Il ghigno di soddisfazione sul viso di Pedersen al traguardo di Limoges © SRAM
Professionisti

A Limoges gli sprinter fanno a Madsate

Molto frizzante il finale dell'ottava tappa del Tour de France: cade Simon Yates, la volata è vinta da Pedersen su Philipsen e un Van Aert ancora una volta non perfetto. Ritirato Cavendish dopo esser finito a terra

08.07.2023 18:08

Un arrivo che gli si confaceva perfettamente quello di Limoges e Mads Pedersen non ha deluso, confermandosi probabilmente il migliore al mondo su questo tipo di traguardi da velocisti resistenti in cui la strada tende lievemente all'insù (un altro rivale non presente qui al Tour sarebbe stato Michael Matthews). Battuto lo spauracchio di tutti i velocisti Jasper Philipsen, sin qui mattatore delle volate, e Wout van Aert, il quale sta trovando inaspettate difficoltà nel centrare una vittoria di tappa che ormai da lui ci si aspetta praticamente tutti i giorni. 

Chi invece non ha partecipato alla volata, limitandosi a tirare per Philipsen, è stato Mathieu Van der Poel, che all'infuori della prima frazione, risultata poi troppo dura per il cinque volte campione del mondo di ciclocross, non ha mai corso per sé, preferendo darsi anima e corpo alla causa di Jasper e della sua maglia verde. Avrà ancora qualche chance da qui alla fine della Grande Boucle, ma le frazioni che si adattano bene alle sue caratteristiche non sono tante e in alcune dovrà ancora fare i conti con la “scomoda” presenza di Philipsen al suo fianco.

La cronaca dell'ottava tappa del Tour de France 2023

Volata, fugone o colpo di mano nel finale? Questo è il grande interrogativo che un po' tutti si pongono alla partenza dell'ottava tappa del Tour de France 2023. La Libourne - Limoges infatti è lunga 200.7 km e presenta nel finale tre salite che potrebbero risultare il trampolino di lancio ideale per chi avesse le gambe di sostenere un'azione di una decina di chilometri contro il gruppo ed evitare così il quarto epilogo allo sprint di questa Grande Boucle. Le difficoltà altimetriche in questione sono la Côte de Champs-Romain (2.8 km al 5.2%, 3^cat.), presente ad una settantina di chilometri dall'arrivo, e, successivamente, molto più a ridosso del traguardo, Côte de Masmont (1.3 km al 5.5%, 4^cat.) ai -16 e Côte de Condat-sur-Vienne (1.2 km al 5.4%, 4^cat.) ai -9.

La lotta per centrare una grossa fuga che potenzialmente avrebbe la forza di arrivare fino al traguardo coinvolge praticamente tutte le squadre presenti e nei primi trenta chilometri la media è altissima a causa dei continui tentativi di formare il drappello buono. Alcune squadre però, in particolare la Jayco-Alula e la Alpecin-Deceuninck, fanno buona guardia su tutti gli scatti e mantengono ordinata la situazione finché non scappano via tre corridori che sembrano non far paura al plotone: Tim Declercq (Soudal Quick-Step), Anthony Delaplace (Arkéa-Samsic) e Anthony Turgis (TotalEnergies), in testa alla corsa dai -180. Guidano l'inseguimento Lilian Calmejane (Intermarché-Circus-Wanty) per Biniam Girmay e Michael Gogl (Alpecin) per Jasper Philipsen e Mathieu van der Poel.

Le due squadre belghe concedono al terzetto in avanscoperta un vantaggio massimo di circa 5'20", raggiunto appena prima del traguardo di volante di Tocane-Saint-Apre (-121 km alla linea d'arrivo), dove Delaplace batte Turgis nello sprint per la prima posizione e in gruppo invece è Philipsen a precedere Jordi Meeus e Danny van Poppel (BORA-hansgrohe), Mark Cavendish (Astana Qazaqstan), Bryan Coquard (Cofidis), Corbin Strong (Israel-Premier Tech) e Girmay. Superato lo sprint intermedio però Astana e Alpecin decidono di proseguire nell'azione e testare la reazione del gruppo; la Jumbo-Visma intuisce il pericolo e mette immediatamente Nathan Van Hooydonck, Dylan van Baarle, Tiesj Benoot e Wilco Kelderman pancia a terra per ricucire sul contrattacco guidato dallo stesso Van der Poel. La situazione torna sotto controllo nel giro di pochi chilometri, però il colpo di mano tentato dal neerlandese e dagli altri fa rizzare le orecchie a Wout van Aert (Jumbo) e a tutti gli altri favoriti per la frazione odierna.

A quel punto sono Van Baarle e Gogl che proseguono l'azione in testa al gruppo, riportando velocemente il margine dei primi sotto i 4'. Il margine però non si scosta dai quattro minuti per i successivi 25 chilometri e allora ai -80 lo stesso Calmejane, e la coppia Lidl-Trek formata da Giulio Ciccone e da Juan Pedro López arrivano a dar man forte a Gogl e Van Baarle; di conseguenza il ritmo si alza prima dell'inizio della Côte de Champs-Romain e da lì in poi il plotone non prova più tregua. Anche Anthony Perez (Cofidis) contribuisce all'inseguimento.

