L'ABC della bici, la bici dell'ABC

Come sono fatte le bici da cross? Geometrie e ruote per danzare nel fango

Analizziamo i mezzi con cui Mathieu van der Poel e gli altri campioni dell'offroad danno spettacolo quando il ciclismo su strada è in letargo

23.03.2024 09:50

Della stagione 2023/24 di ciclocross rimane un’immagine, diventata per qualche giorno virale: Mathieu van der Poel, vittorioso sulla linea d’arrivo del Campionato del Mondo di Tabor, si ferma, scende di bici e, con il dito indice, mostra soddisfatto lei, la sua Canyon Inflite CFR. Un’immagine che, al di là di ogni considerazione sulle ragioni del marketing, evoca un ben noto proverbio orientale: quando il saggio indica la luna…

Sì, la luna da guardare è proprio lei, la bici da cross: concentrato di grande ricerca scientifica, ingegno umano e manualità artigiana; elemento fondamentale della gara. Troppo spesso la foga del tifo fa dimenticare che tra l’atleta e il terreno c’è la sua bici. Settata con estrema attenzione e maestria per affrontare di volta in volta qualsiasi tipo di percorso.

È la bicicletta che accompagna il campione vittorioso; asseconda la sua strabiliante forza e la scarica sul terreno. Lavata dal fango e rimessa fulmineamente in perfetta efficienza nelle frenetiche attività dei box; pronta per essere scambiata con un’altra ormai carica di fango a ogni passaggio nella zona dei meccanici; ed è ancora lei alla fine del viaggio a tagliare per prima il traguardo.

Bici da cross

Per ogni specialità ci sono bici sviluppate, con l’esperienza degli anni, per lo specifico gesto atletico. Apparentemente si somigliano tutte, ma ognuna di esse viaggia nel proprio mondo parallelo. Le une, nell’esasperazione agonistica, non potrebbero sostituire le altre.

Per la spettacolare specialità del ciclocross, le bici presentano soluzioni progettuali che consentono agli atleti di superare tutti i passaggi tecnici che nei circuiti si trovano in abbondanza.

Ogni anno, dall’autunno al tardo inverno le gare sono numerose, soprattutto al nord, tra Belgio e Paesi Bassi, dove il ciclocross è lo sport nazionale. C’è, nella stagione, un periodo tradizionale, il periodo delle vacanze di Natale, in cui questo sport assume, in quelle regioni, le vesti del fenomeno sociale.

Adesso, a stagione finita, lontano dai clamori agonistici, si può dare uno sguardo retrospettivo e più riflessivo a ciò che ruota intorno a questa disciplina: gli appassionati, le gare e, soprattutto, le bici progettate per correre forte nei circuiti sterrati.

Kerstperiode, le vacanze di Natale tra i campi di gara

Per le feste di Natale (Kerstperiode, letteralmente, ”periodo di Cristo”), dal 22 dicembre al 7 gennaio, oltre le luminarie, gli alberi addobbati, i canti natalizi e mercatini c’è la tradizione di un fitto calendario di gare di ciclocross. Tutte professionali e prestigiose; prove di Coppa del Mondo, Superprestige e altre importanti gare ad altissimo contenuto tecnico.

Concentrate su di un ristretto arco territoriale e frequentate da moltitudini di appassionati, che, complice il periodo festivo, si spostano di giorno in giorno tra le varie manifestazioni a vivere queste strane sagre di paese fatte di sublimi gesti atletici, tanto fango e fatica; birra, patatine e musica nazional-popolare diffusa dagli altoparlanti su tutto il circuito.

Il nucleo pulsante di ogni kermesse è il tendone-bar, dove l’atmosfera è da Oktoberfest. Vassoi che volteggiano nell’aria, balli, canti; improvvisati crowd surfing sulla folla accalcata. Una sfrenata festa popolare a sottolineare le profonde radici della passione fiamminga per questo sport. La hit dei campi di gara, diffusa a tutto volume sulla folla entusiasta, è il brano della boyband fiamminga “De Romeo’s”, Viva de Cyclocross:

Siamo tornati di nuovo
Siamo di nuovo completamente liberi
Viva il ciclocross!
Amiamo il fango
L’eccitazione e l’atmosfera (…)

Questa è la cornice, tutta particolare, in cui si svolgono le prove del Kerstperiode, con decine di migliaia di spettatori per ogni evento.

Mathieu van der Poel

Il calendario di quest’anno ha previsto dieci appuntamenti nei pochi giorni delle vacanze; una gara quasi ogni giorno, fatte salve poche interruzioni. 

