James Piccoli festeggia la vittoria di tappa al Tour de Taiwan 2019 © James Piccoli
Mondo Continental

Era meglio esordire da Piccoli

James Piccoli è arrivato tardi al ciclismo, ma con grande determinazione è arrivato al professionismo. Focus sul Team Bridgestone, vincente su strada e su pista

11.10.2023 23:59

Trentaseiesimo appuntamento con la rubrica Mondo Continental. In questa puntata: Grand Tour de Ciclismo de SC, GP Urubici de Ciclismo, GP Internacional de Ciclismo de Santa Catarina, Asian Games, GP Chantal Biya, il difficile percorso per arrivare al professionismo di James Piccoli e il Team Bridgestone, attivo sia su strada che su pista.

Le corse della settimana

Grand Tour de Ciclismo de SC, GP Urubici de Ciclismo e GP Internacional de Ciclismo de Santa Catarina

Il podio del GP Internacional de Ciclismo de Santa Catarina © Bolivia Ciclismo Informa

Con l’annullamento del Tour do Rio, tutte le corse brasiliane del calendario UCI (ad eccezione dei campionati nazionali) si sono concentrate nella scorsa settimana. In tre giornate consecutive sono andati in scena il Grand Tour de Ciclismo de SC, il GP Urubici de Ciclismo e il GP Internacional de Ciclismo de Santa Catarina, tutte gare di un giorno alla prima apparizione nel calendario internazionale. Al via si sono schierate sedici squadre: tre Continental (la locale Swift Carbon, la panamense Panamá es Cultura y Valores e la boliviana Pío Rico-Alcaldía La Vega), quattro selezioni nazionali (Brasile, Paraguay, Uruguay e Venezuela) e nove formazioni dilettantistiche.

La tre giorni di gare si è aperta con il Grand Tour de Ciclismo de SC, lungo circa 120 km e privo di grandi difficoltà altimetriche. La corsa si è conclusa con una volata di gruppo che ha premiato il grande favorito Leangel Linarez, vincitore quest’anno di due tappe della Volta a Portugal. Il venezuelano della Tavfer-Ovos Matinados-Mortágua, in gara con la sua nazionale, ha preceduto il duo della Pío Rico-Alcaldía La Vega composto da Juan Esteban Guerrero e José Manuel Aramayo. Prestazione al di sotto delle attese per i corridori di casa: il migliore è stato André Gohr (UniFunvic-Pindamonhangaba), sesto, preceduto anche da Franklin Archibold (Panamá es Cultura y Valores) e Carlos Acuña (Nazionale Paraguay).

Il percorso del GP Urubici de Ciclismo, invece, prevedeva un finale molto impegnativo, ma, a causa del maltempo, l’ascesa finale è stata annullata. Anche con un’altimetria molto più semplice, comunque, si è assistito ad un arrivo in solitaria e a fare il colpaccio è stato Roderick Asconeguy (Nazionale Uruguay). Il trentatreenne ha tagliato il traguardo con 22” su Franklin Archibold e 1’10” su Otavio Gonzeli, che è riuscito a portare la Continental locale Swift Carbon sul podio. Per i brasiliani è stata senza dubbio una giornata migliore rispetto alla precedente: hanno, infatti, occupato tutte le posizioni dell’ordine d’arrivo dalla terza alla dodicesima.

Il GP Internacional de Ciclismo de Santa Catarina prevedeva un percorso abbastanza adatto ai velocisti, ma, visto il meteo clemente, gli organizzatori hanno deciso di recuperare l’arrivo in salita saltato il giorno precedente. Al traguardo è stata grande festa per la Pío Rico-Alcaldía La Vega, che ha centrato la doppietta. Il colombiano Juan Felipe Rodriguez si è imposto, infatti, con 19” di margine sul compagno di squadra José Manuel Aramayo. In terza posizione si è piazzato un corridore di casa, Euller Magno Rabelo (UniFunvic-Pindamonhangaba), staccato di 23”, che ha relegato ai piedi del podio il vincitore del giorno precedente Roderick Asconeguy e il panamense Franklin Archibold, il più regolare nei tre giorni di gara.

