Vincenzo Nibali a braccia alzate sul traguardo di Sanremo © Milano-Sanremo
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Come ti vinco la Milano-Sanremo: le ultime cinque vittorie

Alla vigilia della Classicissima ripercorriamo insieme il finale delle ultime cinque edizioni. Dal trionfo italiano di Vincenzo Nibali alla discesa vincente di Matej Mohorič: ecco come si vince

La Milano-Sanremo è per molti la classica più difficile da vincere in assoluto. Si tratta della corsa più lunga del calendario internazionale, con un chilometraggio che oscilla intorno ai 300 chilometri - la più lunga edizione di sempre fu quella del 2020 con i suoi 305 chilometri. Quest'anno i corridori ne percorreranno 294 con la prima, storica partenza da Abbiategrasso. Nonostante il notevole chilometraggio, a fare la differenza in questa corsa sono sempre gli ultimi trenta chilometri. I due strappi conclusivi - Cipressa e Poggio - si vivono sempre in apnea, con la certezza che qualsiasi scenario potrebbe fare capolino: una volata di gruppo? Un arrivo in solitaria? Uno sprint a ranghi compatti? La risposta cambia ogni anno, e puntualmente l'anno successivo si rimane senza esito fino al traguardo.

Dal 2018 ad oggi si è sviluppata una tendenza in gruppo, quella dell'attacco a sorpresa, che nessuno si aspetta. In almeno due occasioni la corsa è stata decisa non tanto sul Poggio, ultima fatica prima dell'arrivo in via Roma, quanto sulla discesa seguente. Non sono mancate poi le volate a ranghi compatti - compattissimi, in un'occasione. Vediamo quindi come sono state vinte le ultime cinque edizioni della Classicissima, certi che anche quest'anno potrebbe andare in modo totalmente diverso.

2018: Vincenzo Nibali brilla sul Poggio e finalizza in discesa

Tra le cinque, si tratta dell'edizione più cara agli italiani. Una delle vittorie meno prevedibili del ciclismo moderno, partita sul Poggio e conclusasi in solitaria sul traguardo. La corsa fu, come al solito, caratterizzata da una fuga della prima ora con all'interno una decina di corridori. Al via erano tanti i velocisti presenti: su tutti Arnaud Démare, che con la sua Groupama-FDJ puntava al bis dopo la volata vincente del 2016, ma anche Marcel Kittel, al suo primo anno con la Katusha-Alpecin, e un Mark Cavendish in maglia Dimension Data. Le speranze di quest'ultimo si esaurirono tra Cipressa e Poggio per colpa di una brutta caduta dopo un contatto con uno spartitraffico che costrinse il velocista dell'Isola di Man a stare ai box per qualche settimana.

Come anticipato la corsa fu decisa sul Poggio. Tante squadre - tutte, a dir la verità - avevano con sé un velocista di riferimento e nessun corridore di spicco era atteso ad attaccare in salita. A rompere gli indugi fu Jempy Drucker, allora tra le fila della BMC, riassorbito dal gruppo a 8 chilometri dal termine. Un giovane Krists Neilands tentò quindi di sorprendere gli avversari, ma sulla sua ruota si portò un attento Vincenzo Nibali, che rimase con il lettone per circa 500 metri prima di prendere la testa in solitaria. Con il gruppo sorpreso alle spalle Nibali riuscì ad avvantaggiarsi in vista dello scollinamento, dove transitò con una dozzina di secondi di margine.

Vincenzo Nibali scavalca Krists Neilands: scollinerà il Poggio in solitaria © Getty Images

Il vero capolavoro, il messinese lo fece in discesa. Curva dopo curva Nibali riuscì a sfruttare al meglio le sue immense doti di discesista e nonostante l'organizzazione del gruppo, tirato da Mitchelton-Scott e Quick-Step Floors, terminò la picchiata senza aver perso nemmeno un secondo. A quel punto la sua azione coraggiosa divenne trionfale cavalcata, e lo condusse al traguardo davanti a Caleb Ewan - che ritroveremo più avanti - e al già citato Démare.