Nel clima adrenalinico degli eventi sono andati in scena gli scontri diretti tra il campione del mondo – anche in questa specialità, oltre che nella strada – Mathieu van der Poel e il campione belga Wout van Aert; terzo attore protagonista, il britannico Tom Pidcock. Un trio di stradisti, ma anche specialisti del cross, che si confrontano da anni sui campi di gara. Comunque, nei fatti, quest’anno, non è esistito alcun trio: unico mattatore, trionfatore assoluto con un en plein di vittorie, Mathieu van der Poel.

La presenza degli stradisti abituati a rapidi adattamenti tra le discipline, dà lo spunto per un approfondimento sulle specificità delle gare e dei mezzi che si usano nelle impegnative piste fangose.

Pronti, via! Parte la sfida

Le gare di Ciclocross esercitano grande attrattiva. Si svolgono nei boschi, nelle campagne o nei parchi a margine dei centri urbani; racchiudono in un unico sport una sintesi tra ciclismo su strada, mountain bike, salto ostacoli e corsa campestre. Sono richiesti passaggi funambolici nei tratti tecnici e grande potenza da scaricare sui pedali nei rettilinei fangosi.

Bici da cross

Nonostante il grande impegno, sul piano della forza e su quello delle abilità di guida, l’idea, comunemente diffusa, è che si tratti di uno sport molto divertente da praticare. L’elemento principale in cui si svolge la gara, non necessariamente ma generalmente, è il fango. Un aspetto che sottolinea la componente fanciullesca e ludica emergente in ognuno degli appassionati di questo sport, praticanti o spettatori che siano. Chi fra noi non si è mai divertito a inzaccherarsi, cedendo all’irresistibile richiamo del fango, nei giochi da bambino?

La gara si svolge in circuito, usualmente lungo un paio di chilometri. Il percorso è disseminato di ostacoli, naturali e artificiali: tratti in contropendeza, scalinate da percorrere a piedi, ostacoli da saltare, banchi di sabbia. Le norme UCI stabiliscono che non si possano inserire più di sei ostacoli artificiali.

I percorsi non sono mai in piano; sono sempre previste salite ripide e brevi, seguite da discese vertiginose, curve a gomito molto strette e rare possibilità di sorpasso in spazi esigui. Si devono sempre comprendere tratti di strada asfaltata, sentieri, passaggi nei boschi e prati, alternati in modo da garantire cambiamenti nel ritmo di gara e consentire ai corridori di recuperare dopo i passaggi più difficili.

La durata della corsa è stabilita dai giudici. Per le prove uomini Élite, intorno ai 60 minuti. I commissari di gara, sulla base della media dei tempi di percorrenza dei primi due giri, stabiliscono quanti siano i giri rimanenti da fare e lo comunicano sul tabellone.

L’ambiente del ciclocross è un po’ un mondo degli elfi: un mondo all’incontrario. La volata, quella che serve a vincere la corsa, si svolge alla partenza. Gli uomini sono disposti in griglia; al segnale di start parte lo sprint sul rettilineo asfaltato fino a raggiungere l’entrata nella parte campestre. Chi esce dai primi dieci in questa fase difficilmente potrà lottare per la vittoria. Poi comincia la danza dei folletti nel bosco.

Le 5 caratteristiche principali di un telaio da ciclocross

Si usano biciclette apparentemente simili a quelle da strada o quelle da gravel. In realtà ci sono diverse differenze, sia dalle une sia dalle altre. Per curve a gomito molto strette, scalinate da superare con la bici in spalla e ostacoli da saltare devono essere molto Leggère, agili e pronte nei cambiamenti di direzione; scattanti nello stretto e “nervose”, con un carattere spiccatamente racing. 

Le differenze la fanno le geometrie, disegnate con lo scopo di trovare un equilibrio tra esigenze di grande prontezza nello scatto e quelle di stabilità. Gli obiettivi progettuali sono molto meno orientati all'aerodinamica e al comfort: le gare durano un’ora e si giocano tutte sui cambiamenti di ritmo.

Bici da cross

L’angolo sterzo è relativamente aperto, alla ricerca del giusto compromesso tra un avantreno reattivo e la necessaria stabilità. Rispetto agli assetti da strada, il manubrio è più alto (circa 2 cm) e l’attacco più corto. Si ottiene così una posizione dell’atleta più eretta, tutta orientata al controllo del mezzo. I pesi sono spostati sull’anteriore per caricare l’avantreno e recuperare stabilità sui fondi viscidi.

Bici da cross

 Il carro posteriore viene mantenuto ampio, raramente si vedono pendenti ribassati. Comunque si tende a disegnare foderi bassi corti (anche meno di 425mm) per aumentare reattività e manovrabilità, anche se così vengono sacrificate elasticità e comodità. È questo l’aspetto che rende la bici molto agile, capace di sgusciare negli spazi stretti e di cambiare repentinamente direzione. Ovviamente, come in ogni rodeo che si rispetti, ci vogliono cavalieri molto abili.

