
Chi è Elia Viviani, il corridore che ha cambiato la pista italiana
Dal debutto con la Liquigas all’oro di Rio, dalle volate al Tour alla rinascita della pista: Viviani lascia dopo aver ridefinito la multidisciplina azzurra
Elia Viviani ha salutato il ciclismo omaggiandolo nel migliore dei modo.
A Santiago del Cile, ai Mondiali su pista 2025, ieri 26 ottobre ha conquistato il terzo titolo iridato nell’Eliminazione, la sua specialità più amata, aggiungendo un ultimo titolo a un palmarès che attraversa sedici anni di ciclismo e due mondi, quello della pista e quello della strada. È stato il suo ultimo giro, la conclusione naturale di una carriera che ha sdoganato la cultura della multidisciplina nel ciclismo contemporaneo in Italia. Con la sua capacità di conciliare i due mondi, Viviani ha dimostrato che un velocista poteva eccellere sia nelle corse su strada sia nelle gare su pista, portando medaglie dove per il movimento italiano post anni duemila sembrava impensabile.

La carriera ciclistica di Viviani inizia nel GS Luc Bovolone e prosegue prima tra gli juniores della FDB Car Diesel e poi nei dilettanti della Marchiol. Nel 2010 con il passaggio tra i professionisti nella Liquigas di Roberto Amadio, lui stesso ex iridato su pista. Lì Viviani trovò il contesto ideale per continuare a correre tra velodromo e strada, un equilibrio raro in un’epoca in cui la pista sembrava un territorio secondario.
Lui, invece, la considerava un’estensione della propria identità di corridore: la pista non può che fare bene a un velocista: insegna a districarsi nelle volate e implica un lavoro costante sugli sforzi brevi e ripetuti.
Accanto a lui, due figure decisive: Marco Villa, il commissario tecnico che avrebbe guidato la rinascita della Nazionale, e Cordiano Dagnoni, prima pilota del derny (con cui vinse un titolo nazionale nel 2012) e poi presidente federale dal 2021.

La rifondazione della pista con Marco Villa
Marco Villa, che dismessi i panni di corridore aveva affiancato il ct della pista azzurra Andrea Colinelli per poi subentrargli, incoraggiò la sua crescita in pista, che culminò nella convocazione alle Olimpiadi di Londra 2012, dove fu sesto nell'Omnium. Quell'anno arrivò anche il primo titolo europeo nella corsa a punti. I suoi risultati, l'argento nello scratch ai mondiali 2011 (ancora sotto la guida di Colinelli), a cui poi seguirono l'argento nella Madison ai mondiali 2015 e il bronzo nell'Omnium, furono un lampo di luce nel vuoto cosmico della pista italiana maschile che non vedeva una medaglia iridata dal 1998 (Silvio Martinello e Andrea Colinelli, sempre nella Madison). Nel femminile invece erano arrivati comunque titoli con Vera Carrara e Giorgia Bronzini. L'ultima medaglia d'oro azzurra alle Olimpiadi era stata ad Atlanta nel 1996 con Silvio Martinello nella corsa a punti, e l'ultima medaglia a Sydney 2000, bronzo sempre nella Madison, con Marco Villa.
L’oro olimpico di Rio 2016 nell’Omnium fu dunque il momento della consacrazione. Quel trionfo aprì una stagione nuova per la pista italiana: alle sue spalle, giovani come Filippo Ganna, Simone Consonni, Francesco Lamon e Jonathan Milan avrebbero poi costruito, sotto la guida di Villa, la straordinaria vittoria del quartetto a Tokyo 2021. In un certo senso, l’oro di Rio fu il seme di quella generazione.
Il percorso su strada
Parallelamente, Viviani continuava a imporsi su strada. Dopo il passaggio alla Sky nel 2015, Viviani vinse una tappa al Giro d’Italia e altre corse internazionali, come la classica di Amburgo nel 2017. La squadra britannica, però, concentrata sugli uomini di classifica, non gli permise di partecipare ad altri grandi Giri dopo il Giro d'Italia 2016, nonostante l'aver messo da parte l'impegno su pista per concentrarsi sulla strada nel 2017.
Con il passaggio alla Quick-Step Floors (poi Deceunink) (2018-2019), Viviani ottenne la libertà di competere come leader nelle volate e iniziò a ottenere numerosi successi: quattro vittorie al Giro d’Italia, tre alla Vuelta a España, il titolo di Campione Italiano e la vittoria della maglia ciclamino al Giro 2018. Il 2019 fu l’apice della sua carriera su strada, con la vittoria nella quarta tappa del Tour de France a Nancy e il titolo europeo in linea, dimostrando di essere uno dei velocisti più completi al mondo. Viviani divenne uno dei pochi corridori capaci di vincere tappe in tutti e tre i Grandi Giri, pur senza mai considerarsi solo uno sprinter puro.
Il passaggio in Cofidis e poi in Ineos
Il 2020 e la pandemia segnarono un ridimensionamento del Viviani stradista. Passato Cofidis i gradi di leader unico della squadra, che gli metteva a disposizione Fabio Sabatini e Simone Consonni, non riuscì a ritrovare la stessa efficacia, rientrando dallo stop del 2020 con una forma non eccellente. Un intervento di ablazione per risolvere un’aritmia cardiaca nel 2021 non fu certo di aiuto nella preparazione, ma al Giro d'Italia non arrivarono i successi sperati. Il Tour venne sacrificato per l'appuntamento olimpico di Tokyo, dove l'Omnium questa volta gli portò un bronzo. A ottobre, ai Mondiali su pista, arrivò il primo titolo mondiale in pista, nell'Eliminazione, e di nuovo il bronzo nell'Omnium.
Tornato alla Ineos Grenadiers (nuova denominazione della Sky) nel 2022, Viviani divenne un punto di riferimento anche per i più giovani del team britannico e della Nazionale, con cui conquistò altre medaglie europee e mondiali: agli europei multidisciplina di Monaco, vinse il titolo europeo nella corsa a Eliminazione dopo aver corso la prova in linea su strada nel pomeriggio, chiusa al settimo posto. Ai Mondiali di ottobre arrivò il secondo titolo di fila nell'Eliminazione.

