Sjoerd Bax batte Alejandro Valverde e Andrea Piccolo alla Coppa Agostoni 2022. Tra i piazzati anche Vincenzo Nibali
Professionisti

Don’t look Bax in anger, Alejandro!

Valverde sbaglia la volata di Lissone e con essa forse l’ultima occasione di vittoria in carriera: la Coppa Agostoni va così al semisconosciuto Sjoerd Bax, che precede in uno sprint ristretto il murciano e Andrea Piccolo

29.09.2022 17:30

C’erano nove uomini al comando della 75esima Coppa Agostoni, e di otto di loro sapevamo più o meno tutto, dal più vecchio (e non un “più vecchio” ics, ma un monumento alla vecchiezza nel ciclismo: Alejandro Valverde!) al più giovane (l’appena 21enne Andrea Piccolo, già Campione Europeo juniores a cronometro nel 2019); di uno solo invece non sapevamo nulla, e la legge di Murphy ha dovuto ovviamente prendersi la scena perché a vincere la gloriosa semiclassica lombarda è stato proprio lui: Sjoerd Bax.

26enne olandese in forza alla Alpecin-Fenix, prodotto del Rabobank Development Team, ha speso oltre un lustro nella categoria Continental e i risultati dello scorso anno nelle gare a tappe (in particolare l’Alpes Isère Tour, che ha effettivamente dominato davanti al danese Anthon Charmig) gli sono valsi finalmente la grande chance nel professionismo, con un contratto offertogli dalla Alpecin-Deceuninck. Nella prima parte di stagione non ha praticamente corso, caduto al Saudi Tour e poi alle prese con una tendinopatia al ginocchio che non gli ha lasciato tregua per tutta la primavera; si è intravisto a giugno al Tour de Suisse ma non l’ha portato a termine, poi ad agosto è tornato con maggiori carte (ma pure qui è ripartito male, con un DNS nella quarta tappa del Tour de Pologne) e solo in questo settembre ha lanciato lampi della sua qualità, piazzandosi con costanza tra Giro di Lussemburgo e corse del calendario nazionale belga. Oggi questa vittoria tanto inattesa quanto benefica per lui, che sull’infinito rettilineo di Lissone s’è lasciato alle spalle gente dal palmarès pesante se non pesantissimo, oltre al citato Valverde gente come Vincenzo Nibali, Rigoberto Urán, Domenico Pozzovivo, Enric Mas… insomma tanti protagonisti dei grandi giri e delle classiche più dure (presenti pure Davide Formolo e Guillaume Martin), per un ordine d’arrivo che il buon Bax si stamperà per metterlo in cornice sul caminetto di casa.

La corsa, 193 km con partenza e arrivo a Lissone e in mezzo 4 giri di un circuito con le salite di Sirtori, Colle Brianza e Lissolo, era partita con una fuga a quattro composta da Diego Sevilla (Eolo-Kometa), Johan Meens (Bingoal Pauwels Sauces WB), Michael Belleri e Anders Foldager (Biesse-Carrera); 8’15” di vantaggio massimo per loro (a 125 km dalla fine), poi l’inseguimento del gruppo – condotto in particolare da EF Education-EasyPost, UAE Emirates e Movistar – ha portato all’annullamento della fuga, formalizzato a 55 km dalla fine (Meens si era staccato già ai -80 a causa di una foratura).

EF molto attiva sulle salitelle del percorso, con Alberto Bettiol prima, e poi con Mark Padun, ma bene o male il gruppo riusciva sempre a ricomporsi dopo i vari scollinamenti, anche se giro dopo giro la selezione non mancava e finivano con l’emergere lì davanti sempre i soliti: Domenico Pozzovivo (Intermarché-Wanty), Vincenzo Nibali (Astana Qazaqstan), Davide Formolo (UAE) su tutti. All’ultimo passaggio dal Lissolo la corsa ha preso la piega che doveva prendere: per primo è scattato Laurens Huys (Intermarché) ai -36.5, poi la reazione di Formolo e Pozzovivo ha chiamato in azione pure Enric Mas (Movistar), Andrea Piccolo (EF) e Guillaume Martin (Cofidis). Nei pressi della cima il rilancio di Pozzovivo è stato determinante: il lucano se n’è andato via allo scollinamento con Formolo (ai -34), quindi a fine discesa – ai -28 – sono rientrati pure Mas, Piccolo e Martin, e mezzo chilometro più avanti si sono ricongiunti pure Nibali, Alejandro Valverde (Movistar), Rigoberto Urán (EF) e Sjoerd Bax (Alpecin-Deceuninck).

