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Attenti a come Leknessund si alza la mattina

15.08.2022 09:46

All'Arctic Race, dopo una prestazione non brillante nella tappa regina (successo di Lafay), fa un numero alla De Gendt e ribalta tutto nell'ultima tappa; prime due volate a Zingle e Groenewegen; Nicola Conci sale sul podio finale


Si è conclusa ieri l'Arctic Race of Norway, corsa a tappe norvegese in quattro giornate, dal percorso esigente ma non particolarmente impegnativo, con tappe variamente ondulate destinate a velocisti resistenti o uomini da classiche, fatta eccezione per un arrivo in salita (meno impegnativo rispetto alle due edizioni precedenti) al terzo giorno, che sembrava destinato ad essere decisivo. In realtà è stata ben più determinante l'ultima tappa di Trondheim, non solo perché l'arrivo in quota non aveva scavato distacchi irrecuperabili, ma anche perché il gruppo ha deciso forse incautamente, di lasciare troppo spazio ad Andreas Leknessund (Team DSM) prima di entrare nel circuito finale, consentendogli di ribaltare la classifica con una strenua resistenza nel tratto più impegnativo.

Venendo alla cronaca giorno per giorno, la corsa è stata inaugurata da una frazione di 186.8 km, con partenza e arrivo a Mo i Rana; presentava un percorso un po' particolare, con due passaggi sulla non banale Korgfjellet Summit piuttosto lontani dal traguardo ed un circuito finale ondulato e tortuoso privo di vere asperità, ma con il traguardo posto in cima ad una breve ascesa e destinato a complicare una preventivabile volata, anche a causa del maltempo. La prima parte da corsa è stata caratterizzata da una fuga di 5 uomini, composta da Stephen Bassett (Human Powered Health), Luis Angel Maté (Euskaltel – Euskadi), Aaron Van Poucke (Sport Vlaanderen – Baloise), Erik Lunder (Team Coop) e Sam Culverwell (Trinity Racing), tutti raggiunti durante la prima delle tre tornate del circuito conclusivo. La tortuosità del percorso ha fatto sì che i velocisti più puri - tra cui l'unica vera stella presente al via, ovvero Dylan Groenewegen (Team BikeExchange - Jayco) - accusassero il colpo, mentre il gruppo si frazionava notevolmente. Ai piedi dello strappo finale si presunta un gruppo ridotto a 40/50 unità, con un Mathieu Burgaudeau (TotalEnergies) forse troppo confidente che dopo essersi già impegnato per conquistare il traguardo volante con abbuoni (lasciando pensare che potesse puntare alla classifica generale) ha anche lanciato una volata lunghissima, favorendo il ritorno del giovane Axel Zingle (Cofidis) già vincitore in stagione de La Route Adélie de Vitré; il francese con una bella sparata si prende il successo di tappa, levandosi di ruota il resto del gruppo (con tanto di distacco certificato a 1"). Seguono il giovanissimo russo Gleb Syritsa (Astana Qazaqstan Team), al debutto tra i prof e lo stesso Burgaudeau; completano la top10 Amaury Capiot (Team Arkéa Samsic), Nick Schultz (BikeExchange), Maurice Ballersted (Alpein-Deceunink), Håkon Aalrust (Team Coop), Andreas Stokbro (Team Coop), Antonio Angulo (Euskaltel - Euskadi) e Quinten Hermans (Intermarché - Wanty - Gobert Matériaux).

La seconda tappa di 154.3 km, da Mosjøen a Brønnøysund, era quella forse più semplice, con un finale particolarmente lineare che permette di organizzare una volata tradizionale; tuttavia a 12.5 km dal traguardo andava superata la breve ma intensa salita verso il traguardo volante di Torghatten, che poteva mettere in difficoltà i velocisti. Sullo strappo c'è stata effettivamente bagarre, utile a riprendere i fuggitivi: Johan Ravnøy (Team Coop), Liam Johnston (Trinity Racing), Aaron Van Poucke (Sport Vlaanderen – Baloise) e Stephen Bassett (Human Powered Health); prima di questi era già stato ripreso il quinto fuggitivo, Iker Mintegui (Euskaltel – Euskadi). Il gruppo riesce a rimanere compatto e si prepara ad organizzare la volata; nel trambusto ci rimette il nostro Kristian Sbaragli, coinvolto in una caduta negli ultimi 3 km che lo ha sottratto dai giochi per il successo di tappa. Da favorito assoluto Dylan Groenewegen si prende il successo di tappa, davanti a Capiot ed Edvald Boasson Hagen (TotalEnergies); seguono Blake Quick (Trinity Racing), Matteo Malucelli (China Glory Continental Cycling Team), Florian Dauphin (B&B Hotels - KTM), Krists Neilands (Israel - Premier Tech), Matthew Gibson (Human Powered Health), Martin Urianstad (Uno-X Pro Cycling Team) e ancora Gleb Syritsa. Pressoché invariata la generale, fatta eccezione per i vari secondi di abbuono distribuiti sul percorso che hanno permesso al leader Zingle di guadagnare altri 2".

