
Un monumento per João Almeida! Il portoghese doma l'Angliru e tiene aperta la Vuelta
Il capitano della UAE Emirates-XRG scandisce il passo negli ultimi 7 km di salita, portandosi dietro il solo Vingegaard, che ha scelto di correre sulla difensiva. Ottima prova dei Red Bull Hindley (3°) e Pellizzari (6°). Ciccone paga 3' ai big
Alle volte non c'è bisogno di scatti, allunghi o accelerazioni folgoranti per regalare spettacolo. Può sembrare un'affermazione fuorviante e persino antistorica, in un'epoca mai così densa di fenomeni. Eppure, la prestazione di João Almeida sull'Alto de l'Angliru resterà una delle pagine più belle di tutta la stagione. Dopo aver schierato tutti i suoi uomini di fatica - ad eccezione di Juan Ayuso, che ha preferito battere in ritirata ben prima dell'attesissima sfida sulla salita asturiana - il 25enne portoghese ha affrontato gli ultimi 7 chilometri di salita sempre in testa, sgretolando la resistenza di tutti gli uomini di classifica. Tutti tranne uno: la maglia rossa Jonas Vingegaard. Che - non sappiamo se per calcolo o per prudenza - ha scelto di correre sulla difensiva. Il danese della Visma-Lease a Bike non ha mai affiancato il suo unico, vero rivale nella corsa alla vittoria finale: è stato la sua ombra fin sul traguardo, dove il capitano della UAE Emirates-XRG ha conquistato un successo strameritato, con il quale ha tenuto in vita una corsa che - a parere di tutti - sembrava già decisa in favore di Vingo. E gli altri? Il migliore della compagnia è stato senza alcun dubbio Jai Hindley, il più autorevole candidato al terzo gradino del podio (peraltro ottenuto anche in cima all'Angliru, davanti a Sepp Kuss). Buone conferme sia da Felix Gall, sia da Giulio Pellizzari: lo scalatore marchigiano - che pure aveva perso terreno dai migliori all'inizio del tratto più duro - ha ripreso quota nel finale, dimostrando di essere sulla strada giusta per diventare un protagonista assoluto delle gare a tappe. Dal canto suo, Tom Pidcock - anch'egli costretto alla resa anticipata dal metronomo lusitano - ha comunque contenuto le perdite dai suoi avversari per il 3° posto: i prossimi giorni scioglieranno l'enigma. Giornata grigia, infine, per Giulio Ciccone, che pure ha conservato un posto tra i migliori 10. A questo punto, però, l'abruzzese farebbe bene a recedere dai suoi propositi di classifica per conquistare un successo parziale (e pensare al Mondiale in Ruanda).
La cronaca della 13ª tappa della Vuelta di Spagna
Il giorno più atteso della Vuelta a España 2025: sfida sull'Angliru, il gigante delle Asturie che - con tutta probabilità - scriverà una sentenza quasi definitiva sulla corsa. Se i primi 140 km della 13ª frazione - partita da Cabezon de la Sal - indulgono ben poco allo spettacolo, il copione prende tutt'altra piega nei successivi 61,5 km, che si aprono con l'Alto de La Mozqueta, un 1ª categoria di 6,3 km all'8,4% di media che si arrampica fino al 12% nel tratto iniziale. Raggiunto il fondovalle, la strada ricomincia quasi subito a salire: l'Alto del Cordal misura appena 5500 metri (pendenza media dell'8,8%), ma la doppia cifra sarà una costante negli ultimi 2 chilometri, in cui si sale fino al 14%. Infine, «la salita più dura di Spagna»: 12,4 km al 9,7% che si addolciscono soltanto negli ultimi 400 metri, tutti in discesa. Per quanto i primi 4 chilometri siano già abbastanza impegnativi (pendenze tra l'8 e il 9%), l'Angliru dà il meglio di sé dal 6° chilometro in avanti, in cui si raggiunge il 22%. I numeri dicono tutto o quasi: la montagna asturiana si fa particolarmente severa nella seconda parte, in cui si pedala costantemente tra l'11 e il 15%. A poco meno di 3 km dal traguardo, poi, il punto più duro: pendenza del 23%. Come se il resto non fosse da brividi: il computer di bordo segna per due volte 20% tra i -2 e il triangolo rosso. Come detto in precedenza, il finale è in contropendenza.
