L'esultanza di Poels dopo la vittoriosa fuga odierna © Bahrain-Victorious
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Wout batte Wout ma Tadej non batte Jonas

Quindicesima tappa del Tour de France: Poels stacca Van Aert dopo una lunghissima fuga e vince la tappa. Pogacar attacca Vingegaard nell'ultimo chilometro ma non guadagna nemmeno un secondo

16.07.2023 19:34

All'interno della numerosissima fuga della prima ora che si era formata nelle prime battute di questa quindicesima frazione del Tour de France 2023 erano tantissimi gli scalatori presenti, eppure, nonostante ciò, gli occhi di tutti erano rivolti verso il più pesante del tentativo, un belga che a livello puramente teorico è un passista veloce che si adatta anche alle montagne. Il fatto però è che il suo adattamento è formidabile, tanto più con il passare delle tappe, quando cioè non contano solo le attitudini, ma gran peso ce l'hanno anche le doti di recupero e di fondo che a Wout van Aert certo non mancano. Quel che invece pare proprio fargli difetto è quel tanto di fortuna che servirebbe per consentirgli di portare a casa almeno una frazione in questa Grande Boucle che per lui si sta rivelando maledetta e stregata. 

Non si può dire che oggi Wout abbia deluso le aspettative, anzi, ha colto benissimo il momento giusto per allungare e si è gestito ottimamente, ma ha trovato sulla sua strada un omonimo che gli ha portato via il successo da sotto il naso con una prestazione sorprendente, ma non inedita. Wout Poels infatti nella sua lunga carriera da scalatore aveva già dimostrato in passato di valere i migliori al mondo in alcune giornate (poche, al massimo un paio all'anno) di grazia e oggi ha potuto finalmente godersi il suo primo successo in un grande giro.

Tra Pogacar e Vingegaard invece c'è stato totale equilibrio, con lo sloveno che non è riuscito a staccare il danese nemmeno sul “suo terreno”, quella sparata sul chilometro/chilometro e mezzo che tante gioie gli aveva regalato tra la fine della prima settimana e l'inizio della seconda. Non si può ignorare il fatto che dopo due giornate corse a tutta Vingegaard abbia risposto meglio del solito al rivale: si può affermare quindi che il grande lavoro della Jumbo-Visma per lavorare ai fianchi Pogacar abbia sortito effetti. Con il giorno di riposo all'orizzonte e poi la cronometro l'esito di questo Tour è tutto da decidere.

La cronaca della quindicesima tappa del Tour de France 2023

Nella domenica che chiude la seconda settimana non c'è spazio per rilassarsi: le Alpi attendono ancora i corridori all'ennesima faticaccia di questo frenetico Tour de France 2023. Da Les Gets les Portes du Soleil a Saint Gervais-Mont Blanc per un totale di 179 chilometri tondi. Nel mezzo tante salite: la prima è il Col de la Forclaz de Montmin (7.2 km al 7.3%) dopo ottanta chilometri, ma anche nella primissima parte di corsa non mancano le asperità altimetriche. Negli ultimi sessantacinque chilometri della frazione poi è tutto un susseguirsi di su e giù: Col de la Croix Fry (11.3 km al 7%), brevissima discesa e Col des Aravis (4.4 km al 5.8%); di nuovo a capofitto all'ingiù, breve falsopiano e poi ancora si scende prima dell'accoppiata da togliere il fiato composta da Côte des Amerands (2.7 km al 10.9%) e la salita che porta al traguardo di Saint-Gervais (7 km al 7.7%) che deciderà il vincitore di tappa.

Come ormai siamo abituati ad aspettarci in ogni tappa i primi chilometri sono una lotta senza confine per centrare la fuga. In tanti vanno all'attacco nell'iniziale discesa e nella successiva pianura, ma la fuga giusta prende il largo solamente sulla salita che inizia dopo una trentina di chilometri e non è categorizzata come gran premio della montagna pur essendo una Côte a tutti gli effetti. Il gruppetto non si forma tutto insieme ma attraverso varie accelerazioni, alcune delle quali neutralizzate dal lavoro della Jumbo-Visma con Dylan van Baarle prima e Nathan Van Hooydonck poi. I gialloneri ai -128 sembrano essere soddisfatti della composizione della fuga e iniziano a rialzarsi. A causa di un tifoso incivile però finisce a terra metà plotone. La carambola parte da Sepp Kuss (Jumbo), che - urtato da questa persona a cui auguriamo una multa salatissima - colpisce Van Hooydonck, il quale viene poi travolto da diversi altri atleti, tra cui Michael Gogl (Alpecin-Deceuninck), Egan Bernal (INEOS Grenadiers), Kévin Geniets e Lars van den Berg (Groupama-FDJ) e Biniam Girmay (Intermarché-Circus-Wanty). Il corridore belga della Jumbo è quello che patisce le conseguenze peggiori, mettendoci un paio di minuti buoni prima di rialzarsi dolorante, escoriato sul lato destro del corpo. 

