Le proteste contro la Israel-Premier Tech alla Vuelta a España ©Tim de Waele/Getty Images
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L'organizzazione della Vuelta:"È ora che prendano una decisione". La Israel: "Restiamo"

L'appello di Kiko García: "Che la squadra israeliana si renda conto che essere qui non rende la situazione più sicura per tutti gli altri. Ma non possiamo prendere noi questa decisione; devono prenderla loro"

Kiko García, direttore tecnico della Vuelta a España, è intervenuto sulle questioni sorte in seguito alla neutralizzazione dell'undicesima tappa. In due interviste rilasciate a Cadena Ser e Marca, García ha analizzato la decisione di neutralizzare la corsa e ha lanciato un forte appello riguardo alla presenza del team Israel-Premier Tech (che nelle cronache chiamiamo Free-Palestine-Premier Tech per scelta editoriale), evidenziando una situazione che definisce come un "obbligo" e un "dilemma" per gli organizzatori.

La neutralizzazione dell'undicesima tappa della Vuelta a España 2025

Riguardo all'epilogo movimentato della tappa di Bilbao, García ha spiegato che la decisione di annullare il traguardo è stata l'unica via possibile per garantire la sicurezza. "Ho appena discusso la situazione con le squadre. Ci hanno ringraziato e hanno capito che era la decisione migliore", ha detto a Cadena Ser. Ha spiegato che gli organizzatori hanno cercato un equilibrio tra la sicurezza e il desiderio di non deludere le migliaia di tifosi. Tuttavia, una volta che la situazione è diventata "incontrollabile" al primo passaggio sul traguardo, è stato deciso di utilizzare l'arco di sicurezza dei tre chilometri per prendere i tempi validi, annullando solo l'arrivo. "Questo non avrebbe cambiato nulla", ha aggiunto, riferendosi al mantenimento della validità della tappa.

Le proteste durante l'undicesima tappa della Vuelta a España costringono l'organizzazione a neutralizzare la tappa © El Pais / Miguel Toña (EFE)
Le proteste durante l'undicesima tappa della Vuelta a España costringono l'organizzazione a neutralizzare la tappa © El Pais / Miguel Toña (EFE)

Un obbligo regolamentare, una situazione insostenibile

La questione più delicata, tuttavia, rimane la presenza del team israeliano. García ha chiarito che la Vuelta è vincolata da regolamenti che la obbligano ad accogliere il team. Nelle sue dichiarazioni a Marca, ha ribadito: "Abbiamo l'obbligo di rispettare il regolamento, la partecipazione della Israel è obbligatoria. Il nostro compito è proteggere la gara." Qualsiasi decisione di escludere il team, ha spiegato, comporterebbe il rischio di perdere lo status della corsa nel calendario WorldTour.

Nonostante questa limitazione, García ha lanciato un appello diretto alla squadra stessa. "È ora di prendere una decisione. Non solo noi organizzatori... per me... ce n'è solo una in questo momento: che la squadra israeliana si renda conto che essere qui non rende la situazione più sicura per tutti gli altri. Ma non possiamo prendere noi questa decisione; devono prenderla loro", ha detto con chiarezza a Cadena Ser.

Il rischio per la sicurezza di tutti e l'appello all'UCI

García ha esteso le sue preoccupazioni al rischio che corrono tutti i partecipanti, non solo il team israeliano. Ha rivelato che la squadra aveva "una squadra speciale di protezione" e ha aggiunto che “la vita di molti atleti che sono qui a fare il loro lavoro è a rischio”." Pur comprendendo le proteste come un diritto, ha tracciato un confine netto: "Non devono oltrepassare il limite della violenza. Se lo fanno, stiamo entrando in qualcosa che potrebbe essere molto peggio."

Il direttore tecnico ha concluso sottolineando il dilemma che si prospetta per la corsa. Sempre a Cadena Ser, ha affermato: "Dobbiamo valutare se possiamo mettere a repentaglio una corsa come La Vuelta a España, uno dei tre Grandi Giri, o se continuare a proteggere una squadra che mette a rischio tutto il resto." Ha infine confermato che la situazione è stata comunicata all'UCI: "Ci auguriamo che vengano prese misure rapidamente, il tempo passa."

La Israel: il team resta impegnato a partecipare"

La Israel ha poi risposto con un comunicato molto netto:
"Israel-Premier Tech è una squadra ciclistica professionistica. Pertanto, il team rimane impegnato a partecipare alla Vuelta a España", si legge in un comunicato della squadra.

"Qualsiasi altra linea d'azione costituisce un pericoloso precedente nel ciclismo, non solo per Israel-Premier Tech, ma per tutte le squadre. Israel-Premier Tech ha ripetutamente espresso il suo rispetto per il diritto di tutti a protestare, purché tali proteste rimangano pacifiche e non compromettano la sicurezza del gruppo.

L'organizzazione della Vuelta a España e la polizia stanno facendo tutto il possibile per creare un ambiente sicuro e, per questo, la squadra è particolarmente grata. Tuttavia, il comportamento dei manifestanti oggi a Bilbao non è stato solo pericoloso, ma anche controproducente per la loro causa e ha privato i tifosi baschi del ciclismo, tra i migliori al mondo, del traguardo di tappa che meritavano.

Ringraziamo gli organizzatori della gara e l'UCI per il loro continuo supporto e la loro collaborazione, così come le squadre e i ciclisti che hanno espresso il loro sostegno sia pubblicamente che privatamente e, naturalmente, i nostri fan."

Il comunicato dell'organizzazione

In tarda serata, l'organizzazione della Vuelta ha rilasciato un comunicato dove si ribadisce che la tappa è stata neutralizzata a 3 km dall'arrivo e che i punti assegnati sono solo quelli dei Gpm e degli sprint intermedi, che la sicurezza dei corridori è la priorità assoluta, che condanna i fatti di oggi e che ringrazia le forze dell'ordine e i tifosi.

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