
Derek Gee: "Ho lasciato la Israel per motivi di sicurezza e coscienza. Ora vogliono 30 milioni"
Il canadese spiega l'addio alla Israel–Premier Tech: "Ho corso quel rischio, e continuo a correrlo, semplicemente perché non potevo più gareggiare per quella squadra"
Il canadese Derek Gee ha confermato di essere al centro di un contenzioso milionario con la Israel–Premier Tech, dopo la decisione di interrompere anticipatamente il contratto con la formazione di licenza israeliana.
Il post di chiarimento su Instagram e X
Secondo quanto dichiarato dallo stesso corridore, la squadra chiederebbe “oltre 30 milioni di euro” di risarcimento per la risoluzione del contratto, ma Gee afferma di aver agito per motivi di coscienza e sicurezza personale, non economici.
"Vorrei affrontare e chiarire alcune speculazioni riguardanti la mia situazione attuale, a seguito delle recenti dichiarazioni rilasciate dal mio ex team, secondo cui il mio caso è attualmente presso il tribunale arbitrale dell'UCI (Unione Ciclistica Internazionale). - ha scritto il 28enne di Ottawa in un comunicato diffuso sui social.- So che molte persone si aspettavano un aggiornamento e, sebbene non possa commentare in merito a procedimenti in corso, ritengo sia importante condividere la mia versione dei fatti.
Il corridore, quarto al Giro d’Italia 2025 e non più in gara dallo scorso giugno, ha aggiunto:
"Ho risolto il mio contratto per giusta causa, in quanto è un diritto di ogni persona quando non è in grado di continuare a svolgere il proprio lavoro nelle circostanze esistenti. La decisione non è stata presa a cuor leggero: è arrivata dopo una rottura irreparabile con il direttore della squadra, oltre che dopo aver maturato serie preoccupazioni nel correre con quella maglia, sia in termini di sicurezza che per convinzioni personali, che pesavano tantissimo sulla mia coscienza.
Il canadese ha ribadito che il denaro non ha avuto alcun ruolo nella sua decisione:
“Quello che mi colpisce di più in questo momento è che il denaro, improvvisamente, in una situazione come questa, diventa la preoccupazione più grande. Ma il denaro non è stata la ragione per cui ho chiuso anticipatamente il mio contratto. Lasciare la squadra significava rischiare di rimanere a piedi e senza neppure una copertura in caso di infortunio. Ho corso quel rischio, e continuo a correrlo, semplicemente perché non potevo più gareggiare per quella squadra.
Capisco che la squadra la veda diversamente, e questo spetterà alle autorità competenti deciderlo; tuttavia, ora mi trovo di fronte a una richiesta di risarcimento danni che si dice superi i 30 milioni di euro - per non aver fatto altro che esercitare i miei diritti fondamentali come professionista e come persona.
Di certo queste non sono le cifre, e neppure la situazione, che un atleta sogna di vivere… penso che questo sia in netto contrasto con i valori che lo sport dovrebbe promuovere. E queste azioni rispecchiano precisamente i problemi che hanno portato alla rottura del rapporto.
Ciò rafforza la mia convinzione che lasciare la squadra sia stata la decisione giusta, indipendentemente dal recente annuncio di cambiamenti di branding e di modifiche strutturali superficiali."
La squadra: “Il caso è in tribunale, no comment”
Dal canto suo, la Israel–Premier Tech ha dichiarato: “Il caso della risoluzione del contratto di Derek Gee è attualmente all’esame del Tribunale Arbitrale dell’UCI. Per questa ragione, la squadra non può commentare la vicenda.”
Il team, che negli ultimi mesi è stato oggetto di proteste e di polemiche legate al genocidio di Gaza, ha annunciato una prossima ristrutturazione con il cambio del nome e l’allontanamento del co-proprietario canadese-israeliano Sylvan Adams dalla gestione ordinaria della squadra, mentre continuerà a ricoprire il ruolo di presidente del World Jewish Congress.

Gee, salito alla ribalta con le quattro piazze d’onore al Giro d’Italia 2023 e il nono posto al Tour de France 2024, rimane ora senza squadra mentre la disputa con la Israel–Premier Tech prosegue davanti all’UCI.