Bici da cross

Il movimento centrale è alto (280/300mm). La distanza con il terreno èvita impatti dei pedali con le irregolarità sempre presenti al suolo e permette di non smettere mai di pedalare, gesto tipico della specialità: nel ciclocross si spingono rapporti agili e non si smette mai di pedalare. Inoltre avere il movimento centrale alto consente all’atleta di saltare gli ostacoli artificiali, senza dover scendere di bici.

Il telaio presenta un triangolo centrale ampio per facilitare il trasporto in spalla nei tratti di corsa a piedi. Il tubo orizzontàle è, generalmente, parallelo al terreno. In alcuni modelli (Canyon inflite, Pinarello crossista) è opportunamente sagomato per poter essere accolto dalla spalla dell’atleta quando si deve scendere di sella.

Bici da cross

Altra caratteristica fondamentale in un telaio da ciclocross è il passaggio ruote molto ampio. Con i terreni fangosi, un aspetto che determina direttamente la competitività del mezzo. In combinazione con il battistrada delle gomme utilizzate, è questa la particolarità che fa “scaricare“ il fango e permette meno soste ai box per il cambio bici.

Bici da cross

La ricognizione, momento importante in cui si scelgono le ruote

La bici deve essere perfettamente efficiente, ed efficace, in tutte le sue parti, ma ciò che può fare una grande differenza sono le ruote

Negli ultimi tempi, con i cerchi in carbonio e i perni passanti, le differenti architetture contano un po’ meno. La ruota perfetta non deve essere troppo pesante per assecondare le continue fasi di rilancio; deve essere scorrevole nei tratti asciutti e non affondare nel fango. Tutte caratteristiche che si ritrovano nei modelli con cerchi in carbonio a medio profilo (33/40 mm). 

Si preferisce il cerchio con canale interno largo che possa favorire l’incollaggio e la tenuta di pneumatici tubolari; una scelta ancora diffusissima tra gli atleti di vertice. 

Bici da cross

Ancor più del percorso, nei circuiti del cross, è importante il meteo. Meglio: la condizione del terreno conseguente alla situazione meteorologica. La ricerca fondamentale è quella del maggior grip possibile con il terreno. Perciò si usano i tubolari, coperture che gestiscono molto bene pressioni di gonfiaggio basse - tra 1.1/1.8 bar – con cui ottenere grande trazione su terreni molli. 

Le norme UCI stabiliscono il limite massimo di 33 mm per la larghezza dei pneumatici. Ciò significa che, non potendo aumentare la sezione come accade nel gravel, tutto è demandato alla qualità dei materiali e soprattutto alla sensibilità dell’atleta che deve trovare la soluzione tecnica per massimizzare la performance.

 Questa ricerca avviene nella ricognizione sul percorso il giorno prima della prova. In questa importante fase entra in gioco la sensibilità dell’atleta, e del suo staff, sulle soluzioni tecniche da adottare. 

La ricognizione è un rituale irrinunciabile, una parte importante della gara che dà il senso dell’alto contenuto tecnico nella specialità del ciclocross. Esistono battistrada con design specifico per le diverse superfici e condizioni di gara. La scelta giusta farà una notevole differenza. 

Ancora più importante la ricognizione poco prima della partenza; non di rado in questa fase le scelte prese vengono stravolte con decisioni dell’ultimo istante. L’importante decisione della pressione delle gomme da adottare è presa subito prima del via. Dipende molto dalle sensazioni dell’atleta e, soprattutto, dalle condizioni del terreno il giorno della corsa. In genere si usano pressioni di 1.2 bar per il fango e di 1.8 bar per l’asciutto. Gli atleti fanno il primo giro di ricognizione a 1.5 bar e poi decidono di quanto diminuire o aumentare. Anche 1/10 di bar di differenza può essere determinante per il risultato della gara

La stagione del ciclismo viene e va

Tutto accade vorticosamente, il tempo vola e ogni cosa arriva. Abbiamo qui parlato di un ciclismo della stagione invernale, delle kermesse nei circuiti, con il clima e la musica natalizia e le intemperanze dei tifosi, ma siamo già nel pieno del ciclismo su strada. 

Corriamo verso le grandi classiche monumento, i primi grandi arrivi in salita delle gare a tappe, le volate attese per lunghissimi chilometri e gli “inferni” del nord. Grandi sfide, epiche e appassionati come poche altre, ci attendono, ma nulla appaia slegato; ritroveremo ancora il fango rendere "guerrieri di creta" gli uomini tra le terre senesi o sul pavè del nord.

Tante delle soluzioni tecniche di cui abbiamo appena parlato le rivedremo; saranno di nuovo adottate, nelle corse che ci appassionano, per fare, ancora una volta, la differenza. Perché, non dimentichiamolo, tra l’atleta e il terreno c’è sempre lei, la bici; con tutto il sorprendente ingegno di cui è fatta.

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