2019: Julian Alaphilippe impara e vince

La vittoria di Nibali avrebbe cambiato le sorti della Classicissima in epoca moderna. Con una prova di forza, il siciliano aveva dimostrato che non era necessario essere velocisti per vincere la Milano-Sanremo. Un anno prima di lui ci aveva provato anche un giovane Julian Alaphilippe, che aveva seguito Michał Kwiatkowski e Peter Sagan sul Poggio assicurandosi il gradino più basso del podio. Nel 2019 molte formazioni hanno quindi deciso di puntare su un roster meno orientato allo sprint e più indirizzato verso il settore puncheur. Fu quella, ad esempio, l'ultima partecipazione di Alejandro Valverde.

Ad aprire le danze dopo la Cipressa ci si mise però un velocista: Niccolò Bonifazio, in maglia Direct Energie, diede prova di conoscere alla perfezione le strade sanremesi gettandosi in picchiata e stemperando la tensione a chi, da casa, già si mangiava le unghie in vista del Poggio. Proprio ai piedi del Poggio il gruppo riprese le ruote del cuneese, dando vita a un finale apertissimo.

Niccolò Bonifazio regala spettacolo nella discesa dopo la Cipressa

Dopo qualche chilometro di controllo, Alaphilippe aprì le danze portandosi dietro un gruppo di altri sette atleti: oltre a Sagan, Kwiatkowski e Valverde anche Matej Mohorič, Oliver Naesen, Matteo Trentin e l'allora astro nascente Wout Van Aert. L'accordo tra gli otto saltò quasi subito, così fu Trentin a rompere gli indugi a due chilometri dall'arrivo. La sua azione si spense però dopo circa un chilometro, con il gruppetto pronto per la volata. A imporsi fu proprio Alaphilippe, capace di battere Naesen e Kwiatkowski con Sagan solo 4°. Primo italiano al traguardo fu ancora Nibali, capace di chiudere il distacco in discesa.

2020: mica male questo Wout Van Aert!

Questa è forse l'edizione più strana del lotto, corsa in un insolito 8 di agosto a causa della pandemia di Covid-19 e caratterizzata da un'incertezza ancora più grande del solito, se possibile. Per molti corridori questa fu la gara di rientro dopo il periodo di stop causa lockdown: tra questi Michael Matthews, intenzionato a salire sul podio come cinque anni prima.

Una corsa parecchio insolita che vide velocisti come Caleb Ewan e Fernando Gaviria perdere contatto già sulla Cipressa. Per il primo attacco nella coppia di ascese conclusive si dovette aspettare la fine della discesa: sulla via Aurelia Daniel Oss allungò restando in testa per una manciata di chilometri, giusto il tempo di prepararsi per il Poggio dove il primo ad attaccare fu Gianni Moscon. Seguirono attacchi di seconde linee, quali Aimé De Gendt e Gianluca Brambilla, e di atleti di prim'ordine, come Vincenzo Nibali, che si risolsero però con un nulla di fatto e contribuirono solo a lasciare indietro tutti gli altri velocisti puri.

L'azione vera e propria la misero insieme Julian Alaphilippe e soprattutto Wout Van Aert, di cui all'epoca si ignoravano le qualità in salita. Il francese scollinò da solo, ma fu presto raggiunto dal belga, che nel frattempo aveva staccato gli altri inseguitori confermando la forma smagliante dopo il successo alla Strade Bianche appena una settimana prima.

Julian Alaphilippe e Wout Van Aert in una fase della gara © Getty Images

Il distacco tra la coppia al comando e il gruppo sembrò più che colmabile, ma i due di testa, grandi pedalatori, riuscirono a giocarsi la corsa in volata. A prevalere fu Van Aert, che si portò così a casa quella che fino ad ora è l'unica monumento del suo palmarès. Notevole anche il terzo posto di Matthews, rimasto coinvolto in una caduta e capace comunque di vincere la volata dei battuti.