In questo frangente il plotone si rialza completamente finché non rientrano tutti coloro che sono finiti a terra, lasciando andare la fuga a oltre 8'00". Davanti a tutti c'è una coppia: Julian Alaphilippe (Soudal Quick-Step) e Alexey Lutsenko (Astana Qazaqstan), partiti ai -140 con un'accelerata impressionante del due volte campione del mondo (Imola 2020 e Leuven 2021). 

A più o meno 35" un vero e proprio secondo gruppo di trentasette unità: Wout van Aert (Jumbo-Visma), Marc Soler (UAE Emirates), Omar Fraile (INEOS Grenadiers), Olivier Le Gac e Thibaut Pinot (Groupama-FDJ), Andrey Amador, Magnus Cort Nielsen, Neilson Powless e Rigoberto Urán (EF Education-EasyPost), Mikel Landa e Wout Poels (Bahrain-Victorious), Marco Haller, Patrick Konrad e Nils Politt (BORA-hansgrohe), Giulio Ciccone, Mattias Skjelmose Jensen e Juan Pedro López (Lidl-Trek), Nans Peters (AG2R Citroën Team), Mathieu van der Poel e Søren Kragh Andersen (Alpecin-Deceuninck), Rui Costa (Intermarché-Circus-Wanty), Guillame Martin e Ion Izagirre (Cofidis), Alex Aranburu (Movistar), Chris Hamilton (Team DSM-firmenich), Michael Woods, Hugo Houle, Krists Neilands e Dylan Teuns (Israel-Premier Tech), Lawson Craddock, Christopher Juul-Jensen e Luka Mezgec (Team Jayco-Alula), Warren Barguil e Simon Guglielmi (Arkéa-Samsic), Jonas Abrahamsen e Torstein Træen (Uno-X Pro Cycling Team), Mathieu Burgadeau (TotalEnergies). Il più vicino in classifica è il francese Martin della Cofidis, abituato a centrare questi larghi tentativi nei grandi giri per recuperare posizioni in classifica.

In cima al Col de la Forclaz de Montmin (-96 all'arrivo) passa per primo Lutsenko su Alaphilippe, mentre il gruppetto dietro transita a 40" regolato da Ciccone e Powless. Il gruppo maglia gialla accumula a questo punto un ritardo di 8'25" ed è guidato dal solito Christophe Laporte (Jumbo). All'imbocco del successivo Col de la Croix Fry ai -66 la situazione di corsa è la seguente: in testa da solo Haller, a 45" gli inseguitori e a 7'00" il gruppo. Ad inizio salita Rui Costa evade dal drappello di trentotto e cerca di raggiungere Haller, riuscendoci a sette chilometri dal GPM, mentre alle sue spalle gli inseguitori iniziano già a perdere pezzi. Lo stesso Haller non può tenere il passo del portoghese, che così rimane da solo in testa a oltre 60 km dall'arrivo. Nel plotone intanto inizia a soffrire e poi si stacca - per rientrare successivamente - David Gaudu (Groupama-FDJ), che già ieri aveva abdicato alla ricerca del podio, unico risultato che avrebbe migliorato il piazzamento dell'anno scorso, quando concluse in quarta posizione dietro a Jonas Vingegaard, Tadej Pogacar e Geraint Thomas.

Grazie al lavoro di Skjelmose anche Rui Costa viene raggiunto dagli inseguitori e, data la crisi inaspettata di Powless, Ciccone ha gioco facile nel prendersi i 10 punti in palio e va così ad appaiare lo statunitense in testa nella classifica degli scalatori. Dietro l'abruzzese rimasti non più di venti a giocarsi la vittoria di tappa. Il gruppo passa con 6'10", avendo dunque recuperato meno di un minuto ai fuggitivi negli undici chilometri di salita. Sul Col des Aravis è sempre Ciccone a dettare il ritmo ma a metà salita ecco un nuovo attacco: stavolta è Soler, scudiero della UAE, a tentare la fuga solitaria sperando che dietro di lui l'accordo latiti e possa presentarsi ai -13, cioè alla base della salita finale divisa in due colli, con un buon margine sui più diretti inseguitori.

Ai 500 metri dal GPM si muove Van Aert, seguito da Neilands e Poels, mentre Ciccone si pianta pesantemente dopo aver speso moltissimo. I tre contrattaccanti hanno 10" di ritardo da Soler e 10" di vantaggio sul resto dei fuggitivi, rimasti una dozzina. In discesa il terzetto rientra su Soler che rischia di rimanere attardato date le scarse doti da discesista. Alla fine lo spagnolo resiste e insieme ai tre compagni d'avventura inizia a tirare con decisione per prendere vantaggio sugli inseguitori nel tratto di falsopiano che precede la picchiata prima del gran finale. Purtroppo per loro, e soprattutto per il lettone, Neilands scivola e termina sul muretto a bordo strada ai -36, senza però destare gravi preoccupazioni per il suo stato di salute, dato che da subito cerca di rialzarsi in piedi con l'ausilio di alcuni addetti ai lavori, apparendo comunque frastornato.

