Tom Pidcock con Jonas Vingegaard durante l'undicesima tappa della Vuelta a España 2025 ©SprintCycling
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Vuelta, i corridori reagiscono. Pidcock: “Metterci in pericolo non aiuta la loro protesta”

Le dichiarazione dei protagonisti dell'undicesima tappa della Vuelta a España 2025: anche Carlos Verona chiede più cautela ai manifestanti. Campanaerts: "Abbiamo saputo ai -10 dall'arrivo"

A causa di proteste, l'undicesima tappa della Vuelta a España 2025 non ha avuto un vincitore. Gli organizzatori hanno neutralizzato la frazione e hanno preso i tempi per la classifica generale ai meno tre chilometri dal traguardo. Nonostante ciò, Jonas Vingegaard ha guadagnato tempo sul suo principale rivale, João Almeida, grazie a un attacco di Tom Pidcock sull'ultima salita. Vingegaard ha mantenuto la maglia rossa di leader, infliggendo un ritardo di 12 secondi ad Almeida. Nessun cambiamento per le altre classifiche: Mads Pedersen ha conservato la maglia verde dei punti, Giulio Pellizzari la maglia bianca e Jay Vine la maglia di miglior scalatore.

Le proteste durante l'undicesima tappa della Vuelta a España costringono l'organizzazione a neutralizzare la tappa © El Pais / Miguel Toña (EFE)
Le proteste durante l'undicesima tappa della Vuelta a España costringono l'organizzazione a neutralizzare la tappa © El Pais / Miguel Toña (EFE)

Ecco le dichiarazione dei protagonisti dell'undicesima tappa della Vuelta a España 2025

Tom Pidcock: “Metterci in pericolo non aiuta la loro causa”

"È difficile descrivere la mia delusione, a essere onesti. Sentivo che questa era la mia giornata. Penso che ci debba essere sempre un traguardo, stiamo pur sempre correndo una dannata gara sportiva. Non dico che avrei vinto, ma avevo una buona possibilità. È un peccato, ma non voglio sprecarci energie. Ci sono ancora molte altre tappe che mi aspettano.

Non credo sia una situazione semplice quella che stiamo vivendo. L'organizzazione della Vuelta ha fatto tutto il possibile per mantenerci al sicuro. Non voglio parlare di politica, altrimenti mi metterei nei guai. Molte persone si sono trattenute dal parlarne pubblicamente, ma a volte nel gruppo c'è un po' di paura. Penso che possiamo continuare a gareggiare finché la nostra sicurezza è la priorità. È per questo che siamo qui. Il ciclismo non c'entra niente con ciò che sta succedendo. Metterci in pericolo non aiuta la loro causa, non aiuta a sostenere la loro protesta. Ognuno ha il diritto di protestare per ciò che vuole, ma metterci in pericolo non è il modo giusto."

Carlos Verona: "Chiediamo che le manifestazioni non mettano in discussione la sicurezza" 

"A quindici chilometri dal traguardo ci hanno detto che non si poteva godere della tappa. Dopo tanti giorni di lavoro, con così tanta gente lungo la strada a fare il tifo, il nostro desiderio è solo quello di vivere il ciclismo e la corsa come si deve. È un peccato che non sia stato possibile, ma continuiamo a fare il nostro dovere. Ci auguriamo che l’Unione Internazionale intervenga affinché episodi del genere non si ripetano, mantenendo lo sport lontano dalla politica. La maggior parte di noi non è qui per fare politica o per entrare in certe questioni: vogliamo solo dare il cento per cento, goderci lo sport e contribuire, nel nostro piccolo, a rendere il mondo un posto migliore.

Capisco che possano esserci motivazioni politiche e che le persone abbiano il diritto di protestare, ma chiediamo che non accada più, che le manifestazioni siano pacifiche e non mettano a rischio la sicurezza. Ieri c’è stata una caduta e si sono visti disordini; non so esattamente cosa sia successo, ma credo che sia necessario evitare queste situazioni nello sport e nella vita.

Se qualcuno vuole mandare un messaggio con le proprie rivendicazioni, è libero di farlo, ma chiediamo che non si utilizzi il ciclismo per questo. Troppa gente estranea a quei problemi finisce per pagare le conseguenze: dall’organizzazione, che prepara tutto con cura, ai corridori, che si sacrificano ogni giorno per offrire spettacolo. Non spetta a noi decidere, ma all’UCI, che deve prendere i provvedimenti necessari.

Chiedo solo un po’ di buon senso. Vorremmo che il ciclismo restasse, per quanto possibile, al riparo da queste vicende. In ogni sport ci sono organizzazioni che possono schierarsi da una parte o dall’altra in un conflitto, ma il ciclismo non dovrebbe diventare il palcoscenico di queste proteste."

Victor Campenaerts: “Abbiamo saputo qual era la situazione a dieci chilometri dall'ultima salita”

"Volevamo puntare alla vittoria di tappa e sapevamo che sarebbe stato difficile su questo percorso, perché molti corridori erano motivati a entrare nella fuga. Ma Dylan [Van Baarle] e Wilco [Kelderman] hanno fatto un lavoro fantastico. Hanno dettato il ritmo per quasi tutta la giornata, così i fuggitivi hanno capito subito che 'oggi non ce l'avremmo fatta'.

Purtroppo oggi non ci sono risultati, ma penso che possiamo avere fiducia in noi stessi. Consideriamo João Almeida forse il nostro più grande rivale per la classifica generale, e se tutto va bene, Jonas [Vingegaard] ha guadagnato un po' di tempo su di lui. Quindi possiamo guardare indietro a una buona giornata.

Abbiamo saputo qual era la situazione a dieci chilometri dall'ultima salita. È un peccato, perché avremmo voluto un risultato, ma tutto il lavoro non è stato inutile, perché si sono creati dei distacchi."

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