L'esultanza di Philipsen © Tour de France
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All'ora dell'aperitivo è di Philipsen lo spritz vincente

Il velocista dell'Alpecin si aggiudica la terza tappa del Tour de France battendo Bauhaus e Ewan. Brivido dopo il traguardo per il possibile declassamento a causa della leggera deviazione nel finale

03.07.2023 18:43

È il velocista più forte del momento e la tappa, con quelle salitelle sparse per il percorso, pareva fosse disegnata per le sue caratteristiche. In più, a propria disposizione non il migliore ultimo uomo del mondo, ruolo a cui possono aspirare corridori del calibro di Danny van Poppel e Michael Mørkøv, bensì uno dei più talentuosi fenomeni dell'intero panorama mondiale, quel Mathieu van der Poel che mettendosi al suo servizio gli garantisce ogni volta il miglior posizionamento possibile prima di uno sprint. Stiamo parlando ovviamente di Jasper Philipsen, il quale, dopo essersi sbloccato nel Tour de France a Carcassone la scorsa stagione, non sembra più volerla smettere di vincere. 

Oggi però ha rischiato di venire declassato a causa della leggera deviazione che ha obbligato Wout van Aert a tirare i freni. Negli ultimi tempi le giurie sono diventate molto più sensibili riguardo a questo tema e la vittoria è sembrata realmente in bilico negli istanti successivi alla conclusione della frazione. Giustamente, però, si è deciso di mantenere intatto l'ordine d'arrivo, considerato che le colpe nella chiusura di Van Aert alle transenne vanno ricercate più nella semicurva che portava al brevissimo rettilineo d'arrivo che a una deviazione chiara di Philipsen, il quale, da ottimo sprinter qual è, si è limitato a gestire di mestiere il testa a testa con WVA. Il belga della Jumbo, dopo le polemiche di ieri, già questa mattina aveva cercato di rasserenare gli animi riguardo la questione Vingegaard, e con lui il general manager Merijn Zeeman. Oggi non è arrivata la tanto agognata vittoria, ma le gambe sembrano essere quelle dei giorni buoni, più o meno ai livelli della scorsa Grande Boucle. 

La cronaca della terza tappa del Tour de France 2023

Dopo le due durissime giornate inaugurali nei Paesi Baschi, la Grande Boucle rientra in Francia per l'arrivo della terza frazione del Tour de France 2023, la prima di questo grande giro adatta agli uomini veloci. La partenza è ancora in territorio francese, più precisamente ad Amorebieta-Etxano, l'arrivo a Bayonne dopo 193.5 chilometri conditi da quattro GPM (tutti nei Paesi Baschi) che non dovrebbero però rappresentare un ostacolo per velocisti e rispettive squadre. La prima salita da affrontare è quella di Trabakua (4.1 km al 5.4%, terza categoria) dopo appena una decina di chilometri; seguono Côte de Milloi (2.3 km al 4.5%, quarta categoria) e, intorno a metà frazione, Col d'Itziar (5.1 km al 4.6%, terza categoria) e Côte d'Orioko Benta (4.6 km al 6.3%, terza categoria e scollinamento a una novantina di chilometri dal traguardo di Bayonne). Negli ultimi 60 km, quasi del tutto pianeggianti, il Tour de France torna in patria. 

Al km 0, subito dopo lo sbandieramento di Prudhomme si muovono immediatamente Laurent Pichon (Arkéa-Samsic) e la maglia a pois Neilson Powless (EF Education-EasyPost), alla ricerca di altri punti per la classifica degli scalatori. Il dispendio richiesto da queste azioni nelle primissime frazioni del Tour, alla lunga, rischia però di risultare controproducente nella corsa alla conquista della maglia stessa. Lo scorso anno fu Magnus Cort Nielsen, sempre della EF, a comportarsi in maniera simile allo statunitense nella “sua” Danimarca e nelle prime frazioni una volta rientrati in Francia.

Per i due fuggitivi, facilmente tenuti sotto controllo dal gruppo che ha lasciato loro un vantaggio massimo di appena 3'30", il destino è segnato: troppi gli interessi perché dietro si lascino sfuggire la possibilità di disputare la prima volata a ranghi compatti della Grande Boucle 2023. Ad impegnarsi nell'inseguimento sono Tim Declercq (Soudal Quick-Step), Christopher Juul-Jensen (Team Jayco-Alula), Quinten Hermans (Alpecin-Deceuninck) e Juan Pedro López (Lidl-Trek), a disposizione di alcuni dei velocisti più forti del plotone. Salita dopo salita Powless si aggiudica il bottino pieno e, una volta transitato in cima all'Orioko Benta, a poco più di un'ottantina di chilometri dalla fine decide di rialzarsi, lasciando da solo in testa Pichon, il quale continua nella propria azione nonostante questa non abbia speranze di buona riuscita: a fine giornata il dorsale del corridore più combattivo (da questa edizione non più rosso ma marrone chiaro) sarà suo con ogni probabilità.