2021: Jasper Stuyven fa il volpone

Dopo tre edizioni vinte con attacchi sul Poggio, quella del 2021 rappresenta una minima inversione di tendenza che unisce i connotati dell'edizione 2019 - un gruppo ristretto - con quelli del 2018 - un'azione in discesa. Tra i grandi favoriti di quella edizione emergevano soprattutto Wout Van Aert, vincitore uscente, e Mathieu van der Poel, reduce da un inizio marzo stellare.

Protagonista nella fase finale fu la INEOS Grenadiers, capitanata da Kwiatkowski e da un giovanissimo Tom Pidcock. I ragazzi della formazione britannica, condotti da Filippo Ganna, mantennero un'andatura altissima sin dalla discesa della Cipressa nel tentativo di staccare tutti i velocisti per spianare la strada ai propri capitani. Per il terzo anno di fila, più o meno nello stesso punto, Julian Alaphilippe diede il via agli attacchi non riuscendo però a fare molta differenza. Sulla sua ruota, oltre ai soliti noti, si fiondò anche un attentissimo Caleb Ewan, capace di scollinare il Poggio nel gruppo di testa. L'australiano lasciò di stucco un po' tutti, generando una qualche sorta di panico tra chi probabilmente pensava di averlo già staccato da un pezzo.

Jasper Stuyven nei pressi del traguardo © Getty Images

Tra un tornante e l'altro, con tutti i favoriti a chiedersi come battere il tascabile sprinter, Jasper Stuyven sentì di avere l'occasione della vita. Senza pensarci troppo il corridore della Trek-Segafredo attaccò a tre chilometri dal traguardo, portandosi nello zaino Søren Kragh Andersen e salutando in via definitiva un drappello addormentato. Stuyven riuscì a schiodarsi di ruota il danese esausto conquistando la corsa. La volata per il 2° posto fu vinta - ancora una volta – da Ewan davanti a Van Aert.

2022: quando Matej Mohorič divenne Matto Mohorič

Chiudiamo la rassegna con l'edizione più recente, l'unica tra le cinque in cui il secondo al traguardo non ha lo stesso tempo del primo. Atteso protagonista era Tadej Pogačar, tornato alla Classicissima dopo l'esordio con 12° posto nel 2020 e intenzionato a mettere le mani sul trofeo, così come Mathieu van der Poel, di ritorno dall'infortunio e annunciato partente appena due giorni prima con grande sorpresa generale, e Primož Roglič, pronto a guidare la Jumbo-Visma insieme a Wout Van Aert.

La fuga della prima ora ebbe una vita più lunga del previsto, con i due azzurri Samuele Rivi e Alessandro Tonelli capaci di resistere al rientro del gruppo fino al Poggio, nonostante un ritmo forsennato imposto dagli uomini della UAE Team Emirates di Pogačar. Nella salita finale, lo sloveno provò non uno, non due, non tre ma ben quattro attacchi, che non diedero gli sviluppi sperati. Van der Poel, Wout van Aert e Søren Kragh Andersen furono senza dubbio i più attivi nel rispondere allo sloveno, conducendo un gruppetto di una decina di unità verso l'inizio della discesa per giungere all'arrivo.

Tadej Pogačar durante uno dei quattro attacchi © Getty Images

Proprio in discesa Matej Mohorič scoprì le sue carte, sfruttando, oltre alle sue riconosciute doti di discesista, il reggisella telescopico tipico delle mountain bike. Il campione in linea sloveno prese tanti rischi, ma alla fine la sua azione si rivelò vincente: Mohorič vinse la corsa in solitaria mentre alle sue spalle giunsero per primi Anthony Turgis, evaso dal gruppo nel finale, e Van der Poel, a completare un podio ricco di sorprese.

2023…

L'edizione 2023 arriva all'insegna dell'incertezza, con tanti dubbi sulle reali possibilità dei corridori più importanti. Mentre preparate il vostro pronostico date un'occhiata a questo link per scoprire cosa ci si potrà aspettare dai nomi più chiacchierati.

Criterium du Dauphiné 2023 - Analisi del percorso
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Amedeo Onnis
Se sorrido mentre parli, probabilmente stai parlando di ciclismo. Tifoso sfegatato di tutti i corridori dal nome bizzarro, sono tra quelli che attendono la stagione di ciclocross più di quella su strada.