Il percorso pianeggiante si presta a un attacco da lontano, che decollerà al km 10 dopo una serie di tentativi a vuoto, uno dei quali ha coinvolto anche un uomo di altissima classifica come l'austriaco Felix Gall (Decathlon AG2R La Mondiale): in azione il belga Edward Planckaert (Alpecin-Deceuninck), il britannico Ethan Vernon (Free Palestine), il canadese Nickolas Zukowsky (Q36.5), i danesi Anders Foldager (Jayco-AlUla), Jonas Gregaard (Lotto) e Mads Pedersen (Lidl-Trek), l'ecuadoriano Jefferson Alveiro Cepeda (Movistar), i francesi Clément Braz Afonso (Groupama-FDJ), Rémi Cavagna (Groupama), Léandre Lozouet (Arkéa-B&B Hotels) e Pierre Thierry (Arkéa), gli italiani Gianmarco Garofoli (Soudal Quick-Step) e Antonio Tiberi (Bahrain Victorious), il lussemburghese Bob Jungels (INEOS Grenadiers), il kazako Nicolas Vinokourov (XDS-Astana), gli olandesi Huub Artz (Intermarché) e Tim van Dijke (Red Bull-BORA-Hansgrohe), il portoghese Ivo Oliveira (UAE Emirates-XRG), il russo autorizzato Roman Ermakov (Bahrain), gli spagnoli José Luis Faura (Burgos Burpellet-BH), David González (Q36.5) e Joel Nicolau (Caja Rural-Seguros RGA), il tedesco Michel Hessmann (Movistar) e l'uruguaiano Guillermo Thomas Silva (Caja Rural). I 25 corridori al comando accumuleranno un vantaggio massimo di poco inferiore ai 3' sugli inseguitori, pilotati dai Visma-Lease a Bike e dai Q36.5.

Com'era facilmente prevedibile, La Mozqueta impone la prima, severa selezione tra i fuggitivi: davanti resteranno Cepeda, Garofoli, Jungels, Tiberi e Vinokourov, poi raggiunti da uno straripante Pedersen a inizio discesa. Il tratto di scorrimento verso il fondovalle mette fuori causa Tiberi, vittima di un incidente meccanico che gli impedirà di riagganciare la testa. Non l'unica insidia della sorte sulla strada del laziale, che scanserà a fatica un cane - inspiegabilmente legato a una sedia da un padrone indifendibile - mentre inseguiva i battistrada in compagnia di Artz per poi finire a terra lungo la discesa del Cordal. Nel frattempo, la platea degli attaccanti si è ulteriormente ristretta: Pedersen si sfila dopo aver conquistato altri 20 punti nella classifica della maglia verde, Garofoli si arrende sulla penultima salita. Di conseguenza, restano al comando i soli Cepeda, Jungels e Vinokourov, che imboccheranno l'Angliru con poco più di 2' di margine sul gruppo. All'inizio della salita, il terzetto sarà bloccato da una protesta di un gruppo di manifestanti filopalestinesi, uno dei quali aveva in mano un vessillo antifascista. Dopo l'intervento della Guardia Civil, i fuggitivi potranno riprendere la loro marcia. Perso per strada Cepeda, Jungels e Vinokourov viaggeranno insieme fino ai -7, quando l'ex campione della Liegi-Bastogne-Liegi allungherà sul figlio d'arte prima di consegnarsi agli uomini di classifica in vista degli ultimi 5000 metri.
