Un raggiante Hartthijs De Vries sul podio del Kreiz Breizh Elites © Kreiz Breizh Elites
Mondo Continental

Hartthijs De Vries, la gioia dopo i dolori

Il corridore della TDT-Unibet ha trovato la prima vittoria in carriera dopo tanti problemi e il professionismo non sembra lontano. Focus sulla Electro Hiper Europa, cresciuta molto quest'anno

03.08.2023 15:08

Ventiseiesimo appuntamento con la rubrica Mondo Continental. In questa puntata: Campionato Europeo degli Scalatori, Jeux de la Francophonie, Dookoła Mazowsza, Puchar MON, Tour Alsace, Kreiz Breizh Elites, Hartthijs De Vries, arrivato alla prima vittoria dopo tanti problemi, e la Electro Hiper Europa, al primo storico podio in una corsa professionistica.

Le corse della settimana

Campionato Europeo degli Scalatori e Jeux de la Francophonie

Il podio del Campionato Europeo degli Scalatori ©️ UEC

Nel weekend si sono svolte due competizioni non facenti parte del calendario UCI: il Campionato Europeo degli Scalatori e i Giochi della Francofonia.

Il Campionato Europeo degli Scalatori è una competizione organizzata per la prima volta quest’anno dalla UEC, l’Unione Europea del Ciclismo. Per il battesimo della gara è stata scelta la strada della Tremola, che conduce in cima al Passo del San Gottardo. Nonostante l’indubbio fascino di un evento così particolare, forse anche per via della vicinanza con i Campionati del Mondo, non sono stati raccolti grandi consensi e al via erano presenti solo due professionisti: l'austriaco Felix Grossschartner (UAE Team Emirates) e lo svizzero Filippo Colombo (Q36.5). Pur essendo iscritti con le nazionali di riferimento, i corridori hanno vestito le maglie dei loro team.

Per affrontare i 12,781 km del tracciato è stato utilizzato il sistema della cronoscalata e il miglior tempo è stato realizzato dal grande favorito Felix Grossschartner, che ha tenuto una media di quasi 21,5 km/h. Alle spalle dell’austriaco c’è stata gloria per l’Italia, grazie a Mattia Gaffuri. L’ex rappresentante del VC Mendrisio, che attualmente corre da individuale, ha conquistato la medaglia d’argento con un ritardo di 49”. Sul terzo gradino del podio è salito, invece, il francese Arthur Blanc (Bourg-en-Bresse Ain), staccato di 1’44”. L’altro professionista in gara, Filippo Colombo, non è andato oltre la sesta posizione, a 2’05”: davanti a lui sono finiti anche l’azzurro Luca Cavallo (Overall-Tre Colli), quarto a 1’52”, e il tedesco Jonas Rapp (Hrinkow Advarics), che lo ha preceduto di pochi centesimi.

Anche fra gli under 23 c’era un chiaro favorito e il pronostico è stato rispettato: Jan Christen (Hagens Berman-Axeon) ha dominato la gara, stampando un tempo che gli sarebbe valso la medaglia d’argento tra gli élite. Il diciannovenne ha preceduto di ben 2’40” Daniel Schönenberger (Taurus) e di 2’42” Thibault Rossier (Elite Fondations), per un podio interamente rossocrociato. Il primo dei non elvetici è stato l’austriaco Maximilian Kabas (WSA KTM Graz), quarto a 2’49”, in una prova in cui non c’è stata gloria per l’Italia: il migliore degli azzurri è stato, infatti, Filippo Vanoni (VC Mendrisio), ottavo a 5’12”.

A Kinshasa, capitale della Repubblica Democratica del Congo, si stanno svolgendo i Jeux de la Francophonie, una manifestazione comprendente sia gare sportive che concorsi culturali, a cui prendono parte i rappresentanti dei cinquantatré paesi membri dell’Organisation Internationale de la francophonie. L’unica prova di ciclismo, una corsa in linea su strada di 90 km, si è svolta nel weekend.

La gara è stata disertata dai paesi europei e vedeva al via quasi esclusivamente atleti africani: le uniche eccezioni erano rappresentate da due armeni, tre rumeni e due libanesi. La selezione più competitiva al via era quella marocchina, che ha dominato la corsa, come facilmente prevedibile. Il successo è andato al campione nazionale in carica Achraf Ed Doghmy, che si è imposto in solitaria, con 40” di vantaggio sul connazionale Nasser Eddine Maatougui (Sidi Ali-Unlock) e 1’12” sul rumeno Catalin Buta (Sofer Savini Due). I tre hanno fatto una grande differenza su tutti gli altri: il burkinabè Paul Daumont ha regolato tre rivali nella volata per il quarto posto, ma il distacco è stato di ben 6’31”.

