L'ABC della bici, la bici dell'ABC

Pinarello, un'italiana un po’ British

Storia e attualità di un marchio che ha segnato più di un'epoca, dai tempi di Indurain (e ancor prima) alla Dogma, la bici "definitiva" che ha accompagnato Sky e poi INEOS in oltre un decennio di trionfi

10.06.2023 20:19

Giro d'Italia. Roglič, dopo tre settimane di viaggio, è planato sul primo gradino del podio. Era già tutto previsto e, nell’azzardo di una corsa d’attesa, tutto si è compiuto. In un grande giro il risultato dipende da ognuno dei momenti del lungo viaggio, tutti quanti pieni d’insidie. Lo scorrere delle tappe chiarisce le gerarchie e nella terza settimana i contorni cominciano a essere messi a fuoco. Erano rimasti sbiaditi in gruppo nei giorni delle nuvole d’acqua; nascosti nelle mantelline a fare i conti con gli acciacchi, le cadute e le gambe che non ne vogliono sapere. Ma il tempo della dissimulazione finisce e nell’inquadratura che lentamente si mette a fuoco bisogna entrarci e lì trovare il proprio posto.

In quella inquadratura nette si stagliano le maglie del Team INEOS, ben tre nei primi dieci. Ormai sono anni che quando si tratta di alta classifica nei GT i britannici si mettono in posa e con loro le biciclette Pinarello. I destini del team anglosassone e del marchio italiano si sono strettamente intrecciati sin da i primi passi nel 2009. In questi anni Pinarello è stato l’unico - esclusivo - fornitore del team e si è visto lo sviluppo di 12 diverse bici da strada e tre bici da cronometro, utilizzate con successo su tutti i terreni dagli uomini Sky/INEOS. Però la storia di ”Cicli Pinarello” viene da un tempo lontano fatto di grandi intuizioni e continui successi.

Giovanni (Nani) Pinarello

Quando si affrontano gli inizi della storia della Pinarello sembra che sia quasi un obbligo parlare della maglia nera al giro del 1951 di Giovanni. Assolvo volentieri ma penso che gli anni interessanti siano stati quelli che seguirono quel fatidico momento, quelli in cui Nani aprì “bottega”. Le piccole officine nell’Italia del boom economico erano delle vere e proprie startup. Quel modello, sebbene additato oggi con un certo supponente disprezzo, è stato la via italiana allo sviluppo dell’industria ciclistica. Abilità manuale, inventiva, precisione ed iniziativa un grande patrimonio come base per un futuro da multinazionale. Il legame con il mondo delle corse un formidabile motore di sviluppo. Tutto questo e molto altro è stato il lavoro con il cannello ossiacetilenico di Nani, uno dei capostipiti.

La prima Pinarello a salire sul podio del Giro fu quella di Fausto Bertoglio nel 1975. Vinse, inaspettato, quel giro in un’avvincente battaglia finale lungo i 48 tornanti dello Stelvio con lo spagnolo Francisco Galdos. Ad ogni tornante lo spagnolo si alzava su i pedali furioso ma tutte le volte la Pinarello azzurra gli si faceva sotto caparbia e tenace e la radio gracchiava festosa. Fu quello il primo passo di un percorso che ha fatto di Pinarello il marchio di biciclette che può vantare il maggior numero di vittorie al Tour de France.

Il 1981 fu l’anno di Giovanni Battaglin. Vinse prima la Vuelta e poi il Giro quasi senza soluzione di continuità: 43 giorni di gara consecutivi. La sua Pinarello montata con una allora rivoluzionaria tripla corona fece la differenza nella tappa delle Tre cime di Lavaredo. Mentre tutti gli altri avevano le gambe incatenate nel rapportone Battaglin saliva agile ed elegante a testimoniare quanto il futuro fosse e sia di chi lo sappia immaginare.

La vittoria di Battaglin aprì un decennio fecondo, gli anni ‘80, in cui il marchio ebbe un’accelerata poderosa. Iniziò in quel periodo un accordo che sarebbe stato quasi trentennale con José Miguel Echávarri e le squadre che negli anni sarebbero nate sotto la sua egida. Con la Reynols, nell’88, arrivò la prima vittoria al Tour de France.  Ad indossare la “jaune” a Parigi fu Pedro Delgado.

In quel periodo la Cicli Pinarello s.r.l. cominciava a cambiare. Nani cedette l’azienda al figlio Fausto che l’avviava ad un futuro da grande player internazionale.

Gli anni '90 furono quelli della Banesto di Indurain che vinse quattro Tour de France e due Giri d’Italia. Ma non fu solo Spagna, Chioccioli vinse il Giro d’Italia 1991 - su Pinarello in acciaio Columbus Nivarcom - con i colori della Del Tongo. E poi ci fu il tempo del Team Telekom di Ullrich e Zabel, la Fassa Bortolo con le volate di Petacchi ed ancora la Movistar di Alejandro Valverde.

