
Giro d'Italia: Asiago, provincia di (Carlos) Verona. Lo spagnolo vince una tappa pazza
Sfida serratissima fin dal muro di Ca' del Poggio: Tiberi rischia di perdere la scia del gruppo maglia rosa, ma riesce a rientrare in pianura. Bernal e la INEOS prendono l'iniziativa sul Grappa, Del Toro risponde. Crollo di Roglic sull'ultimo GPM
Una giornata memorabile per vincitori e vinti: la seconda settimana del Giro d'Italia si è conclusa con la tappa più bella e avvincente degli ultimi anni. Le critiche al percorso - che prevedeva la scalata al Monte Grappa, oltretutto dal versante meno duro, a debita distanza dal traguardo di Asiago - sono andate in polvere fin dalla partenza, affrontata a velocità sostenutissima dal gruppo. La temperatura si è alzata ulteriormente sul Muro di Ca' del Poggio, dove Antonio Tiberi ha inopinatamente perso contatto dai migliori prima di lanciarsi in un difficile inseguimento, terminato poco dopo che la maglia rosa aveva concesso il via libera a una fuga formato famiglia. La sfida tra gli uomini di classifica si è poi accesa sul Grappa, dove la INEOS Grenadiers ha imposto un cambio di ritmo per preparare l'attacco di Egan Bernal, a cui ha subito risposto un reattivo Isaac Del Toro, poi seguito da Richard Carapaz, Derek Gee e Thymen Arensman. Il messicano non ha però collaborato con gli altri contrattaccanti, favorendo il ritorno dei suoi compagni di squadra - in testa Juan Ayuso - e degli altri candidati al podio nella successiva discesa. Quando la corsa sembrava ormai destinata a scivolare via senza ulteriori emozioni, Carapaz ha piazzato una nuova stoccata sulla salita di Dori. Tutti - compreso un generoso Tiberi, comprensibilmente in sofferenza dopo la caduta del giorno prima a Gorizia - hanno risposto all'appello tranne uno: Primoz Roglic. Il vero e solo sconfitto di giornata: il capitano della Red Bull-BORA-Hansgrohe - apparso in debito d'ossigeno sull'ultima salita di giornata ha raggiunto il traguardo di Asiago con un ritardo di 1'30" dai suoi rivali. Un'altra giornata favorevole, dunque, alla maglia rosa, che ha risposto in prima persona a tutti gli attacchi degli avversari, dimostrando di essere (almeno per ora) il migliore in campo. In tutto questo, abbiamo lasciato quasi sullo sfondo la sfida per il successo parziale, aggiudicato infine a Carlos Verona, che ha staccato gli altri 10 compagni di ventura - con i quali era partito ai -60 dall'arrivo - nella prima parte della salita di Dori. 3° posto per Christian Scaroni.
La cronaca della 15ª tappa del Giro d'Italia
La seconda settimana del 108° Giro d'Italia si conclude con una frazione estremamente velenosa: i 219 km da Fiume Veneto - che, a dispetto del toponimo, si trova in provincia di Pordenone - ad Asiago (Vicenza) presentano un'insidia dietro l'altra. Superato di slancio il primo tratto pianeggiante, la corsa punta verso le colline trevigiane per affrontare il Muro di Ca' del Poggio, un 4ª categoria di 1100 metri al 12,2% di media con punte al 18%. Strada in costante ascesa fino al secondo sprint a punti di Possagno, posizionato al km 87. L'ultimo trampolino prima di affrontare il Monte Grappa, un 1ª categoria di 25,1 km al 5,7% medio, distante 90 km dall'arrivo. La lunga discesa - particolarmente tecnica nella prima parte - consente di prendere fiato in vista dell'ultimo GPM di giornata: Dori, un 2ª categoria di 16,6 km al 5,3% medio, posizionato a 29 km dal traguardo. Più tratti di falsopiano che di alleggerimento nel finale, disegnato sulle strade del capoluogo dell'Altopiano dei Sette Comuni.