Dookoła Mazowsza e Puchar MON

Il podio finale della Dookoła Mazowsza ©️ Voster ATS/Team Mazovia

In Polonia si è disputata in settimana la Dookoła Mazowsza, una corsa a tappe di quattro giorni, giunta alla sessantaseiesima edizione. Appena terminata la gara, è stato invece il turno della Puchar MON, corsa di un giorno che di edizioni ne conta sessantuno. Per vicinanza geografica e temporale, le start list delle due prove erano molto simili. Al via della Dookoła Mazowsza si sono schierate ventotto squadre: tredici Continental, altrettante formazioni dilettantistiche e le selezioni nazionali di Germania e Israele. La Puchar MON ha visto al via un plotone di ventisei compagini: undici Continental (rispetto alla gara precedente erano assenti Kaunas e Storck Metropol), tredici formazioni dilettantistiche (con tre sostituzioni rispetto alla Dookoła Mazowsza) e le selezioni nazionali di Germania e Israele.

Le quattro tappe della Dookoła Mazowsza avevano tutte un profilo simile, senza particolari difficoltà altimetriche, ma la prima era in assoluto la più semplice. La volata di gruppo era abbastanza scontata e il pronostico è stato rispettato: si è imposto il corridore della Israel Premier Tech Academy Oded Kogut, qui in gara con la nazionale del suo paese. Alle spalle del ventiduenne si sono piazzati Lars Rouffaer (Allinq) e Mārtiņš Pluto (ABLOC).

Nella seconda frazione, leggermente più impegnativa della prima, il copione non è cambiato: ancora una volta è stata volata e il più forte è rimasto Oded Kogut, bravo a raccogliere l’eredità di Itamar Einhorn, spostatosi al Czech Tour dopo due vittorie in Polonia nella settimana precedente. Questa volta alle spalle dell’israeliano si sono piazzati il velocista della Lotto-Kern Haus Leslie Lührs, in gara con la nazionale tedesca, e Bartosz Rudyk (Voster ATS).

Anche la terza tappa presentava qualche strappetto di poco conto e nessuno è riuscito ad evitare un altro sprint di gruppo. A vincere è stato ancora una volta Oded Kogut. Il podio di giornata è stato, a livello di squadre, identico al giorno precedente: Leslie Lührs si è accontentato nuovamente della seconda posizione, mentre terzo ha chiuso un corridore della Voster ATS, Damian Papierski, con Bartosz Rudyk che non è andato oltre il nono posto.

La corsa si è conclusa con un’altra frazione per velocisti, ma per una volta si è avuto un vincitore diverso. Oded Kogut si è limitato a controllare la situazione e si è fermato alla sedicesima posizione, lasciando agli altri la possibilità di giocarsi il successo. Bartosz Rudyk ha colto al meglio l’opportunità, relegando al secondo posto, per il terzo giorno di fila, Leslie Lührs. Il podio di giornata è stato completato da Jesper Rasch (ABLOC).

La vittoria finale è andata, prevedibilmente, ad Oded Kogut, che si è portato a casa anche la classifica a punti e quella dei giovani, diventando, così, il primo corridore israeliano a conquistare la classifica generale di una corsa a tappe UCI. Sul podio finale sono saliti il re degli sprint intermedi Bartosz Rudyk, staccato di 9”, e Lars Rouffaer, che ha pagato al vincitore 24”. La graduatoria a squadre è andata alla ABLOC.

Anche l’altimetria della Puchar MON non si discostava troppo da quelle delle quattro tappe della Dookoła Mazowsza. Il percorso prevedeva nove giri di un circuito di quindici chilometri comprendente un paio di strappetti e, nel finale, un secondo circuito, di soli quattro chilometri, del tutto privo di difficoltà altimetriche. Ci si aspettava, quindi, un nuovo sprint di gruppo, con protagonisti gli stessi corridori che si erano fatti notare nei giorni precedenti, ma i pronostici sono stati rispettati solo parzialmente.