L’uomo simbolo e testimone di quei tumultuosi momenti, Miguel Indurain è stato autore tra tutte le altre cose, del Record dell’Ora sulla fantascientifica Pinarello Espada il 2 settembre 1994 a Bordeaux. Fece segnare 53,040 km nell’ora.

Cycling in the UK

Quando, nel 2009, la passione per il ciclismo e gli interessi commerciali dei presidente di Sky UK James Murdock si coniugarono con l’esperienza vincente del British Cycling (la federazione inglese) prese forma il Team Sky, destinato ad una posizione di vertice internazionale. La guida del team fu affidata a Sir Dave Brailsford, fino ad allora Coach della pluripremiata squadra nazionale britannica di ciclismo.

L’obiettivo dichiarato del Team Sky di portare, nel giro di 5 anni, un britannico a vincere la più prestigiosa corsa a tappe del mondo, il Tour de France, venne raggiunto prestissimo. Nel 2012 Bradley Wiggins vinse divenendo un eroe nazionale nell’anno dell’Olimpiade di Londra; fu poi nominato baronetto dalla regina d'Inghilterra Elisabetta II in qualità di primo vincitore inglese del Tour. Di seguito arrivarono i 4 Tour di Chris Froome e poi quello di Geraint Thomas.

Sembrerebbe che questi risultati siano il frutto dell’ormai celeberrimo approccio di Brailsford, la teoria dei guadagni marginali (marginal gains): “Se isoli ogni singolo fattore che compone l’andare in bicicletta e lo migliori dell’1%, quando rimetti insieme tutti quei fattori avrai un significativo miglioramento”. Ed ad accompagnare tutti i miglioramenti degli uomini di Brailsford c’è sempre stata una Pinarello.

Pinarello Dogma F8, il salto evolutivo

L’approccio scientifico degli inglesi ha determinato un passaggio tutt’altro che marginale nel 2014. Progettare un telaio che costituisse una evoluzione dal precedente attraverso la creazione di un gruppo di lavoro tra Pinarello LAB - Team Sky – Jaguar. Dal team i feedback degli atleti; Jaguar per gli avanzati studi di aerodinamica ed i test nella galleria del vento; Pinarello LAB per la parte ciclistica, strutturale e di design.

Nacque Dogma F8, una bici che ha stabilito nuovi standard:

  • foderi verticali abbassati
  • reggisella aerodinamico
  • tubo sterzo stretto
  • un movimento centrale filettato con passo italiano
  • peso del telaio moderato di 860 grammi

Negli anni seguenti gran parte dei produttori adottarono pressoché le stesse caratteristiche.

L’aerodinamica era solo il quarto dei punti progettuali ma ha determinato in modo significativo l’aspetto del telaio che ha assunto una forma filante ma un po’ spartana. Sono state confermate e migliorate tutte le caratteristiche dell’esperienza progettuale del marchio. In primo luogo asimmetria, concetto comunemente associato al design di Pinarello. Per migliorare l’equilibrio e il trasferimento di potenza i foderi del lato guida sono significativamente più voluminosi dei loro opposti. Le forze applicate sui due lati sono molto diverse e serve compensare le disparità per ottenere il massimo profitto dalla pedalata.

Altro elemento chiave l’attenzione rivolta ai materiali, si pensi alle leghe di Magnesio adottate in altri momenti storici. Per il telaio Dogma F8 si è potuta utilizzare la fibra T11001K di Torayca in uso esclusivo per il primo anno. Ciò ha consentito di aumentare la rigidità riducendo contemporanea il peso.

Nella filosofia Pinarello c’è stata sempre la scelta di evitare superspecializzazioni. Quasi tutti i marchi hanno avuto telai esasperati sulla leggerezza  per l’alta montagna e telai molto aerodinamici per il misto e la velocita. Pinarello da sempre ha scelto di bilanciare l’aerodinamica con rigidità, peso e comfort in un telaio da gara che era abbastanza leggero e aerodinamico per tutte le condizioni. Una scelta che adesso, a distanza di anni, sembra essersi fatta strada nei convincimenti di molti. Col modello Dogma F8 sono stati definiti concetti base che poi sono stati migliorati dai modelli successivi in maniera incrementale.

Pinarello F, un (temporaneo) approdo

L’ultima generazione della serie F, la quarta a partire della F8, abbandona la numerazione progressiva come per indicare che si tratta della bici definitiva. È comunque un passo avanti legato ai concetti fondamentali della serie con le modifiche in tema di aerodinamica adesso permesse dai nuovi regolamenti UCI.

Gli uomini INEOS pedalano su questo modello da due stagioni con buone sensazioni.