Asian Games

Il podio della cronometro degli Asian Games © Astana Qazaqstan

Ad Hangzhou, in Cina, sono andati in scena gli Asian Games, delle piccole Olimpiadi riservate agli atleti asiatici. I Giochi erano inizialmente previsti per il 2022, ma, a causa delle restrizioni anti-covid, sono stati rinviati a quest’anno. Le gare che hanno riguardato il ciclismo su strada maschile sono state le due più classiche: la cronometro individuale e la corsa in linea.

Al via della prova contro il tempo, lunga poco meno di 40 km, si sono schierati quattordici atleti, in rappresentanza di altrettante nazioni. Senza alcuna sorpresa, il grande favorito Alexey Lutsenko (Astana Qazaqstan) ha dominato, conquistando il terzo titolo consecutivo (risultato ragguardevole, al netto della concorrenza, se si considera che i Giochi hanno cadenza quadriennale). Il kazako ha staccato di 2’ il cinese Xue Ming e di 2’12” l’hongkonghese Vincent Lau Wan Yau (HKSI). Piuttosto deludente la prova dei due corridori della Bahrain-Victorious in gara: il taiwanese Sergio Tu ha chiuso quinto a 2’36”, preceduto anche dal sudcoreano Jang Kyung-Gu, mentre il bahreinita Ahmed Madan ha addirittura mancato la top ten, finendo undicesimo a 5’34”.

La prova in linea era lunga poco più di 200 km e vedeva schierati al via sessanta atleti, in rappresentanza di diciannove nazioni. La nazionale kazaka ha confermato i pronostici che la vedevano strafavorita e ha centrato la doppietta: Yevgeniy Fedorov (Astana Qazaqstan) ha conquistato la medaglia d’oro, tagliando il traguardo in parata con il compagno di squadra Alexey Lutsenko. Il primo gruppo inseguitore ha chiuso con un ritardo di 5’42 ed è stato regolato da Jambaljamts Sainbayar (Terengganu Polygon), che ha regalato alla Mongolia una splendida medaglia di bronzo. L’unico iraniano in gara, Ali Labib Shotorban (Mes Sungun-Azad), ha chiuso quarto davanti al terzo kazako, Dmitriy Gruzdev. Ancora una volta la Bahrain-Victorious ha fallito l’appuntamento con il podio: Yukiya Arashiro non è andato oltre il settimo posto, alle spalle di Jang Kyung-Gu.

GP Chantal Biya

Achraf Ed Doghmy vince la prima tappa del GP Chantal Biya © Fecacyclisme Officiel

In Camerun si è disputato il GP Chantal Biya, corsa a tappe di cinque giorni dedicata alla First Lady del paese africano, giunta quest’anno alla ventitreesima edizione. Al via quest’anno erano presenti dieci squadre: la Continental slovacca Dukla Banska Bystrica, le selezioni nazionali Algeria, Benin, Burkina Faso, Camerun, Costa d’Avorio, Marocco e Ruanda e due formazioni dilettantistiche.

La gara si è aperta con una tappa altimetricamente molto semplice ed adatta alle ruote veloci. Come da pronostico si è risolta in una volata di gruppo e a spuntarla è stato Achraf Ed Doghmy (Nazionale Marocco), uno dei grandi protagonisti del calendario africano del 2023. Il ventitreenne si è messo dietro Pavol Rovder (Dukla Banska Bystrica) e Yacine Hamza (Nazionale Algeria).

La seconda frazione era più impegnativa, con diversi strappetti, ma comunque senza salite troppo complicate. A giocarsi il successo sono stati circa trenta corridori e la vittoria è andata all’algerino Yacine Hamza, che ha conquistato anche la testa della classifica generale. Il ventiseienne ha regolato lo slovacco Martin Chren (Dukla Banska Bystrica) e l’idolo di casa Clovis Kamzong (SNH).

La terza tappa aveva qualche difficoltà in più e un finale che tendeva leggermente all’insù. La volata sembrava ancora una volta l’opzione più probabile, ma questa volta è andata in porto una fuga. Samuel Niyonkuru (Nazionale Ruanda) si è imposto in una volata a due su Oussama Khafi (Nazionale Marocco). Pavol Rovder, terzo a 5”, ha conquistato la maglia di leader, strappandola a Yacine Hamza, che ha regolato il gruppo, giunto a 9” dal vincitore.

