Giro d'Italia

Via la Forcola: è già psicodramma a due mesi dal Giro

Il tappone della prossima Corsa Rosa conosce fin da adesso la sua prima amputazione: Aprica e Forcola di Livigno sono sostituiti dal Mortirolo da Monno e dal Foscagno, con annesso ammosciamento

04.03.2024 12:56

Il percorso del Giro d'Italia 2024 aveva già i suoi difetti: come ampiamente detto nella recensione uscita all'indomani dalla presentazione (Ma a chi l'avete venduta l'anima? Al diavolo o a Pogačar?) il problema non stava tanto nella scelta di realizzare un percorso nel complesso meno esigente giustificato peraltro dalla volontà di stimolare qualcuno a fare doppietta - invito che lo sloveno ha poi effettivamente accolto - quanto nel modo in cui questa scelta era stata messa in pratica. Se la tappa di Livigno era proprio il tappone che presentava una dura e lunga ascesa come la Forcola di Livigno come penultimo ostacolo posto a pochi km dal traguardo e si poteva pensare che fosse la più adatta a stimolare uno scontro frontale in montagna, adesso pure questo viene a mancare.

 

Il nuovo tracciato della 15a tappa

È notizia di questa mattina che lo sconfinamento in Svizzera non avverrà e che a Edolo la corsa devierà, sostituendo Aprica e Forcola di Livigno con il Mortirolo da Monno - quello morbido - e il ben poco stimolante Foscagno. Si rientra sul percorso originario in vetta al Passo Eira, dove inizia l'ultima impennata verso Mottolino, accorciando pure l'ultima salita e rendendo definitivamente il garage conclusivo il punto focale di una tappa che adesso appare abbastanza inutilmente lunga e dura, proprio come avverrà dopo il riposo andando in Val Gardena. 

Altimetria 15a tappa
Il nuovo tracciato della 15a tappa del Giro d'Italia, dopo il taglio della Forcola di Livigno

Il Mortirolo rappresenta adesso l'unico punto un po' più stimolante per attaccare, ma verrà superato a poco meno di 70 km dal traguardo, con di fronte gli scoraggianti 20 km di fondovalle tra Grosio e l'imbocco della salita de Le Motte. Il Foscagno non è minimamente paragonabile alla Forcola per durezza e il timore che tutti aspettino gli ultimi 2 km con punte fino al 19% per (non) muoversi è sempre più una solida realtà. Ci si consola con il fatto che Pogačar potrebbe a questo punto aver già ammazzato la corsa e di conseguenza un disegno o l'altro cambierebbero poco la situazione.

Non ci si può esimere da alcune osservazioni a margine che fanno riflettere: ancora prima della presentazione ufficiale del percorso, dopo le prime anticipazioni, tanto sul nostro forum quanto all'interno dello staff che si occupa di spoilerare il tracciato si era insinuato fortemente il dubbio dell'opportunità di un transito sulla Forcola, non tanto per l'altitudine, quanto per contingenze specifiche di quella salita più difficile di altre da sgomberare e in più complicata dalla sconfinamento in territorio elvetico. In pratica molti si aspettavano il bis di quanto avvenuto sul Gran San Bernardo l'anno passato e di fatto è arrivato. Se non altro si può dire che aver sciolto le riserve due mesi prima della partenza del Giro è molto meglio di trovarsi ad improvvisare il giorno prima della tappa in questione.

 

Le altre modifiche operate sul percorso

Va detto per completezza che via via sono stati modificati alcuni dettagli anche di altre tappe. La tappa di apertura a Torino si è arricchita dell'impegnativo strappo verso San Vito posto ad appena 3 km dal traguardo; la tappa decisamente deludente di Rapolano Terme ha acquisito un po' più di carattere con l'inserimento dell'ascesa a Volterra, nonché di una dura rampa con punte che sfiorano il 20% a Serre di Rapolano, vicinissimo al traguardo, evitando quantomeno il rischio che potesse sembrare una frazione per velocisti; cambia inoltre anche il finale della tappa di Fano, con la salita a San Costanzo (da cui transiterà in discesa) sostituito da quella di Monte Giove, con conseguente allungamento della tappa a 190 km.

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Volevo fare lo scalatore ma non mi è riuscito; adesso oscillo tra il volante di un'ammiraglia, la redazione di questa testata, e le aule del Dipartimento di Beni Culturali a Siena, tenendo nel cuore sogni di anarchia.