La vittoria è andata ad uno dei favoriti, Bartosz Rudyk, ma alle sue spalle ci sono state delle sorprese. Al secondo posto si è piazzato, Eduard-Michael Grosu (HRE Mazowsze Serce Polski): il corridore rumeno era senza dubbio uno dei nomi più importanti al via, ma nelle quattro volate della Dookoła Mazowsza era apparso sotto tono, non riuscendo ad entrare mai nei primi cinque. A completare il podio, a sorpresa, è stato Dennis Van Der Horst (Allinq), assolutamente invisibile nei giorni precedenti, anche perché bloccato da compiti di gregariato. Il grande favorito Oded Kogut non è andato oltre il sesto posto, preceduto anche da Jesper Rasch e Fabian Steininger (Maloja Pushbikers), e ancora peggio ha fatto Leslie Lührs, undicesimo.

Grazie a Bartosz Rudyk, la Voster ATS esce, dunque, da questi cinque giorni di gara con due vittorie e un secondo posto: questi risultati non erano affatto scontati, dato che la formazione polacca ha dovuto fare a meno di tre dei suoi migliori elementi (Piotr Brożyna, Maciej Paterski e Patryk Stosz), impegnati nel Tour de Pologne WorldTour con la maglia della nazionale.

Tour Alsace

Sebastian Berwick premiato al termine dell'ultima tappa ©️ Tour Alsace

In Francia è andata in scena la diciannovesima edizione del Tour Alsace, una corsa a tappe di cinque giorni che presentava occasioni sia per i velocisti che per gli scalatori. Al via si sono presentate venticinque squadre: un ProTeam (la Green Project-Bardiani), due ProTeams di ciclocross (Cross Team Legendre e Pauwels Sauzen-Bingoal), diciassette Continental, una selezione nazionale tedesca e quattro formazioni dilettantistiche.

La gara si è aperta con un’insolita cronosquadre di poco più di 4 km, in cui le compagini al via sono state divise in due terzetti. Una soluzione simile si era già vista qualche anno fa in Italia, alla Settimana Coppi e Bartali. A far segnare il miglior tempo è stato il trio della Lotto Dstny Development composto da Tijl De Decker, Joshua Giddings e Alec Segaert. Al secondo posto, con un ritardo di 3”, si sono piazzati Jim Brown, Robert Scott e Rémi Lelandais (Cross Team Legendre). Dario Igor Belletta, Jesse Kramer e Lars Boven (Jumbo-Visma Development), staccati di 7”, hanno chiuso il podio di giornata precedendo di poco il secondo terzetto della Lotto Dstny Development (Chris Lawless, Lorenz Van De Wynkele, Ramses Debruyne). Ad indossare la prima maglia di leader è stato Tijl De Decker.

La seconda tappa era del tutto priva di difficoltà altimetriche ed era improbabile pensare di evitare la volata di gruppo. I pronostici sono stati rispettati e lo sprint ha visto prevalere nettamente un corridore italiano, Daniel Skerl (CT Friuli). Il ventenne ha conquistato il primo successo UCI in carriera, precedendo sul traguardo Vlad Van Mechelen (Development DSM-Firmenich) e Alexander Konijn (AVC Aix-en-Provence). Altri due azzurri hanno chiuso nella top ten: Lorenzo Conforti (Green Project-Bardiani), quarto, e Andrea Raccagni Noviero (Soudal-Quick Step Devo), nono. Tijl De Decker non è andato oltre il ventottesimo posto, ma ha conservato la maglia di leader.

La terza frazione era la più impegnativa, con l’arrivo posto a La Planche des Belles-Filles. Sebastian Berwick, corridore della Israel-Premier Tech qui in gara con il ramo Continental del team, ha fatto il vuoto negli ultimi chilometri e ha tagliato il traguardo in solitaria. L’australiano, che quest’anno ha sfiorato il successo di tappa al Giro d’Italia, ha rifilato 22” a Mathys Rondel (Tudor U23) e 54” ad Antoine Huby (Vendée U), andando a conquistare anche la testa della classifica generale. Il migliore degli italiani è stato Alessandro Pinarello (Green Project-Bardiani), decimo a 1’25”.

La quarta tappa presentava diversi strappi lungo il suo percorso e anche gli ultimi 500 metri tendevano a salire. Le difficoltà del tracciato non hanno creato alcun problema agli uomini di classifica, ma hanno tagliato fuori molti velocisti. La vittoria è andata ad Axel Laurance (Alpecin-Deceuninck Development), bravo a gestire al meglio il finale e a lanciare il suo sprint al momento giusto. Alle sue spalle si sono piazzati Noah Hobbs (Groupama-FDJ Continental) e Colby Simmons (Jumbo-Visma Development). Tim Torn Teutenberg (Leopard TOGT) aveva provato a partire lungo, ma si è dovuto accontentare del quarto posto, davanti ad Andrea Debiasi (CT Friuli), il migliore degli italiani. Da segnalare anche i piazzamenti di Dario Igor Belletta e Lorenzo Conforti, rispettivamente ottavo e decimo.