I tre rimasti al comando però non rallentano la propria azione e come prevedibile guadagnano sugli inseguitori che faticano a trovare l'accordo, con il risultato di iniziare la discesa con un ritardo di ben 1'15". All'inizio della rapidissima Côte des Amerands il ritardo del secondo gruppetto - composto da quattordici corridori: Pinot, Urán (caduto in precedenza), Landa, Konrad, Ciccone, Skjelmose Jensen, Martin, Aranburu, Houle, Teuns, Craddock, Barguil, Guglielmi e Burgaudeau- è aumentato a 1'30" anche a causa di un “lungo” di Guillame Martin che ha spezzato il drappello degli inseguitori.

Poels attacca nel punto più duro della salita e stacca un Van Aert molto più pesante di lui, mentre Soler si rifa' sotto al belga dopo aver perso metri preziosi in discesa. WVA gestisce lo sforzo e passa al GPM con un ritardo di 30" dal battistrada in compagnia dello spagnolo della UAE, mentre gli inseguitori, sempre più selezionati, continuano a perdere sia da Poels che dal G2. In gruppo invece arrivano davanti bianconeri di Tadej Pogacar (UAE), che evidentemente vuole cercare anche oggi di rosicchiare qualche secondo alla maglia gialla di Jonas Vingegaard (Jumbo). Il ritmo è scandito da Felix Grossschartner (UAE) fino al GPM, mentre sulla salita finale è immediatamente Rafal Majka (UAE) a portarsi in testa e imporre un netto cambio di passo. Ne fanno le spese  Pello Bilbao (Bahrain), Simon Yates (Jayco) e Jai Hindley (BORA), evidentemente ancora menomato dalla caduta nelle prime battute della tappa di ieri, mentre resistono, oltre agli ovvi Vingegaard e Pogacar, anche Adam Yates (UAE), Sepp Kuss e Tiesj Benoot (Jumbo), un Gaudu che ancora una volta si dimostra ottimo fondista e Carlos Rodríguez (INEOS). 

Davanti intanto Van Aert, dopo aver staccato Soler lungo la brevissima discesa, aumenta il proprio margine sullo spagnolo ma perde vistosamente da un Poels eccezionale, che quando trova queste giornate di grazia può battere quasi chiunque in gruppo. Alle spalle dei due Wout, che concludono la frazione al primo posto - Poels - e al secondo posto - Van Aert - Burgaudeau stacca gli altri inseguitori e rimonta fino a riprendere Soler e aggiudicarsi così il terzo posto nella tappa odierna, un gran risultato per un atleta che non ha avuto momenti di grande gloria sulle strade della Grande Boucle.

Concentrandoci invece sulla battaglia per la classifica finale, Yates rileva Majka ai -4.5, un po' come ieri, e anche stavolta stacca tutti meno i due alieni, costringendo Rodríguez ad un grande sforzo per non farsi scappare il podio. Pogacar però oggi se la gioca in modo poco lineare, facendo il buco al compagno ai -2.5, probabilmente sperando nell'attacco di Vingegaard per poi coglierlo di sorpresa da dietro. Il danese però fiuta il bluff e gli rimane a ruota, attendendo Rodríguez e attaccandosi al traino dello spagnolo. In questo frangente un'immagine dall'elicottero è indicativa della voragine che c'è tra i due fenomeni e tutti gli altri. Infatti, mentre Carlos si sta impegnando al massimo per limitare i danni, Jonas e Tadej sono in totale controllo e al limite del surplace, in attesa di scatenare tutti i propri cavalli nel finale di salita.

La prima mossa spetta a Pogacar dato che Vingegaard pare non avere nessuna intenzione di attaccare il rivale. Lo sloveno si muove sotto l'arco rosso dell'ultimo chilometro, ma stavolta il suo scatto non è fatale per il danese, che gli tiene la ruota abbastanza agilmente. I due riprendono in un amen Yates e Soler e poi ripartono, sempre sotto l'impulso di Tadej, ai 350 metri dal traguardo. Vinge rimane brillantemente attaccato e negli ultimi 100 metri addirittura rilancia. I due giungono appaiati sul traguardo di Saint Gervais a 6'04" dal vincitore di tappa (salito ad un ritmo clamoroso), a conferma del totale equilibrio emerso da questa tappa. Yates conclude a 6'24", Rodríguez a 6'42" e Hindley a 7'58", allontanandosi ancora dal podio.

 

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A chiarire un po' gli equilibri tra i primi due, forse, potrebbe pensarci la cronometro di martedì da Passy a Combloux di 22.4 km con lo spauracchio della storica Côte de Domancy (2.5 km al 9.4%).

 

 

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