L'Italia è un paese ciclabile? © Freemake da Pixabay
Cicloturismo

Piste ciclabili: +40% negli ultimi 10 anni, ma i morti rimangono troppi. L'Italia è un Paese per bici?

Proviamo a fare un bilancio statistico sulla ciclabilità nel nostro Paese. Alcune buone notizie ma la situazione resta difficile. Troppe le auto private in circolazione e ancora insufficienti appaiono le soluzioni strategiche

11.09.2024 17:54

Mentre in tutta Europa, dal 16 al 22 settembre, si celebrerà la Settimana Europea della Mobilità Sostenibile - un’iniziativa in cui cittadini, enti locali e associazioni sono chiamate a raccolta per promuovere eventi e dibattiti finalizzati a costruire forme di mobilità più sostenibile – abbiamo scelto di interrogarci sulla situazione delle città italiane rispetto alla ciclabilità. Una tematica su cui molte amministrazioni comunali stanno iniziando ad attivarsi, ma di cui il nostro paese appare ancora poco all’avanguardia.  

Tratteremo la ciclabilità attraverso una serie di articoli che usciranno sul nostro sito a cadenza settimanale. Oggi, in questo primo approfondimento introduttivo, proveremo a inquadrare il problema attraverso una lettura generale delle statistiche principali, per poi passare nelle prossime settimane ad un’analisi più di dettaglio delle diverse situazioni locali. 

Sicurezza stradale: un problema che accomuna tutta l’Europa

Secondo i dati diramanti nel marzo di quest’anno dalla Commissione Europea, nel 2023 in Europa sono morte circa 20400 persone per incidente stradale. Si tratta di un dato preoccupante, che rispetto all’anno precedente ha segnato una diminuzione di appena 2000 morti, pari al’1% del totale. Tuttavia, se si guarda a un orizzonte temporale di 5 anni, la situazione appare migliore con una diminuzione complessiva dal 2019 di quasi il 10%. Da questo punto di vista, l’Italia si colloca all’ottavo posto in Europa tra i paesi con il più alto rischio di perdere la vita in un incidente stradale. Se, infatti, la media europea di morti stradali ogni milione di abitanti è di 46, nel nostro paese tale quota si attesta a 52.

In questo contesto critico, ad allarmare maggiormente le istituzioni europee, è il numero di ciclisti che sono stati coinvolti in incidenti mortali. Sempre secondo il report della Commissione europea, infatti, nel 2023 hanno perso la vita 2160 ciclisti, il 10% circa delle morti totali, con un trend che non sembra aver avuto alcuna decrescita negli ultimi 5 anni. 

212 ciclisti morti nel 2023. L’Asaps: “Come se nel nostro Paese scomparisse ogni anno il Giro d’Italia”

Il dato sulla mortalità in bicicletta rappresenta senza dubbio un chiaro problema anche nel nostro paese. Secondo i dati raccolti dall’Osservatorio Asaps-Sapidata (Associazione Sostenitori e Amici della Polizia Stradale), nel 2023 sono morti 212 ciclisti vittime di incidenti stradali. Un dato che non accenna a diminuire nel tempo. Nel 2022, infatti, i morti accertati sono stati 205, mentre, dall’inizio dell’anno in corso al primo di settembre, risultano già decedute 136 persone di cui 122 uomini e 14 donne. Tra le regioni spicca il dato della Lombardia, con già 25 decessi da inizio anno, seguito dall’Emilia-Romagna 23 e il Veneto 17. Una vera e propria strage che l’associazione Asaps ha commentato affermando che è “come se scomparisse ogni anni il Giro d’Italia. La gran parte di questi incidenti mortali avviene nelle strade cittadine. Secondo le stime di EuroMobilty in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente, infatti, il 58% delle morti in bicicletta avviene in ambito urbano.

Aumentano le piste ciclabili ma purtroppo non i decessi 

Per contrastare questa strage che si perpetua quotidianamente tra le strade delle principali città italiane, la quasi totalità dei comuni sta provvedendo a costruire nuove piste ciclabili. Secondo i dati Openpolis nel 2021, in Italia erano presenti 5338 km di piste ciclabili. Un dato che, come fa notare l’osservatorio EuroMobility ha fatto registrare una forte crescita tra il 2013 e il 2021, con una media tra le prime 50 città italiane per popolazione che è passata dai 2.86 chilometri di ciclabile ogni 10.000 abitanti ai 4.01 (+40%). 

In questo contesto persistono forti differenze territoriali. In termini assoluti, Roma e Milano sono le città con la maggiore estensione di piste ciclabili, con rispettivamente 317,1 e 298 chilometri. Tuttavia, il dato davvero interessante è quello relativo ai chilometri di ciclabile per 10.000 abitanti, che vede l’Emilia-Romagna primeggiare, con ben 5 città capoluogo che si piazzano tra le 5 cinque città nella classifica di EuroMobility del 2021 (Ferrara 15,8 km/10000 abitanti; Reggio Emilia 15,4; Modena 12,9; Forlì 11,2 e Ravenna 8,5). Sempre in termini relativi sprofondano nei bassifondi della classifica Milano (2,2) e Roma (1,1), mentre chiude la classifica Napoli con solo 0,2 chilometri di ciclabile ogni 10000 abitanti.

Le piste ciclabili da sole non bastano
 

Le piste ciclabili da sole non sono sufficienti © D Gislason da Pixabay
Le piste ciclabili da sole non sono sufficienti © D Gislason da Pixabay

Se i dati ci parlano di una forte crescita del numero delle piste ciclabili, ma contemporaneamente il numero dei decessi in bicicletta non accenna a scendere, evidentemente la soluzione al problema appare più complessa. Il dato sulle ciclabili, infatti, ci fornisce solo un’indicazione quantitativa, e non certo qualitativa. Una ciclabile mal progettata di fatto può essere più pericolosa di una strada non ciclabile in cui le condizioni di sicurezza sono garantite da una segnaletica efficace o da misure di contenimento della velocità dei veicoli. Detto in altre parole, come sottolineato da diverse associazioni vicine al mondo del ciclismo, tra cui la FIAB, infatti, una buona ciclabilità richiede un mix di interventi mirati, dosati e monitorati nel tempo.

Tra questi c’è il tema infrastrutturale, sul quale effettivamente molte amministrazioni comunali stanno investendo, al cui interno rientrano le corsie ciclabili, ma anche le misure per moderare e regolare il traffico come le cosiddette zone 30, le ZTL, i dissuasori di velocità, la segnaletica stradale, l’utilizzo di sensi unici e ogni altra misura che impatti direttamente sulle modalità di fruizione della strada. 

Ci sono, invece, altri temi, su cui il nostro paese appare ancora molto distante da una piena ciclabilità. Ci riferiamo a quello dei servizi alla mobilità sostenibile - tra cui rientra il bike sharing, la realizzazione di velostazioni, la possibilità di disporre di parcheggi custoditi - quello dell’intermodalità, ovvero della possibilità di caricare la bici sul treno o sull’autobus - e quello del potenziamento del servizio di trasporto pubblico come strumento di contenimento del traffico veicolare e di riduzione dell’uso dell’auto privata. Su quest’ultimo elemento, ad esempio, i dati sono impietosi. Secondo i dati Eurostat, infatti, in Italia nel 2022 c’erano 61,7 macchine ogni 100 abitanti, contro di una media Europea di 56,7. Un dato che nella classifica delle 50 città italiane più popolose redatta da EuroMobility, ha visto la media auto per abitante crescere del 33% in dieci anni. 

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