L’ultima frazione prevedeva una lunga (ma non troppo impegnativa) salita, la cui cima era situata a poco più di 30 km dal traguardo. Come previsto non c’è stata particolare selezione, ma le cose sono cambiate nella successiva discesa: tre uomini sono riusciti ad avvantaggiarsi e, grazie ad un’ottima intesa, hanno resistito fino al traguardo, dove si sono giocati la vittoria allo sprint. Il più veloce è stato Frank Van Den Broek (Development DSM-Firmenich), che ha battuto William Junior Lecerf (Soudal-Quick Step Devo) e Liam Johnston (Trinity). Il miglior azzurro è stato nuovamente Alessandro Pinarello, quinto a 31”.

Sebastian Berwick si è portato a casa il successo finale, con 18” su Mathys Rondel, miglior giovane e miglior francese della corsa, e 33” su Frank Van Den Broek. Alessandro Pinarello ha chiuso sesto, a 1’28”. Edo Goldstein (Ecoflo Chronos) ha conquistato sia la maglia di miglior scalatore, sia quella di corridore più combattivo, Colby Simmons si è imposto nella classifica a punti ed Alec Segaert in quella degli sprint del km70. È andata alla Alpecin-Deceuninck Development, infine, la graduatoria a squadre.

Kreiz Breizh Elites

Tomáš Kopecký vince la terza tappa del Kreiz Breizh Elites ©️ Kreiz Breizh Elites/Gus Sev

In contemporanea con il Tour Alsace si è disputata un’altra gara di categoria 2 in Francia: il Kreiz Breizh Elites, corsa a tappe di quattro giorni giunta alla ventottesima edizione. Al via erano presenti nove Continental, le selezioni di Italia e Kazakistan, la nazionale militare francese e quattordici formazioni dilettantistiche, per un totale di ventisei squadre.

La gara si è aperta con una cronometro individuale di 11,8 km dal profilo prevalentemente pianeggiante. Il tedesco Justin Wolf (Team Sportforum), ritornato ad un buon livello quest’anno dopo un 2022 molto deludente, ha dominato la prova, precedendo di ben 15” il danese Frederik Muff (ColoQuick) e di 18” il neerlandese Tim Marsman (Metec-SOLARWATT).

La seconda tappa presentava un percorso abbastanza ondulato, con il finale in un circuito di otto chilometri caratterizzato da uno strappo. Tre corridori si sono avvantaggiati a circa 70 km dal traguardo e non sono stati più ripresi. La volata ha premiato il corridore della Bahrain-Victorious Nicolò Buratti, in gara con la nazionale italiana, che ha lanciato lo sprint in testa ed è riuscito a tenere dietro Florian Dauphin (Cre’Actuel-Marie Morin). Mathias Le Turnier (Bourg-en-Bresse Ain) ha chiuso terzo, con un ritardo di 2”. I primi inseguitori sono arrivati a 1’11” e sono stati regolati da un altro corridore della nazionale italiana, Giosuè Epis (Zalf Euromobil). Justin Wolf ha perso oltre 3’ e, così, Nicolò Buratti ha conquistato anche la maglia di leader.

Il percorso della terza frazione era piuttosto ondulato, con un circuito di dieci chilometri caratterizzato da due strappi da ripetere per dieci volte nel finale. Venticinque uomini hanno fatto la differenza sul resto della concorrenza e da questo gruppetto sono usciti due uomini a circa 15 km dal traguardo. Sul penultimo strappo, Tomáš Kopecký (TDT-Unibet) ha staccato Jack Rootkin-Gray (Saint Piran) ed è andato a vincere. Il britannico ha salvato la seconda posizione, con 16” di ritardo, e Sten Van Gucht (Bourg-en-Bresse Ain) ha chiuso terzo a 29”. Due corridori della nazionale italiana sono entrati nella top ten: Davide De Pretto (Zalf Euromobil), quinto a 34”, e Giacomo Villa (Biesse-Carrera), decimo a 43”. Nicolò Buratti è affondato a 6’43” e ha ceduto la testa della classifica generale a Jack Rootkin-Gray.