Ai -61 leggero rallentamento nella pancia del gruppo, sbandata e nelle retrovie finisce a terra Cavendish, subito soccorso dai compagni. Cannonball appare dolorante e si tocca la clavicola destra, capendo immediatamente l'entità dell'infortunio. Rassegnato, sale sull'ambulanza e si ritira da quello che dovrebbe essere il suo ultimo Tour de France. La gara ovviamente va avanti, anche perché i tre di testa tengono un passo tutt'altro che banale, rendendo dura la vita degli inseguitori. Su uno strappetto ai -37 parte a sorpresa Kasper Asgreen (Soudal). Il danese vuole anticipare le mosse dei favoriti e riportarsi al più presto sul terzetto dei battistrada dove c'è anche il fidatissimo compagno Declercq. La sua azione però non spicca mai il volo, tanto che ottiene un vantaggio massimo di poco più di venti secondi sul plotone ed è riassorbito ai -22.

Tutte le squadre si portano davanti intorno ai -20 e approcciano a bomba la Côte de Masmont, con un ritardo di appena 45" dai tre battistrada. Turgis cambia il ritmo lungo la salita e stacca entrambi i compagni d'avventura, cercando di prolungare il più a lungo possibile la fuga della prima ora. La Jumbo prende di petto la côte e si assume tutta la responsabilità dell'inseguimento sia nella successiva discesa che soprattutto lungo la Côte de Condat-sur-Vienne, dove sono Benoot, Van Hooydonck e Christophe Laporte a menare e riprendere, uno alla volta, Delaplace, Declercq e terminata la salita anche Turgis. Nessuno scatto sulle due salite ma ai -7.5 ci provano Victor Campenaerts (Lotto Dstny) e Fred Wright (Bahrain-Victorious), stoppati da Laporte. Per un attimo si crea un buco tra una decina di corridori e il gruppo; Tadej Pogacar (UAE Emirates) è davanti, Jonas Vingegaard (Jumbo) dietro. Fortunatamente per il danese, Campenaerts si rialza e quindi il gruppo si riappalla e per la maglia gialla si può parlare di pericolo scampato.

Nella concitazione degli ultimi chilometri, ai -6 terminano a terra, tra gli altri, Steff Cras (Total), quello che subisce le conseguenze peggiori, e soprattutto Simon Yates (Jayco), costretto ad inseguire ed aiutato da Chris Harper negli ultimi cinquemila metri. Sull'arrivo il britannico paga 47" dai primi, un fardello pesantissimo in ottica podio finale. In vista dei -5 prende in mano la situazione la Lidl per la volata di Mads Pedersen. Il treno formato da Mattias Skjelmose Jensen, Tony Gallopin, Alex Kirsch e Jasper Stuyven gestiscono la situazione perfettamente e imboccano la curva dei -750 metri con in testa il campione lussemburghese. Da lì all'arrivo il rettilineo ha una pendenza media del 5% che può risultare indigesta ad alcuni uomini veloci sopravvissuti al forcing, in particolare quel Dylan Groenewegen (Jayco) che nelle corse preparatorie di giugno, Delfinato e Slovenia in particolare, ha lavorato molto sulla tenuta in salita, perdendo però brillantezza allo sprint, soprattutto sotto il punto di vista del picco di velocità.

Julian Alaphilippe (Soudal) anticipa ai -500 ma non fa nemmeno in tempo a sognare poiché Laporte inizia immediatamente il lavoro da pesce pilota per Van Aert, forse con un po' troppo anticipo rispetto alla situazione ideale data la pendenza della strada. Ai 300 metri si muovono sulla sinistra della coppia Jumbo-Visma Van der Poel e Philipsen, sulla destra Pedersen. Laporte si pianta in mezzo alla strada e così Van Aert viene nettamente rallentato, perdendo per l'ennesimo episodio sfortunato la possibilità di vincere una tappa a questo Tour. Il lavoro di Mathieu stavolta non è irresistibile, soprattutto perché Pedersen lo anticipa partendo ai 250 metri. Il danese negli ultimi cento metri riesce a resistere alla rimonta di Philipsen, a propria volta un po' depotenziato dalle difficoltà disseminate nel finale odierno, e si porta a casa la seconda vittoria parziale in carriera alla Grande Boucle. In terza piazza conclude WVA precedendo Groenewegen. 
In classifica, ai piani altissimi, tutto resta uguale. Solamente Simon Yates perde posizioni e secondi, scendendo in sesta piazza a 4'01" dalla maglia gialla.

Results powered by FirstCycling.com

Domani arrivo nel Massiccio Centrale con il ritorno sul mitico Puy de Dôme (13.3 km al 7.7%, HC), dove potrebbe rinnovarsi il duello ad altissimi livelli tra la maglia gialla Vingegaard e la maglia bianca Pogacar. Dalla partenza di Saint-Léonard-de-Noblat all'imbocco del Puy de Dôme ci saranno da scalare anche salite molto più semplici che difficilmente però influenzeranno l'economia della tappa: la Côte de Felletin (2.1 km al 5.2%, 4^cat.), la Côte de Pontcharraud (1.8 km al 4.6%, 4^cat.) e la Côte de Pontaumur (3.3 km al 5.3%, 3^cat.).

 

La crisi infinita del ciclismo tedesco
Bentornato Schachmann! Al Sibiu Tour ritrova la vittoria dopo due anni