La quarta frazione prevedeva un percorso non troppo impegnativo, ma un finale abbastanza ostico, con l’ultimo chilometro in salita. Yacine Hamza è riuscito a fare la differenza sullo strappo finale, tagliando il traguardo con 2” di margine sul primo gruppetto, regolato da Oussama Khafi su Guillaume Gaboriaud (France Défense). Pavol Rovder ha conservato la testa della classifica.

L’ultima tappa, pur presentando qualche insidia, non sembrava essere la più impegnativa delle cinque, ma si è rivelata decisiva. Un gruppo di una decina di unità, comprendente cinque corridori della top ten, ma non il capoclassifica,è riuscito ad avvantaggiarsi e a ribaltare la corsa. Persa la classifica generale, la Dukla Banska Bystrica si è consolata con la vittoria di tappa di Martin Chren, abile a superare sul traguardo Yacine Hamza e Adil El Arbaoui (Nazionale Marocco).

In una corsa senza abbuoni, Yacine Hamza ha conquistato il successo finale, precedendo per la somma dei piazzamenti Oussama Khafi e il miglior giovane della corsa Samuel Niyonkuru. L’algerino, che ha vinto anche la classifica a punti, è salito così a sedici successi UCI nel 2023. Soddisfazioni anche per Patrick Byukusenge (Nazionale Ruanda), miglior scalatore della gara, e per la nazionale marocchina, vincitrice della graduatoria a squadre.

Le Continental tra i big

Óscar Sevilla portato in trionfo dai compagni sul podio del Tour of Hainan © Team Medellín-EPM

Nove Continental hanno disputato l’Elfstedenrace nei Paesi Bassi: le locali ABLOC, Allinq, BEAT, Metec-SOLARWATT, Scorpions, TDT-Unibet e VolkerWessels, la tedesca Lotto-Kern Haus e la canadese XSpeed United. Ad ottenere i migliori risultati è stata la TDT-Unibet, che dovrebbe salire di categoria il prossimo anno: la formazione creata da Bas Tietema ha inserito due uomini nel gruppo di testa, con Davide Bomboi al terzo posto e Hartthijs De Vries al sesto. È arrivato un piazzamento in top ten anche per Metec-SOLARWATT, VolkerWessels e Allinq, che hanno piazzato rispettivamente Huub Artz in quinta posizione, Max Kroonen in ottava e Rick Ottema in nona.

Le quattro formazioni francesi di terza divisione (esclusa come al solito la Groupama-FDJ Continental) hanno partecipato a due gare sul territorio nazionale: la Paris-Bourges e la Paris-Tours. A Bourges non sono arrivati grandi risultati, con Jean-Louis Le Ny, che è stato il migliore: il corridore della Nice Métropole Côte d’Azur non è comunque andato oltre il ventiquattresimo posto. A Tours, invece, la St.Michel-Mavic-Auber 93 ha rischiato il colpaccio: Joris Delbove ha centrato l’azione buona e ha provato a sorprendere i compagni di fuga lanciando una volata lunga. Alla fine è stato rimontato, ma il quarto posto in una corsa tanto prestigiosa è un risultato eccellente sia per lui che per la squadra.

Ben quattordici Continental hanno preso parte al Tour of Hainan: le locali Bodywrap, China Glory, Hengxiang, Li Ning Star, Pingtan International Tourism Island, Tianyoude Hotel e Wuzhishan, la neerlandese ABLOC, la polacca HRE Mazowsze, la slovena Ljubljana Gusto Santic, la thailandese Roojai Online Insurance, l’australiana St.George, la colombiana Medellín-EPM e la malese Terengganu Polygon. Il Team Medellín-EPM ha fatto il colpaccio con il veterano Óscar Sevilla, riuscito nell’impresa di aggiudicarsi la classifica finale. Ha fatto bene anche la più competitiva delle squadre di casa, la China Glory: James Piccoli ha vinto una tappa e si è piazzato terzo in classifica e Julien Trarieux ha chiuso la corsa al sesto posto. Si sono tolte delle belle soddisfazioni anche la ABLOC, che ha vinto una tappa con Jesper Rasch, la Hengxiang, che ha centrato la top ten finale con Cristian Raileanu, settimo, e la HRE Mazowsze, che ha vinto la classifica dei GPM con Michał Pomorski.