Anche l’ultima tappa prevedeva un tracciato molto ondulato, con un circuito finale abbastanza impegnativo. Ancora una volta la gara si è rivelata combattuta, con l’azione decisiva che è nata a più di 120 km dall’arrivo. Ai -20, dal gruppetto di testa, ha attaccato Pierre Thierry (Morbihan Fybolia) e gli altri non sono più riusciti a raggiungerlo. Il ventenne francese si è imposto con 19” di margine su Hartthijs De Vries (TDT-Unibet), Simon Bak (ColoQuick), Zeb Kyffin (Saint Piran) e Tibor Del Grosso (Metec-SOLARWATT). Giosuè Epis, sesto a 22”, è stato il miglior italiano, mentre Jack Rootkin-Gray ha perso 7’48”, dicendo addio ai sogni di gloria.

Il successo finale è andato a Hartthijs De Vries, che ha trascinato anche la TDT-Unibet al successo nella graduatoria a squadre. Il ventisettenne ha preceduto di soli 3” Zeb Kyffin e di 9” Florian Dauphin, premiato come miglior bretone della corsa. Davide De Pretto, settimo a 2’51”, è stato il miglior azzurro nella generale. Hanno raccolto soddisfazioni anche Pierre Thierry, miglior giovane, Clément Carisey (Charvieu Chavagneux), vincitore della classifica a punti e di quella della combinata, e Clement Poirier, re degli scalatori.

Le Continental tra i big

A causa di un errore dell'organizzazione, Adam Ťoupalík taglia il traguardo dell'ultima tappa del Czech Tour senza sapere di aver vinto © Elkov-Kasper

La scorsa settimana, in Spagna si sono disputate due corse professionistiche che hanno visto diverse Continental al via: la Vuelta a Castilla y Leon e il Circuito de Getxo. La spagnola Electro Hiper Europa e la filippina NSJBI Victoria Sports hanno preso parte ad entrambe le prove, la portoghese Tavfer-Ovos Matinados-Mortágua ha corso solo la Vuelta a Castilla y Leon, e l’angolana BAI-Sicasal-Petro de Luanda, la giapponese JCL Team Ukyo e la neozelandese Global6 hanno disputato il Circuito de Getxo. La Electro Hiper Europa si è tolta grandi soddisfazioni grazie ad Alex Molenaar, terzo nella classifica finale, dopo aver ottenuto lo stesso risultato nella prima tappa. La formazione iberica ha fatto meglio delle altre compagini di terza divisione, ma il ventiseiesimo posto di Alejandro Ropero, ad oltre 10’ dal vincitore, non è un risultato che resterà negli annali.

Sette Continental hanno preso parte al Czech Tour: le locali ATT Investments e Elkov-Kasper, l’austriaca Felbermayr-Simplon Wels, la britannica Trinity, la slovacca RRK Group-Pierre Baguette-Benzinol, la statunitense EF Education-NIPPO Development e la tedesca Lotto-Kern Haus. Si è assistito ad un altro capitolo della rivalità fra le due squadre di casa: la ATT Investments ha potuto festeggiare lo splendido terzo posto finale di Jakub Otruba; Adam Ťoupalík, undicesimo in classifica, è riuscito a regalare alla Elkov-Kasper un prestigioso successo nell’ultima tappa, ma non ha esultato perché non era sicuro di aver vinto, dato che la campanella che segnala l'inizio dell'ultimo giro è stata suonata per errore. Buoni risultati anche per la Trinity, che ha ottenuto un podio parziale con Luke Lamperti, terzo nella prima frazione, e la top ten finale con Lukas Nerurkar, nono.

Al Tour de l’Ain sono state sei le formazioni di terza divisione invitate: le quattro locali (esclusa come al solito la Groupama-FDJ Continental a causa della presenza del team WorldTour), la kazaka Astana Qazaqstan Development e la danese Leopard TOGT. La CIC U Nantes Atlantique ha fatto vedere le cose migliori, andando vicina al successo con il velocista Emmanuel Morin, secondo nella prima tappa, e conquistando la top ten finale con Jordan Jegat, ottavo.

