
Vaughters contro l’UCI: dopo lo scontro sui GPS al Tour de Romandie, spunta un lettera del 2020
Il manager della EF porta avanti la sua polemica contro l'UCI ed estrae una lettera di richiamo ricevuta nel 2020 per dei tweet contro Lappartient
Dal caso delle cinque squadre World Tour femminili fuori dal Tour de Romandie ancora prima di partire è nato un nuovo fronte di scontro tra Jonathan Vaughters e l’Unione Ciclistica Internazionale. Il general manager della EF Education-EasyPost ha duramente criticato l’UCI dopo la squalifica inflitta al team affiliato legato al suo stesso sponsor (EF Education-Oatly) e ad altre quattro formazioni (Canyon//SRAM, Lidl-Trek, Visma Lease a Bike e Picnic PostNL), colpevoli di non aver indicato quale atleta dovesse montare il nuovo dispositivo GPS imposto per la gara.
Lo scontro in Romandia
La vicenda è nata alla vigilia del prologo di Villars-sur-Ollon al Tour de Romandie Féminin, quando le squadre hanno rifiutato di designare una ciclista come “test” per il sistema GPS sviluppato da UCI e SafeR. Si tratta di un sensore da 63 grammi da applicare alla bici, pensato per monitorare la posizione in tempo reale e aumentare la sicurezza in corsa, dopo la tragedia di Muriel Furrer ai Mondiali juniores femminili del 2024 a Zurigo.
L’UCI aveva chiesto alle squadre di scegliere un’atleta per il test, ma i team hanno rifiutato, sostenendo che spettasse alla federazione prendersi la responsabilità di nominare direttamente la ciclista. Ne è nata una frattura insanabile: le squadre hanno parlato di “misura imposta in modo discriminatorio”, mentre l’UCI ha applicato la squalifica.
I tweet di Vaughters
Vaughters, da sempre tra le voci più critiche verso l’istituzione, ha attaccato l’UCI con una serie di tweet. “Usare un evento World Tour come banco di prova è sbagliato”, ha scritto, "ma oltre a questo, quando imponi una decisione non puoi scaricare sui team la scelta di chi debba essere la 'vittima' e poi squalificare chi non accetta".
A chi sosteneva che il vero nodo fosse lo scontro con Velon – la piattaforma che sviluppa un sistema GPS concorrente – Vaughters ha replicato: “Non credete all’hype. Amo Velon e voglio che abbia successo, ma sapete quanti soldi mi ha fatto guadagnare? Zero”.
Il tweet più diretto è arrivato poco dopo: "Forse la domanda migliore della vicenda è questa: perché così tante squadre trovano difficile fidarsi dell’UCI?".
Il precedente del 2020
L’uscita di Vaughters in Romandia non ha avuto (almeno per ora) conseguenze formali. Ma non è la prima volta che il manager statunitense entra in rotta di collisione con l’UCI. Nel 2020 aveva già ricevuto un richiamo ufficiale, firmato da Matthew Knight, Head of Road dell’UCI, in merito a dei tweet scritti contro Lappartient in seguito alle multe per delle maglie speciali al Giro d’Italia maschile indossate dalla EF. Vaughters ha reso pubblica cinque anni dopo la lettera su Instagram con il commento secco "After thinking on it. I think it’s best to just let this note speak for itself (Dopo averci pensato, credo sia meglio lasciare che questa nota parli da sola)". La lettera è riportata in fondo all'articolo con la traduzione
In quella lettera Vaughters veniva invitato al rispetto del Codice Etico e in particolare dell’articolo 5, che obbliga i dirigenti a “comportarsi in maniera dignitosa, con completa onestà, credibilità, imparzialità e integrità”.
Il documento sottolineava che le sue dichiarazioni erano passibili di essere deferite alla Commissione Licenze in base all’articolo 2.15.011 e potrebbero portare a procedimenti disciplinari. L’UCI lo invitava inoltre a concentrare energie e risorse «sulla promozione del ciclismo, preservando l’interesse e la reputazione dello sport».