Tra i cambiamenti importanti si notano:

  • forcella riprogettata da zero per ottenere un miglioramento aerodinamico, una maggiore manegevolezza di guida anche in condizione di vento laterale ed un design più accattivante
  • i foderi alti posteriori presentano il cambiamento più evidente. L’innesto dei foderi sul piantone è più basso. Il fodero destro e sinistro si uniscono in modo indipendente formando un’ala scolpita dal vento. Il complesso è stato irrobustito per aumentare la rigidità del retrotreno
  • tubo obliquo ridisegnato, con il profilo troncato per accresce la rigidità nella zona del movimento centrale ed al contempo ridurre la resistenza al vento laterale
  • nuovo reggisella con profilo molto stretto che riduce del 30% la resistenza aerodinamica. Realizzato in collaborazione con la tedesca Materialise. Un pezzo unico in titanio prodotto con tecnologia 3D

3'42"032, Bolidi

Nelle ultime Olimpiadi di Tokyo Pinarello si è resa protagonista - insieme ai ragazzi del quartetto dell'inseguimento su pista – di una impresa storica. Per ottenere performance importanti, si sa, ci sono lunghi e duri mesi di preparazione fisica. Ma per una specialità come il “quartetto” sono essenziali una progettazione ed uno sviluppo della bici che durano anni. La competizione inizia molto prima di scendere in pista e si svolge nelle menti che progettano, nei laboratori che testano e nelle innumerevoli prove per arrivare al momento clou.

Il “quartetto” è ciclismo che nega se stesso. Niente strade impervie, niente vento in faccia, niente polvere, niente salita e vociare delle genti. La fantasia si azzera, non c’è tempo per quella. Eppure è ciclismo nel suo stato puro; distillato e ricondotto all’essenza.

Chi assiste alla prova, osservando il riscaldamento su i rulli, lo stretching, i modi per trovare concentrazione degli atleti e tutte le liturgie di avvicinamento al via, entra, lentamente ed inconsapevolmente, in una dimensione altra. In uno spazio dove sembra non esistere più il sistema metrico decimale. Un mondo lillipuziano dove il tempo si misura in centesimi di secondo ed ognuno di quei centesimi sembra non finire mai. Velocità pazzesche affrontate con eleganza e leggiadria nelle perfette sincronie dei cambi e decimi di secondo che diventano voragini incolmabili.

Poco prima della partenza si fa un silenzio irreale sulla pista in legno di pino siberiano. Tutti osservano senza disturbare, ormai rapiti in un’unica e collettiva dimensione onirica. Lo starter, la velocità che rapidamente aumenta, ognuno che prende la propria posizione raccolta all’ombra di chi lo precede e gli avversari di là, sul rettilineo opposto, da non dimenticare mai. Tutto si risolve in un lampo. I tempi segnati ad ogni giro. Gli avversari incollati ed il fiato sospeso.

Ebbene a Tokyo tutto questo è finito con un urlo, un record del mondo ed una medaglia d’oro al collo. Ed un pezzo di quella medaglia è sicuramente della Pinarello Bolide HR.

Viste le altre velocità, gli studi per la progettazione della Bolide hanno riguardato aerodinamica e rigidità. Attenta valutazione è stata data alla lunghezza della pista (250 mt) ed al cd bankin' (la pendenza delle curve, 42°). Altro aspetto importante l’efficienza del complesso bici/atleta. Gli studi sono stati condotti, sul piano teorico, con l’uso di metodi numerici ed algoritmi e, sul piano pratico, con prove in galleria del vento e con un lavoro di affiancamento alla nazionale su pista.

Sono stati sviluppati, attraverso scansioni degli atleti per definire la posizione più aerodinamica, manubri che ottenessero il massimo per ciascuno. Tutto ciò con tecniche innovative di stampa 3D.

Bolide TT F

Tutte le ricerche sono state utilizzate anche per migliorare il modello da strada, usato dagli uomini INEOS nelle prove contro il tempo. In questo caso il problema da risolvere era compensare il deficit aerodinamico determinato dall’adozione di un sistema frenante a disco. Questo sistema da un lato offre vantaggi in termini di rigidità e possibilità di adottare gomme meno resistenti al rotolamento, dall’altro aumenta le resistenze aerodinamiche.

Si sono controbilanciate le resistenze attraverso la riprogettazione dei foderi posteriori e del tubo sella. Attraverso le moderne tecniche di stampaggio 3D si sono ottenuti significativi miglioramenti al manubrio ed alle prolunghe di appoggio, parti essenziali per ottimizzare l’aerodinamica del complesso bici/atleta.

Mr. Bond, con licenza di vincere

Quando, nel 2014, uscì la Dogma F8, il marketing di Jaguar ebbe l’idea suggestiva di fare attraversare il tunnel della manica in bici a Chris Froome – allora uomo Sky – in una ricostruzione di avventure tipiche di James Bond. In effetti tutta la storia di Pinarello e Sky evoca quegli scenari.

Viene in mente Mr. Q, responsabile della divisione di ricerca e sviluppo dell’MI6 – l’intelligence britannica – che ha il compito di fornire all'agente segreto più famoso della letteratura e del cinema i gadget con le armi nascoste e le auto con mille geniali soluzioni per sfuggire agli inseguimenti. Insomma tutta la tecnologia al servizio degli agenti con licenza di uccidere.

Ogni volta che viene consegnato a Bond qualche nuovo marchingegno Mr. Q ripete la frase famosa: “La prego di riconsegnare intatto l’equipaggiamento al termine della missione”. Ecco, gli uomini INEOS ascoltino la preghiera.

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