Tolti alcuni problemi meccanici e talune forature - si fermano in momenti diversi della tappa per cambiare bici o sistemare solamente dei dettagli uomini del calibro di Mark Cavendish (Astana Qazaqstan), Tadej Pogacar (UAE Emirates), Ben O'Connor (AG2R Citrn Team), Caleb Ewan (Lotto Dstny), Sam Welsford (Team DSM) e Wout van Aert (Jumbo-Visma) - la tappa scorre via senza nessun sussulto. L'unico colpo di scena, seppur relativo, è lo scatto di Victor Lafay (Cofidis), vincitore della seconda tappa e maglia verde, a una decina di chilometri dal traguardo volante di Deba (-127.6 km da Bayonne). Il francese della squadra transalpina vuole anticipare lo sprint dei velocisti e si aggiudica i 15 punti in palio per il terzo al passaggio nello sprint intermedio. Alle sue spalle Mads Pedersen (Lidl) precede Jordi Meeus (BORA-hansgrohe), Biniam Girmay (Intermarché-Circus-Wanty), Jasper Philipsen (Alpecin), Mark Cavendish (Astana Qazaqstan), Caleb Ewan, Bryan Coquard (Cofidis), Mathieu van der Poel (Alpecin), Dylan Groenewegen (Jayco) e Peter Sagan (TotalEnergies), tutti corridori da tenere d'occhio per la conquista della tappa odierna.

Con Pichon solo in testa, negli ultimi ottanta chilometri il plotone se la prende relativamente comoda. Il gap una volta giunti in Francia ai -60 è di due minuti, un margine del tutto sufficiente perché gli sprinter possano dormire sonni tranquilli. L'andatura aumenta sensibilmente intorno ai cinquanta dall'arrivo e in un batter d'occhio il gruppo raggiunge Pichon, riassorbito ai -37. In testa sono schierati i treni sia delle squadre degli uomini di classifica sia quelli degli sprinter.

La tensione rimane altissima e gli ultimi dieci chilometri planimetricamente complicati rendono il finale una vera e propria montagna russa, con velocità elevata e rischi continui. La Soudal sembra essere quella con il treno migliore soprattutto grazie al grande lavoro di Yves Lampaert, che con una tirata impressionante rimane davanti dai -5 ai -2, facendo prendere davanti la curva a 180 gradi prevista proprio ai duemila metri dall'arrivo a Kasper Asgreen, Michael Mørkøv e Fabio Jakobsen (Soudal). Le altre squadre al contrario sono molto disunite e faticano a recuperare terreno, lasciando alla Soudal il ruolo di padrona del gruppo. Asgreen addirittura rischia di seminare il resto del plotone quando Mørkøv, accortosi del cattivo posizionamento di Jakobsen, fa il buco al danese nel tentativo di andare a riprendersi il campione europeo. 

A quel punto però, entrati nell'ultimo chilometro, entrano in gioco gli Alpecin, con Jonas Rickaert e Van der Poel a guidare Philipsen verso il finale. Alla ruota del belga c'è Van Aert, perfettamente scortato negli ultimi chilometri dall'ottimo scudiero Christophe Laporte (Jumbo). Dietro a WVA troviamo Phil Bauhaus (Bahrain-Victorious), Groenewegen, Ewan, Jakobsen e Cavendish. Il lavoro di MVDP è perfetto, la volata scatta poco prima dei 200 metri e se la contendono Philipsen e Van Aert. L'alfiere della Alpecin chiude il fenomeno della Jumbo più a causa della semicurva che per sua reale colpa. Wout si rialza, Jasper prosegue indisturbato e festeggia il terzo successo in carriera al Tour. Bauhaus giunge secondo sulla linea d'arrivo, Ewan è terzo. Una grande conferma al primo tentativo per il velocista che da marzo in avanti si è guadagnato la palma di velocista dell'anno.

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Domani altra probabilissima volata in quel di Nogaro. La quarta tappa scatta 181.8 chilometri prima da Dax e prevede al proprio interno solamente un'insidia altimetrica: la Côte de Dému (2 km al 3.5%, nulla di insormontabile nemmeno per i velocisti meno dotati in salita) a poco meno di trentamila metri dalla linea d'arrivo. C'è spazio per la rivincita di tutti gli sprinter delusi dal risultato odierno.

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