Paul Pogba © Juventus.com
La Tribuna del Sarto

Il doping di Pogba? Che volete che sia, un errore o uno zuccherino

È siderale la distanza tra i modi in cui media e appassionati interpretano una stessa vicenda (o una stessa sostanza) nel ciclismo o nel calcio. Da una parte caccia alle streghe, dall'altra spallucce

16.09.2023 09:00

Nel mentre che si allude all’utilizzo in corsa di motorini sulle biciclette dei corridori, è notizia di questi giorni la positività ai metaboliti del testosterone del calciatore della Juventus e della nazionale francese, Paul Pogba. Non è scopo di questo articolo trattare e giudicare la vicenda del giocatore transalpino, ma interessa la sua narrazione, paragonandola inevitabilmente a quella del ciclismo.

Come spesso accade, il processo mediatico anticipa e sentenzia molto prima di quello ufficiale degli organi competenti, troppo frequentemente basandosi solo su informazioni scarne e talora anche secondarie. Nel caso di Pogba, stiamo assistendo ad una carrellata di commenti di medici, giornalisti, tifosi, tutti concordi nel dire che l’assunzione se c’è stata, questa è sicuramente involontaria, frutto di una contaminazione da un integratore.

Attualmente non c’è nessuna certezza su questo, ma la tesi è già data per scontata.

Questo primo punto è già interessante, nel calcio esiste, giustamente, il principio di innocenza; inimmaginabile nel mondo del ciclismo. Mentre nel football una positività antidoping viene vissuta come un incidente di percorso, un errore di distrazione o ingenuità, nel mondo della bicicletta sarebbe la prova di tutto un sistema basato sul doping, di uno sport non credibile.

Perché questa differenza così importante? Non c’è dubbio che i passati scandali del ciclismo abbiano un peso specifico importante, ma non credo sia sufficiente a spiegare il tutto. C’è di fondo un’idea che il doping negli sport-sport sia più grave rispetto agli sport-gioco, come ad esempio il calcio. Nel gioco la prestazione sportiva è percepita più come talento e genialità piuttosto che come atletismo, pur riconoscendo che le doti fisiche come velocità, forza, resistenza siano comunque parte del bagaglio tecnico di un giocatore.

Questo porterebbe ad avere un atteggiamento più tollerante, ritenendo un eventuale consumo di una sostanza poco influente nel decidere un risultato di una partita, infatti nessuno ha chiesto di invalidare lo 0-3 di Udinese-Juventus, giornata in cui Pogba è stato trovato positivo (in panchina con zero minuti giocati); è inimmaginabile al momento che questo possa accadere.

Nel tifoso l’idea che il doping possa essere un fattore determinante sembra lontana, vale di più come alibi la possibilità che l’arbitro sia corrotto oppure incapace. Nessuno parla di campionato falsato per una caso di doping! Talora si sente qualche commento sottovoce, mai scritto su un giornale o dichiarato in tv, in cui si afferma che alcuni giocatori “corrono troppo”, ma l’autocensura prevale immediatamente, in fondo avere buoni piedi è solo un dono innato.

Nel ciclismo invece l’illazione, il continuo sospetto è dichiarato senza pudore, scritto nero su bianco, sicuri del fatto che molta dell’opinione pubblica è lì pronta ad accogliere quelle parole come “Verità”, esiste una famelica voglia di scandalo nel mondo delle due ruote. Due letture agli antipodi.

Altro punto interessante della narrazione del caso Pogba è più tecnico. Dopo pochi minuti che le agenzie hanno battuto la notizia della positività ai metaboliti del testosterone, c’è stata la corsa a dire che questa sostanza sia inutile al fine di migliorare una prestazione sportiva, calcistica in particolare, in campo “non ti fa fare un metro in più!”.

Ora, come è possibile che una sostanza inserita nella lista WADA, che è alla base della differente prestazione atletica tra il sesso maschile e femminile, possa essere messa in discussione?

In particolare la Gazzetta dello Sport rimanda ad un articolo del 2004 del Journal of Sports Sciences (Maximal strength and power, muscle mass, endurance and serum hormones in weightlifters and road cyclists, M. Izquierdo et al.). In questo lavoro scientifico si afferma che i sollevatori di pesi hanno un livello maggiore di testosterone dei ciclisti, e suggerisce “che, nel ciclismo, l’allenamento di endurance a lungo termine può interferire più con lo sviluppo della potenza muscolare che con lo sviluppo della forza massimale, probabilmente mediato da un deterioramento a lungo termine dello stato ormonale anabolico correlato al ciclismo”.

Questo non dimostra affatto che il testosterone non sia dopante, ma solo che la forza negli sport di endurance gioca un ruolo sì, ma minore rispetto ad altri tipi di prove sportive più corte.

Sappiamo che il testosterone aumenta la massa muscolare, la forza, la quantità di globuli rossi ed affermare che “gli studi che misurano gli effetti dell'ormone sulla forza degli arti inferiori e la funzione fisica complessiva hanno prodotto risultati incoerenti” significa mistificare una realtà, quella che è molto difficile dimostrare con certezza l’efficacia di un performance enhancing, ma questo non significa che non ci sia. Infatti, per questo motivo, per la WADA è sufficiente un “potenziale” aumento della prestazione per attivare il primo criterio del doping (performance enhancing). Premesso che l’eritropoiteina (EPO) è una sostanza dopante, abbiamo più prove scientifiche che lo sia il testosterone. Eppure sarebbe ridicolo dire che l’EPO “non ti fa fare un metro in più!”.

La diversa narrazione del doping nei vari sport ci suggerisce che il problema è più culturale che tecnico; una narrazione in difesa, tranne che nel ciclismo, della credibilità della propria disciplina, non dell’atleta e della sua salute, purtroppo. Se la sostanza del racconto del doping è un’imbarazzante difesa d’ufficio (calcio) oppure un morboso desiderio di autodistruzione (ciclismo), allora qualcosa proprio non va.

Bisogna mettere al centro la salute dell’atleta, la cultura sportiva e sociale che porta al consumo di sostanze dopanti, i meccanismi che stanno dietro questo fenomeno per centrare l’argomento, per rendere una discussione efficace a combattere il doping in qualsiasi sua forma ed in qualsiasi disciplina.

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