Una frattura più ampia
Il caso del Tour de Romandie riflette tensioni che vanno oltre la singola corsa. Da un lato l’UCI rivendica il diritto di sperimentare strumenti innovativi per la sicurezza, dall’altro le squadre contestano il metodo e il rischio di imposizioni unilaterali. La coincidenza con il fatto che molti team coinvolti collaborino con Velon ha contribuito ad alimentare i sospetti su interessi contrapposti.
Intanto, il Tour de Romandie ha preso il via con un gruppo ridotto, mentre il sistema GPS resta al centro delle discussioni in vista dei prossimi Mondiali in Rwanda, dove l’UCI intende estenderlo a tutti i partecipanti.
La traduzione integrale della lettera
Oggetto: Maglia speciale per il Giro d’Italia – I tuoi tweet
Caro Jonathan,
Riguardo ai tweet pubblicati dal tuo account Twitter e copiati in fondo a questa lettera per chiarezza, dobbiamo esprimere la nostra insoddisfazione per il tuo comportamento e ricordarti i regolamenti UCI.
Prima di tutto, criticare pubblicamente la decisione di sanzionare la tua squadra è inaccettabile, dato che il tuo team non ha rispettato i regolamenti UCI non inviando la versione definitiva della maglia e impedendo così che venisse concessa l’approvazione ufficiale per il design. Il reclamo pubblico è inaccettabile perché la mancanza di approvazione è dovuta al fatto che la tua squadra non ha presentato la versione definitiva della maglia da sottoporre all’approvazione.
Le regole e i regolamenti stabiliti dall’UCI – in consultazione con gli stakeholder quando opportuno – garantiscono equità e unità nel nostro sport e, in questo caso specifico, tra le squadre. Indipendentemente dal fatto che tu condivida o meno queste regole, tu e la tua squadra siete vincolati da esse e l’UCI è responsabile della loro applicazione.
È importante sottolineare inoltre che abbiamo contattato proattivamente la tua squadra chiedendo che la situazione fosse corretta, con l’obiettivo di ridurre al minimo la sanzione. Senza l’intervento dell’UCI, la norma applicabile avrebbe comportato l’esclusione dalla partecipazione all’evento per abbigliamento non conforme.
Le tue dichiarazioni pubbliche sono ancora più inaccettabili perché non corrette nei fatti, ad esempio quando affermi falsamente che l’UCI si sia dimenticata di approvare la maglia.
Sei registrato come direttore generale di una UCI WorldTeam e in quanto titolare di licenza UCI sei soggetto ai regolamenti e alle regole dell’UCI.
Pertanto, ti invito a considerare attentamente l’articolo 12.4.017 del Regolamento UCI in merito a specifiche infrazioni. In particolare, le tue dichiarazioni – soprattutto quando suggeriscono che il Presidente dell’UCI possa trarne beneficio personale – rientrano chiaramente nelle violazioni dei punti a) o d) e possono dar luogo a procedimenti disciplinari. Inoltre, vogliamo sottolineare che tali affermazioni sono chiaramente contrarie ai tuoi doveri, come previsto dall’articolo 5 del Codice Etico UCI, che richiede a tutte le persone soggette al Codice di «comportarsi in maniera dignitosa e agire con completa onestà, credibilità, imparzialità e integrità».
Oltre alla responsabilità di fronte a procedimenti disciplinari, sottolineiamo rispettosamente che il comportamento in questione potrebbe essere segnalato alla Commissione Licenze UCI, conformemente all’articolo 2.15.071 in combinazione con l’articolo 2.15.011 c – A e/o E del criterio etico.
Crediamo che il tempo e le energie delle nostre rispettive organizzazioni possano essere spesi in modo più costruttivo, e speriamo di poterci concentrare sulla promozione del ciclismo, preservando in ogni caso l’interesse e la reputazione dell’UCI e dello sport.
Con i migliori saluti,
Matthew Knight
Head of Road
(Copia a: Mary Wittenberg, presidente EF Pro Cycling Team; Bob Stapleton, presidente USA Cycling e membro del comitato di gestione UCI; Javier Barrio, direttore generale AIGCP)