Partenza a ritmo particolarmente sostenuto: gruppo subito lanciato all'inseguimento dei primi attaccanti di giornata, l'austriaco Patrick Konrad (Lidl-Trek) e il belga Gijs Van Hoecke (Intermarché-Wanty), che si arrenderanno dopo un paio di chilometri allo scoperto. Poco più avanti, entrano in azione i belgi Wout van Aert (Visma-Lease a Bike) e Fabio Van Den Bossche (Alpecin-Deceuninck), il britannico Joshua Tarling (INEOS Grenadiers) e il ceco Mathias Vacek (Lidl): anch'essi resisteranno per una manciata di chilometri. Le sortite si susseguono nel primo tratto pianeggiante: al km 19 si muovono una decina di corridori, tra i quali il danese Mads Pedersen (Lidl), il francese Paul Magnier (Soudal Quick-Step), l'olandese Wouter Poels (XDS-Astana) e il tedesco Georg Steinhauser (EF EasyPost): niente da fare pure per loro.
Dopo il traguardo volante di San Martino Colle Umberto, vinto dalla maglia ciclamino, la carovana punta in direzione del temutissimo strappo di Ca' del Poggio. L'australiano Michael Hepburn (Jayco) e gli italiani Mattia Bais (Polti VisitMalta), Luca Covili (VF Group-Bardiani CSF-Faizanè) e Lorenzo Milesi (Movistar) ci provano in compagnia di Konrad: gli inseguitori - trainati dai corridori della Jayco - concedono loro un margine poco più che simbolico (20" ai -179 dal traguardo) prima di annullare anche questo tentativo sulle ultime rampe di Ca' del Poggio, dove transita per primo un altro azzurro, Nicola Conci (XDS). Due vittime eccellenti sulle rampe della collina del Prosecco: gli italiani Davide Piganzoli (Polti) e Antonio Tiberi (Bahrain), entrambi posizionati nelle retrovie del gruppo.
A quel punto, circa 70 corridori si trovano al comando della corsa con un margine che toccherà il minuto e mezzo ai -155 sul gruppo di cui fanno parte Pedersen, Piganzoli e Tiberi. I Bahrain-Victorious e i Polti VisitMalta dovranno durare non poca fatica per rientrare sulla maglia rosa e gli uomini di classifica che - dopo un'altra serie di scatti a vuoto - accorderanno ai -135 il via libera a una fuga extralarge, formata da 33 atleti. Eccoli: l'australiano Lucas Plapp (Jayco), i britannici Owain Doull (EF), Tarling e Ben Turner (INEOS), il canadese Hugo Houle (Free Palestine), il ceco Vacek, i colombiani Daniel Martinez (Red Bull-BORA-Hansgrohe) ed Einar Rubio (Movistar, il meglio piazzato in classifica), l'ecuadoriano Jefferson Alexander Cepeda (EF), i francesi David Gaudu (Groupama-FDJ), Nicolas Prodhomme (Decathlon AG2R La Mondiale) e Rémy Rochas (Groupama), gli italiani Giovanni Aleotti (Red Bull-BORA-Hansgrohe), Mattia Bais, Francesco Busatto (Intermarché), Mattia Cattaneo (Soudal), Nicola Conci (XDS), Davide De Pretto (Jayco AlUla), Filippo Fiorelli (VF Group), Davide Formolo (Movistar), Lorenzo Fortunato (XDS), Marco Frigo (Free Palestine), Gianmarco Garofoli (Soudal), Christian Scaroni (XDS), Diego Ulissi (XDS) e Filippo Zana (Jayco), il norvegese Embret Svestad-Bårdseng (Arkéa-B&B Hotels), gli olandesi Gijs Leemreize (Picnic PostNL) e Bart Lemmen (Visma-Lease a Bike), gli spagnoli Igor Arrieta (UAE Emirates) e Pello Bilbao (Bahrain), i tedeschi Marco Brenner (Tudor), Florian Stork (Tudor) e Steinhauser. Il rallentamento in gruppo favorisce la rimonta dei due azzurri, che riagganceranno il treno della maglia rosa, il messicano Isaac Del Toro (UAE Emirates-XRG) a 144 km da Asiago.
