A Kristen Faulkner resta giusto la foto del podio della Strade Bianche... © Team Jayco AlUla-SprintCycling
La Tribuna del Sarto

Zucchero amaro per Kristen Faulkner

La ciclista dell'Alaska è stata privata del terzo posto alla Strade Bianche per aver indossato un rilevatore dei valori glicemici proibito dall'UCI. Ma la domanda è: perché vietare tale dispositivo?

19.03.2023 12:18

L’americana Kristen Faulkner è stata protagonista dell’ultima Strade Bianche femminile, conquistando, dopo un lungo attacco, un onorevole terzo posto dietro il duo della SD Worx, Demi Vollering e Lotte Kopecky. Purtroppo, la prestazione della Faulkner sarà soprattutto ricordata come un caso di violazione del regolamento UCI, riguardante l’utilizzo di dispositivi che registrano parametri metabolici in competizione; questo ha portato alla squalifica dell’atleta a stelle e strisce, consegnando il terzo gradino del podio della corsa senese dello scorso 4 marzo alla danese Cecilie Uttrup Ludwig.

Le foto scattate durante e subito dopo la gara alla ciclista americana hanno evidenziato sul deltoide sinistro la presenza di un dischetto, che molto assomiglia al Supersapiens, sensore in grado di monitorare i valori glicemici del sangue. Secondo CyclingNews, la ciclista ha ammesso di aver indossato il dispositivo e pare abbia anche spiegato di averlo posizionato prima di venire a conoscenza della tardiva convocazione per la Strade Bianche. Inoltre, a testimonianza della buona fede e nella speranza di evitare o limitare qualsiasi sanzione, la Faulkner ha sottolineato che lo stesso non fosse collegato ad alcun telefono o ciclocomputer.

Purtroppo per lei, gli argomenti portati a sua difesa non sono bastati ad impedirle di perdere il podio. Dal 10 giugno 2021, infatti, il sensore che rileva il valore di glucosio è proibito in gara, rimanendo liberamente utilizzabile durante l’allenamento. L’articolo 1.3.006 bis del quarto capitolo del regolamento UCI proibisce questi strumenti e recita riguardo i dispositivi tecnologici a bordo o indossati:

1. Sono autorizzati i dispositivi che acquisiscono o trasmettono i seguenti tipi di dati:
- Posizionamento: informazioni relative alla posizione del corridore o della bicicletta;
- Immagine: immagini fisse o in movimento o filmati catturati dalla bicicletta (...)
- Meccanico: (...) potenza, velocità, cadenza, accelerometro, giroscopio, cambio, pressione dei pneumatici.
2. Sono autorizzati i dispositivi che catturano o trasmettono i seguenti dati fisiologici: frequenza cardiaca, temperatura corporea, tasso di sudorazione. (...)
3. I dispositivi che catturano altri dati fisiologici, compresi eventuali valori metabolici come ma non limitati al glucosio o al lattato, non sono autorizzati in competizione.

In teoria, l’UCI ha la possibilità di concedere deroghe alla norma, ad esempio, ad un atleta diabetico potrebbe esserne permesso l’utilizzo.

All'epoca della sua implementazione nel regolamento UCI fece molto discutere questa decisione, non mancarono nemmeno tweet polemici come quello di Jonathan Vaughters, General Manager della EF, che commentò: “Se non capiscono, lo vietano”. In effetti questa regola, non avendo avuto una spiegazione ufficiale delle sue ragioni, desta molte perplessità.

Il creatore e CEO di Supersapiens è Phil Southerland, il quale è anche fondatore del Team Novo Nordisk, squadra professional di ciclismo composta da corridori affetti da Diabete di tipo 1. Pur essendo nati sulla scorta dell’esperienza per atleti diabetici, i dispositivi Supersapiens sono diffusi nel mondo sportivo, hanno come testimonial triatleti campioni olimpici come Jan Frodeno e Kristian Blummenfelt, l’ultrarunner Sophie Power, ed il più forte maratoneta della storia Eliud Kipchoge, primatista mondiale con il tempo di 2h01'09".

Nel ciclismo, oltre al Team Novo Nordisk, squadre come INEOS Granadiers o Jumbo-Visma hanno utilizzato questi sensori, e Chris Froome è stato (forse lo è ancora) consulente tecnico ed investitore di Supersapiens. Desta dunque perplessità il fatto che, nello stesso anno in cui l’UCI proibisce l’utilizzo del dispositivo in gara, l’IRONMAN Europe ha addirittura adottato Supersapiens come “Real-Time Energy Management System Sponsor”. Allora perché vietarli nel ciclismo quando sono leciti, addirittura sponsor ufficiali, in altri sport?

Non basta come risposta il tweet sarcastico di Voughters, dietro la scelta dell’UCI potrebbe nascondersi altro. Provo a dare una mia interpretazione, frutto solo di un ragionamento e privo di prove concrete a supporto.

Negli ultimi anni nel ciclismo si è discusso molto dell’utilizzo dei chetoni ed in genere dell’importanza della nutrizione in e fuori competizione. La questione energetica dell’atleta sembra essere il terreno di ricerca preferito dai preparatori sportivi, settore forse con più marginal gain e dove una piccola variazione ed innovazione può far migliorare significativamente la prestazione del corridore, tutto rimanendo nei confini leciti delle regole anti-doping. È anche vero, giusto non dimenticarlo, che il capitolo 4.4 della lista delle sostanze dopanti proibite dalla WADA è dedicato ai modulatori metabolici. Questa categoria di farmaci, pericolosi per la salute dell’atleta, possono essere utilizzati al fine di regolare e potenziare il motore dal punto di vista energetico.

A questo punto, proibire la registrazione di parametri come il glucosio oppure il lattato può essere letto come un modo indiretto per scoraggiare preparatori ed atleti a spingersi troppo oltre in questo campo, pur rimanendo nel lecito, e lasciando di conseguenza una concreta possibilità di una crisi di fame in corsa, che nel bene o male ha caratterizzato la storia del ciclismo. Un tentativo, si può dire tardivo, da parte dell’UCI di conservare un sapore genuino del ciclismo, con “cotte” da fame oppure eccessi di zuccheri, che costringono a fermarsi a bordo strada, come fece la maglia rosa Tom Dumoulin sullo Stelvio al Giro del 2017.

Nello stesso tempo, però, questa posizione dell’UCI è un anacronistico stop allo sviluppo di una tecnologia che nasce dal mondo del ciclismo e che vede in altri sport interesse e sviluppo. Difficile dire se l’UCI abbia o meno ragione, non conoscendo i reali motivi di questa decisione; ma domandarsi se è lecito o no monitorare in gara un parametro come la glicemia oppure il lattato è un ottimo esercizio per riflettere sulla reale natura dello sport ed, in particolare, del ciclismo.

Lasciare la possibilità di una crisi di fame come variabile della competizione potrebbe essere un modo per allontanarsi da un determinismo scientifico della prestazione, lo sport è da molti decenni un laboratorio scientifico; se fosse questo il vero motivo del divieto, porre un iniziale margine a questa visione?

La verità è che non lo sappiamo; magari proprio il caso Faulkner sarà l’occasione giusta per l’UCI per spiegare una volta per tutte perché un sensore metabolico sia proibito in gara.

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