
Giro d'Italia 2025 - 11a tappa: il segreto del gigante
Tappa da tutto o niente, in cui un pazzo (nemmeno troppo) potrebbe far esplodere il gruppo, ma più probabilmente si terrà il segreto per sé. Il percorso, le nostre previsioni, orari e appuntamenti tv
Al Giro d'Italia 2025 è il momento di un vero tappone appenninico (186 km con 3600 metri di dislivello, qualcosa meno del dato ufficiale), che a prima vista appare un po' “storto”, ma a ben vedere se questa 11a tappa fosse stata collocata alla fine della terza settimana sarebbe stata perfetta per ribaltare la classifica, avendo una salita tremendamente dura seguita da altre più semplici, ma senza fondovalle che favoriscono l'inseguimento dei ritardatari. Capire cosa possa succedere è un'impresa ardua, anche se statisticamente appare più plausibile una fuga del mattino che anticipa un gruppo selezionato in cui si è assistito a un no-contest o poco più. Tuttavia va sottolineato come con la cronometro alle spalle, qualche scalatore potrebbe essere in una posizione in classifica tale da indurre a qualche azzardo; inoltre va detto che la seconda settimana è forse la più facile delle tre e che di 6 tappe, questa è forse proprio la più dura, visto che presenta la salita più ripida di questo Giro, probabilmente seconda solo al Colle delle Finestre per durezza complessiva: San Pellegrino in Alpe. E chissà che i seguenti tre giorni relativamente tranquilli non siano un ulteriore punto a favore nell'evitare condizionamenti mentali e invitare qualche big avvezzo all'attacco a muoversi. Come dissero i poeti, quando il Monte Appennino rivela un segreto diventa un gigante, ma i segreti spesso son fatti per restare tali. Già i km iniziali offrono le prime difficoltà, in particolare l'agevole salita di Montemagno (3.1 km al 4.2%) e, dopo lievi ondulazioni nella risalita del Serchio, quella già più arcigna verso Barga (3.3 km al 6.2%, max 10%). Scesi al Ponte di Campia si continua a risalire la valle con un sensibile falsopiano fino a Castelnuovo Garfagnana; qui iniziano già le prime rampe di salita (circa 3 km al 4%) che a Campori si trasformano in inferno, con l'inizio formale dell'ascesa a San Pellegrino in Alpe (14.2 km all'8.6%; diamo dati diversi da quelli ufficiali perché ci sono delle irregolarità): già soltanto il dato complessivo basterebbe a renderla una salita temibile, ma l'irregolarità della pendenza nasconde insidie ben maggiori; il primo tratto di quasi 4 km oltre il 9% è il più gestibile, perché pur essendo ripido presenta una pendenza regolare; dopo qualche metro di respiro, già le cose si fanno più complicate, perché i successivi 5 km scarsi al 9% di media sono più ingannevoli e interrotti anche da una breve discesa a causa della quale si incontrano le prime impennate al 14/15% nei pressi di Chiozza; un'altra discesa, più lunga, prefigura l'inizio a Casa Boccaia di quello che è stato definito tempo addietro un “muro di carta moschicida” (definizione attribuita a Ciro Scognamiglio) di 3 km abbondanti (12.1% di media), dei quali i 2 che precedono il transito dal santuario hanno addirittura una media del 14% e punte ufficialmente segnate fino al 19%; il fatto che per arrivare al GPM sul Passo del Lagadello (questo il vero nome del valico) serva un altro km con pendenza irregolare e qualche rispiano, favorisce ulteriormente la selezione e scava la fossa a chi si è staccato sui tornanti dai ribaltamento. Mancano adesso 92.4 km, è vero, ma i primi 42 sono quasi tutti di discesa (spesso tecnica) spezzati da ondulazioni che comunque non favoriscono l'inseguimento, anche perché il rettilineo più lungo sarà a malapena di un centinaio di metri. A Cerredolo inizia la salita decisamente più pedalabile (ma Aprica docet) di Toano (11.1 km al 4.9%, con un tratto centrale di 7.5 km al 6%, max 10%), la cui successiva discesa è spezzata da varie contropendenze: si ricordino almeno quella di Costabona (1.4 km al 4.9%) e Villa Minozzo (3 km al 5.1%), con quest'ultima che assegna pure secondi di abbuono in vetta. Tra Gatta e l'imbocco dell'ultima salita si incontrano gli unici 6 km di fondovalle davvero sfavorevoli per un attaccante, poi si torna a salire per 5.8 km al 5.8%, con punte al 10% nella prima parte dell'ascesa, per raggiungere il GPM all'ombra della Pietra di Bismantova. Mancano ora 4.9 km all'arrivo, ma non sono finite le asperità: dopo una breve discesa e 1 km di falsopiano inizia lo strappo a fianco di Monte Castello (400 metri al 7%), seguito da 700 metri di discesa e dagli ultimi 1200 metri di nuovo in salita (media del 4%) con cui si rientra nel centro storico, per chiudere una tappa davvero difficile da interpretare.