Anche questa settimana c’è stata qualche novità di ciclomercato: come annunciato da tempo, Jan Christen, fresco di titolo europeo degli scalatori under 23, ha lasciato la Hagens Berman Axeon per salire nel WorldTour con la maglia della UAE Team Emirates. Molto più a sorpresa è approdato tra i professionisti anche Gorka Sorarrain, ex giocatore di basket, che ha spostato il suo focus sul ciclismo solo nel periodo del lockdown: il ventisettenne è passato con effetto immediato alla Caja Rural-Seguros RGA. La sua ex squadra, la BAI-Sicasal-Petro de Luanda è corsa subito ai ripari, ingaggiando un altro spagnolo, Unai Esparza, scalatore cresciuto nella Lizarte, all’esordio nel mondo Continental.

La Trinity, da sempre attenta anche al mondo del fuoristrada, ha ingaggiato il biker cileno Martin Vidaurre, a febbraio vincitore a sorpresa della Vuelta del Porvenir San Luis, la sua prima corsa UCI su strada. Il ventitreenne ha già debuttato al Czech Tour, senza brillare particolarmente, ma portando a termine la corsa. Ingaggio a sorpresa per l’Iraq Cycling Project, che ha messo sotto contratto Mehdi Sohrabi, tornato da poco a disposizione dopo una squalifica per doping di quattro anni. L’iraniano, che in carriera ha corso anche nel WorldTour con la Lotto Belisol, porterà sicuramente un importante bagaglio di esperienza, ma non è chiaro quale possa essere il suo livello a quasi quarantadue anni (li compirà ad ottobre) e dopo un lungo periodo di inattività.

Il corridore della settimana: Hartthijs De Vries

Hartthijs De Vries festeggiato dai compagni dopo la vittoria del Kreiz Breizh Elites ©️ TDT-Unibet

Aggiudicandosi la classifica finale del Kreiz Breizh Elites, Hartthijs De Vries è riuscito a conquistare, a ventisette anni, il suo primo successo UCI in carriera. Nella corsa francese, il corridore della TDT-Unibet ha chiuso tutte e quattro le tappe nei primi dodici, confermandosi su ottimi livelli in una stagione che era iniziata nel peggiore dei modi: nel mese di gennaio, infatti, era stato coinvolto in un grave incidente in allenamento, le cui conseguenze erano state fratture multiple, un polmone collassato e una commozione cerebrale. È rientrato alle corse solo nel mese di maggio, dimostrando subito di essersi ripreso: ad una settimana dal suo ritorno in gara ha raccolto un bel quinto posto al GP Herning e, in seguito, ha chiuso al decimo posto lo ZLM Tour (corsa a tappe di categoria ProSeries).

Hartthijs De Vries iniziò a farsi notare nel 2014, al suo secondo anno nella categoria juniores. Chiuse al settimo posto il campionato neerlandese a cronometro e al quinto una delle corse a tappe più importanti della categoria, la Aubel-Thimister-La Gleize. Nella corsa belga, vinta da David Gaudu, indossò anche la maglia di leader. A fine stagione riuscì a guadagnarsi il posto in una nazionale competitiva come quella dei Paesi Bassi e partecipò alla prova in linea dei Campionati del Mondo di Ponferrada, dove poté festeggiare la medaglia di bronzo del compagno di squadra Peter Lenderink.

Per il primo anno tra gli under 23 fu ingaggiato dalla prestigiosa Rabobank Development. In una stagione di ambientamento nella nuova categoria, si tolse comunque la soddisfazione di vincere una corsa del calendario nazionale, la Ronde van Uitgeest. Il suo miglior risultato a livello UCI fu il sesto post del GP de la ville de Pérenchies

Confermato in squadra anche per il 2016, fece uno step in avanti: si classificò al decimo posto alla Ronde van Overijssel, vinse ben tre gare del calendario nazionale, arrivando al secondo posto nella classifica finale della Topcompetitie, e conquistò il suo primo podio a livello UCI, il terzo posto nella classifica finale dell’Olympia’s Tour. Nella corsa a tappe neerlandese dimostrò una grande regolarità, pur aiutando i compagni di squadra Cees Bol, vincitore della generale, e Martijn Budding, a segno nell’ultima tappa.

La Rabobank Development chiuse a fine stagione, ma De Vries non faticò a trovare squadra e fu ingaggiato dalla SEG Racing, un’altra delle formazioni di riferimento del panorama under 23. Iniziò la stagione con un buon quinto posto alla Gent-Wevelgem under 23, per poi vincere una corsa dilettantistica e chiudere al terzo posto il campionato nazionale di categoria, vinto dal compagno di squadra Fabio Jakobsen (in quello a cronometro fu quarto). Nella seconda parte di stagione si guadagnò la convocazione per i Campionati Europei e ottenne altri buoni risultati in corse UCI, come l’ottava posizione alla Gooikse Pijl e la quarta alla Paris-Tours Espoirs.