Addirittura sedici le formazioni di terza divisione che hanno partecipato al Tour de Kyushu: le locali Aisan, JCL Team Ukyo, Kinan, Matrix Powertag, Shimano, Sparkle Oita, Team Bridgestone, Utsunomiya Blitzen, VC Fukuoka e Victoire Hiroshima, le australiane ARA|Skip Capital e St.George, la statunitense EF Education-NIPPO Development (con un roster totalmente giapponese), la filippina Go For Gold Philippines, la thailandese Roojai Online Insurance e la malese Terengganu Polygon. Le cose migliori le ha fatte l’ARA|Skip Capital, con William Eaves, che ha chiuso la corsa in terza posizione, aggiudicandosi il titolo di miglior giovane, e Declan Trezise, che ha vinto l’ultima frazione. Fra le squadre di casa, si sono tolte le maggiori soddisfazioni il Team Bridgestone, con Naoki Kojima che si è imposto in una tappa e nella classifica a punti, e la JCL Team Ukyo, con Benjami Prades, quarto nella generale e miglior scalatore della corsa.

Il Gran Piemonte, invece, ha limitato la partecipazione a squadre WorldTour e ProTeams.

Il corridore della settimana: James Piccoli

James Piccoli vince la terza tappa del Tour of Hainan © James Piccoli

Non confermato dopo un triennio con poche soddisfazioni in maglia Israel-Premier Tech, James Piccoli è ripartito dalla China Glory, ambiziosa formazione cinese. Pochi giorni fa si è imposto nella terza tappa del Tour of Hainan (poi chiuso al terzo posto finale), tornando al successo UCI dopo oltre quattro anni di digiuno. In questa stagione, il trentaduenne ha ottenuto tanti piazzamenti, ma non era ancora riuscito ad alzare le braccia al cielo. A marzo aveva sfiorato la vittoria nel Syedra Ancient City, in Turchia, ma, pur risultando nettamente il più forte sulla salita finale, non era riuscito a raggiungere il fuggitivo Polychronis Tzortzakis. 

James Piccoli è arrivato abbastanza tardi ad alto livello: a dodici anni iniziò ad andare in bicicletta e a partecipare a delle gare, ma i risultati furono negativi e decise di lasciare le corse. Continuò ad andare in bici per passione, ma diede la priorità ad altre cose, finché un giorno decise di lasciare l’università ed inseguire il sogno di diventare ciclista professionista. Nonostante nessuno credesse nelle sue possibilità, iniziò ad allenarsi seriamente per tornare a gareggiare e, passo dopo passo, è riuscito a realizzare il suo sogno. 

Per i primi risultati interessanti dovette aspettare il 2013, l’ultimo anno da under 23. All’epoca correva con la Medique, compagine dilettantistica canadese che in seguito sarebbe passata tra le Continental con il nome Silber. In quella stagione il canadese conquistò la medaglia sia nella cronometro che nella prova in linea ai Giochi del Canada, delle piccole Olimpiadi riservate agli atleti canadesi, che si sfidano rappresentando le proprie province. 

Nel 2014 fece il suo esordio nel mondo Continental, firmando con l’Amore & Vita-Selle SMP. Con la formazione di Ivano Fanini, che all’epoca correva con licenza ucraina, ebbe la possibilità di disputare un buon numero di corse professionistiche, soprattutto in Italia. I risultati, però, non furono quelli sperati, con molti ritiri e nessun piazzamento nei primi trenta.

L’anno successivo Piccoli tornò in patria e firmò con la H&R Block. A livello UCI disputò soltanto il Tour of the Gila e i campionati nazionali, in cui ottenne un incoraggiante sedicesimo posto nella gara in linea, e a luglio rescisse il contratto. A fine stagione riuscì a disputare un altro paio di gare internazionali, chiudendo al dodicesimo posto la Tobago Cycling Classic.

Nel 2016 tornò tra i dilettanti con la maglia della Transports Lacombe e riuscì a salire di livello: si impose in un paio di gare del calendario nazionale statunitense e, a fine stagione, con il Team PSL, conquistò la prima vittoria UCI in carriera, vincendo una Tobago Cycling Classic in cui riuscì a rifilare grandi distacchi a tutti gli avversari. 