Nel frattempo, il gruppo ha sensibilmente accelerato il passo ancor prima di affrontare la montagna asturiana: gli uomini della UAE Emirates-XRG - al servizio del portoghese João Almeida (UAE Emirates-XRG) - scandiscono il passo nei primi chilometri dell'Angliru: uno dopo l'altro, si alternano al comando l'australiano Jay Vine (UAE Emirates), il ripescato Oliveira, lo spagnolo Marc Soler (UAE Emirates) e l'austriaco Felix Grossschartner (UAE Emirates). Il loro passo brucia gran parte della concorrenza: il campione nazionale colombiano Egan Bernal (INEOS) è il primo a cedere terreno, imitato dal norvegese Torstein Traæn (Bahrain), dallo statunitense Matteo Jorgenson (Visma-Lease a Bike) e dall'italiano Giulio Ciccone (Lidl-Trek), tutti staccati a metà Angliru. Il ritmo incalzante di Almeida costringe alla resa anche il britannico Tom Pidcock (Q36.5), l'altro italiano Giulio Pellizzari (Red Bull) e lo statunitense Matthew Riccitello (Free Palestine). A questo punto, il lotto dei migliori è ristretto a soli quattro uomini: il capitano della UAE Emirates-XRG viaggia in compagnia dell'australiano Jai Hindley (Red Bull), del danese Jonas Vingegaard (Visma) e dello statunitense Sepp Kuss (Visma). Almeida è un implacabile metronomo che spinge senza requia: nessuno ha la forza di dargli un cambio. Le pendenze sempre più severe dell'Angliru tracciano un ulteriore solco ai -4: Hindley e Kuss cedono il passo alle due vedettes della corsa. Almeida davanti, Vingo sempre dietro, in relativo controllo. Situazione piuttosto interessante alle spalle dei primi quattro (separati da 35" ai -2,5): dopo aver perso abbastanza presto le ruote dei primissimi, un ottimo Pellizzari raggiunge e stacca Pidcock, agganciando la coppia formata da Gall e Riccitello. I tre pagheranno circa 1'10" ad Almeida e Vingegaard a ridosso dei -2.
Il finale dell'Angliru è una sfida di gambe, muscoli e cervello: i due contendenti per la maglia rossa di Madrid viaggiano uno in fila all'altro, senza scattare né palesare segni di cedimento. Per la verità, il portoghese si concede un istante di pausa prima di riprendere a macinare, con la maglia rossa che sceglie di correre senza scoprirsi. Alle loro spalle, si segnala un nuovo allungo di Gall sui duellanti per la classifica dei giovani, Pellizzari e Riccitello, a loro volta insidiati dal bicampione olimpico di mountain bike. Ai 1700 metri dal traguardo, poi, Hindley prova ad avvantaggiarsi sul campione della Vuelta 2023, ma senza successo. E davanti? L'equilibrio resiste fin sulla cima: la soluzione sarà rimandata alla discesa conclusiva. Finale in parata per il portoghese, che non lascia alcun varco alla maglia rossa: 10° successo (il 23° da professionista) del 2025 per Almeida davanti a Vingegaard. Hindley (a 28") precede Kuss, attardato di mezzo minuto dal vincitore. A seguire Gall (a 52"), Pellizzari (a 1'11") - molto bravo a staccare in discesa Pidcock e Riccitello, che hanno chiuso a 5" dal marchigiano - Ciccone (a 2'15") e lo spagnolo Abel Balderstone (Caja Rural, a 3'06").
La nuova classifica generale: Vingegaard sempre in maglia rossa con 46" su Almeida, 2'18" su Pidcock, 3'00" su Hindley e 3'15" su Gall. Pellizzari occupa la sesta casella con un ritardo di 4'01" dal danese. Ciccone galleggia in ottava posizione a 4'54".
La Farrapona riscriverà ancora la classifica?
Le montagne asturiane saranno in prima pagina anche sabato, quando si disputerà la 14ª tappa della Vuelta: partenza da Avilés, arrivo a La Farrapona/Lagos de Somiedo dopo 135,9 km piuttosto esplosivi. Percorso movimentato fin dai primi chilometri, anche se il primo GPM di giornata - l'Alto de Tenebreo, un 3ª categoria di quasi 6 km al 6,5% - arriverà poco prima del giro di boa. Dopo un breve tratto di respiro, ecco l'ostacolo più duro sul cammino: il Puertu de San Llaurienzu (1ª categoria), poco più di 10 chilometri che salgono all'8,5% che si induriscono nella seconda parte, in cui non si scenderà mai al di sotto del 10%. Per una volta, dunque, la salita finale non è la più impegnativa: la Farrapona - anch'essa di 1ª categoria - è lunga (15,9 km che sfiorano il 6%) ma non così esigente, se non nella prima parte, in cui la strada si arrampicherà al 13%. Chi ne avrà per fare la differenza dopo una giornata così faticosa? Inutile lanciarsi in vaticini quantomeno azzardati.
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