Gli ottimi risultati gli spalancarono le porte del professionismo: il corridore neerlandese fu, infatti, ingaggiato dalla Roompot-Nederlandse Loterij. Già il 3 gennaio, però, decise di rescindere il contratto, a causa di alcune aritmie cardiache, che lo costrinsero ad interrompere la carriera perché non si sentiva sicuro ad andare in bici. Dopo un paio di mesi, scoperta la causa del problema, la sua salute migliorò, ma il treno Roompot era ormai passato. Si tesserò con la NWV Groningen, una formazione dilettantistica, e raccolse tanti buoni risultati nel calendario nazionale, con la perla del titolo di campione dei Paesi Bassi under 23 a cronometro. Come miglior giovane della Topcompetitie, si aggiudicò un contratto da stagista con la LottoNL-Jumbo, ma decise di rinunciarvi perché non convinto dal calendario che gli era stato offerto.

Nel 2019, passato élite, De Vries rientrò nel mondo Continental, firmando con la Vlasman. Nei due anni trascorsi con la maglia della formazione neerlandese non riuscì a mostrare quanto di buono aveva fatto vedere negli anni precedenti. Nelle gare UCI non centrò alcuna top ten e, nelle corse del calendario nazionale, fu meno efficace rispetto al passato, pur ottenendo qualche buon risultato.

Nel 2021 passò alla Metec-SOLARWATT e i suoi risultati migliorarono. Al Tour de la Mirabelle ritrovò la top ten a livello UCI con il decimo posto finale, preceduto da un sesto e un decimo di tappa. A fine stagione tornò al successo in una gara del calendario nazionale e centrò un altro bel piazzamento in una corsa UCI, terminando al quarto posto la Ronde van de Achterhoek.

Lo scorso anno ha corso quasi esclusivamente gare UCI, ottenendo ben diciotto piazzamenti in top ten. Ha vinto la classifica a punti dell’Alpes Isère Tour, ma la vittoria vera e propria non è arrivata, nonostante i secondi posti in due tappe della corsa francese, in una dell’Olympia’s Tour e alla Midden-Brabant Poort Omloop. 

Il tanto agognato primo successo UCI in carriera è arrivato quest’anno e, a breve, potrebbe arrivare anche il contratto da professionista. La sua squadra, la TDT-Tietema ha annunciato che farà il salto nel 2024 e la sua conferma pare scontata. Sarebbe anche giusto chiudere quel cerchio che si era aperto all’inizio del 2018. 

La squadra della settimana: Electro Hiper Europa

I corridori della Electro Hiper Europa con il loro direttore sportivo Rafael Casero © Electro Hiper Europa

Al terzo anno nella categoria Continental, la Electro Hiper Europa ha finalmente centrato il primo podio in una corsa di categoria 1, grazie al terzo posto di Alex Molenaar alla Vuelta a Castilla y Leon. La formazione diretta dall’ex professionista Rafael Casero ha esordito a livello UCI con licenza argentina, si è spostata in Colombia nel 2022 ed è diventata spagnola quest’anno, andando a riempire il buco lasciato dalla Manuela Fundacion. Questo cambiamento ha permesso alla squadra di disputare quasi tutte le gare iberiche e di raccogliere qualche invito anche in Francia. A sorpresa, il team non ha ancora esordito alla Volta a la Comunitat Valenciana, corsa organizzata dal vincitore della Vuelta a España 2001 Ángel Casero, fratello di Rafael.

L’unica vittoria del team resta quella ottenuta da Óscar Pelegrí al Tour de Bretagne 2021, ma quest’anno il roster, composto da undici corridori, si è rinforzato molto, con l’arrivo di tre uomini con un passato tra i professionisti.

Il corridore che sta ottenendo i migliori risultati è Alex Molenaar che, oltre al podio alla recente Vuelta a Castilla y Leon, è andato molto bene anche alla Volta ao Alentejo. Il ventiquattrenne, quattro successi UCI in carriera, ha corso per tre anni con la Burgos-BH e lo scorso anno si è imposto in una tappa del Tour de Langkawi. Il successo in Malesia, però, non gli è bastato per restare tra i professionisti.