Nonostante la prima vittoria, il canadese rimase tra i dilettanti, con la maglia della Pacific Premier Bank. Fece bene nelle corse del calendario nazionale statunitense, ben figurando anche nel GP de Saguenay, corsa UCI canadese disputata con la maglia della nazionale. A luglio, quindi, fu ingaggiato dalla Continental Elevate-KHS e riuscì a fare un grande salto di qualità: al Tour of Utah, corsa 2.HC, chiuse decimo in classifica, con un terzo posto di tappa all’attivo. In seguito fece molto bene in un’altra gara professionistica, il Tour of Alberta, in cui fu nono, e vinse una prestigiosa corsa dilettantistica neozelandese, il Tour of Southland.

Confermato per il 2018, Piccoli ottenne un bel sesto posto al Tour of the Gila, prima di compiere una grande impresa al Tour de Beauce. Rimasto un po’ indietro in classifica, vinse in solitaria la penultima tappa e attaccò anche nell’ultima frazione, riuscendo a ribaltare la corsa. In seguito fu protagonista di una buona prova alla Colorado Classic, chiusa in settima posizione, ed esordì nel WorldTour, disputando le due classiche canadesi con la maglia della nazionale.

Nel 2019 continuò con la Continental statunitense e partì col botto, vincendo una frazione e chiudendo secondo in classifica al Tour de Taiwan, prima corsa dell’anno. Anche nelle corse a tappe successive andò fortissimo e si confermò uno degli uomini di riferimento del ciclismo nordamericano: secondo alla Joe Martin Stage Race, vincitore di una tappa e della generale del Tour of the Gila e primo in una frazione e secondo in classifica sia al Tour de Beauce che al Tour of Utah. A fine stagione fu nuovamente convocato in nazionale per le due classiche canadesi WorldTour e, per la prima volta in carriera, disputò i Campionati del Mondo.

Grazie ai grandi risultati e all’ottima continuità mostrata per tutta la stagione, gli si aprirono le porte del professionismo: firmò, infatti, con la Israel Start-Up Nation. Partì abbastanza bene nelle corse australiane, ma la pandemia bloccò tutto. Senza gare da disputare, il corridore canadese si impegnò in una raccolta fondi per gli operatori sanitari impegnati nella lotta al coronavirus: rimase in sella per oltre quattordici ore, scalando ripetutamente la salita di Mount Royal a Montréal e raccolse 16.000 $. 

Alla ripresa delle gare disputò la sua prima classica Monumento, Il Lombardia, rendendosi anche protagonista di una fuga di oltre cento chilometri. Dopo aver partecipato anche alla Liegi-Bastogne-Liegi, chiuse la stagione partecipando al suo primo GT, la Vuelta.

Il 2021 fu il suo miglior anno in maglia Israel: Piccoli ottenne le prime soddisfazioni in Italia, partecipando alla Milano-Sanremo e facendo parte del gruppo che vinse la cronosquadre della Settimana Coppi & Bartali. In seguito disputò un eccellente Tour du Rwanda, chiuso in seconda posizione con due podi di tappa, e un’ottima Vuelta a Andalucia, in cui fu ottavo in classifica e terzo in una tappa. Nella seconda parte di stagione partecipò per la seconda volta alla Vuelta a España e al Lombardia.

L’anno scorso non è riuscito a fare i progressi sperati: non ha disputato né classiche Monumento né Grandi Giri e non è mai andato vicino alla vittoria. I suoi migliori risultati sono stati l’ottavo posto nella classifica generale del Sibiu Tour e un sesto posto di tappa al Tour of the Alps.

A trentadue anni è difficile pensare che James Piccoli possa tornare tra i professionisti, soprattutto in un ciclismo in cui si dà la precedenza ai giovanissimi e che vede ogni anno tanti corridori di valore avere grandissime difficoltà nel trovare un contratto, ma già in passato è stato in grado di arrivare a realizzare l’impossibile.

La squadra della settimana: Team Bridgestone

Il Team Bridgestone © Team Bridgestone

Il Team Bridgestone è una squadra dai mille volti. Nacque nel 2008 con il nome Bridgestone-Anchor, ma non aveva nulla a che fare con l’omonima squadra attiva tra il 2003 e il 2005. Composta interamente da corridori giapponesi nei primi anni di attività, aprì agli stranieri nel 2012, ingaggiandone addirittura cinque, per poi diminuirne progressivamente il numero, fino a tornare totalmente nipponica nel 2018. Negli ultimi anni è diventata la formazione di riferimento del ciclismo su pista giapponese: fornisce, infatti, alla nazionale quasi tutti i rappresentanti delle specialità di endurance e può contare anche su alcuni dei migliori esponenti del settore velocità, i quali non sono, però, registrati nel team Continental.