Le Olimpiadi 2024
Di nuovo, la permanenza nel team britannico gli precludeva la possibilità di partecipazione ai Grandi Giri, così il focus tornò sulla pista, in preparazione alle Olimpiadi 2024.
Pur di permettergli di partecipare all'appuntamento olimpico, nonostante i risultati poco incoraggianti del 2023 (un bronzo mondiale nell'Eliminazione e un quinto posto agli europei nella stessa disciplina), la federazione lo convocò per la prova in linea su strada, nonostante non avesse alcuna possibilità di fare risultato o essere più utile di altri alla squadra, già ridotta a soli tre elementi. Viviani entrò nella fuga del mattino per poi farsi riprendere e non terminare la corsa.
Quando iniziarono le prove su pista, Viviani poté così essere schierato nell'Omnium, ma chiuse con un anonimo nono posto. Due giorni dopo tornò in pista con Simone Consonni nella Madison (nel 2021 la coppia era terminata decima): la corsa fu dominata dai due azzurri, ma un errore in un cambio negli ultimi giri costò la caduta a Consonni, e la medaglia d'oro andò al Portogallo, con i due azzurri che potevano comunque fregiarsi dell'argento.

Il 2025: il passaggio alla Lotto e l'ultimo titolo mondiale
Terminato il contratto con la Ineos nel 2024, Viviani rimase a lungo in cerca di una squadra che gli consentisse di chiudere la carriera disputando l'ultimo Giro d'Italia: sperò fino all'ultimo nella Q36.5, che con la Ineos aveva un rapporto privilegiato, per via di una quota Pinarello (che sponsorizza anche la nazionale) che poi sarebbe diventata anche sponsor tecnico nel 2026. Sfumata questa opportunità, a febbraio si accasò alla Lotto, dove poté raggiungere la sua novantesima vittoria in carriera, proprio dove ironia della sorte, aveva trovato la prima, ben 16 anni prima: al Giro di Turchia.
Ad agosto prese il via per la prima volta dal 2021 a un grande Giro, la Vuelta a España: dopo il quarto posto nella prima tappa, nella 19esima tappa a Guijuelo tagliò il traguardo secondo dietro Jasper Philipsen, venendo relegato in ultima posizione dalla giuria per una manovra scorretta.

Da lì in poi dopo poche apparizioni su strada, dove ha salutato il gruppo al Giro del Veneto si è dedicato alla preparazione del mondiale su pista, per mettere nel mirino la Corsa a punti e l'Eliminazione, specialità della casa. Dopo un mesto undicesimo posto nella corsa a punti, nell'Eliminazione è arrivato il capolavoro inatteso, portando il secondo oro alla spedizione azzurra, priva, specialmente in campo maschile, di molti stradisti che avevano rinunciato alla pista almeno nell'anno post olimpico.

"Se c'è una cosa di cui vado orgoglioso nella mia carriera è quello che ho creato con la nazionale della pista”- ha detto Viviani in una recente intervista a GCN. “A Londra avevamo un box con due sedie, Bettini mi ha fatto arrivare due body performanti il giorno prima delle Olimpiadi. A Parigi siamo arrivati con ragazzi e ragazze, entrambi i quartetti competitivi, la velocità che sta arrivando. Vedo il futuro del ciclismo italiano bene: abbiamo il ciclista più forte al mondo, Jonathan Milan, gli scalatori stanno arrivando".
Per completezza, la carriera di Viviani avrà un'appendice alla sei Giorni di Gent, dove saluterà il pubblico della pista senza la pressione del risultato, quelli che ha saputo portare al movimento azzurro della pista come nessun altro.