Vincitore di una tappa al Giro d’Italia Under 23 nel 2020, Alejandro Ropero ha corso nelle ultime due stagioni con la EOLO-Kometa, senza riuscire a mantenere del tutto le attese. Qualche sporadica buona prestazione (nono al Giro dell’Appennino 2021 e settimo al campionato spagnolo 2022) l’ha anche tirata fuori, ma gli è mancata la continuità. Quest’anno è stato protagonista alla Classica da Arrabida, chiusa in quarta posizione.

L’altro corridore che può vantare un passato tra i professionisti è Xavier Cañellas, che ha vestito la maglia della Caja Rural-Seguros RGA nel biennio 2019-2020. Vincitore di una tappa della Belgrade Banjaluka 2020, quest’anno lo spagnolo è arrivato secondo in due tappe del GP Beiras e Serra da Estrela, portandosi a casa la classifica a punti. Lo scorso anno è stato squalificato dalla Volta Portugal per aver tagliato il traguardo dell'Alto da Torre con in testa un cappello di paglia al posto del casco.

Joan Bennassar non ha mai ottenuto grandissimi risultati su strada: quest’anno ha ottenuto il suo miglior piazzamento in carriera a livello UCI, un nono posto in una tappa della Volta ao Alentejo. Il ventiquattrenne, però, non si limita all’attività su strada: ha vinto diversi titoli nazionali ed è fra i corridori selezionati dalla Spagna per i Campionati del Mondo di Glasgow nel settore pista.

Mateu Estelrich è l’unico corridore a far parte della Electro Hiper Europa sin dal 2021, primo anno di attività del team. Il ventiduenne non è mai arrivato nella top ten, ma quest’anno ha raccolto i primi punti UCI in carriera, chiudendo al quindicesimo posto il Trofeo Ses Salines-Alcudia. È ancora giovane e potrebbe avere margini di miglioramento.

Anche Victor Martinez ha fatto parte del team nel 2021, ma lo scorso anno ha scelto di scendere tra i dilettanti, prima di tornare in squadra in questa stagione. Nel 2022 è stato vicecampione spagnolo tra i dilettanti e, successivamente, ha fatto ricorso perché il vincitore della prova, Iñigo González, è risultato positivo all’EPO pochi giorni dopo la gara; per il momento non risultano riscritture della classifica.

L’unico extraeuropeo della rosa è lo statunitense Andrew Vollmer. Il ventiduenne è stato uno dei grandi protagonisti del calendario dilettantistico spagnolo nel 2022, ma quest’anno sembra aver sofferto molto il salto di categoria. Impiegato solo in corse di categoria 1, ha raccolto quasi esclusivamente ritiri ed è fermo da tre mesi.

José Maria Garcia è al secondo anno nella Electro Hiper Europa e il suo miglior risultato a livello UCI, l’undicesimo posto nella classifica finale della Ronde de l’Oise, risale proprio allo scorso anno. In questa stagione è andato discretamente al GP Beiras e Serra da Estrela, chiuso al quattordicesimo posto, mentre alla Vuelta a Castilla y Leon si è fatto vedere in fuga.

José Luis Faura, al primo anno nel mondo Continental, ha ottenuto i migliori risultati a livello UCI nelle corse portoghesi di quest’anno. Alla Volta ao Alentejo è stato ottavo nella quarta tappa e dodicesimo in classifica generale e al GP Beiras e Serra da Estrela ha chiuso al quindicesimo posto finale, alle spalle del suo compagno di squadra Garcia.

Chiudono il roster due corridori molto giovani: José María Martín e Lucas Lopes. Il ventiduenne Martín si era guadagnato un’opportunità da stagista con la Burgos-BH lo scorso anno, ma nel 2023 ha raccolto prevalentemente ritiri. Il fatto che abbia portato a termine il Circuito de Getxo, ultima gara disputata, è di buon auspicio. Il ventenne Lopes non ha ottenuto risultati particolari, ma si è guadagnato la convocazione della nazionale portoghese per la Course de la Paix GP Jeseníky, gara valida per la Coppa delle Nazioni Under 23. 

La prossima corsa della Electro Hiper Europa dovrebbe essere la Vuelta a Burgos, in programma a metà agosto. Si tratta della terza gara stagionale del circuito ProSeries per la compagine diretta da Rafael Casero (dopo il GP Miguel Indurain e la CIC-Mont Ventoux). Se si considera che nei due anni precedenti l’unica partecipazione ad un evento ProSeries risaliva al GP Miguel Indurain 2021, si può comprendere che l’affiliazione alla federazione spagnola ha portato grandi benefici.

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