS e le tedesche MYVELO e Santic-Wibatech. L’unica squadra di terza divisione a centrare la top ten è stata l’Airtox-Carl Ras: nella convulsa volata finale, Mads Andersen ha chiuso decimo.

Il ritratto della settimana: Merhawi Kudus

Merhawi Kudus sul podio del Presidential Cycling Tour of Türkiye
Merhawi Kudus sul podio del Presidential Cycling Tour of Türkiye © Terengganu

Poco più di dieci anni fa, l’Eritrea si affacciò ai vertici del ciclismo con Daniel Teklehaimanot, primo corridore del paese a sbarcare nel WorldTour. Poco dopo anche Natnael Berhane riuscì ad arrivare in alto, mentre alle loro spalle cresceva un giovanissimo, che sembrava avere delle doti da scalatore fuori dal comune: il suo nome era Merhawi Kudus e, in breve tempo, anche lui arrivò al WorldTour. Fra i big il corridore eritreo non è riuscito ad affermarsi e gli è mancato il grande acuto, ma ha comunque mantenuto un livello sufficientemente alto da permettergli di correre per dieci anni tra i professionisti.

Quando, alla fine dello scorso anno, si è capito che la EF non gli avrebbe rinnovato il contratto, la sua carriera sembrava essere arrivata al capolinea. Kudus, però, ha accettato di scendere di due categorie per continuare e ha firmato con la Terengganu, Continental malese da anni ai vertici del ciclismo asiatico e nella quale ha trovato il connazionale Metkel Eyob, ormai alla settima stagione nel team. 

La scelta si è rivelata azzeccata e il trentenne ha già raccolto tanti buoni risultati: è stato decimo all’AlUla Tour e nono alla Muscat Classic, in corse che vedevano al via tante squadre WorldTour, e ha conquistato tre medaglie agli African Games (oro nella cronosquadre e bronzi nella prova in linea e nella staffetta mista). Le cose migliori, però, le ha fatte vedere al Presidential Cycling Tour of Türkiye: ha centrato due top ten in tappe per velocisti e ha chiuso secondo sia nella tappa regina che nella classifica finale. È molto raro che un corridore di una Continental finisca sul podio di una corsa del circuito ProSeries (soprattutto in Europa) e quest’anno, per il momento, lui è stato l’unico a riuscirci.

Merhawi Kudus iniziò a farsi notare nel 2012, quando, pur essendo ancora al secondo anno da junior, disputò il Tour of Rwanda e riuscì addirittura a vincere una tappa. Ancor più del suo successo, stupì la sua continuità di rendimento: chiuse sesto in classifica generale e centrò la top ten in ben sette tappe su nove, con un quindicesimo posto come peggior risultato.

Le grandi aspettative riposte in lui per la stagione di esordio tra gli under 23 non furono deluse: l’eritreo iniziò subito forte in Africa, aggiudicandosi la classifica dei GPM de La Tropicale Amissa Bongo e concludendo al secondo posto (con vittoria di tappa) il Tour of Eritrea. In seguito fu portato in Europa dal Centre Mondial du Cyclisme e si fece trovare pronto, vincendo il Tour de Côte d’Or in Francia e la Freccia dei Vini in Italia. Fu ingaggiato come stagista dalla Bretagne-Séché e ripagò la fiducia della formazione francese, chiudendo al secondo posto la Vuelta Ciclista a León. Si dimostrò anche all’altezza dei migliori under 23, terminando all’undicesimo posto il Tour de l’Avenir e al quindicesimo la prova in linea dei Campionati del Mondo di Firenze. Chiuse la stagione con la medaglia di bronzo ai Campionati Africani.

L’anno successivo passò professionista con la squadra simbolo del ciclismo africano, la MTN-Qhubeka. Partì ancora una volta benissimo, concludendo al secondo posto il Tour de Langkawi, e fece il suo esordio in una classica Monumento, la Milano-Sanremo. In seguito i suoi migliori risultati furono il terzo posto al Mzansi Tour, alle spalle di due compagni di squadra, e il quinto alla Route du Sud, con annessa maglia di miglior giovane. Disputò anche il suo primo GT, portando a termine, pur senza brillare, la Vuelta a España.

Nel 2015, Kudus fu membro del quartetto eritreo che vinse la medaglia d’oro nella cronosquadre dei Campionati Africani, ma, a livello individuale, non riuscì a compiere il salto di qualità auspicato e il suo risultato più prestigioso fu il decimo posto al Giro dell’Emilia. Al di là dei risultati, si tolse la soddisfazione di esordire alla Liegi-Bastogne-Liegi e al Tour de France.