Le salite del giorno
Lo straordinario Stefano di Santo, autore delle grafiche di RCS, che sono le più precise del panorama internazionale, stavolta ha combinato qualche pasticcio col San Pellegrino in Alpe. Anche per questo motivo vi proponiamo come ogni giorno i profili riprodotti con le nostre manine di tutte le principali salite, affidandosi alle tracce caricate su Strava dall'organizzazione, ma anche alla memoria di chi in cima al San Pellegrino ci è arrivato due volte con le sue gambe (perdonateci la vanità).


Gli ultimi km

Fari puntati su…
Già abbiamo speso qualche riga nell'analisi del percorso per spiegare come una frazione del genere offre il terreno per stravolgere la classifica, ma accettare la sfida significa prendersi dei rischi che a questo punto del Giro di solito non si prendono. In ogni caso ci sono due elementi che lasciano aperta qualche possibilità di vedere qualcosa di importante anche per la classifica: il primo è che in un Giro che non offre quasi mai salite ripide a ridosso del traguardo, la salita che più di tutte si addice ad uno scalatore puro risulta necessariamente un'occasione da sfruttare; il secondo è che si arriva a questa tappa con una classifica incerta e già scavata da distacchi importanti, in vista peraltro di tre tappe decisamente più agevoli che quindi non richiedono di preservare energie.
Chi potrebbe approfittare di una tappa così particolare? Sicuramente gli scalatori in ritardo in classifica che devono giocare di sorpresa: non penso tanto a Giulio Ciccone (Lidl - Trek), che ancora non hai mai fatto nemmeno top10 al Giro e probabilmente sceglierà di fare la formichina, quanto a Richard Carapaz (EF Education - EasyPost) ed Egan Bernal (INEOS Grenadiers), corridori di spessore che hanno già vinto molto in carriera e che hanno mostrato grande gamba sia in salita che sugli sterri. Soprattutto l'equadoriano è propenso ad azioni folli che in molti casi riesce però a portare a compimento e proprio muovendosi da lontano mise nel sacco Nibali e Roglic al Giro 2019, in una frazione che teoricamente doveva decidersi sull'ultima salita (quella di Lago Serrù).
C'è poi un'altra incognita: Juan Ayuso (UAE Team Emirates - XRG). L'infortunio potrebbe non metterlo nelle migliori condizioni per spingere su una salita tosta come il San Pellegrino in Alpe e metterlo in difficoltà potrebbe davvero rappresentare la svolta di questo Giro: a quel punto Isaac del Toro sarebbe di fatto costretto a fare la sua corsa e la formazione emiratina si troverebbe una bella gatta da pelare sia sul piano strettamente tattico (sacrificare qualcuno per tenere Ayuso a galla) che su quello della serenità interna (un Ayuso che si ritrova in posizione di subalternità nei confronti di Del Toro potrebbe anche saltare di nervi). Ecco che sia la Red Bull - BORA - hansgrohe di Primož Roglič - il quale proprio al Catalogna ha battutto Ayuso con un azione sulla media distanza, senza aspettare lo scattino, e che a prescindere da tutto ha un bel distacco da colmare nei confronti degli avversari - sia la Bahrain - Victorious di Antonio Tiberi, potrebbero forse ipotizzare almeno un mezzo tentativo per saggiare le gambe di Ayuso e vedere se ci sono le condizioni per metterlo in difficoltà.