Ultimamente i corridori della squadra hanno fatto grandi cose nelle gare su pista degli Asian Games: il Giappone ha conquistato la medaglia d’oro in tutte e tre le gare del settore endurance, contando esclusivamente su uomini del Team Bridgestone. I nipponici si sono fatti valere anche su strada nel recente Tour of Kyushu, con un successo di tappa e la vittoria nella classifica a punti. Attualmente il roster della squadra è composto da dieci ciclisti, tutti giapponesi.

Il corridore più noto è sicuramente Kazushige Kuboki, che vanta in carriera un’esperienza biennale (2016-2017) tra i professionisti con la maglia della Nippo-Vini Fantini. Il trentaquattrenne è un forte pistard, capace di conquistare l’argento nello scratch nelle ultime due edizioni dei Campionati del Mondo. Agli Asian Games ha vinto l’oro sia nell’omnium che nell’inseguimento a squadre. Su strada è stato campione nazionale sia in linea che a cronometro e quest’anno ha vinto una tappa del Tour of Japan.

Naoki Kojima sta vivendo il miglior momento della sua giovane carriera: il ventiduenne si è imposto nella tappa inaugurale del Tour de Kyushu, conquistando così il primo successo UCI in carriera, e si è portato a casa anche la classifica a punti. Pochi giorni prima aveva vinto due medaglie d’oro su pista agli Asian Games: faceva parte, infatti, sia del gruppo che ha vinto l’inseguimento a squadre, sia della coppia che si è imposta nella madison.

Anche Shunsuke Imamura è tornato dagli Asian Games con due medaglie d’oro: il venticinquenne ha vinto la madison in coppia con Kojima e ha fatto parte del gruppo che si è aggiudicato l’inseguimento a squadre (anche se non ha corso la finale). Quest’anno è stato bronzo mondiale nell’omnium. Su strada ha ottenuto i migliori risultati al Tour de Hokkaido 2022, con due vittorie di tappa e il successo nella classifica a punti.

Eiya Hashimoto faceva parte del gruppo che ha conquistato l’oro nell’inseguimento a squadre agli Asian Games, ma il suo palmares su pista è molto più esteso: quest’anno ha vinto la Coppa delle Nazioni dell’eliminazione e ben tre medaglie d’oro ai Campionati Asiatici. Su strada, invece, non ha mai ottenuto grandi risultati e l’ottavo posto del prologo del Tour of Japan 2023 rappresenta il suo miglior risultato a livello UCI.

L’ultimo membro del gruppo dell’inseguimento a squadre che ha vinto l’oro agli Asian Games è Shoi Matsuda. Il ventiquattrenne, che ha corso un anno da dilettante in Francia, è stato campione asiatico dell’inseguimento individuale nel 2022 e ha ottenuto anche diversi risultati su strada: in carriera ha chiuso sul podio il Tour de Kumano, il Tour de Hokkaido e l’Oita Urban Classic.

Suguru Tokuda è uno dei corridori di esperienza del team: prima di approdare al Team Bridgestone, il ventinovenne ha vestito le maglie di altre due squadre Continental, la CCT p/b Champion System e il Team Ukyo. In carriera è stato sesto al Tour de Hokkaido 2019 e undicesimo al Tour of Japan 2021, ma quest’anno ha disputato solo il Tour de Kumano, ritirandosi alla seconda tappa.

Tetsuo Yamamoto era andato molto bene al Tour of Japan 2022, in cui aveva sfiorato il successo di tappa, chiudendo poi fra i primi venti della classifica generale. Quest’anno, invece, il ventitreenne non ha disputato la principale corsa a tappa del paese e ha corso pochissimo a livello UCI, senza riuscire ad ottenere risultati di spessore.

Chiudono il roster tre corridori giovani, che a livello UCI non hanno ancora ottenuto risultati di rilievo: il ventitreenne Shouki Kawano, il ventunenne Katsuya Okamoto, vincitore in stagione di un paio di corse dilettantistiche, e il diciannovenne Toranosuke Yamashita.

La stagione su strada del Team Bridgestone dovrebbe essere finita. La squadra non è iscritta alla Japan Cup, corsa che dovrebbe comunque vedere al via Shoi Matsuda, in gara con la nazionale.

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