Alternare gli appuntamenti minori su base biennale, come proposto dalla Tribuna del Sarto, non solo lascerebbe irrisolti i problemi di partecipazione alle corse, ma ne metterebbe a rischio la stessa sopravvivenza
Chi davvero crede che Tadej partecipi all’edizione 2024 solo perché pagato, e che questo segni una sua resa al cospetto di Vingegaard, non ha capito niente: né dello sloveno, né dell’importanza della corsa rosa
Inutile rosicare per la mancanza di un corridore forte come il tennista altoatesino: abbiamo avuto Nibali e oggi Ganna, ma nessuno dei due ha sfondato perché il movimento non ha saputo rinnovare la propria immagine
Le recenti giustificazioni di Vingegaard per un controllo saltato nel 2019, o il tempo che ci è voluto ad Ullrich per ammettere l’uso di sostanze, la dicono lunga sulla subalternità mediatica e politica del ciclismo sull’argomento
Van Aert lo si ama proprio per il suo correre sempre e su ogni terreno ma, dopo un 2023 da incubo e alla soglia dei 30 anni, deve iniziare a capitalizzare il suo talento: magari evitando di sfinirsi mentalmente già nel cross
Tanto è il tempo che si sarebbe dato Pogačar per conquistare la corsa rosa, ma resterà competitivo così a lungo? E in fondo anche l’Emiro e Colnago dovrebbero apprezzare due mesi di sovraesposizione mediatica
Da Portanova a Tiberi, da Schwazer ai ciclisti “dopati” o “codardi”: smettiamo di aspettarci che gli atleti siano di esempio per chicchessia, e lasciamo alla giustizia (ordinaria e sportiva) qualsiasi valutazione sull’individuo
Il claim della “corsa più dura del mondo nel paese più bello del mondo” non paga, se spaventa i big: la scommessa sta nel rilanciare l’accoppiata col Tour, quindi ben venga un percorso che più si concilia col doppio impegno