L’anno successivo seguì la sua squadra (che cambiò nome in Dimension Data) nel WorldTour e per la prima volta si schierò al via del Giro d’Italia, per poi disputare anche un secondo GT, la Vuelta a España. Ottenne i migliori risultati nella prima parte della stagione, terminando al sesto posto il Trofeo Serra de Tramuntana e al nono il Tour of Oman. Per la prima volta, inoltre, salì sul podio ai Campionati Nazionali, chiudendo al terzo posto la cronometro.

Nel 2017 l’eritreo riuscì a centrare risultati migliori, come un secondo posto di tappa alla Volta a la Comunitat Valenciana, che chiuse in nona posizione, e il quarto nella classifica del Tour of Oman, in cui vinse la maglia di miglior giovane. Nella seconda parte di stagione fu terzo nel campionato nazionale in linea, nono alla Vuelta a Burgos e, soprattutto, secondo nella quinta tappa della Vuelta a España. Il GT in cui andò più vicino al successo, però, fu anche il primo in cui si ritirò.

Nella stagione successiva fece ancora bene al Tour of Oman (nono) e alla Vuelta a Burgos (settimo), esordì fra gli élite ai Campionati del Mondo e disputò il suo primo Giro di Lombardia. Si schierò ancora una volta al via della Vuelta a España, che portò a termine, con un sesto posto di tappa come miglior risultato. La più grande soddisfazione della sua stagione fu, però, il primo titolo nazionale in carriera.

Nel 2019 Kudus decise di provare una nuova avventura e si trasferì all’Astana. Il cambio di ambiente ebbe subito effetti positivi: tornò al Tour du Rwanda, la corsa che lo aveva lanciato, e vinse due tappe e la classifica finale. Salì, poi, sul terzo gradino del podio al Presidential Tour of Turkey, all’epoca facente parte del calendario WorldTour, e si fece notare anche in Italia, con l’ottavo posto al Giro della Toscana. Per la prima volta da professionista concluse la stagione senza disputare GT.

L’anno in cui la pandemia rivoluzionò il calendario internazionale fu particolarmente duro per lui: nella prima parte di stagione disputò un paio di corse a tappe senza lasciare il segno e, dopo la ripresa delle competizioni, le cose non migliorarono più di tanto. L’unico piazzamento degno di nota fu l’ottavo posto nella classifica generale della Settimana Internazionale Coppi e Bartali.

Nel 2021 il corridore eritreo partecipò per la prima volta in carriera ai Giochi Olimpici e tornò a raccogliere buoni risultati: fu quinto al Presidential Tour of Turkey, ottavo alla Route d’Occitanie e conquistò il titolo nazionale a cronometro. Il suo risultato più prestigioso fu anche quello più controverso: chiuse al secondo posto l’Adriatica Ionica Race, ma la sua gestione della tappa decisiva fu piuttosto discutibile. Lungo le rampe del Monte Grappa, lui e il compagno Vadim Pronskiy non sfruttarono la superiorità numerica nel migliore dei modi, finendo per regalare il successo a Lorenzo Fortunato.

L’anno successivo cambiò squadra, trasferendosi alla EF Education-EasyPost, ma non riuscì a trovare il colpo di pedale sperato. Fece bene solo ai campionati nazionali, con il titolo nella prova in linea e il secondo posto nella cronometro. Nelle altre corse non si piazzò mai nei primi venti e le uniche soddisfazioni furono le partecipazioni al Giro d’Italia, alla Vuelta a España e ai Campionati del Mondo.

L’anno scorso, oltre al classico podio ai campionati nazionali (ha chiuso al secondo posto la cronometro), si è ben comportato al Tour de l’Ain, con due top ten di tappa e il quinto posto finale, ma in generale la sua stagione non è stata soddisfacente, con appena trentasette giorni di corsa all’attivo e un calendario WorldTour limitato all’Itzulia e all’Eschborn-Frankfurt.

Quest’anno Merhawi Kudus è tornato a ottenere risultati di spessore, anche favorito dal fatto che, correndo in una squadra più piccola, ha più occasioni per correre da leader. Non si sa ancora quali saranno le sue prossime corse, ma nel mese di maggio la Terengganu ha in programma Tour de Kumano, Tour d’Algérie e Tour of Japan e sicuramente non vorrà fare a meno del suo corridore di maggior spessore.

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