Yoeri Havik e Jan-Willem van Schip festeggiano il titolo mondiale nella Madison © UCI
Pista

Nella Madison degli olandesi l'Italia fa da comparsa

Mondiali su pista, Elia Viviani e Michele Scartezzini mai veramente in lotta per le medaglie e alla fine noni nell'Americana. Domani chiusura azzurra affidata a Letizia Paternoster nell'Omnium

08.08.2023 23:50

Jan-Willem van Schip è un corridore meraviglioso, e lo pensiamo da quando, all'inizio del 2017, gli vedemmo tenere un margine risicatissimo nel finale della Ronde van Drenthe, sua prima vittoria importante nel ciclismo su strada. Non che a quella ne siano seguite troppe altre, potremmo citare giusto una tappa al Giro del Belgio del 2019. Ma l'oggi 28enne (quasi 29) nato a Schalkwijk in questi anni non è che alla strada ci abbia pensato poi tanto, perché la sua passione era un'altra: la pista.

È nei velodromi di tutto il mondo che il lungagnone olandese ha dato il meglio di sé, portandosi a casa un mondiale nel 2019 (nella Corsa a punti) e un Europeo nel 2021 (nella Madison), e raccogliendo spessissimo piazzamenti importanti (su tutti, tre argenti mondiali e due europei, e un quinto e un sesto posto alle Olimpiadi 2020/2021, rispettivamente Madison e Omnium).

Nel tempo ha ereditato il posto che fu di Wim Stroetinga nelle americane di marca oranje, lui in coppia con Yoeri Havik, che di anni ne ha qualcuno in più (32) e che solo recentemente si è scoperto un vincente, con le vittorie agli Europei 2021 (nella Madison, indovinate con chi?) e - finalmente - al Mondiale dello scorso anno, nella Corsa a punti.

Due carriere quasi speculari il cui ultimo punto di caduta è l'Americana di stasera ai Campionati del Mondo su pista 2023 a Glasgow. Un'Americana che i due olandesi hanno vinto, con una condotta di gara al contempo misurata e coraggiosa, e con un finale in cui son serviti gli straordinari per portare effettivamente a casa il risultato. Una Madison, diciamolo subito, in cui - cosa rara assai - non c'è stato un solo giro conquistato da chicchessia, sui 200 totali della competizione.

Si è andati avanti a strappate e sprint, strappate e sprint, poi rallentamenti e ricongiungimenti e riappallamenti, poi strappate e sprint, ogni tanto qualche caccia un po' più lunga, destinata inevitabilmente a scemare e venire annullata dal gruppo, ma intanto buona per regalare punti su punti. Una di queste, tra i -52 e i -30, è stata proprio quella risultata determinante per l'Olanda, che nel frangente ha vinto “gratis” tre volate, ovvero 15 punti che hanno lanciato Havik-Van Schip in testa alla classifica con un piccolo margine sul Belgio (Lindsay de Vylder e Robbe Ghys erano stati i veri dominatori della prima metà di gara): 33 a 29, a seguire a 28 la Danimarca di Lasse Norman Hansen (Leth) e Michael Mørkøv, a 21 la Gran Bretagna (Oliver Wood-Mark Stewart) e la Nuova Zelanda (Aaron Gate-Campbell Stewart).

Più indietro, a 14, la Francia (Benjamin Thomas-Thomas Boudat) e la Germania bicampionessa uscente (Roger Kluge-Theo Reinhardt), a 12 la Spagna (Sebastián Mora-Albert Torres), che aveva cercato la caccia giusto prima dell'Olanda, e l'Italia a quota 8. Elia Viviani e Michele Scartezzini avevano un po' illuso i loro tifosi vincendo il terzo dei 20 sprint e tenendosi quindi per un po' di giri - da lì in avanti - in una posizione con vista medaglie; dopo quei 5 punti, però, ne son venuti solo altri 4, frutto di un terzo e due quarti posti. Niente da fare, molte delle coppie avversarie hanno dimostrato di avere effettivamente una marcia in più rispetto ai due veronesi (entrambi nati a Isola della Scala).

Il finale della gara è stato di marca britannica, con Wood e Stewart andati a punti in tutti e cinque gli ultimi sprint, un crescendo sublimato nella volata conclusiva, quando - alle spalle di un pesante sollecito neozelandese, culminato con la vittoria all black dello sprint - si è consumata la lotta all'ultimo punto e all'ultimo centimetro per il podio. L'Olanda, a 33, poteva tranquillamente perdere qualsiasi medaglia, dato che le rivali erano vicine e agguerrite: Belgio a 30, Gran Bretagna a 29, Danimarca a 28, Nuova Zelanda a 24. Degli oceanici abbiamo detto: 10 punti interi per loro e balzo verso il podio. La Danimarca invece ha mancato l'appuntamento, condannandosi al quinto posto.