La fuga monstre balza subito oltre la soglia dei 2' di vantaggio, spingendosi fino a 3'41" sulle prime rampe del Monte Grappa, che impongono un'ulteriore selezione tra gli attaccanti. Se il passo indietro di Doull e Tarling era ampiamente prevedibile, l'uscita di scena di Gaudu - staccato da un plotone ancora numeroso - desta stupore. Alle loro spalle, la UAE Emirates-XRG tiene un passo regolare che, in ogni caso, consente di tenere sotto controllo il blitz promosso dai Movistar per avvicinare Rubio al podio virtuale. Il vero cambio di passo, però, si compie ai -97 dal traguardo, quando la INEOS Grenadiers aumenta la velocità più o meno in concomitanza con un problema meccanico che aveva rallentato lo spagnolo Juan Ayuso (UAE Emirates). Il passo imposto dall'australiano Lucas Hamilton (INEOS) è il preludio a un'accelerazione del suo capitano, il campione nazionale colombiano Egan Bernal (INEOS), che accelera a 1700 metri dalla vetta. Del Toro salta subito sulla ruota del sudamericano. Poco più avanti, invece, torneranno sotto anche l'ecuadoriano Richard Carapaz (EF) e il canadese Derek Gee (Free Palestine), seguiti a loro volta dall'olandese Thymen Arensman (INEOS). Il sestetto di contrattaccanti guadagnerà subito una quindicina di secondi sul resto degli uomini di classifica, in testa il britannico Simon Yates (Visma), lo sloveno Primoz Roglic (Red Bull) e gli italiani Damiano Caruso (Bahrein) e Tiberi. Nel frattempo, i corridori di testa - ormai ridotti a una quindicina di unità - hanno doppiato la vetta del Grappa: Fortunato accumula altri 40 punti che lo avvicinano ulteriormente alla maglia azzurra di miglior scalatore.
Poco dopo lo scollinamento, Frigo allunga sul resto della compagnia, lanciandosi in un'azione solitaria che gli consentirà di guadagnare un vantaggio massimo di circa 1'. E la lotta tra i migliori? Del Toro sceglie di non collaborare con gli altri 5 compagni di ventura, suscitando l'irritazione di Arensman. Tattica più che mai previdente, visto che alle sue spalle stanno dettando il passo i suoi compagni di squadra, il britannico Adam Yates (UAE Emirates), il polacco Rafal Majka (UAE Emirates) e Arrieta (UAE Emirates). Fatto sta che, a metà discesa, i due gruppi si fondono di nuovo. La formazione bianconera, però, non ha ancora completato la caccia a Rubio, che sarà infine raggiunto ai -60 dal traguardo. A quel punto, è lecito aspettarsi un nuovo contrattacco non solo per chiudere su Frigo - a cui sono rimasti nel frattempo appena 11" di margine - ma anche per portare via una nuova fuga. Lo spagnolo Carlos Verona (Lidl) detta la linea ad altri 10 corridori: il francese Romain Bardet (PicNic PostNL), e i redivivi Bilbao, Fiorelli, Garofoli, Lemmen, Prodhomme, Scaroni, Stork e Zana. Nessuno di essi dà fastidio allo squadrone della Penisola Arabica, che concede senza troppi indugi il suo benestare agli attaccanti. Nello spazio di una decina di chilometri, la nuova testa della corsa - che ha intanto riassorbito Frigo - macina un vantaggio sempre più consistente, che supera i 4' sulla salita di Dori.