Fatte tutte queste belle ipotesi, ovviamente la soluzione statisticamente più probabile rimane la fuga di cacciatori di tappa che si va a giocare il successo parziale, con i big che rimangono più o meno tutti insieme. Tuttavia anche in questo caso, il rischio che nella fuga entrino uomini pericolosi da tenere sotto controllo è assolutamente possibile; inoltre sia per questo motivo sia perché le tappe da fuga sono sempre ambitissime, potrebbe essere molto complicato tirar via quella giusta. Ecco che nei primi km probabilmente assisteremo ad un avvio simile a quello dell'8a tappa: la fuga potrebbe venir lasciata andare proprio prima di imboccare il San Pellegrino in Alpe per poter gestire l'ascesa, esattamente come sabato il gruppo ha mollato la presa prima di salire al Sassotetto.
In fuga rivedremo senz'altro Lorenzo Fortunato (XDS Astana Team) che in vista di tre tappe che offrono pochi punti GPM, darà tutto per conquistarsi il 1a categoria posto proprio sulla dura salita toscana, ma anche racimolare qualcosa nei due 2a categoria successivi (si può prendere fino ad un massimo di 76 punti). Probabilmente vedremo anche alcuni degli altri corridori che hanno mostrato interesse per questa classifica, ovvero Paul Double (Team Jayco AlUla), Sylvain Moniquet (Cofidis) e soprattutto Romain Bardet (Team Picnic PostNL), che una volta uscito di classifica cercherà sicuramente di lasciare un segno in montagna per suggellare il suo ritiro dalle corse.
Non mancano nomi di corridori fuori classifica che potrebbero cercare il successo di tappa, con alcuni di questi che potrebbero anche anche cercare di rientrare in top10: ad esempio David Gaudu (Groupama - FDJ), Nairo Quintana (Movistar Team), Louis Meintjes (Intermarché - Wanty), Wout Poels (XDS Astana Team) e Wilco Kelderman (Team Visma | Lease a Bike). Buttiamo lì anche tre nomi piuttosto ben posizionati in classifica generale che potrebbero approfittare della giornata per andare a caccia della maglia rosa: Max Poole (Team Picnic PostNL), Einer Rubio (Movistar Team) e Davide Piganzoli (Team Polti VisitMalta). Nella stessa zona della classifica si trova anche Giulio Pellizzari (Red Bull - BORA - hansgrohe): il marchigiano deve stare vicino a Roglic in teoria, ma potrebbe anche essere la giusta carta da far muovere per mettere sotto stress l'UAE.
Citiamo infine i nomi di altri azzurri che potrebbero essere in fuga e raccogliere un bel risultato: Andrea Vendrame (Decathlon AG2R La Mondiale Team), Filippo Zana (Team Jayco AlUla), Edoardo Zambanini (Bahrain - Victorious), Marco Frigo (Free Palestine - Premier Tech) e Davide Formolo (Movistar Team)
Giro d'Italia 2025, gli orari dell'undicesima tappa
La partenza ufficiale verrà data alle 12:20, con arrivo previsto come sempre tra le 17:00 e le 17:30. La tappa sarà trasmessa in tv sia dai canali in chiaro Rai (su Rai Sport dalle 11:20 alle 14:00, poi su Rai 2 dalle 14:00 alle 17:55), sia su Eurosport/Discovery+ (dalle 12:00 alle 17:45).