Ballavano poche decine di secondi sui primi inseguitori e non mancava poco alla fine, però le forze in campo erano quelle ed erano chiare: nessuno sarebbe più riuscito a rientrare, nonostante gli sforzi di Kobe Goossens (Intermarché), di Stefano Oldani (Alpecin) e infine di Simon Yates (BikeExchange-Jayco), isolatisi e poi ritrovatisi insieme all’inseguimento del gruppetto di testa. Nel quale gruppetto è stato Urán a dare la carica, rimproverando un po’ tutti al fine di promuovere una collaborazione che non è tardata ad arrivare (nonostante la Movistar fosse – insieme alla EF – in superiorità numerica e avesse il più veloce sulla carta).

Se si pensava che qualcuno dei nove al comando provasse il contropiede personale, si era in errore; l’unica modifica della situazione è giunta ai -14.5, quando una foratura ha fermato Formolo; Roccia è stato però bravissimo a rientrare quattro chilometri più avanti, quando il margine sui primi inseguitori ammontava a 40″ abbondanti. Poi giusto qualche accenno (Martin in particolare), qualche mezzo buco (Pozzovivo ai 2 km), ma con un Mas a lavorare in costante ricucitura a nessuno è venuto in mente di tentare chissacché.

Sicché si è giunti dritti dritti alla volata, e qui, chissà se ingannato dall’infinitezza del rettilineo d’arrivo, Valverde ha deciso di partire non lungo, di più: ai 300 metri abbondanti Don Alejandro era già sui pedali lanciato verso quello che considerava un successo immancabile, a sette mesi dall’ultimo. Forse aveva fatto una radiografia mentale degli avversari, e li aveva considerati complessivamente poca cosa allo sprint, foss’anche lo sprint appannato di cui egli può fregiarsi attualmente, a 42 anni e tre corse dal ritiro. Ma pure lui doveva fare i conti con la legge di Murphy.

In effetti con le prime quattro pedalate il fuoriclasse di Las Llumbreras si è praticamente tolto di ruota tutti gli avversari ivi presenti, a partire da Guillaume Martin che in quel momento si trovava alla sua ruota e che è stato risucchiato immediatamente all’indietro, lasciando il vuoto cosmico alle spalle del murciano. Il problema per Valverde è stato che da dietro è riemerso molto forte, slalomeggiando tra un Formolo e un Piccolo, il poco noto Sjoerd Bax. Il quale ai 150 metri ha affiancato cotanto avversario, e da lì alla linea d’arrivo ha avuto tutta la comodità per superarlo, andando a cogliere il primo successo da professionista e strozzando l’urlo in gola non solo ad Alejandro ma pure al pubblico di Lissone che avrebbe certo gradito tributare un omaggio al campione prossimo al ritiro. E anche agli organizzatori, sarebbe mica dispiaciuta la possibilità di fregiarsi nell’albo d’oro dell’ultima vittoria di Valverde?

Pazienza, Alejandro ci riproverà tra Giro dell’Emilia, Tre Valli Varesine e Lombardia (certo gli verrà molto difficile vincere, oggi era proprio l’occasione d’oro e se l’è giocata malissimamente), e comunque non è detto che Bax non si riveli in futuro un grande classicomane, per cui gli organizzatori di cui sopra potranno dire “il suo primo successo” eccetera eccetera.

Valverde ha chiuso secondo e Piccolo terzo, poi troviamo nell’ordine d’arrivo Formolo, Pozzovivo, Martin, Urán, Nibali e, a 7″, Mas. La top ten è stata chiusa da Oldani, decimo a 1’40”, stesso ritardo di Goossens, mentre Yates è stato cronometrato a 1’43”; il gruppo, regolato per il 13esimo posto da Corbin Strong (Israel-Premier Tech) su Umberto Marengo (Drone Hopper-Androni) e Andreas Kron (Lotto Soudal), è arrivato a 1’56”. Il Trittico Lombardo torna lunedì 3 ottobre con la Coppa Bernocchi, ma il bellissimo autunno ciclistico italiano avrà sabato 1 il prossimo importante appuntamento: il Giro dell’Emilia.

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Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!