Gli attaccanti viaggiano assieme ancora per poco: Verona parte ai -38 dall'arrivo. Garofoli prova a riagganciarlo, ma il marchigiano forza troppo l'andatura e rimbalza a una quarantina di secondi dallo spagnolo. Ancora più indietro gli altri fuggitivi, che procederanno a strappi finché non parte Zana. L'ex campione italiano - partito a 36 km dall'arrivo - si riporta tutto solo su Garofoli e si lancia all'inseguimento di Verona, che arriva in cima a Dori con 12" di vantaggio sui due italiani. La scena, però, si sposta nuovamente sul gruppo dei migliori: il passo regolare dei bianconeri non piace alla INEOS, che decide di misurare la febbre ai rivali in vista di un possibile attacco di Bernal. Se la progressione del colombiano non lascia il segno, la rasoiata di Carapaz fa molto, molto male: ne fa le spese uno spento Roglic, che perderà definitivamente contatto dal gruppo della maglia rosa. Al contrario, Del Toro dimostra ancora una volta di essere il più brillante di tutti, spegnendo sul nascere non solo l'iniziativa del campione olimpico di Tokyo 2020, ma anche i successivi affondi di Gee e Simon Yates. Dal canto suo, Tiberi soffre non poco i cambi di ritmo, ma un commovente Caruso gli consente di restare a galla. Il laziale tenta persino una sortita personale che, tuttavia, rifluirà in fretta. Il tutti contro tutti finisce in vetta: a questo punto, l'unica cosa che conta è distanziare l'ex saltatore sloveno. Che, dopo essere precipitato a quasi 1' dalla maglia rosa, riesce a recuperare qualcosa nella prima parte della discesa. Tuttavia, Roglic fatica a tenere il passo nei tratti in contropendenza: un segnale di resa inequivocabile.
Torniamo davanti per seguire la sfida per il successo di tappa: quando il riaggancio al battistrada sembrava cosa fatta, Zana e Garofoli perdono nuovamente terreno da Verona, che supera il cartello dei -20 con 25" di vantaggio. La tendenza è chiaramente favorevole all'uomo della Lidl-Trek, che viaggia verso una meritata vittoria di tappa: vantaggio più che raddoppiato sui due italiani, ormai attardati di 50" ai -10 da Asiago. Ormai in riserva di carburante, Garofoli e Zana vengono raggiunti da Bardet, Prodhomme, Scaroni e Stork, a cui restano non più di 20" sul gruppo della maglia rosa, trainato a turno da Frigo e Lemmen. L'obiettivo è chiaro: agguantare i battuti per giocarsi gli abbuoni all'arrivo.
Quando la situazione sembra ormai cristallizzata, c'è tempo ancora per un ultimo brivido: dopo aver mantenuto un ottimo passo per oltre 30 chilometri, Verona inizia fatalmente ad avvertire i morsi della stanchezza. Dal canto loro, gli inseguitori tentano di rilanciare l'azione, ma non riescono a erodere il buon vantaggio accumulato da 32enne spagnolo, che può così involarsi verso il secondo successo da professionista dopo il blitz di tre anni fa al Giro del Delfinato. Seppure braccati dalla maglia rosa e dagli uomini di classifica, i 7 inseguitori riescono comunque ad assicurarsi gli altri posti sul podio: Stork anticipa la volata, classificandosi 2° (a 22") davanti a Scaroni, che mette in fila Prodhomme, Zana, Bardet e Garofoli. 8° posto per Fiorelli, distanziato di 29" dal vincitore, davanti a Caruso e al britannico Max Poole (PicNic). Con loro tutti gli uomini di classifica, ad eccezione di Roglic, che taglierà il traguardo a 1'59" in compagnia di Ulissi, dell'altro italiano Giulio Pellizzari (Red Bull), e dei britannici James Knox (Soudal) e Thomas Pidcock (Q36.5).
La nuova classifica del Giro d'Italia alla vigilia del terzo e ultimo giorno di riposo: Del Toro in maglia rosa con 1'20" su Simon Yates, 1'26" su Ayuso, 2'07" su Carapaz e 2'54" su Derek Gee, che scala la classifica di un gradino al pari di Caruso e Tiberi: il siciliano è 6° a 2'55", il laziale occupa invece il 7° posto a 3'02". A seguire la coppia della INEOS formata da Bernal (a 3'38") e Arensman (a 3'45"). In fondo alla top 10 Roglic, ora attardato di 3'53" dalla maglia rosa.