Le terza tappa era quella che prevedeva il traguardo in quota della Skallstuggu summit (ufficialmente 3.8 km al 6.5%), dopo 177.7 km con partenza da Namsos. La prima parte di tappa, che, seppur ondulata, era pensabile come un lungo avvicinamento alla salita finale, è stata caratterizzata da una fuga di qualità composta da Taco van der Hoorn (Intermarché), Maurice Ballerstedt (Alpecin). Tom Wirtgen (Bingoal Pauwels Sauces WB) e Håkon Aalrust. All'inizio della salita il primo a muoversi è stato l'azzurro Nicola Conci, sicuramente brillante, il quale ha però provocato il contropiede di Victor Lafay (Cofidis), che con una bella azione solitaria è andato a prendersi tappa e maglia, senza però che dietro di lui si creassero divari incolmabili. A 3" sono arrivati Kévin Vauquelin (Arkéa), Hugo Houle (Israel), Sven Erik Bystrøm (Intermarché), Carl Frederik Hagen (Israel), Quinten Herman (Intermarché), Jason Osborne (Alpecin), Nick Schultz (BikeExchange) e Igor Chzhan (stagista dell'Astana); solo 10° a 9", dopo aver accusato il fuori giri della prima parte di salita, Conci.

Si prendeva dunque il via per l'ultima tappa di 159.1 km con partenza e arrivo a Trondheim con una classifica cortissima, facilmente modificabile sul circuito finale da ripetere 4 volte, con l'ascesa breve ed impegnativa di Tyholt Tower (1.4 km al 7.7%). La situazione è stata a lungo caotica, con fughe tanto numerose quanto pericolose che al gruppo non stavano bene e venivano rapidamente riassorbite. Dopo una breve neutralizzazione dovuta ad alcuni manifestanti che bloccavano il percorso, si è sganciata intorno al km 60 la fuga decisiva; il gruppo ha deciso di lasciare margini dal momento che erano soltanto in tre - Alessandro Verre (Arkéa), Fabien Grellier (TotalEnergies) e Andreas Leknessund - ma sottovalutando la vicinanza in classifica del norvegese (24° a 36"), nonché le doti da "fugaiolo" già messe bene in mostra nel corsa della seconda tappa dell'ultimo Tour de Suisse. La Cofidis ha tenuto vicini i fuggitivi, entrando nel circuito finale con poco più di 1' di ritardo dal terzetto, probabilmente sicura di poter rintuzzare; è a questo punto che Leknessund, al primo passaggio sull'asperità del circuito, se n'è andato via da solo mettendo sul campo una decisiva resistenza nei confronti degli inseguitori. La Cofidis si è presto sfaldata facendo salire drasticamente le quotazioni del fuggitivo, così al secondo passaggio in salita Nicola Conci (9° in classifica a 19" da Lafay) forza i tempi e porta via un gruppo che comprende tra gli altri il suo compagno di squadra Sbaragli, Hugo Houle (3° a 9"), Max Poole (Team DSM, 14° a 25") in funzione di stopper e, a sorpresa, Axel Zingle (11° a 23") compagno di squadra della maglia gialla a cui evidentemente è stata lasciata libertà d'azione. Il più brillante tra questi è stato proprio Conci che all'ultimo passaggio in salita ha nuovamente allungato restando da solo e provando a fare il colpaccio. Leknessund però era ormai imprendibile ed ha vinto la tappa con un margine sufficiente per prendersi anche la classifica generale; seguono Conci a 16", Zingle e Poole a 18", Houle a 20" e il gruppo maglia gialla a 35", regolato da Quinten Hermans su Mathieu Burgaudeau, Kristian Sbaragli, Sjioerd Bax (Alpecin) e Victor Koretzky (B&B Hotels).

La classifica finale vede, come già detto, il successo di Andreas Leknessund, con 8" di vantaggio su Houle, 9" su Conci, 14" su Zingle, 15" su Lafay, 22" su Vauquelin, 23" su Poole, 26" su Hermans, 28" su Hagen e 35" su Bax.
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Volevo fare lo scalatore ma non mi è riuscito; adesso oscillo tra il volante di un'ammiraglia, la redazione di questa testata, e le aule del Dipartimento di Beni Culturali a Siena, tenendo nel cuore sogni di anarchia.