Olanda e Belgio, con Havik e Ghys, erano spalla a spalla a contendersi punti d'oro: e alla fine ad aver ragione è stata la maggiore resistenza allo sprint di Yoeri, che è riuscito a chiudere al terzo posto proprio davanti a Robbe, destinato di lì a qualche secondo a incavolarsi tantissimo con se stesso, una volta realizzato che manco un bronzino gli toccava dopo che per tre quarti di gara aveva annusato direttamente l'oro.

E sì, niente bronzo perché, alle spalle dei due litiganti, stava uscendo fortissimo Wood, ovvero UK, e negli ultimi metri il britannico ha superato sia l'olandese che il belga, assicurandosi 6 punti che hanno proiettato la coppia di casa al secondo posto della generale, e che hanno sospinto Ghys-De Vylder giù dal podio.

Per concludere: Olanda 37, Gran Bretagna 35, Nuova Zelanda 34, Belgio 32, Danimarca 28. L'Italia, nona a 9, in chiusura di una giornata piuttosto avara e amara per i colori azzurri: non solo per i due settimi posti di Matteo Bianchi nel Chilometro e di Silvia Zanardi nella Corsa a punti (entrambi leggermente peggiorativi rispetto ai risultati 2022 dei due stessi ciclisti nelle due stesse specialità); ma soprattutto per l'incidente occorso in allenamento a Simone Consonni e Francesco Lamon, investiti da un altro ciclista su una pista ciclabile di Glasgow.

Mondiali su pista 2023, le gare dell'ultima giornata

Consonni domani avrebbe dovuto fare la Corsa a punti, e invece al suo posto ci sarà Michele Scartezzini, nella speranza (di Marco Villa) che il veneto possa recuperare al meglio dopo le fatiche di stasera. La concorrenza, inutile dirlo, sarà tremenda, in alcuni casi ci sarà per Michele una sensazione di dejavu, dato che ritroverà diversi di quelli con cui ha incrociato le ruote stasera, da Havik a Kluge, da Torres a Gate. Occhio tra gli altri anche al britannico William Perrett, al belga Fabio van den Bossche, al francese Donavan Grondin. L'anno scorso Scartezzini in questa prova fu nono. L'appuntamento sarà alle 20.15.

Ma molto succederà sia prima che dopo questa gara, in quella che è la giornata conclusiva della rassegna nel velodromo intitolato a Chris Hoy. Si partirà dalle 18.30 con le semifinali della Velocità femminile, con le tedesche Emma Hinze e Lea Sophie Friedrich opposte rispettivamente alla britannica Emma Finucane e alla neozelandese Ellesse Andrews. Le finali sono previste per le 19.33.

Sempre in campo veloce andrà a compimento il Keirin maschile cominciato oggi: quarti alle 19.01, semifinali alle 19.41, finali alle 21.11: a quale olandese riuscirà la tripla, a Harrie Lavreysen (già vincitore di Velocità individuale e Velocità a squadre) o a Jeffrey Hoogland (primo nella Velocità a squadre e nel Chilometro)? Oppure qualcuno dei rivali metterà nel sacco gli oranjes?

Nel mentre troveremo le risposte a queste domande, potremo seguire con interesse l'Omnium femminile: alle 18.38 si apre con lo Scratch, seguiranno alle 19.19 la Tempo Race, alle 19.58 l'Eliminazione e alle 21.21 (prova conclusiva dell'intera rassegna) la Corsa a punti. Qui è Lotte Kopecky a far paura a tutte, ovvero colei che abbiamo già incoronato (ma in realtà ci si è incoronata da sé) come la regina di questi Mondiali.

Alla belga già iridata nell'Eliminazione e nella Corsa a punti si opporranno le consuete rivali di questo periodo: la statunitense Jennifer Valente, la britannica Katie Archibald, la danese Amalie Dideriksen, la neozelandese Ally Wollaston, la norvegese Anita Stenberg, la portoghese Maria Martins, la polacca Daria Pikulik, la francese Valentine Fortin, la giapponese Yumi Kajihara. In pratica abbiamo citato mezza startlist, e alcuni nomi sono veramente temibilissimi (anche Kopecky, come credete che guarderà domani una Archibald? Con sufficienza?).

In tutto ciò, l'Italia si gioca la carta Letizia Paternoster. La trentina si è già divisa tra pista e strada in questi giorni, proprio oggi si è impegnata nella sfortunata Mixed Relay conclusa con un quinto posto dal team azzurro. Chissà che domani non le torni indietro un po' di credito con la sorte che la ragazza indubbiamente ha accumulato in questi anni…

Chiudiamo col medagliere a 4 gare dalla fine: Gran Bretagna in testa con 4 ori, 3 argenti e 1 bronzo, seguono Olanda (4-1-0), Germania (2-1-2), Belgio (2-0-1), Stati Uniti (2-0-1), Nuova Zelanda (1-1-4), Italia (settima con 1 oro, 1 argento e 2 bronzi), Danimarca e Portogallo (1-0-0), Australia (0-5-1), Francia (0-2-3), Giappone (0-1-2), Canada, Colombia e Trinidad&Tobago (0-1-0) e infine Cina (0-0-1).

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Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!